Ikigai, il metodo giapponese per essere felici

Ikigai, il metodo giapponese per essere felici
Ultima modifica 05.01.2022
INDICE
  1. Introduzione
  2. Che cos’è l'ikigai
  3. Come trovarlo
  4. Ikigai, da dove iniziare

Introduzione

L'ikigai è un'antica filosofia giapponese, che molti nipponici abbracciano anche al giorno d'oggi e che secondo molti esperti è il "segreto" della felicità e della longevità che caratterizzano questo popolo. Non c'è da meravigliarsi, dunque, che anche la cultura occidentale abbia iniziato ad avvicinarsi a questa filosofia, che aiuta ogni persona a trovare il proprio scopo nella vita e, dunque, a essere più completa e appagata. Ecco come iniziare ad applicarla per essere più felici. 

Che cos’è l'ikigai

Ikigai è un termine giapponese che significa la "propria ragione d'essere e di esistere". Infatti, "iki" in giapponese significa "vita" e "gai" vuol dire valore: l'ikigai, dunque, è lo scopo della propria vita o la propria felicità. È ciò che dà gioia a una persona, la ispira e la motiva ad alzarsi dal letto ogni giorno. Ciascuno di noi ha un proprio ikigai: secondo la filosofia tradizionale giapponese, basta trovarlo e seguirlo per essere felici.

Sembra che il concetto di ikigai sia un'evoluzione dei principi di base della salute e del benessere della medicina tradizionale giapponese. Questa tradizione medica sostiene che il benessere fisico è influenzato dalla salute mentale ed emotiva e dal senso di uno scopo nella vita. La psicologa giapponese Michiko Kumano (2017) ha affermato che l'ikigai è uno stato di benessere che nasce dalla devozione alle attività di cui si gode, che porta anche un senso di appagamento. Michiko distingue ulteriormente l'ikigai dal piacere transitorio (edonia, nel senso greco antico) e lo allinea con eudaimonia - l'antico senso greco di una vita ben vissuta, che conduce alla forma di felicità più alta e duratura.

Ken Mogi, neuroscienziato e autore di Awakening Your Ikigai, afferma che l'ikigai è un concetto antico e familiare per i giapponesi, che può essere tradotto semplicemente come "un motivo per alzarsi la mattina" o, più poeticamente, "svegliarsi alla gioia". 

L'ikigai appare anche correlato al concetto di flusso, come descritto nel lavoro dello psicologo ungherese-americano Mihaly Csikszentmihalyi. Per Csikszentmihalyi, il flusso si verifica quando si è nella proprio "zona", come si dice degli atleti ad alte prestazioni; il flusso è una serie di "momenti migliori" o momenti in cui si è al proprio meglio. Questi momenti migliori "si verificano solitamente quando il corpo o la mente di una persona sono tesi al limite, in uno sforzo volontario per realizzare qualcosa di difficile e utile" (Csikszentmihalyi, 1990). Si può dire che il flusso si verifica quando si fa costantemente qualcosa che si ama e in cui si è bravi, con il possibile vantaggio aggiunto di portare valore alla vita degli altri. Infatti, l'ikigai in genere non si riferisce solo al proprio scopo personale e alla propria realizzazione nella vita, ma considera anche gli altri o la società in generale.

Come trovarlo

Come capire qual è il proprio ikigai? Può essere utile compilare un diagramma a quattro cerchi che si intersecano: anche se bisogna tenere presente che questo diagramma rappresenta una versione occidentalizzata della filosofia giapponese, è comunque d'aiuto per compiere una profonda riflessione su se stessi e trovare il proprio scopo nella vita.

 

Nel primo cerchio, elencare tutte le cose in cui si è bravi, per esempio le abilità imparate, gli hobby perseguiti, i talenti che si è mostrato di avere fin dalla tenera età, come suonare il piano, essere empatici, parlare in pubblico, fare sport, dipingere. Questa sfera racchiude talenti o capacità, indipendentemente dal fatto che la persona ne sia appassionata o meno, che il mondo ne abbia bisogno o che si possa essere pagati per farli. Nel secondo cerchio la persona deve scrivere tutto ciò che le porta gioia e la fa sentire più viva e realizzata. Potrebbe essere la vela, la scrittura, l'arrampicata su roccia, il canto, la lettura di romanzi storici, il tempo libero trascorso con gli amici, e così via. Nel terzo cerchio bisogna elencare le cose di cui il mondo e l'umanità hanno bisogno: potrebbe trattarsi dell'umanità nel suo insieme, ma anche di una piccola comunità. Le esigenze del mondo potrebbero includere infermieri qualificati, acqua pulita, riscaldamento domestico, volontari per il giorno delle elezioni, una migliore sicurezza e così via. Nell'ultimo cerchio, la persona deve inserire le attività per cui potrebbe essere pagata: tutti i servizi e le cose per cui c'è un mercato, che un altro soggetto potrebbe pagare per avere.   

 

All'incrocio tra ciò che si ama e ciò in cui si è bravi ci sono le proprie passioni, mentre in quello tra ciò che si ama e ciò di cui il mondo ha bisogno c'è la propria missione. All'incrocio tra ciò di cui il mondo ha bisogno e ciò per cui si può essere pagati c'è la propria vocazione e all'incrocio tra ciò in cui si è bravi e ciò per cui si può essere pagati c'è la propria professione. L'ikigai è al tempo stesso qualcosa che appassiona, in cui si è anche bravi, di cui il mondo ha bisogno e per il quale qualcuno sarebbe disposto a pagare.

Ikigai, da dove iniziare

Per scoprire il proprio Ikigai e riconoscere cosa le serve per essere contenta, la persona può fare dei piccoli esercizi quotidiani che allenano la felicità. Eccone alcuni.

 

  1. Prendersi dei momenti per pensare ai propri sogni, facendosi domande come "cosa mi piacerebbe fare?", "quali sono i miei sogni nel cassetto?".
  2. Ogni sera scrivere su un diario le cinque cose belle accadute nella giornata e per cui si è grati. Praticare la bellezza e la gratitudine è un ottimo esercizio per allenare la felicità.
  3. Curare la propria mente e il proprio corpo. Mangiare in modo sano, muoversi, tenersi in ordine, dormire bene, concedersi qualche coccola di benessere, leggere, essere curiosi sono tutti atti indispensabili per poter essere felici.
  4. Smettere di fare tutto in maniera automatica e iniziare a chiedersi a che cosa vale davvero la pena dare priorità.