Premessa
Altramuz chocho blanco in spagnolo, Wolfsbohne in tedesco, white lupin in inglese e lupino bianco in italiano: si tratta di una leguminosa nota in botanica come Lupinus albus L., appartenente alla famiglia delle Leguminose Papilionacee, ed originaria dei Paesi Orientali.
Il genere Lupinus racchiude oltre 200 specie di suffrutici e piante erbacee perenni, talvolta annue; tra quelle di maggior rilevanza fitoterapica ed alimentare spicca L. albus, mentre L. littoralis, L. laxiflorus, L. termis e L. hirsutus, sono le più sfruttate in assoluto in ambito prettamente erboristico.
I lupini sono legumi altamente energetici, entrati a trecentosessanta gradi all'interno della dieta mediterranea. Attualmente, però, piuttosto che consumarli a pasto, i lupini vengono gustati abitualmente come snack, diventando simbolo delle feste popolari.
Coltivazione e diffusione
La pianta dei lupini è coltivata sin dai tempi più remoti nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente, grazie alla marcata adattabilità a terreni acidi ed aridi, e a climi ostici e sfavorevoli. Ma non è tutto: fin dall'antichità, è stata osservata la spiccata capacità della pianta di giovare al terreno, migliorandone persino la fertilità. [tratto da www.agraria.org/]
Un tempo, la produzione di lupini era piuttosto copiosa, vista la consistente domanda di mercato: con il tempo, la richiesta di lupini crollò, soprattutto a seguito dello sfollamento delle aree più povere della popolazione, zone in cui il lupino - considerato il suo scarso valore commerciale - si era conquistato un ruolo da protagonista nell'alimentazione.
Attualmente, la coltivazione di lupini è particolarmente diffusa nelle aree del Meridione.
Analisi botanica
Come abbiamo visto, Lupinus albus appartiene alla stessa famiglia di fagioli, fave e lenticchie, solo alcune tra le numerosissime specie di Leguminose Papilionacee. La pianta presenta un fusto poco ramificato che, generalmente, non supera i 70 centimetri di altezza, ma può talvolta sfiorare il metro e mezzo. Le foglie, alterne e palmato-composte (ognuna delle quali è costituita da 5-9 foglioline disposte lungo il peduncolo), mostrano una delicata peluria sulla pagina inferiore, mentre quella superiore risulta glabra; particolare è il movimento delle foglie in base allo spostamento del sole nel cielo.
La pianta dei lupini presenta grandi fiori vistosi e biancastri, talvolta maculati di celeste.
I legumi, lunghi ed eretti, contengono semi schiacciati, lenticolari e bianco- giallastri, da consumarsi preferibilmente previa cottura.
Come sopraccennato, i lupini prosperano facilmente su terreni acidi, peculiarità che distingue la pianta dagli altri legumi, amanti invece di terreni per lo più calcarei.
Analisi nutrizionale
Essendo legumi, anche i lupini rientrano tra gli ortaggi energetici, assicurando ben 114 kcal per 100 grammi di prodotto, con il 69% di acqua, il 16,5% di proteine, il 7% di carboidrati ed il restante 6,5% diviso tra fibre e grassi.
I lupini fungono da miniera di sali minerali, in particolare ferro e potassio, oltre a presentare una modesta quantità di vitamina B1.
Composizione chimica
Tra i vari componenti del lupino, gli alcaloidi rivestono sicuramente un ruolo importante: si tratta di lupotossina, lupanina ed oscilupanina, riscontrabili nei semi freschi e crudi di lupino. Oltre alla componente alcaloidea, i lupini sono caratterizzati da percentuali variabili di acidi organici, resine, lupeolo, galattosio, arginina, vanillina e lecitina.
Lupini ed alcaloidi
I lupini devono essere consumati previa cottura a causa di una sostanza di natura alcaloidea, denaturata - quindi resa innocua - dal calore o da opportuni processi di preparazione: la molecola potenzialmente tossica è soprattutto la lupo-tossina. Per ovviare a questo sgradevole e preoccupante inconveniente, i botanici sono in fase di perfezionamento e correzione del profilo genetico del lupino, allo scopo di diminuirne la quantità di alcaloidi all'interno dei semi.
Al fine di rendere commestibili i lupini, è necessaria una salamoia, utile per "estrarre" gli alcaloidi amari e tossici.
Usi alimentari
Come abbiamo visto, i lupini sono consumati soprattutto come snack, piuttosto che a pasto. Ad ogni modo, i lupini sono utilizzati anche per la produzione di farine, ma in questo caso il consumo è destinato prevalentemente all'alimentazione del bestiame.
In passato, i semi della pianta dei lupini venivano impiegati come surrogato del caffè: il sapore del "caffè di lupino" risulta molto amaro, quindi per addolcirne l'aroma si consiglia di mescolarne la polvere con orzo o frumento.
In commercio, i lupini si trovano per lo più cotti e conservati sottovuoto, dunque pratici, pronti al consumo e ricchi di tutte le sostanze nutritive in essi presenti.
I lupini secchi, che richiedono un tempo di ammollo prima della cottura, sono meno venduti.
Usi fitoterapici
Anticamente, il consumo di lupini era considerato un buon rimedio naturale per combattere eczema e scabbia: attualmente, le proprietà fitoterapiche dei lupini sono sfruttate per lo più a scopo diuretico, emmenagogo ed aperitivo, oltre a rappresentare un possibile febbrifugo naturale (sotto forma di decotto di lupini).
La farina di lupini è talvolta utilizzata come vermifugo ed antielmintico.
I lupini possono essere consumati anche dai celiaci perché non formano glutine.
Attese future
Il lupino viene valorizzato anche per le proprietà nutraceutiche e medicamentose.
A differenza degli altri legumi, il lupino contiene tracce di inibitori di lecitine, tripsina, isoflavoni e composti cianogeni. Proprio per la copresenza di queste sostanze, il lupino presto diventò oggetto di studio e d'interesse in ambito medico-scientifico: probabilmente, il lupino cela proprietà straordinarie nella prevenzione di malattie cardiovascolari, ipertensione in particolare. Chiaramente, gli studi sono stati sinora condotti soltanto su cavie animali (roditori), ma i risultati appaiono inaspettati e nel contempo straordinari: dopo una dieta a base di lupini, il colesterolo totale e le LDL nel roditore subirono una netta riduzione.
Un'altra ipotesi in fase di accertamento è quella secondo cui i lupini sarebbero un valido aiuto contro l'iperglicemia (proprietà potenzialmente ipoglicemizzante): sembra che il lupino possa in qualche modo essere considerato un surrogato dell'insulina, utile nel diabete mellito di lieve e media gravità.
Tutte le teorie appena descritte necessitano, chiaramente, di conferme scientifiche, sia a livello sperimentale che clinico; ad ogni modo, gli esperti sono ottimisti in merito, oltre che speranzosi sulla possibilità che il lupino possa presto divenire una nuova strategia terapica per la prevenzione di patologie cardiovascolari e diabete.
Lupini in breve, riassunto sui lupini »