Variante Inglese SARS-CoV-2: perché preoccupa?

Variante Inglese SARS-CoV-2: perché preoccupa?
Ultima modifica 22.02.2021
INDICE
  1. Introduzione
  2. Che cos'è la Variante Inglese?
  3. Perché Preoccupa?
  4. Variante Inglese e Bambini
  5. Come Proteggersi
  6. Monitoraggio della Variante
  7. Efficacia dei Mezzi Diagnostici
  8. Farmaci e Vaccini

Le fonti consultate per la stesura di questo articolo sono i siti ufficiali del Ministero della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), dell'Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) e dell'ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control).

Introduzione

La variante inglese è una delle tre varianti di SARS-CoV-2 che da fine 2020 - inizio 2021 suscita particolare preoccupazione nel nostro Paese.

https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2021/02/19/variante-inglese-sars-cov-2-orig.jpeg Shutterstock

Il virus SARS-CoV-2 responsabile dell'attuale pandemia e della sindrome respiratoria nota come COVID-19 tende a mutare originando le cosiddette "varianti". Se da un lato alcune mutazioni sembrano "poco significative", dall'altro vi sono mutazioni che assumono una certa rilevanza a livello sanitario. È proprio questo il caso della variante inglese.

Nota: le altre varianti tenute sotto stretto controllo sono la variante brasiliana e la variante sudafricana.

Che cos'è la Variante Inglese?

La variante inglese è così chiamata per il fatto di essere stata isolata per la prima volta in Gran Bretagna.

Essa è stata nominata dallo stesso Regno Unito come SARS-CoV-2 VOC 202012/01 (Variant of Concern, anno 2020, mese 12, variante 01), ma è conosciuta anche come B.1.1.7 o come VOC B.1.1.7.

In questa variante vi è una mutazione che interessa la proteina virale denominata "spike", ossia quella proteina che consente al virus di "attaccarsi" alle cellule dell'ospite.

Cosa sappiamo dalla sua scoperta ad oggi

Il primo rilevamento della variante è avvenuto nel settembre del 2020 e il Regno Unito ne ha comunicato la presenza all'Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) nel dicembre 2020.

Inizialmente, la variante è apparsa nella parte sud orientale dell'Inghilterra e nel giro di poche settimane ha iniziato a sostituirsi ai lineages virali circolanti fino a quel momento in quest'area geografica, Londra inclusa.

Subito dopo Natale - indicativamente dal 26 dicembre 2020 in poi - la variante SARS-CoV-2 VOC 202012/01 è stata identificata praticamente in tutto il territorio da campionamenti di routine e test genomici svolti in diverse parti del Regno Unito.

Accennando ad aspetti un po' più tecnici, dai test condotti è emerso che questa variante contiene 23 sostituzioni nucleotidiche e che non è filogeneticamente correlata alle altre varianti in circolazione nel Regno Unito fino al momento della sua prima rilevazione. Per ora, quindi, non è ancora ben chiaro come e in che luogo abbia avuto origine SARS-CoV-2 VOC 202012/01.

Ad ogni modo, la mutazione che ha dato origine alla variante inglese, come accennato, desta particolare preoccupazione, vediamo il perché.

NOTA BENE

Nella seconda metà del 2021 la viariante inglese - ora nota coma variante Alfa - è stata rimossa dall'elenco delle varianti di preoccupazione (VOC), rientrando invece nell'elenco delle varianti declassificate. Tale decisione è stata presa poiché si è verificara una drastica riduzione della circolazione nell'UE/SEE a seguito dell'emergere della variante Delta e poiché vi sono poche prove di impatto sull'immunità indotta dal vaccino.

Per approfondire: Varianti Coronavirus SARS-CoV-2: Quali Sono e Cosa Sappiamo

Perché Preoccupa?

Da tutte le osservazioni e gli studi finora fatti è emerso che la variante inglese di SARS-CoV-2 possiede una maggior trasmissibilità.

Oltre a ciò, si ipotizza anche che questa variante sia in grado di provocare una malattia più grave rispetto ad altre varianti circolanti prima della sua comparsa. In particolare, sulla base di alcune analisi preliminari condotte nel Regno Unito, il gruppo consultivo che si occupa delle minacce dei nuovi ed emergenti virus respiratori (noto con l'acronimo di NERVTAG derivante da New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group) e che fornisce consulenza al Governo Inglese in quest'ambito, ha affermato che è probabile che l'infezione da VOC B.1.1.7 possa essere associata ad un incremento del rischio di ospedalizzazione e di decorso negativo della patologia rispetto all'infezione causata dal virus non mutato. Tuttavia, per confermare tale ipotesi, sono necessari e si stanno conducendo ulteriori studi.

Riassumendo in poche righe, quindi, la variante inglese preoccupa sia per la sua aumentata trasmissibilità che per la sua ipotizzata capacità di dare origine ad una malattia più grave.

Variante Inglese e Bambini

È vero che la Variante inglese colpisce soprattutto i Bambini?

A dispetto di quanto si potrebbe dedurre dalle notizie diffuse, al momento non ci sono dati capaci di confermare che la variante inglese possa colpire maggiormente la popolazione che si trova nella fascia di età pediatrica.

Quel che, invece, sembra ormai certo è che - avendo la variante inglese una maggiore trasmissibilità - si registra un incremento del contagio in tutte le fasce di età, quindi anche nei bambini.

Ad ogni modo, in merito a questo aspetto vi sono studi in corso.

Come Proteggersi

Come Prevenire il Contagio della Variante Inglese?

I mezzi per proteggersi sono gli stessi per qualsiasi variante: utilizzo delle mascherine, distanziamento sociale e igiene delle mani.

Indispensabile, naturalmente, anche il rispetto di tutte le normative e le restrizioni attualmente in vigore.

Monitoraggio della Variante

Come viene Monitorata la Variante Inglese in Italia?

La variante inglese viene monitorata dalle indagini condotte dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), insieme al Ministero della Salute e ai laboratori regionali. A questo proposito, lo scorso 16 febbraio è stata pubblicata dall'ISS la relazione tecnica della prima indagine sulla variante inglese di SARS-CoV-2 (il testo completo è consultabile cliccando qui).

Da tale indagine si apprende che la variante in questione circola in maniera sostenuta e che è destinata a diventare quella prevalente nei mesi che ci aspettano. Al momento della presentazione della relazione tecnica, la prevalenza della variante inglese nel nostro Paese ha già raggiunto il 17,8%.

Per l'indagine, l'ISS ha chiesto ai laboratori delle Regioni e delle Province Autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus secondo le modalità descritte nella circolare del Ministero della Salute dello scorso 8 febbraio.

I campioni analizzati per questa prima indagine - provenienti da 16 Regioni e Province autonome - sono stati 852 per 82 laboratori. Il risultato medio ottenuto si è mostrato in linea con quello di altre survey condotte in Europa.

Al fine di verificare la velocità di diffusione della variante inglese, nei prossimi giorni l'indagine verrà ripetuta.

Vista la maggior trasmissibilità e l'ipotizzato aumento della gravità della malattia indotta, il monitoraggio della variante inglese risulta fondamentale per consentire - in associazione al rafforzamento delle misure di mitigazione - di contenere ed arginare gli effetti che la diffusione di una nuova variante potrebbe avere, mentre - nel frattempo - si prosegue con il piano vaccinale.

Efficacia dei Mezzi Diagnostici

I test Diagnostici utilizzati riescono ad individuare la Variante Inglese?

Al momento, i mezzi diagnostici utilizzati non dovrebbero avere problemi nel rilevare la variante inglese.

Farmaci e Vaccini

I Farmaci e i Vaccini ad oggi disponibili sono efficaci contro la Variante Inglese?

A differenza di quanto ipotizzato per altre varianti che preoccupano - per il momento e sulla base dei dati disponibili - quella inglese non sembra influire sull'efficacia del vaccino.

Per quanto riguarda i farmaci utilizzati per trattare la malattia scatenata dall'infezione, i dati ad oggi disponibili, purtroppo, non sono in grado di fornirci risposte certe.

La situazione è ancora in evoluzione in fase di studio.

Per approfondire: Varianti Coronavirus SARS-CoV-2: Quali Sono e Cosa Sappiamo

Autore

Ilaria Randi
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista