Guardare il cellulare mentre gli altri ci parlano: perché il phubbing fa male

Introduzione
Gli smartphone per molti versi hanno reso la vita quotidiana più semplice e ricca, permettendo per esempio di reperire moltissime informazioni, di orientarsi nello spazio, di trovare soluzioni efficaci a diversi problemi. Dall'altro lato, però, non sono privi di insidie e pericoli, che sono connessi non tanto ai dispositivi di per sé quanto al cattivo uso che spesso se ne fa.
Fra i comportamenti negativi che si possono assumere nel loro utilizzo c'è sicuramente il phubbing, ossia il guardare lo schermo mentre si parla con altre persone.
Che cos’è il phubbing
La diffusione sempre più massiccia delle nuove tecnologie e dei dispositivi elettronici ha portato alla nascita di fenomeni nuovi, mai osservati prima, perlomeno non nelle forme e nei tempi in cui si manifestano ora, e di conseguenza anche di nuovi termini. Accanto ai vari smombie (camminare per strada tenendo il cellulare in mano e lo sguardo fisso su di esso), infinite scrolling (scorrimento ossessivo dei contenuti online), nomofobia (paura incontrollata di rimanere sconnessi del web), ora c'è anche il phubbing, ossia l'abitudine di trascurare il proprio interlocutore per guardare il cellulare.
La parola phubbing deriva dall'unione di due parole, ossia phone, che significa telefono, e snubbing, letteralmente snobbare. Si riferisce all'atto di non dare la giusta importanza, trascurare o addirittura snobbare il proprio interlocutore per concentrarsi sul proprio smartphone.
Il termine è stato inserito anche le dizionario Treccani, con il seguente significato: "l'azione, il fatto di trascurare il proprio interlocutore fisico per consultare spesso, in modo più o meno compulsivo, il cellulare o un altro dispositivo interattivo".
Come si riconosce
Controllare il cellulare durante una conversazione o in altri contesti sociali non è un comportamento sbagliato a priori. Dipende da quanto e come lo si fa: un conto è dare una sbirciatina ogni tanto per verificare se siano arrivati messaggi urgenti o ci siano chiamate perse, un altro è tenere gli occhi fissi sullo schermi per lunghi interminabili minuti e magari solo per navigare sul web senza ragione o per vedere cosa viene postato sui social.
Quest'ultimo comportamento è accettabile solo in situazioni particolari, per esempio se si è a una festa in cui non si conosce nessuno e gli altri invitati non sembrano interessati a fare conoscenza. Altrimenti, è decisamente inaccettabile.
Per quali ragioni? Innanzitutto per non essere scortesi e maleducati: prestare attenzione a uno schermo invece alle persone in carne e ossa che stanno tentando di parlarci o comunque che sono attorno a noi è davvero irrispettoso.
Quali rischi comporta
Secondo alcuni esperti, si tratta di una vera e propria forma di esclusione sociale, dannosa per entrambe le parti: chi la commette appare come una persona irriguardosa, indelicata, scortese e incivile, oltre che probabilmente antipatica, arrogante e poco interessante, chi lo subisce, invece può subire un danno all'autostima e al senso personale di realizzazione, non sentir appagato il bisogno di appartenenza, sentirsi sminuito e poco valorizzato.
Alla lunga, chi fa phubbing in maniera intensa e prolungata rischia una compromissione delle relazioni sociali, un impoverimento delle capacità di conversazione e di interazione, uno scollamento fra vita reale e vita digitale.
Non solo: concentrarsi sullo smartphone invece che sulle persone può impoverire la propria vita, impedire di vivere esperienze arricchenti e costruttive, far perdere occasioni importanti, appiattire le emozioni e i sentimenti.
Da dove nasce
Tutti hanno la tentazione di controllare il cellulare anche durante conversazioni che si stanno rivelando piacevoli e stimolanti, ma non tutti si lasciano completamente distrarre dallo schermo. I motivi per cui in alcuni casi e in alcuni soggetti si arriva a un vero e proprio phubbing sono diversi.
Secondo alcuni esperti, di base c'è una sorta di dipendenza da smartphone, comune soprattutto nei più giovani: sebbene si sia consapevoli del fatto che ignorare i propri interlocutori per guardare il telefono sia un comportamento irragionevole e scortese, non si riesce a farne a meno. È come se si fosse spinti da una compulsione irresistibile, che non si riesce a frenare.
In alcuni casi, il phubbing potrebbe essere una diretta conseguenza della FoMo, ossia la paura di essere tagliati fuori e di perdersi qualcosa di sensazionale. Per timore di non vedere qualcosa di fondamentalmente importante che gli altri stanno vivendo in quell'istante, si finisce con lo stare sempre incollati allo schermo.
Alla base potrebbero esserci anche la noia, difficoltà relazionali, mancanza di interessi e di hobby, voglia di allontanarsi da una situazione scomoda. Secondo alcuni studi, le persone con instabilità emotiva e quelle aperte all'esperienza sono più vulnerabili al phubbing, mentre secondo altri a essere suscettibili sono soprattutto coloro che soffrono di depressione o di ansia sociale.
Consigli utili
- Tenere lo smartphone in tasca o in borsa quando si è con qualcuno.
- A casa, durante i pasti e i momenti di convivialità appoggiare il cellulare in un'altra stanza.
- Nei contesti sociali disattivare le notifiche per ridurre le tentazioni.
- Durante una cena o una festa darsi un tempo di utilizzo del dispositivo.
- A fine giornata controllare quanto tempo si è passato davanti allo schermo, così da diventare più consapevoli dei propri comportamenti.