Cos'è
La terapia fotodinamica è una tecnica innovativa impiegata con successo nel trattamento di affezioni e disturbi cutanei di diversa origine e natura.
La terapia fotodinamica è anche nota come PDT (acronimo inglese di Photo Dynamic Theraphy) e si avvale di sostanze particolari - chiamate fotosensibilizzanti - che, per espletare la propria funzione, devono essere attivate da una fonte luminosa. In conseguenza di tale attivazione, s'instaura una reazione fotodinamica che distrugge le cellule maligne in modo selettivo.
Indicazioni
Come accennato, la terapia fotodinamica è utile per trattare disturbi e affezioni cutanee di svariata origine e natura. Questa particolare tecnica, infatti, può essere impiegata sia in ambito estetico che in ambito medico.
Nel dettaglio, la fototerapia è particolarmente indicata per trattare/contrastare:
- Acne;
- Verruche;
- Lesioni cutanee dovute a fotodanneggiamento;
- Invecchiamento cutaneo;
- Cheratosi attinica e solare;
- Lesioni pre-tumorali;
- Tumori (come il carcinoma a cellule squamose e il carcinoma basocellulare).
La terapia fotodinamica, inoltre, può essere impiegata anche per rimuovere i peli superflui (epilazione).
Ad ogni modo, è doveroso precisare che - benché sia un trattamento utilizzabile anche in campo estetico - la terapia fotodinamica deve comunque essere prescritta dallo specialista.
In questo articolo, tuttavia, verranno descritti prevalentemente gli aspetti e i principi di funzionamento della terapia fotodinamica applicata in campo medico-oncologico.
Meccanismo d'azione
Prima di procedere con la descrizione del meccanismo attraverso il quale la terapia fotodinamica esplica al sua azione, è necessario capire meglio cosa sono le sostanze fotosensibilizzanti.
Le sostanze fotosensibilizzanti sono sostanze che, applicate sulla cute lesa, vi penetrano e selezionano le cellule maligne distinguendole da quelle sane. Il loro nome si deve al fatto che tali composti sono attivabili soltanto da un'irradiazione luminosa particolare. Infatti, se queste sostanze si applicano sulla superficie epidermica lesa senza essere irradiati dalla luce, la terapia fotodinamica non dà frutti.
Naturalmente, la luce rappresenta il filo conduttore della terapia fotodinamica, poiché, senza di essa, la terapia non risulterebbe efficace.
Quando l'area del corpo su cui sono state applicate le sostanze fotosensibilizzanti viene irradiata dalla luce ad una specifica lunghezza d'onda, le suddette sostanze assorbono una parte delle radiazioni luminose con conseguente formazione di specie reattive dell'ossigeno (ROS, acronimo derivante dall'inglese "Reacting Oxygen Species") che distruggono le cellule in cui si sono sviluppate.
Dal momento che le sostanze fotosensibilizzanti, nell'ambito della terapia fotodinamica, sono capaci di distinguere le cellule dannose dalle cellule sane, i ROS si formeranno solo nelle cellule maligne, lasciando intatte quelle non malate e non danneggiate.
Tuttavia, è opportuna una precisazione: l'ossigeno è presente in tutte le cellule, ma si evolve nella forma reattiva (ROS: perossido di ossigeno, anione superossido e ossigeno singoletto) solo quando la cellula viene eccitata dalla luce.
La teoria fotodinamica è complessa, ma molto efficace e soprattutto indolore.
Tipi di fotosensibilizzanti
Prima di analizzare nel dettaglio quali sono le sostanze fotosensibilizzanti impiegate nella terapia fotodinamica, è necessario precisare che, di norma, i composti impiegati per combattere i disturbi patologici neoplastici sono diversi da quelli utilizzati per scopi estetici. Inoltre, anche la modalità con cui si somministrano queste sostanze differisce in base al disturbo che si deve curare.
Nei pazienti che si sottopongono a terapia fotodinamica per trattare problemi di natura estetica (es. acne, depilazione ecc.) o patologie e disturbi cutanei meno gravi, le sostanze fotosensibilizzanti devono rimanere a contatto della pelle per un periodo relativamente consistente (2 o 3 ore), necessario a permetterne la penetrazione in profondità. In casi più gravi, invece, le sostanze sono somministrate endovena (tale procedimento, generalmente, viene effettuato per l'eliminazione di neoplasie).
Le sostanze fotosensibilizzanti maggiormente utilizzate per il trattamento delle patologie neoplastiche sono l'ematoporfirina (HP) e i suoi derivati. In questi casi, come sopra accennato, la somministrazione dell'ematoporfirina avviene per via endovenosa. In questo modo, la sostanza diffonde per via ematica e riesce a raggiungere tutti i distretti; nonostante ciò, solamente i tessuti malati la trattengono, mentre le cellule sane sono in grado di eliminarla rapidamente.
Altra sostanza fotosensibilizzante impiegata per scopi medici (oncologici e non solo) è l'acido 5-aminolevulinico (5-ALA). Il 5-ALA, in verità, è il primo composto a prendere parte alla serie di reazioni che portano alla biosintesi delle porfirine, quindi è un composto che viene naturalmente prodotto dalle cellule. Ad ogni modo, se viene somministrato attraverso la cute (via topica), e irradiato con luce ad una nota lunghezza d'onda, questa sostanza si attiva distruggendo le cellule anomale.
Oltre che in campo medico, l'acido 5-aminolevulinico può essere utilizzato anche per eseguire la fotoepilazione (quindi in campo estetico): in questi casi, il bersaglio da eliminare è rappresentato dal pelo e l'interazione tra sostanza ed energia luminosa è il mezzo utile per distruggere il follicolo.
Di seguito, sono riportati alcuni esempi di farmaci utilizzati nella terapia fotodinamica: Foscan - temoporfina; Gliolan - acido 5-aminolevulinico cloridrato; PhotoBarr - porfimer sodico; Visudyne - verteporfina.
Prima del trattamento
Prima di sottoporsi a terapia fotodinamica, ovviamente, è necessario effettuare un'accurata visita dermatologica, durante la quale il medico determinerà il tipo di lesioni cutanee da trattare e deciderà quale trattamento meglio si addice ad ogni singolo caso.
Se il medico acconsente all'esecuzione della terapia fotodinamica, il paziente dovrà evitare di utilizzare prodotti cosmetici di qualsiasi tipo nell'area trattata per i tre giorni precedenti il trattamento.
Il trattamento
Il trattamento vero e proprio inizia con la somministrazione delle sostanze fotosensibilizzanti scelte dal medico (per via endovenosa o per via topica, a seconda dei casi). Dopodiché, si può procedere con l'irradiazione dell'area interessata dal disturbo o dalla patologia.
L'energia luminosa utilizzata può essere diversa in base al tipo di terapia fotodinamica: ad esempio, nel caso si utilizzi il 5-ALA come sostanza fotosensibilizzante, le lampade dovrebbero emettere luce rossa alla lunghezza d'onda di 660 nanometri. Il raggio d'emissione della luce scende a 630 nanometri quando la sostanza fotosensibilizzante è l'ematoporfirina.
In genere, il trattamento luminoso ha una durata media di 30 minuti, che rappresenta il tempo necessario ad eliminare inestetismi o neoplasie; ovviamente tale durata può variare in base alla gravità del disturbo.
Nei primi minuti di trattamento, il paziente potrebbe percepire una leggera sensazione di calore, associata ad eventuale dolore o bruciore. Questi sintomi sono imputabili proprio all'eliminazione delle cellule danneggiate o malate. Ad ogni modo, nel caso questi sintomi dovessero manifestarsi, è sufficiente interrompere momentaneamente il trattamento e riprenderlo non appena si saranno attenuati.
Per ovviare al problema del calore, invece, solitamente, i macchinari per la terapia fotodinamica sono dotati anche di appositi ventilatori.
In funzione del disturbo o della patologia che si deve trattare potrebbe essere necessario ricorrere a più di una seduta di terapia fotodinamica. Ad esempio, le lesioni provocate dalla cheratosi attinica si risolvono in una sola seduta; per le forme pre-cancerose, invece, potrebbero essere necessarie più terapie.
Effetti collaterali
Gli effetti collaterali dovuti a questo tipo di terapia sono generalmente lievi e reversibili.
Subito dopo il trattamento e nelle due o tre settimane seguenti, è piuttosto comune percepire bruciore, dolore o prurito in corrispondenza dell'area che è stata trattata.
Se il dolore è particolarmente intenso, il medico può decidere di prescrivere l'assunzione di farmaci antidolorifici.
Controindicazioni
Benché sia un trattamento di norma ben tollerato, la terapia fotodinamica è controindicata nei pazienti affetti da:
- Fotosensibilità;
- Xeroderma pigmentoso;
- Porfiria.
La terapia fotodinamica è altresì controindicata in gravidanza, durante l'allattamento e nei pazienti con meno di 16 anni di età.
Inoltre, questo trattamento non può essere effettuato nei pazienti che si sono sottoposti a terapie a base di acido retinoico nei trenta giorni precedenti.
Limiti, Costo e Svantaggi
La terapia fotodinamica è una tecnica innovativa, molto efficace e generalmente indolore, purtroppo, però, presenta anche alcuni limiti e svantaggi.
Uno dei principali limiti è senza dubbio il costo: il prezzo dei farmaci e dei macchinari adibiti all'emissione di raggi luminosi è molto elevato. La tecnica, poi, oltre ad essere molto onerosa, è decisamente complessa e laboriosa: la terapia fotodinamica richiede, dunque, personale specializzato e strutture mediche adeguate.