Eustress o stress buono. Cos’è e come sfruttarlo

Eustress o stress buono. Cos’è e come sfruttarlo
Ultima modifica 02.01.2024
INDICE
  1. Eustress o stress buono. Cosa si intende
  2. Differenze tra eustress e distress
  3. Storia e evoluzione del concetto di stress buono
  4. Teorie psicologiche sottostanti
  5. Benefici dell'eustress
  6. Eustress per la crescita personale
  7. L’eustress nell’ambiente di lavoro
  8. L’eustress nello sport
  9. L’eustress a scuola e all’università
  10. Gestire l'eustress

Eustress o stress buono. Cosa si intende

L'eustress, o stress buono, è un concetto che si sta facendo sempre più strada nel campo della psicologia e del benessere personale. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, lo stress può essere anche positivo.
Il termine "eustress" fu coniato dallo psicologo Hans Selye, derivando dalla parola greca "eu", che significa "buono", e "stress". L'eustress si riferisce infatti a quella forma di stress che ha un esito positivo o motivante. È la sensazione che proviamo quando siamo stimolati da una sfida, entusiasti di affrontarla, piuttosto che sopraffatti o angosciati, come quando non riusciamo a prendere sonno la sera prima di un evento che abbiamo tanto atteso e desiderato: un viaggio, una presentazione, un incontro. Questo tipo di stress può essere un potente catalizzatore per la crescita personale e il miglioramento delle prestazioni, poiché ci spinge a superare i nostri limiti e a raggiungere nuovi obiettivi.

Differenze tra eustress e distress

Mentre l'eustress è associato a sentimenti di soddisfazione, eccitazione e motivazione, il distress (ovvero lo stress negativo) è spesso legato a sensazioni di ansia e disagio, o persino panico. Il distress può avere effetti negativi sia sulla salute fisica che su quella mentale, portando a problemi come ansia, depressione e malattie fisiche. L'eustress, d'altra parte, non solo è privo di questi effetti negativi, ma può effettivamente contribuire a un miglioramento delle funzioni cognitive, a una maggiore resilienza e a un senso generale di soddisfazione.


Ciò che determina cosa è eustress e cosa è distress è la percezione individuale e l'effetto sul benessere della persona: la stessa situazione può essere fonte di eustress per una persona e di distress per un'altra. Per una persona tenere un discorso pubblico può essere terrificante, al punto da provocare evitamento, angoscia, insonnia, sintomi fisici come mal di testa e mal di stomaco; per un'altra invece può rappresentare una sfida eccitante da porsi e da superare.

Consideriamo alcuni esempi di situazioni che possono generare distress o eustress.
Possono generare distress:

  • subire atti di bullismo
  • la fine di una relazione contro il desiderio di una persona
  • la morte di una persona cara

Esperienze che invece possono generare eustress, sono:

  • fare un lavoro impegnativo ma appagante
  • fare un esercizio fisico che corrisponde alle capacità e al livello di forma fisica
  • vivere grandi cambiamenti nella vita che sono stati desiderati, come trasferirsi in una nuova casa o sposarsi.

Uno dei fattori che influenza il modo in cui una persona risponde a una certa situazione è l'accesso ad alcune risorse fisiche (denaro, mezzi di trasporto, una casa) o non fisiche (tempo, conoscenza di un determinato tema, energia, salute generale, avere un impiego stabile, supporto sociale).

Per approfondire: Eustress e distress. Come riconoscere, prevenire e sfruttare al meglio stress buono e stress cattivo

Storia e evoluzione del concetto di stress buono

La comprensione e l'apprezzamento dello stress buono, o eustress, hanno una storia interessante e sono radicati in diverse teorie psicologiche.
Il concetto fu introdotto per la prima volta negli anni '70 dal medico e endocrinologo Hans Selye, uno dei pionieri nello studio dello stress. Selye osservò che lo stress non era necessariamente un fenomeno negativo; poteva anche avere effetti positivi. La sua ricerca si concentrava sulla risposta del corpo allo stress, che egli definiva come la "Sindrome Generale di Adattamento", una reazione fisiologica a vari stimoli stressanti.
Dai suoi studi, Selye arrivò a distinguere due tipi di stress: eustress (stress positivo) e distress (stress negativo). Mentre il distress veniva associato a malattie e effetti negativi sulla salute, l'eustress veniva visto come una forza motivante e stimolante, che portava a una maggiore produttività e soddisfazione.

Teorie psicologiche sottostanti

Le teorie psicologiche sottostanti al concetto di eustress derivano principalmente dalla psicologia positiva, un ramo della psicologia che si concentra sugli aspetti positivi della vita umana, come il benessere, la felicità e il funzionamento ottimale. Secondo questa prospettiva, lo stress può essere una forza positiva quando è legato a sfide che sono entro i limiti delle capacità di una persona e che possono portare a crescita e realizzazione personale.

Un'altra teoria importante è quella della "Zona di Sviluppo Prossimale" di Lev Vygotsky, che suggerisce che l'apprendimento ottimale avviene quando una persona si trova di fronte a compiti che sono leggermente più difficili di quelli che può gestire da solo. In questo contesto, l'eustress può essere visto come il tipo di stress che si verifica in questa zona, dove una sfida moderata promuove l'apprendimento e lo sviluppo.

Inoltre, la teoria del "flusso" di Mihaly Csikszentmihalyi, che descrive uno stato mentale in cui una persona è completamente immersa in un'attività e prova un senso di coinvolgimento totale e di piacere, è strettamente collegata all'idea di eustress. In questo stato, il livello di sfida dell'attività corrisponde alle competenze della persona, creando un'esperienza ottimale che è sia stimolante che gratificante.

L'eustress è stato infine studiato da Richard Lazarus, ed è stato definito come la risposta cognitiva positiva al sovraffaticamento. Secondo Lazarus si tratta di una reazione sana che offre sensazioni di appagamento e sentimenti generalmente positivi.

In sintesi, la teoria dello stress positivo si è evoluta nel corso del tempo, passando da una comprensione puramente medica e fisiologica a un approccio più olistico che considera anche gli aspetti psicologici e comportamentali. Questa evoluzione ha
portato a una maggiore comprensione di come lo stress possa essere non solo un fattore di rischio per la salute, ma anche un potenziale alleato nella promozione della crescita personale e del benessere.

 

Benefici dell'eustress

L'eustress può avere numerosi benefici sia a livello psicologico che fisico, in particolare:

  • Maggiore concentrazione: quando ci confrontiamo con una sfida stimolante, tendiamo ad entrare nello "stato di flusso" e la nostra attenzione si concentra su quella specifica attività, potenziando così la capacità di lavorare efficacemente.
  • Aumento della motivazione: essendo esposti a una sfida entusiasmante, siamo più propensi a impegnarci e a metterci in gioco per raggiungere i nostri obiettivi.
  • Sviluppo di nuove competenze e abilità: l'eustress incoraggia le persone a superare ipropri limiti e a imparare nuove competenze, migliorando le prestazioni in compiti specifici e contribuendo allo sviluppo professionale e personale a lungo termine.
  • Rafforzamento della resilienza psicologica: affrontare e superare sfide positive può migliorare la nostra capacità di gestire lo stress futuro. Ciò può incrementare l'autostima e l'autoefficacia, ossia la percezione della propria efficacia nel fronteggiare situazioni difficili.
  • Miglioramento dell'umore: l'eustress è associato a sentimenti di realizzazione personale e gratificazione. Completare con successo un compito stimolante può elevare l'umore e aumentare i sentimenti di benessere.
  • Aumento di energia e vitalità: l'eustress stimola una risposta fisica che migliora energia e vitalità; alcuni studi suggeriscono anche potenziali benefici sul sistema immunitario.
  • Promozione di creatività e innovazione: l'eustress può essere un potente catalizzatore per il pensiero creativo, portando a risolvere problemi complessi con soluzioni innovative.

Eustress per la crescita personale

L'eustress svolge un ruolo cruciale nel nostro percorso di crescita personale, agendo come una forza trainante per lo sviluppo e il miglioramento di noi stessi. Ci spinge con gentilezza a superare i confini della nostra zona di comfort, ci motiva a sfidare e allargare i nostri orizzonti, e ogni piccolo successo, così come le grandi vittorie, rafforza la nostra fiducia nelle nostre capacità.
Inoltre, ci insegna a gestire in modo efficace anche il distress, contribuendo alla nostra crescita in termini di resilienza. Questo approccio positivo ci aiuta a vedere le sfide come opportunità di apprendimento e ci fornisce la forza necessaria per affrontare le avversità con determinazione.
L'eustress agisce anche come un incoraggiamento costante a esplorare nuove aree di interesse e ad acquisire nuove competenze, poiché ci spinge a cercare attivamente nuove sfide e a progredire costantemente nel nostro percorso di sviluppo personale.

L’eustress nell’ambiente di lavoro

Numerose ricerche nel campo della psicologia organizzativa hanno esaminato come l'eustress possa migliorare la produttività e la soddisfazione sul lavoro. Questi studi hanno dimostrato che un certo livello di stress positivo può aumentare l'efficienza e la
creatività nei contesti lavorativi.
L'eustress può stimolare i dipendenti a raggiungere obiettivi sfidanti, migliorando la produttività. Un ambiente di lavoro che incoraggia sfide stimolanti, ma realizzabili, può aumentare l'efficienza e la qualità del lavoro svolto. Attenzione però: come abbiamo già detto, se le sfide dovessero essere fuori dalla portata delle persone (per competenze, risorse, o tempi), lo stress provato non sarebbe positivo, si tratterebbe di distress.

I dipendenti che percepiscono le sfide lavorative come stimolanti e gratificanti tendono a essere più coinvolti e soddisfatti del loro lavoro oltre che a crescere e a sviluppare nuove abilità e competenze.
Inoltre, un ambiente di lavoro che incoraggia ad affrontare sfide raggiungibili può contribuire a un clima aziendale più dinamico e positivo. Ciò può portare a una maggiore collaborazione, innovazione e spirito di squadra.

In conclusione, promuovere l'eustress nel contesto lavorativo può portare a numerosi benefici, tra cui una maggiore produttività, soddisfazione lavorativa e crescita professionale.
Le strategie per promuovere lo stress positivo dovrebbero essere mirate a creare un ambiente di lavoro equilibrato, dove le sfide sono viste come opportunità di crescita e di successo.
Numerose ricerche nel campo della psicologia organizzativa hanno esaminato come l'eustress possa migliorare la produttività e la soddisfazione sul lavoro. Questi studi hanno dimostrato che un certo livello di stress positivo può aumentare l'efficienza e la creatività nei contesti lavorativi.
L'eustress può stimolare i dipendenti a raggiungere obiettivi sfidanti, migliorando la produttività. Un ambiente di lavoro che incoraggia sfide stimolanti, ma realizzabili, può aumentare l'efficienza e la qualità del lavoro svolto. Attenzione però: come abbiamo già detto, se le sfide dovessero essere fuori dalla portata delle persone (per competenze, risorse, o tempi), lo stress provato non sarebbe positivo, si tratterebbe di distress.
I dipendenti che percepiscono le sfide lavorative come stimolanti e gratificanti tendono a essere più coinvolti e soddisfatti del loro lavoro oltre che a crescere e a sviluppare nuove abilità e competenze.
Inoltre, un ambiente di lavoro che incoraggia ad affrontare sfide raggiungibili può contribuire a un clima aziendale più dinamico e positivo. Ciò può portare a una maggiore collaborazione, innovazione e spirito di squadra.

L’eustress nello sport

Nel mondo dello sport, gli atleti di alto livello vivono in un ambiente in cui la pressione è costante, ma invece di crollare sotto il suo peso, la usano come molla per spingersi oltre. Lo stress, dunque, invece che essere un nemico, diventa un alleato.
L'eustress aiuta gli atleti a rimanere lucidi, a prendere decisioni rapide e a sfruttare al massimo la propria energia.
Anche fuori dalla competizione, nelle sessioni di allenamento, gli atleti si cimentano in sfide che emulano la tensione delle gare, perfezionando la loro capacità di adattamento. È un fattore che costruisce la resilienza e rafforza la fiducia in se stessi. Gli atleti che lo gestiscono al meglio non solo raggiungono prestazioni eccellenti, ma imparano anche a navigare tra le pressioni dello sport competitivo.

L’eustress a scuola e all’università

Nell'ambiente educativo, sia a scuola che all'università, il ruolo dell'eustress emerge in maniera significativa attraverso numerose testimonianze e casi di studio. Gli educatori e gli studenti raccontano come lo stress positivo possa essere un potente alleato nell'apprendimento e nello sviluppo personale.

In molti istituti, l'adozione di sfide educative bilanciate ha dimostrato di essere particolarmente efficace. Quando gli studenti si trovano di fronte a compiti impegnativi ma realizzabili, l'eustress entra in gioco stimolando la loro curiosità e il desiderio di superare loro stessi. Questo tipo di stimolo positivo spinge gli studenti ad applicarsi di più, migliorando così non solo le loro competenze accademiche, ma anche la loro autostima e capacità di affrontare sfide future.

La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio: compiti troppo semplici non stimolano adeguatamente, mentre quelli eccessivamente difficili possono portare a distress. L'obiettivo è quindi presentare sfide che siano al limite superiore delle capacità attuali degli studenti, spingendoli a esplorare e a espandere i propri orizzonti.

Gestire l'eustress

Così come per il distress, anche l'eustress prevede un certo grado di gestione consapevole ed attiva. È importante innanzitutto imparare a riconoscere la differenza tra eustress e distress: ascoltare il proprio corpo e i propri pensieri aiuta a capire quando lo stress è stimolante e quando inizia a diventare opprimente.

È altresì cruciale gestire il carico di lavoro e stabilire aspettative realistiche. Questo implica sapere riconoscere quando accettare nuove sfide e quando è il momento di fare un passo indietro per evitare il sovraccarico. A volte, mantenere l'equilibrio significa saper dire di no, rifiutare ulteriori impegni o opportunità che potrebbero portare a un eccesso di stress.
Infine, è utile apprendere se è il caso di chiedere aiuto e ricordare che una stessa situazione che è stata stimolante in un certo momento della nostra vita, potrebbe portare a distress per naturali cambiamenti delle condizioni, dei tempi o delle risorse
in campo.
Lo stress cronico o invalidante non è qualcosa che si deve sopportare, poiché, oltre che fastidioso sul momento, può essere dannoso per la salute e il benessere nel lungo termine. Se stai trovando difficile gestire elevate quantità di stress o ansia, puoi trovare aiuto da uno psicologo.

Fonti

  • Mahavongtrakul, M. (2019). In with the Good and Out with the Bad: Promoting Healthy Stress in Class. UCI Division of Teaching Excellence and Innovation.
  • Vogel, S., & Schwabe, L. (2016). Learning and memory under stress: implications for the classroom. npj Science of Learning, 1, 16011.
  • Harmison, R. J. (2011). Peak performance in sport: identifying ideal performance states and developing athletes' psychological skills. Sport, Exercise, and Performance Psychology, 1, 3-18.
  • Lazarus, R. S., & Folkman, S. (1987). Transactional theory and research on emotions and coping. European Journal of personality, 1(3), 141-169.
  • Le Fevre, M., Matheny, J., & Kolt, G. S. (2003). Eustress, distress, and interpretation in occupational stress. Journal of managerial psychology, 18(7), 726-744.
  • Selye, H. (1965). The stress syndrome. The American Journal of Nursing, 97-99.

Autore

Dott.ssa Donatella Ruggeri
Dott.ssa Donatella Ruggeri, psicologa e divulgatrice scientifica. Si occupa di ricerca e progettazione, consulenza a seduta singola e neuroscienze. E’ la fondatrice della Settimana del Cervello, manifestazione che si svolge in Italia ogni anno a marzo per l'educazione e la sensibilizzazione sulle meraviglie del cervello umano.