Roflumilast (Daxas®) e BPCO
1) Dipartimento di Medicina Interna, Clinica Athena Villa dei Pini, Piedimonte Matese (CE); 2) Divisione di Medicina Interna, Ospedale A.G.P. Piedimonte Matese (CE); |
Introduzione
Un morto ogni 15 secondi nel mondo, con 2,6 milioni di malati e 18 mila decessi all'anno soltanto in Italia.
Sono i numeri della BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), una malattia polmonare progressiva per cui spesso non c'è possibilità di cura.
Questa affezione colpisce le vie respiratorie, provocando in primis difficoltà nella respirazione con tosse e mancanza di fiato durante sforzi che richiedono un lieve impegno fisico.
La cura attualmente in atto è basata sulla somministrazione di farmaci beta2-agonisti, ma una recente revisione delle linee guida sul trattamento della BPCO, realizzata dalla Global iniziative for Chronic Obstructive Lung Disease, ha inserito gli inibitori della fosfodiesterasi 4 tra le opzioni terapeutiche farmacologiche.
Roflumilast: Efficacia Clinica
Il Daxas ® (roflumilast) è il primo farmaco di questa nuova classe di medicinali (inibitori della fosfodiesterasi 4), una pillola che va assunta una volta al giorno con lo scopo di combattere l'infiammazione che sta alla base della BPCO.
Per la prima volta, infatti, oltre ai classici broncodilatatori, un farmaco da assumere per bocca riduce le riacutizzazioni e migliora la funzionalità polmonare.
Sulla rivista The Lancet sono stati pubblicati quattro studi di fase III relativi a Roflumilast, il nuovo inibitore della fosfodiesterasi 4 (PDE4) sviluppato da Nycomed e Forest Laboratories. Gli studi sono stati condotti in pazienti con BPCO da moderata a severa, nei quali roflumilast ha dimostrato di migliorare la funzionalità polmonare.
Gli studi di Lancet sono due trials di fase III della durata di 12 mesi (Lancet 2009; 374: 685-694) e due studi a 6 mesi (Lancet 2009; 374: 695-703), che complessivamente hanno arruolato 4.500 pazienti, in 10 paesi tra cui l'Italia.
I due studi a 12 mesi hanno dimostrato che roflumilast produce una significativa riduzione delle esacerbazioni anche nei pazienti già in terapia con beta 2 agonisti a lunga durata di azione. Tale riduzione è risultata pari al 17% per paziente per anno: 1,14 eventi con roflumilast e 1,37 con placebo (p<0.001).
Negli altri due studi, quando il farmaco è stato aggiunto alla terapia con broncodilatatori standard, è stato osservato un chiaro trend nella riduzione delle esacerbazioni.
La funzionalità polmonare, misurata attraverso la valutazione della FEV(1), cioè il volume di aria espirato in un secondo, era un co-end point primario di tutti i 4 studi. La FEV (1) è migliorata mediamente di 48-80 mL (p<0.001).
I risultati, oltre a confermare i miglioramenti importanti, prolungati e statisticamente significativi della funzionalità polmonare, mostrano che roflumilast ha anche rivelato una tendenza a ridurre le complicanze se somministrato in aggiunta ai broncodilatatori a lunga durata d'azione per via inalatoria. Roflumilast potrebbe quindi rappresentare un importante nuovo trattamento per la BPCO, riducendo le riacutizzazioni e migliorando la funzionalità polmonare anche in pazienti in cui è molto scarsa.
La molecola di Roflumilast presenta dunque una modalità d'azione rivoluzionaria e nei prossimi anni potrebbe diventare l'unica alternativa completamente nuova per il trattamento della BPCO.
Per Corrispondenza: Dott. Luigi Ferritto
Dipartimento di Medicina Interna
Unità di Fisiopatologia Respiratoria
Clinica "Athena" Villa dei Pini
Piedimonte Matese (CE)