Punti chiave
La fascite necrotizzante è una grave infezione, violenta ed improvvisa, dei tessuti molli, ad eziologia prevalentemente batterica.
Fascite necrotizzante: cause
I batteri maggiormente coinvolti nella fascite necrotizzante sono: streptococco β emolitico di gruppo A, stafilococchi (soprattutto Staphylococcus aureus), anaerobi appartenenti al genere Clostridium, Vibrio parahaemolyticus, Vibrio vulnificus, Aeromonas hydrophila.
Fascite necrotizzante: sintomi
I segni ed i sintomi più ricorrenti nella fascite necrotizzante includono: arrossamento cutaneo, brividi, debolezza, diarrea, dolore circoscritto, edema, febbre, lividi, necrosi tissutale, shock, sudorazione, vomito. Se non trattata, la necrosi tissutale dà prognosi infausta.
Fascite necrotizzante: terapia
La terapia per la fascite necrotizzante dev'essere immediata e consiste nella somministrazione di antibiotici ad alte dosi e nell'escissione chirurgica dei tessuti infetti. Utile anche la terapia intensiva di sostegno e la camera iperbarica.
Definizione
Fortunatamente rara, la fascite necrotizzante è una severa infezione dei tessuti molli, generalmente provocata da batteri tossigeni. La fascite necrotizzante colpisce gli strati più profondi della cute, diffondendo rapidamente attraverso la fascia superficiale e profonda dei tessuti molli sottocutanei.
- Ogni compartimento profondo dei tessuti molli - derma, tessuto sottocutaneo, fasci muscolari - è un possibile bersaglio di questa infezione potenzialmente mortale. Tuttavia, la fascite necrotizzante presenta una spiccata predilezione per arti inferiori, perineo e parete addominale.
La fascite necrotizzante è una malattia ad insorgenza improvvisa, che dev'essere curata entro il più breve tempo possibile con alte dosi di antibiotici somministrate endovena.
La fascite necrotizzante è conosciuta anche con molti altri nomi, che rendono nell'immediato la gravità dell'infezione: cellulite acuta gangrenosa, malattia mangia-carne, sindrome dei batteri divoratori di carne. In base alla localizzazione dell'infezione, la fascite necrotizzante assume nomi diversi: gangrena di Fournier (fascite necrotizzante dello scroto e della vulva) e angina di Ludwig (fascite necrotizzante dello spazio sottomandibolare).
La fascite necrotizzante è un'infezione molto rara ma presenta un tasso di mortalità elevatissimo.
Cause e classificazione
La fascite necrotizzante è causata da infezioni di tipo batterico (in prevalenza) e fungino (raro).
Dal punto di vista eziopatologico, si riconoscono svariate entità differenti:
- FASCITE NECROTIZZANTE DI TIPO I: infezione polimicrobica causata anche e soprattutto da streptococchi di tipo A (Streptococcus pyogenes), C e G. Questa forma di fascite necrotizzante colpisce in particolare i pazienti immunocompromessi o affetti da malattie croniche.
- FASCITE NECROTIZZANTE DI TIPO II: infezione monomicrobica, veicolata in particolare da streptococco di gruppo A, stafilococchi o da anaerobi appartenenti al genere Clostridium (es. Clostridium perfringens). Anche Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) è coinvolto in questa variante di fascite necrotizzante.
- FASCITE NECROTIZZANTE DI TIPO III: infezioni gravi veicolate da microorganismi marini, quali Vibrio parahaemolyticus, Vibrio vulnificus ed Aeromonas hydrophila. I soggetti affetti da malattie epatiche sono i più sensibili a questa forma di fascite necrotizzante: tali infezioni sono particolarmente virulente e mortali (se non trattate prontamente, il decesso sopraggiunge nell'arco di 48 ore dalla comparsa dei primi sintomi).
- FASCITE NECROTIZZANTE DI TIPO IV: infezioni fungine. I pazienti affetti da ferite traumatiche od ustioni sono più a rischio di contrarre infezioni da Zigomiceti; gli immunocompromessi sono più esposti alle micosi sostenute da Candida albicans.
Dalle statistiche mediche, si evince che la fascite necrotizzante si manifesta più spesso in alcune categorie di pazienti: diabetici, tossicodipendenti, alcolisti, malati di patologie vascolari ed immunocompromessi in genere. Tra gli altri fattori di rischio, ricordiamo anche: tubercolosi, neoplasie maligne, infezioni da Herpes zoster (il virus responsabile di varicella e fuoco di S. Antonio).
Ad ogni modo, i soggetti sani non esulano dalla malattia.
Sintomi
I sintomi della fascite necrotizzante si manifestano generalmente in pochi giorni. Il quadro sintomatologico precipita in 48 ore nei pazienti infettati da Vibrio spp. e Aeromonas hydrophila: in simili frangenti, la morte incombe in poche ore.
In linea generale, i sintomi della fascite necrotizzante variano nel tempo: più la malattia evolve, più i sintomi peggiorano. Vediamo in dettaglio l'andamento della malattia:
- Nei primi due giorni dall'infezione, il paziente lamenta DOLORE circoscritto e costante, ERITEMA e GONFIORE. Questa triade sintomatologica è facilmente confondibile con i segni caratteristici di erisipela e cellulite infettiva. I margini dell'infezione non sono ben definiti e la particolare "MORBIDEZZA" DELLA CUTE si estende oltre il punto d'infezione. Durante questa fase, la malattia non risponde alle cure antibiotiche. Di rado, è osservabile una LINFANGITE (infiammazione dei vasi linfatici). Tra gli altri sintomi, ricordiamo: TACHICARDIA, FEBBRE, DISIDRATAZIONE, DIARREA e VOMITO.
- Dopo 2-4 giorni, la fascite necrotizzante provoca EDEMA, ERITEMA DIFFUSO, LESIONI BOLLOSE emorragiche. La cute, prima arrossata, assume una cromia grigiastra, sinonimo di necrosi. I tessuti cutanei risultano rigidi e tesi al tatto, mentre i fasci muscolari non sono più palpabili. Giunti a questo stadio, molti pazienti non percepiscono più il dolore, dal momento che la fascite necrotizzante sta distruggendo i nervi.
- Al quarto/quinto giorno, il paziente manifesta IPOTENSIONE, CONFUSIONE, APATIA e SHOCK SETTICO.
Se non prontamente trattata, la fascite necrotizzante è MORTALE per il 73% dei pazienti.
Diagnosi
La diagnosi di fascite necrotizzante consiste nell'osservazione medica delle lesioni. In caso di sospetta fascite necrotizzante, il paziente viene sottoposto a TC, analisi del sangue e biopsia di una porzione di tessuto leso. Oltre alle tecniche diagnostiche elencate, si ricorre spesso ad un immediato intervento di chirurgia esplorativa, utile a fini sia diagnostici che terapici: dopo aver accertato la fascite necrotizzante, si procede immediatamente con l'asportazione di un'ampia porzione tessutale infetta. Nell'evenienza in cui l'infezione si propaghi nelle regioni periferiche, si procede con l'amputazione dell'arto.
Diagnosi differenziale
La fascite necrotizzante risulta piuttosto complessa da diagnosticare nelle sue fasi iniziali: questa forma infettiva viene spesso confusa per cellulite batterica. Il ritardo diagnostico posticipa la terapia, di conseguenza il rischio di esito infausto aumenta esageratamente. Per la diagnosi differenziale è importante puntare l'attenzione su alcuni parametri che, nella cellulite infettiva, risultano poco evidenti o addirittura assenti:
Terapia
La terapia per la fascite necrotizzante comprende:
- Terapia chirurgica: consiste nell'asportazione di lembi di tessuto infetto, fino all'amputazione dell'arto. Data la delicatezza e la complessità dell'operazione, il paziente viene generalmente sottoposto a più interventi chirurgici, associati eventualmente a trapianto di pelle e tessuto.
- Somministrazione di antibiotici ad alte dosi: la terapia antibiotica è indicata anche in caso di sospetta fascite necrotizzante. La terapia consiste in un mix di antibiotici, di cui la penicillina, la clindamicina e la vancomicina sembrano i più efficaci.
- Terapia intensiva di sostegno: utile per fronteggiare l'ipotensione, la violenta risposta infiammatoria dell'organismo e lo shock settico. In questa sede, il paziente affetto da fascite necrotizzante viene sottoposto a trasfusione di liquidi e sangue.
- Ossigenoterapia iperbarica: strategia terapia indicata per tutti i pazienti affetti da distruzione tissutale e ferite estese.
L'intervento immediato è necessario per prevenire l'esito infausto del paziente affetto da fascite necrotizzante.