Ultima modifica 28.03.2019

Introduzione

Tra le piante officinali indicate per il trattamento dell'insufficienza venolinfatica, una nota di merito spetta al meliloto: questa pianta, infatti - per l'abbondante quantità di cumarine - esercita una potente azione flebo-tonica, oltre a vantare virtù antinfiammatorie, atiedemigene e diuretiche.
MelilotoIl meliloto, che entrò a far parte delle droghe terapeutiche grazie a Galeno, deve il suo nome ai termini greci “mèli” (miele) e “l tòs” (trifoglio o biada): non a caso, le piante di meliloto costituiscono  da sempre un'importante fonte di nettare per le api e di foraggio per il bestiame.

Meliloto nella storia

Come abbiamo visto, il meliloto si caratterizza per la ricchezza in cumarine: l'importanza fitoterapica di questa pianta fu osservata casualmente studiando casi di sindrome emorragica nelle bestie da pascolo. Si osservò che il bestiame, dopo l'ingestione di cospicue quantità di meliloto e trifoglio deteriorate, presentava effetti collaterali piuttosto gravi, oltre ad essere predisposto alle emorragie. La sindrome emorragica era conseguenza del calo dei livelli di protrombina nel plasma, collegato alla presenza di derivati cumarinici nelle piante di meliloto ingerite dalle bestie. In quegli anni (1941), il Dott. Link dell'Università di Wisconsin, dopo aver appreso il motivo che scatenava la sindrome negli animali, sintetizzò per la prima volta il dicumarolo, che divenne presto il precursore degli antiaggreganti di sintesi di tipo dicumarolico.
È doveroso puntualizzare, comunque, che il meliloto non agisce direttamente sulla coagulazione del sangue, ma espleta la propria azione a livello delle pareti venose, aumentandone il tono e riducendo la permeabilità capillare (azione simil-escina). [tratto da Dizionario di fitoterapia e delle piante medicinali, di E. Campanini]

Generi botanici

Il meliloto comune (Fam. Leguminose Papilionacee), è conosciuto in botanica con il nome Melilotus officinalis, pianta che tra l'altro non differisce moltissimo dalla specie M. altissima.
Le due specie si differenziano principalmente per la struttura dell'ovario e dei baccelli della pianta:

  • Melilotus officinalis (Europa a clima temperato): legumi ed ovario glabri, baccello costituito da venature trasversali;
  • Melilotus altissima (Germania): legumi ed ovario pubescenti, baccello caratterizzato da venature reticolari.

Sia M. officinalis, che M. altissima sono costituite dal medesimo fitocomplesso, perciò la distinzione delle due specie non ha riflessi in ambito fitoterapico.
Tra le altre specie di meliloto si ricordano anche M. coerulea e M. alba, coltivate soprattutto per uso medico popolare.

Analisi botanica

Il meliloto è una pianta erbacea annuale, bienne o perenne, alta circa 80 cm: il fusto è cavo, ramificato e piuttosto esile e sottile, coperto da foglie alterne composte da tre foglioline tipicamente lanceolate, terminanti con un margine dentellato. I fiori, odorosi e raggruppati in racemi ascellari, appaiono molto piccoli, numerosissimi, color giallino; solo di rado, la corolla è venata da strisce bluette o lillà.
Appartenendo alla famiglia delle Leguminose, i frutti del meliloto sono legumi: i baccelli, gialli o brunastri, appaiono globulosi, eretti, e racchiudono al loro interno un paio di semi.

Principi attivi

In fitoterapia, della pianta di meliloto si utilizzano le sommità fiorite e le foglie: le parti aeree contengono soprattutto cumarine (0,4-1%), in particolare 5,6-benzo-β-pirone, melilotina, glucosidi cumarinici dell'acido o-idrossi cinnamico (melilotoside), flavonoidi (kaempferolo, quercetina), molecole terpeniche, saponine, melilogenina (sostanza derivata dall'oleanene) e tannini.

Proprietà terapeutiche

Come accennato, l'attività principale del meliloto viene sfruttata per contrastare l'insufficienza venosa; ad ogni modo, le attività eupeptiche, sedative ed astringenti sono impiegate anche per combattere disturbi digestivi di natura nervosa, difficoltà all'addormentamento e turbe lievi del sonno in generale.
In medicina popolare, il gradevole ed aromatico infuso di meliloto era impiegato come rimedio contro le cefalee e per facilitare la digestione, oltre a favorire il sonno: tant'è che la sua attività era paragonata a quella della camomilla.
Essendo il fitocomplesso costituito anche da tannini, a livello topico l'estratto di meliloto trova impiego nella formulazione di colliri e colluttori, oltre ad essere indicato per gargarismi.
I componenti chimici che caratterizzano il fitocomplesso agiscono in sinergia espletando anche attività cicatrizzanti: per questo motivo, l'estratto viene adoperato anche per favorire la rimarginazione delle ferite.
Recenti studi hanno osservato anche un'attività antireumatica - seppur blanda - associata al meliloto (applicazione topica).

Composti cumarinici

Abbiamo visto che sono le cumarine a rappresentare il costituente chimico principe del fitocomplesso di meliloto. L'ingestione di parti di meliloto o dell'intera pianta deteriorata può generare effetti collaterali piuttosto gravi; nel meliloto avariato, infatti, le cumarine subiscono una trasformazione in dicumarolo (idrossi-4-cumarina), molecola che, diminuendo la sintesi di protrombina, genera uno spiccato effetto anticoagulante.


N.B. l'attività anticoagulante non è espletata dalla cumarina, MA dalla sua trasformazione in dicumarolo

La cumarina è un sintomatologico specifico utilizzato nell'insufficienza veno-linfatica: le cumarine stimolano il sistema reticolo endoteliale e nel contempo potenziano l'attività proteolitica dei macrofagi. Di conseguenza, il meliloto è in grado di stabilizzare la membrana eritrocitaria  per merito della miglior ossigenazione dei tessuti.
L'applicazione topica di estratti di meliloto è utile nella cura di edemi (ad eziologia flogistica) e nel trattamento della fragilità capillare: queste attività sono rese dal miglioramento del ritorno venoso e della circolazione linfatica, nonché dalla diminuzione della permeabilità della parete dei vasi (virtù antinfiammatoria ed antiedematosa).
Per tutte le potenzialità appena descritte, il meliloto trova applicazione nel trattamento di emorroidi, varici, stasi linfatiche, ulcere degli arti inferiori e tromboflebite.

Meliloto: tossicità

A dosi terapeutiche, il meliloto non genera effetti collaterali alcuni; ad ogni modo, la sua assunzione è sconsigliata in caso di ipersensibilità accertata o presunta ad uno o più costituenti chimici del fitocomplesso.
Quando si abusa dell'estratto di meliloto, il paziente può lamentare nausea, mal di testa e vertigini: può dare narcosi.
Infine, essendo costituito da cumarine, l'estratto di meliloto è sconsigliato in caso di concomitante assunzione  di salicilati ed anticoagulanti.


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