Nodulo solitario polmonare: diagnosi, fattori di rischio e follow-up

Nodulo solitario polmonare: diagnosi, fattori di rischio e follow-up
Ultima modifica 30.08.2023
INDICE
  1. Cos'è il nodulo dolitario del polmone?
  2. Incidenza del nodulo solitario polmonare
  3. Caratterizzazione del nodulo solitario polmonare
  4. Fattori di rischio del nodulo solitario polmonare
  5. Diagnosi del nodulo solitario polmonare: imaging
  6. Follow-up del nodulo solitario polmonare
  7. Conclusioni
  8. Bibliografia

Cos'è il nodulo dolitario del polmone?

Col termine nodulo solitario del polmone (NPS) o nodulo solitario polmonare - solitary pulmonary nodule (SPN) o coin lesion, in inglese - si intende una lesione del polmone, di forma rotondeggiante, che non supera i 3 cm di diametro, completamente circondata da parenchima polmonare normale, senza altre anomalie associate.

Le formazioni superiori ai 3 cm sono più propriamente dette masse e, spesso, sono di natura maligna(1,2).

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Incidenza del nodulo solitario polmonare

I noduli solitari del polmone possono essere riscontrati in maniera casuale, nel corso di esami di imaging condotti a livello di collo, arti superiori, torace, addome, e vengono descritti all'incirca nello 0,9-2% di tutte le radiografie del torace (3).

La diffusione della tomografia computerizzata (TC), metodica caratterizzata da una capacità di risoluzione più elevata rispetto alla radiografia, ha determinato un aumento della frequenza di riscontro di questi noduli.

In uno studio condotto eseguendo TC per lo screening del carcinoma polmonare in pazienti a rischio, noduli polmonari di diametro superiore a 5 mm sono stati descritti, alla valutazione iniziale, nel 13% dei pazienti (4). In un altro studio, che ha previsto l'esecuzione di TC total body in soggetti adulti, i noduli polmonari sono stati descritti nel 14,8% degli esami; in tale percentuale erano tuttavia compresi anche i noduli di diametro inferiore a 5 mm (5). Complessivamente, la prevalenza stimata dei noduli solitari del polmone sarebbe compresa, secondo i vari studi disponibili in letteratura, tra l'8% ed il 51% (6.7).

L'American College of Chest Physicians (ACCP) non consiglia l'esecuzione di esami di screening per il carcinoma del polmone né nella popolazione generale, né tra fumatori; l'esecuzione di tali esami non è infatti finora risultata in grado di ottenere una diminuzione dei tassi di mortalità (8). Le basi razionali dell'indicazione a sottoporre ad uno stretto monitoraggio le lesioni identificate in maniera casuale, risiedono nel fatto che la diagnosi ed il trattamento del carcinoma del polmone in fase precoce sono in grado di ottenere outcome complessivi più favorevoli (9).

Caratterizzazione del nodulo solitario polmonare

Un nodulo solitario del polmone può essere attribuito a cause diverse. Il primo passo nella valutazione clinica di queste lesioni ha l'obiettivo di definirne la benignità o la malignità. Le eziologie benigne più comuni comprendono granulomi infettivi ed ematomi, mentre le eziologie maligne più frequenti comprendono carcinomi polmonari primari, tumori carcinoidi, metastasi polmonari (2).

Alcune caratteristiche del nodulo determinabili radiologicamente, come forma e velocità di crescita, sono spesso utili per definire le probabilità di una lesione maligna (10,13).

Un'analisi condotta sui risultati raccolti da 7 studi diversi ha messo a confronto le dimensioni del nodulo e la frequenza di lesioni maligne: le lesioni con diametro inferiore a 5 mm, diametro compreso tra 5 mm ed 1 cm, e diametro superiore a 2 cm, hanno presentato, rispettivamente, tassi di malignità inferiori all'1%, compresi tra 6% e 28%, e compresi tra 64 e 82% (10).

Le caratteristiche morfologiche del nodulo correlabili al tasso di malignità comprendono la densità della lesione, i suoi margini e la presenza o meno di calcificazioni. In termini generali, lesioni dense e di aspetto "solido" sono meno frequentemente maligne rispetto a lesioni che presentano opacità "a vetro smerigliato" (11). Un altro studio ha dimostrato che la presenza di margini irregolari è associata ad un aumento di 4 volte delle probabilità di una lesione maligna; i noduli benigni sono infatti in genere caratterizzati da margini regolari e ben definiti(12). La presenza di calcificazioni viene in genere considerata un segno di benignità, soprattutto in presenza di pattern che i radiologi descrivono come "concentrici", "centrali", "simili a popcorn", "omogenei".

Anche la velocità di crescita può essere utile per determinare le probabilità di malignità del nodulo. Le lesioni maligne presentano tipicamente un tempo di raddoppiamento compreso tra un mese ed un anno; pertanto, un nodulo che ha mantenuto dimensioni stabili per più di 1-2 anni è più probabilmente benigno (10,13). Occorre ricordare che per masse di forma sferica un aumento del 30% del diametro corrisponde ad un raddoppio del volume. Benché masse con tempo di raddoppio volumetrico rapido (cioè inferiore ad un mese) siano meno frequentemente maligne, anche queste masse devono essere attentamente valutate allo scopo di definirne l'eziologia, di conseguenza il trattamento.

Vi sono però numerose limitazioni nella misura delle dimensioni di un nodulo: alterazioni flogistiche alla periferia o cicatrici e zone di compressione del parenchima possono condurre a sovrastima della crescita, mentre il verificarsi di emorragie, necrosi o cavitazioni può produrre errori di segno diverso; anche l'effetto di volume parziale può sovrastimare le dimensioni di un nodulo, specie se non si usano strati sottili. Non sempre è facile decidere la misura del diametro; questa dev'essere la più accurata possibile, e dev'essere ottenuta calcolando la media di almeno due dimensioni in due immagini seriali. Tuttavia, le misure basate sul diametro o sull'area di sezione possono non essere in grado di distinguere tra una crescita benigna ed una crescita maligna, in quanto questa può essere asimmetrica nelle tre dimensioni dello spazio; per questo, e per la scarsa capacità dell'occhio umano di percepire la crescita di un nodulo quando questo sia di dimensioni subcentimetriche, viene suggerita la necessità di riconoscere tecniche a misurazione volumetrica, anche se qualche autore, attraverso complessi confronti con "phantoms", assicura che un controllo seriale con TC ad un intervallo inferiore al tempo di raddoppiamento (1 mese) può riconoscere una crescita anche in piccoli noduli subcentimetrici.

La stabilità dimensionale per due anni dei noduli solidi è stata indicata come criterio di benignità, anche questo non assoluto, in quanto noduli con crescita molto lenta (tempo di raddoppiamento > 700 giorni) possono apparire stabili alla osservazione dopo 2 anni.

La TC dinamica con enhancement dopo m.d.c. è, nell'ambito della diagnostica per immagini, il test che ha fornito la migliore sensibilità nello studio del nodulo polmonare (sensibilità da 98% a 100%; specificità da 29% a 93%), orientando decisamente verso un giudizio di benignità quando l'incremento di densità dopo mezzo di contrasto sia inferiore a 15-20 HU. La risonanza magnetica ha mostrato una analoga sensibilità, ma una maggiore specificità della TC(19).

Fattori di rischio del nodulo solitario polmonare

Secondo le linee-guida pubblicate nel 2007 da ACCP, la valutazione di un nodulo solitario del polmone deve riguardare essenzialmente due aspetti: il rischio di carcinoma del paziente e le dimensioni del nodulo (2). Le linee-guida descrivono la stratificazione dei fattori di rischio, la scelta della metodica di imaging più indicata, nonché la frequenza degli esami di imaging nel corso del follow-up. Le linee-guida dell'American College of Radiology riguardano invece la modalità di imaging, ma non la frequenza degli esami.

La stratificazione del rischio del paziente assume un'importanza critica per definire le probabilità di un carcinoma. Tale stratificazione va condotta prima di eseguire qualsiasi esame. A tale scopo sono stati messi a punto e convalidati numerosi modelli, che stimano le probabilità di malignità dei noduli in base a fattori come l'età del paziente; lo status riguardante il fumo di sigaretta; la storia neoplastica; le dimensioni, la forma e la localizzazione dei noduli. I modelli si basano sui dati raccolti da studi di grosse dimensioni, incorporati in formule matematiche che forniscono infine dei valori di "probabilità clinica" di malignità. Uno dei modelli più comunemente utilizzati è stato messo a punto presso la Mayo Clinic, e si basa su fattori come la storia del paziente per quanto riguarda le neoplasie extratoraciche, l'attuale o precedente esposizione al fumo di sigaretta, la localizzazione apicale del nodulo, le sue dimensioni, la presenza o meno di margini scpiculati, l'età del paziente (15). Un modello più recente messo a punto dal sistema dei Veterans Affaire, riguarda noduli di diametro superiore a 7 mm, e si basa invece solamente su 4 fattori: anamnesi riguardante il fumo di sigaretta, età del paziente, diametro del nodulo, tempo trascorso da quando il paziente ha smesso di fumare (16). I modelli non prevedono specificamente una soglia per l'età del paziente ed il rischio di malignità. Secondo altri studi, d'altro canto, un aumento del rischio di carcinoma polmonare sarebbe associato ad un'età superiore a 40 anni (17).

Diagnosi del nodulo solitario polmonare: imaging

Noduli solitari del polmone possono essere seguiti con esami di imaging come radiografie del torace, tomografia computerizzata (TC) o tomografia con emissione di positroni con fluoro-desossi-glucosio, FDG-PET). Gli esami di imaging mediante risonanza magnetica nucleare non sono indicati per il follo-up di questi noduli, ma consentono spesso diagnosi casuali (2).

Per escludere risultati falso-positivi le radiografie del torace vanno sempre valutate in diverse proiezioni. Per valutare l'aspetto iniziale del nodulo e per determinare il tempo di raddoppio delle sue dimensioni è utile un riesame di precedenti esami radiografici eventualmente disponibili.

La radiografia del torace è potenzialmente in grado di evidenziare noduli di diametro pari fino a 5-6 mm; la metodica presenta tuttavia un tasso elevato di risultati falso-negativi. Una percentuale pari fino al 20% dei carcinomi polmonari non a piccole cellule viene identificata in maniera retrospettiva al riesame di radiografie del torace che inizialmente erano state considerate normali (20,21).

La TC del torace presenta specificità e sensibilità più elevate rispetto alla radiografia (2). La TC consente una valutazione delle strutture circostanti. Tutti i pazienti con nodulo solitario del polmone che risulta scarsamente caratterizzabile alla radiografia del torace vanno sottoposti ad una TC.

La TC rappresenta la modalità di imaging di scelta per rivalutare noduli polmonari precedentemente individuati alla radiografia del torace, nonché per seguire i noduli in funzione del tempo, allo scopo di valutarne eventuali modifiche delle dimensioni (2). Come per le radiografie del torace, anche per la TC occorre riesaminare tutti gli eventuali esami condotti in precedenza, allo scopo di risalire, se possibile, all'aspetto iniziale della lesione e determinare il tempo di raddoppio delle dimensioni. La capacità di risoluzione della TC del torace migliora con la diminuzione dello spessore delle "fette" di tessuto esaminato; per la valutazione di noduli solitari del polmone è preferibile la TC "a fetta sottile".

La PET-FDG è una metodica di imaging non invasiva che viene tipicamente utilizzata in campo oncologico per la diagnosi, la stadiazione e la valutazione della risposta al trattamento di diverse forme neoplastiche. FDG viene selettivamente captato dalle cellule tumorali maligne, consentendone la visualizzazione mediante la PET. La metodica possiede elevate sensibilità e specificità nella valutazione di noduli di diametro superiore a 8-10 mm (22). Il rapporto costo-benefici di FDG-PET è probabilmente migliore quando l'esame viene condotto in pazienti con indicazioni discordanti tra le probabilità pre-test di neoplasia maligna ed i risultati della TC; esempi del genere sono i pazienti con basse probabilità pre-test di malignità ed un nodulo non chiaramente caratterizzato di diametro superiore a 8-10 mm, oppure i pazienti con elevate probabilità pre-test di malignità ed un nodulo di diametro inferiore a 8-10 mm (18,23).

Follow-up del nodulo solitario polmonare

Le linee guida del 2007 di ACCP riguardanti i noduli solitari del polmone forniscono due algoritmi distinti per l'impostazione del follow-up dei pazienti. La scelta tra i due algoritmi dipende dalle dimensioni del nodulo, inferiori a 8 mm oppure superiori o uguali a 8 mm (2,24). La definizione di due algoritmi distinti dipende dal marcato aumento della probabilità di malignità delle lesioni di dimensioni pari o superiori a 8 mm (25). L'algoritmo per le lesioni di dimensioni inferiori a 8 mm suddivide i pazienti in gruppi distinti in base alla presenza o meno di fattori di rischio per il carcinoma del polmone. I fattori di rischio comprendono, come discusso in precedenza, una storia di fumo di sigaretta, una storia di neoplasie maligne, e l'età avanzata. L'algoritmo per la valutazione di lesioni di dimensioni superiori o pari a 8 mm, suddivide i pazienti in tre coorti, separate in base alle probabilità (basse, intermedie, elevate) di malignità; anche in questo caso la definizione di probabilità avviene sulla base dei soliti fattori di rischio. Le linee guida riguardano anche pazienti che non possono essere sottoposti ad intervento chirurgico. Dal momento che l'unico trattamento potenzialmente definitivo del carcinoma polmonare è rappresentato dall'escissione chirurgica, l'algoritmo consiglia, in questi pazienti, una valutazione più limitata.

Per i pazienti con noduli di dimensioni inferiori a 8 mm vengono consigliati protocolli di follow-up specifici in base alle dimensioni della lesione: inferiore a 4 mm, tra 4 mm ed inferiore a 6 mm, tra 6 mm ed inferiore a 8 mm (2). L'indicazione ad interrompere il follow-up dopo 2 anni è basata sul fatto che i noduli polmonari maligni presentano tipicamente un tempo di raddoppio delle dimensioni inferiore ad un anno; pertanto, una lesione stabile ad un follow-up di 2 anni, senza caratteristiche morfologiche sospette ed in un paziente a basso rischio, può quindi essere considerata benigna (13).

Nei pazienti ad alto rischio e con lesioni stabili, di dimensioni inferiori a 8 mm, può essere presa in considerazione anche l'esecuzione di una FDG-PET; questa indicazione non è peraltro specificamente prevista dalle linee guida, a causa della ridotta sensibilità della metodica nella valutazione di lesioni inferiori a 8-10 mm.

Tutti i pazienti con noduli che presentano notevole crescita nel corso del follow-up, oppure con risultati positivi (elevata attività metabolica) alla FDG-PET, devono essere sottoposti ad una valutazione ulteriore, tipicamente con biopsia chirurgica, biopsia ad ago o broncoscopia(2).

Come discusso in precedenza, i pazienti con noduli di dimensioni superiori a 8 mm vengono seguiti secondo un algoritmo diverso(2,24).

I noduli andrebbero inizialmente analizzati per confronto con esami di imaging precedenti, in modo da poter determinare eventuali modificazioni delle loro dimensioni in funzione del tempo. Noduli di dimensioni stabili da più di 2 anni possono essere seguiti senza alcun intervento, con l'eccezione dei casi in cui la valutazione morfologica suggerisca la malignità (es. opacità a vetro smerigliato, margini irregolari). Nei pazienti che non possono essere sottoposti ad intervento chirurgico, può essere presa in considerazione una biopsia, volta a definire una diagnosi, e si possono intraprendere una radioterapia o cure palliative.

Il protocollo di follow-up dei pazienti candidati all'intervento chirurgico viene definito in base alle probabilità pre-test di malignità del nodulo (utilizzando il modello predittivo basato sui fattori di rischio: età del paziente; status riguardante il fumo di sigaretta; storia precedente di carcinomi; dimensioni, morfologia e localizzazione del nodulo). Tale valutazione consente una stratificazione del rischio: elevata probabilità di malignità (superiore al 60%); probabilità bassa (inferiore al 5%); probabilità intermedia (compresa tra il 5 ed il 59%), che riguarda la maggior parte dei pazienti. Per suddividere questi pazienti in un gruppo a basso rischio e in un gruppo ad alto rischio sono necessari ulteriori esami.

In pieno accordo con il "Work- up of the Solitari Polmonary Nodule" proposto dall'American College of Radiology nel 2000, non si ritiene proponibile un rigido e schematico percorso diagnostico sul tema in oggetto, essendo particolarmente numerose le varianti possibili. Nel ribadire che la diagnosi tempestiva e l'accurata definizione di estensione di malattia hanno un ruolo determinante nella scelta e nella programmazione del più idoneo trattamento terapeutico per il singolo paziente, ad opinione degli autori, si ritiene che - laddove gli elementi semeiologici per imaging, attentamente analizzati, non risultino essere in concreto dirimenti nella diagnosi differenziale - è giustificato il ricorso per la caratterizzazione, secondo la sede del nodulo ed in accordo con il clinico, a procedure mini-invasive (TNB, broncoscopia) o alla toracoscopia per cercare di ridurre il numero ancora eccessivamente elevato di toracotomie esplorative (surgical rescriction for diagnosis); giustificate peraltro queste ultime laddove anche il reperto della TNB sia non specifico.

Nodulo polmonare solitario (*) in soggetto con più di 35 anni

 Ø (mm.) (°)

 Soggetto non a rischio

 Soggetto a rischio (#)

 ≤ 4

 Follow-up non necessario

Follow-up iniziale a 12 mesi
 poi, se invariato: → stop

 4-6

Follow-up iniziale a 12 mesi
  poi, se invariato: → stop
Follow-up iniziale a 6-12 mesi
 poi, se invariato, a 18-24 mesi

 6-8

Follow-up iniziale a 6-12 mesi
  poi, se invariato, a 18-24 mesi
Follow-up iniziale a 3-6 mesi
 poi, se invariato, a 9-12 e 24 mesi

 > 8

Follow-up a 3, 9 e 24 mesi; contrastografia TC dinamica;
 PET e/o biopsia
Follow-up a 3, 9 e 24 mesi; contrastografia TC dinamica;
PET e/o biopsia
(*) Nodulo polmonare solitario: qualsiasi opacità rotondeggiante isolata del polmone, di diametro <3 cm, a margini netti e densità solida
(°) Per le opacità ovalari, si fa la media tra lunghezza e larghezza
(#) Storia di fumo o altro fattore di rischio

Conclusioni

L'approccio clinico al nodulo polmonare solitario rappresenta un problema complesso e non ancora completamente codificato. La scelta del comportamento da seguire è ovviamente condizionata dalle specifiche abilità o dalle tecnologie localmente disponibili, e questo rappresenta un condizionamento in buona parte ineludibile.

A fronte di atteggiamenti aggressivi, in tutti i casi, esistono ancora strategie eccessivamente attendistiche, o altre eccessivamente "garantistiche", che cercano di applicare nel singolo caso "tutto l'armamentario diagnostico a disposizione". E' necessario codificare dei comportamenti che sappiano coniugare in modo misurato il consumo di risorse al rischio che il caso specifico rappresenta, evitando sprechi o al contrario pericolo di sottodiagnosi.

La valutazione statistica del rischio di malignità nel nodulo polmonare rappresenta il primo passo di questo processo decisionale; il secondo passo è costituito dalla scelta mirata di alcune procedure diagnostiche "di secondo livello" ed il terzo è la scelta finale del comportamento da tenere (chirurgia o follow-up).

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