Incontinenza fecale: cura, interventi e dieta

Ultima modifica 02.07.2018

Il problema dell'incontinenza fecale

Trattamento Incontinenza FecaleSi parla d'incontinenza fecale quando non è più possibile controllare o semplicemente percepire lo stimolo alla defecazione; ne consegue dunque un'emissione incontrollata ed involontaria di feci e gas intestinali.
Fortunatamente, l'incontinenza fecale non è un disturbo incurabile come si potrebbe presumere. Una specifica cura medica d'attacco, supportata da un regime alimentare mirato ed equilibrato, è indubbiamente la soluzione ideale per allontanare questo spiacevole disturbo e prevenirne complicanze e ricadute.
Per curare definitivamente l'incontinenza fecale è necessario - nonché indispensabile - agire su più fronti:

  1. Eradicare la causa che l'ha indotta: per trovare la giusta cura è dunque importante sottoporsi a tutti i test diagnostici necessari alla corretta valutazione del disturbo
  2. Correggere le abitudini alimentari scorrette
  3. Avere cura del proprio corpo: a tale scopo, l'igiene intima personale ricopre un ruolo di primo piano
  4. Discutere sempre con il proprio medico su eventuali dubbi e problemi, soprattutto in presenza di sintomi/segni anomali o sospetti

Non esiste una cura universale per combattere l'incontinenza fecale perché il disturbo presenta un'origine multifattoriale. Infatti, mentre alcuni pazienti necessitano di un intervento chirurgico, per altri è sufficiente modificare le abitudini alimentari e seguire una cura esclusivamente farmacologica.

Cura farmacologica

Anche la cura farmacologica contro l'incontinenza fecale non è uguale per tutti i pazienti. Come abbiamo visto, infatti, questo disturbo della defecazione può dipendere da problematiche del tutto differenti o perfino opposte (es. stipsi cronica o diarrea cronica).

  1. Caso 1: incontinenza fecale dipendente da stipsi cronica/fecaloma. Il disagio può essere debellato mediante la specifica assunzione di lassativi. Il farmaco più utilizzato a tale scopo è il lattulosio, un principio attivo lassativo osmotico estremamente delicato, in grado di richiamare acqua nel lume intestinale, ammorbidendo le feci e stimolando la peristalsi intestinale. Anche le supposte di glicerina o di bisacodyl (es. Dulcolax) possono apportare beneficio in presenza d'incontinenza fecale correlata a stipsi.
  2. Caso 2: incontinenza fecale dipendente da diarrea cronica. Il disturbo va chiaramente trattato con farmaci antidiarroici:
    • Il principio Loperamide (es. Imodium), si rivela particolarmente indicato per alleviare la diarrea, migliorando di riflesso il disturbo dell'incontinenza fecale. La Loperamide aumenta il tono dello sfintere anale, riducendo nel contempo i movimenti dell'intestino (contrazioni peristaltiche) e la frequenza d'evacuazione.
    • Anticolinergici (es. Atropina, Belladonna): indicati per ridurre le secrezioni intestinali e regolare i movimenti dei visceri.
    • Oppioidi (es. codeina): oltre che per il trattamento della tosse, alcuni oppioidi come la codeina vengono utilizzati come inibitori della motilità intestinale. È comunque bene sottolineare che questi farmaci, rispetto ai precedenti, sono molto meno utilizzati per il trattamento dell'incontinenza fecale a causa degli importanti effetti collaterali ad essi correlati.
    • Carbone attivo: principio attivo indicato per ridurre il contenuto di acqua nelle feci.

Interventi alternativi

Per tutti quei casi d'incontinenza fecale parziale (di lieve entità), è stata messa a punto una nuova metodica terapeutico-riabilitativa - nota come biofeedback - utilissima per rilevare l'attività sfinterica del soggetto. Si tratta di una strategia d'intervento indicata per i pazienti che accusano una riduzione della sensibilità rettale, ma che presentano un'attività sfinteriale ancora marcata. Il biofeedback è una speciale tecnica riabilitativa volta a rafforzare i muscoli del pavimento pelvico: in questa sede, il paziente viene "educato" a contrarre e rilasciare i muscoli nella sede anale al fine di resistere allo stimolo della defecazione in momenti inopportuni (per approfondimenti: leggi esercizi di Kegel).
Il trattamento di biofeedback, sempre eseguito in sede ambulatoriale, prevede l'introduzione di una piccola sonda nel canale anale e in una parte dell'ampolla rettale del paziente. Tale sonda, che registra le pressioni esercitate sulle pareti del canale anale, è collegata ad un computer che elabora i dati e li trasforma in impulsi e barre colorate. I differenti colori delle barre indicano il grado di contrazione e di rilasciamento dei muscoli interessati. Dopo aver ottenuto le giuste indicazioni dal medico sulla corretta modalità di esecuzione degli esercizi del pavimento pelvico, sarà lo stesso paziente a valutare come li esegue attraverso l'osservazione e lo studio delle bande colorate registrate dal monitor.
Non è raro che, come supporto al biofeedback, il paziente venga sottoposto anche ad una ginnastica passiva, nota come elettroterapia: questo trattamento consiste nella stimolazione delle fibre dei muscoli anali attraverso l'inserimento di un elettrodo nel canale anale. I benefici derivati dall'elettroterapia sono comunque incerti; pertanto non sempre ne viene giustificata la messa in atto.
Alcuni pazienti affetti da incontinenza fecale possono beneficiare dell'applicazione dei cosiddetti tamponi anali: si tratta di veri e propri tappi che vengono inseriti nell'ano per ostacolare l'involontaria perdita di materiale fecale.

Interventi chirurgici

Quando né l'azione dei farmaci né le strategie riabilitative sono sufficienti per combattere l'incontinenza fecale, il paziente è costretto a sottoporsi ad un intervento di chirurgia. Molto spesso, gli interventi chirurgici sono necessari quando l'incontinenza fecale è correlata a prolasso rettale o a lesioni da parto. In base alla causa scatenante, tra i trattamenti chirurgici più eseguiti si annoverano:

  1. Correzione chirurgica di prolasso rettale, emorroidi, rettocele
  2. Sfinteroplastica: indicata per riparare uno sfintere anale laddove sia presente una lesione traumatica dei muscoli coinvolti nella defecazione.
  3. Ripristino del tono muscolare dello sfintere anale (gracileplastica): in alcuni casi, è possibile riparare lo sfintere anale avvolgendo su di esso un muscolo prelevato dalla coscia dello stesso paziente. La metodica, assai delicata, consiste precisamente nella trasposizione con elettrostimolazione del muscolo gracile (muscolo adduttore che occupa la porzione mediale della coscia) all'ano.
  4. Sfintere anale artificiale: intervento chirurgico indicato per i gravi casi d'incontinenza fecale correlata a danneggiamenti dello sfintere anale. A livello del canale anale viene impiantata una sorta di anello gonfiabile in grado di controllare la perdita di materiale fecale. Quando è gonfio, il dispositivo impedisce allo sfintere anale di rilasciarsi (dunque non si assiste a perdita di feci); viceversa, quando si desidera defecare, è possibile sgonfiare questo anello speciale mediante una pompetta esterna, attivando così la normale attività intestinale.
  5. Colostomia: è indubbiamente una scelta chirurgica drastica, eseguita come ultima spiaggia al paziente affetto da una grave forma d'incontinenza fecale. Durante questo intervento viene creata una nuova comunicazione artificiale che mette in collegamento il colon con la parete addominale attraverso un'apertura nell'addome. Uno speciale sacchettino viene collegato a quest'apertura per raccogliere il materiale fecale.

Dieta

I cambiamenti delle abitudini alimentari possono senza dubbio migliorare considerevolmente il disturbo dell'incontinenza fecale (e perfino prevenirne la ricomparsa). Il primo accorgimento è l'eliminazione totale di alcolici e la limitazione di caffeina nella dieta: quando assunte in eccesso, queste due sostanze (alcol e caffeina) possono infatti indurre diarrea ed incontinenza fecale.
Quando il disturbo della defecazione dipende strettamente dalla diarrea, il paziente dovrebbe preferire alimenti in grado di compattare il materiale intestinale. A tale scopo, la raccomandazione è quella di aumentare la quantità di fibra alimentare - proveniente ad esempio da crusca ed alimenti integrali - e di limitare l'assunzione di tutti quegli alimenti in grado di indurre un effetto lassativo. Anche le spezie, gli alimenti piccanti, i cibi affumicati, i dolcificanti artificiali dovrebbero essere evitati o per lo meno limitati nei pazienti soggetti a diarrea (vedi: dieta e diarrea).
Alcune persone intolleranti al lattosio tendono a sviluppare non solo diarrea ma anche incontinenza fecale: per questa ragione, l'eliminazione dalla dieta degli alimenti contenenti questo zucchero si rivela un accorgimento alimentare importante per prevenire diarrea ed incontinenza fecale.
I pazienti affetti da stipsi cronica dovrebbero invece porre particolare attenzione alla corretta assunzione sia di fibre che di liquidi (bere almeno 2 litri di acqua al giorno), due componenti essenziali per ammorbidire il contenuto intestinale, facilitare l'evacuazione, dunque prevenire l'incontinenza fecale.



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