Introduzione
Tra le numerose specie di orchidea, alcune sfoggiano fiori particolarissimi: è il caso della scarpetta di Venere, chiamata con questo nome in allusione alla forma del labello del fiore, tipicamente a “pantofola”. La scarpetta di Venere viene altresì chiamata pianella (o scarpetta) della Madonna. Il nome botanico è Cypripedium calceolus o Cypripedium pubescens: la radice del genere ha derivazione greca (Cupris = Cipride, soprannome di Venere), mentre la desinenza –pedilon significa calzatura. Nonostante il nome corretto sia "Cypripedilon", la scarpetta di Venere viene comunque indicata con Cypripedium, a seguito di un errore di scrittura di Linneo.
La scarpetta di Venere, a differenza di quanto si possa pensare, non è coltivata solamente per il suo aspetto estetico particolare: trova infatti impiego anche in ambito omeopatico e fitoterapico.
Generalità
La scarpetta di Venere si distingue dalle altre specie per il fascino e l'eleganza; la preziosità della pianta è peraltro correlata anche alla sua rarità, tanto da esser considerata il gioiello fiorito d'Italia. Purtroppo, lo splendore del fiore ha da sempre attirato l'attenzione di escursionisti e turisti, i quali - colpiti dalla sua eleganza - lo raccolgono indiscriminatamente: per ovviare a questo problema, la scarpetta di Venere è attualmente considerata una specie rara e protetta.
Originaria dell'America del nord, la bellissima scarpetta di Venere può crescere potenzialmente in tutte le aree dell'emisfero settentrionale, malgrado la sua coltivazione non sia sempre così semplice. In Italia si può ammirare, in particolare, nell'arco Alpino.
La scarpetta di Venere ama terreni calcarei umidi ed ambienti con un grado di umidità piuttosto elevato: a tal proposito, vive nei sottoboschi in prossimità di faggi, conifere e latifoglie.
Analisi botanica
La scarpetta di Venere è l'esemplare più elegante della famiglia delle Orchidacee: stiamo parlando di una pianta erbacea che generalmente non supera i 50 centimetri d'altezza. La radice presenta un rizoma tipicamente orizzontale, che si espande ampliamente. La pianta è costituita da 3 o 4 foglie oblunghe color verde brillante, avvolgenti il caule, dalle quali dipartono 2 fiori grandi e magnifici. I fiori presentano due sepali color brunastro localizzati alla medesima altezza, i quali scendono su petali color nocciola e terminano con un labello distintivo. È proprio il labello che assegna il nome di “scarpetta di Venere” alla pianta: si tratta di un petalo particolarissimo - tipico delle orchidee - dalla conformazione a fungo, una sorta di conca che funge da richiamo per gli insetti adibiti all'impollinazione (l'insetto, imprigionato nel labello, raccoglie il polline favorendone la dispersione).
Principi attivi
Come abbiamo visto, la bellezza del fiore nasconde virtù più profonde: la meravigliosa scarpetta di Venere può essere sfruttata anche per le preziose proprietà medicamentose. I tannini, i glucosidi amari, i fenantrachinoni non terpenoidi e l'olio essenziale (estratto in particolare da radici e rizoma) conferiscono alla pianta funzioni antispasmodiche, toniche ed eupeptiche, oltre a renderla utile come blando sedativo. Tant'è che l'azione sedativa conferitale sembra essere paragonabile a quella della valeriana: a tal proposito, l'estratto di radice e rizoma della scarpetta di Venere viene consigliato in particolare per il trattamento di alcune forme di isterismo e di ansia negli infanti.
In omeopatia, la scarpetta di Venere viene impiegata per indurre l'addormentamento.
Sembra, inoltre, che la pianta sia utile per contrastare irritazione gastrica e bruciore di stomaco dovuti all'abuso di sostanze pseudo-irritanti, quali caffè o tè. [tratto da Dizionario di fitoterapia e di piante medicinali, di E. Campanini]
Controindicazioni ed effetti tossici
L'estratto ottenuto dalla radice della scarpetta di Venere, in dosi eccessive, può indurre allucinazioni ottiche, eccitazione mentale e reazioni psichedeliche [tratto da Dizionario ragionato di erboristeria e di fitoterapia, di A. Bruni, M, Nicoletti]; inoltre, i peli ghiandolari del fusto della scarpetta di Venere possono creare irritazione a livello cutaneo.
Riassunto
Scarpetta di Venere: per fissare i concetti
Scarpetta di Venere | Orchidea dai fiori particolarissimi → forma a “pantofola” Pianta piuttosto rara → gioiello fiorito d'Italia |
Scarpetta di Venere: etimologia del termine | Nome botanico: Cypripedium calceolus o Cypripedium pubescens Radice del genere → derivazione greca (Cupris = Cipride, soprannome di Venere) Desinenza del genere → –pedilon significa calzatura |
Scarpetta di Venere: impieghi | Ornamentale, omeopatico, fitoterapico |
Scarpetta di Venere: descrizione generale |
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Scarpetta di Venere: descrizione botanica | Nome botanico: Cypripedium calceolus o Cypripedium pubescens Famiglia: Orchidacee Descrizione: pianta erbacea Altezza: 50 cm Radice: rizoma tipicamente orizzontale Foglie: 3 o 4 foglie oblunghe color verde brillante, avvolgenti il caule Fiori: 2 fiori grandi e magnifici Sepali: 2 sepali color brunastro localizzati alla medesima altezza Petali: color nocciola, terminano con un labello distintivo → il labello assegna il nome alla pianta, a forma di fungo (o scarpetta) |
Scarpetta di Venere: droga |
Soprattutto radici e rizoma |
Scarpetta di Venere: costituenti principali | Tannini Glucosidi amari Fenantrachinoni non terpenoidi Olio essenziale |
Scarpetta di Venere: proprietà | Sedative Toniche Eupeptiche Antispasmodiche |
Scarpetta di Venere: impieghi fitoterapici ed omeopatici | Consigliato in particolare per:
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Scarpetta di Venere: effetti tossici | L'abuso di estratti di scarpetta di Venere può causare:
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