Diabete, Sport e Nuove Tecnologie: Intervista allo Specialista

Diabete, Sport e Nuove Tecnologie: Intervista allo Specialista
Ultima modifica 15.06.2021
INDICE
  1. Cos'è il diabete?
  2. Gestione e terapia del diabete
  3. Diabete, Attività Sportiva e Supporto fornito dalla Tecnologia

Cos'è il diabete?

Il diabete è una delle patologie metaboliche più conosciute e, probabilmente, più diffuse nel nostro Paese.

Si tratta di una malattia connessa ad un calo dell'attività esercitata dall'insulina, ormone prodotto dalle cellule beta delle isole di Langerhans del pancreas. Più nel dettaglio, tale calo di attività può essere ricondotto ad una diminuita disponibilità della stessa insulina, ad un utilizzo non ottimale dell'ormone da parte dell'organismo o ad una combinazione di queste condizioni.

Esistono diverse tipologie di diabete, fra cui ritroviamo:

  • Il diabete di tipo 1, caratterizzato da una mancata secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas. Ciò avviene a causa di una distruzione di tali cellule su base autoimmune. Il diabete di tipo 1 insorge generalmente nell'infanzia o nell'adolescenza, ma può manifestarsi anche in età adulta. Si stima che il diabete di tipo 1 riguardi circa il 3-5% degli individui che soffrono di questa malattia metabolica.
  • Il diabete di tipo 2, imputabile ad una ridotta sensibilità all'insulina da parte di organi e tessuti (fegato, muscoli e tessuto adiposo) e/o ad una ridotta secrezione della stessa da parte delle cellule beta del pancreas. Il diabete di tipo 2 tende a manifestarsi in età adulta e il rischio di svilupparlo aumenta in presenza di alcuni fattori quali obesità e sedentarietà, ma anche la familiarità sembra giocare un ruolo fondamentale nella sua comparsa. Ad ogni modo, talvolta il diabete tipo 2 viene diagnosticato anche a bambini ed adolescenti.

Gestione e terapia del diabete

La gestione del diabete è di fondamentale importanza per garantire al paziente una buona qualità della vita. La terapia, in questo senso, riveste un ruolo molto importante, così come il monitoraggio regolare della glicemia.

L'unico trattamento farmacologico possibile per il paziente con diabete di tipo 1 consiste nella somministrazione di insulina.

Per quel che riguarda il paziente con diabete di tipo 2, invece, il trattamento prevede la somministrazione di farmaci ipoglicemizzanti orali cui può essere associata anche la terapia insulinica se necessaria.

In entrambe le forme di diabete, tuttavia, lo stile di vita rappresenta un tassello essenziale nella gestione della malattia. La dieta deve essere curata ed è altrettanto importante associare una regolare attività fisica. Tuttavia, se da un lato l'attività fisica è una parte fondamentale, dall'altro lato, per un paziente diabetico questo tema può essere fonte di dubbi e domande, soprattutto per coloro che vorrebbero praticare un'attività sportiva vera e propria, anche ad elevata intensità. In questo contesto, la misurazione, il controllo e la gestione della glicemia richiedono un'elevata accuratezza al fine di evitare l'insorgenza di condizioni pericolose.

Al giorno d'oggi, la gestione della glicemia nei pazienti diabetici che praticano o che vorrebbero praticare attività motoria anche ad elevata intensità può essere più semplice di quanto non fosse in passato grazie alle nuove tecnologie e dispositivi innovativi come quelle realizzati da Theras Group, azienda italiana impegnata anche nel proporre soluzioni tecnologiche per la gestione del diabete, come il microinfusore per insulina impermeabile e privo di tubi o cateteri e il sistema di monitoraggio continuo della glicemia (CGM - Continuous Glucose Monitoring).

Per approfondire: Integratori alimentari e diabete: un aiuto per la salute

Diabete, Attività Sportiva e Supporto fornito dalla Tecnologia

Per meglio comprendere la relazione fra diabete e attività sportiva, per capire come le nuove tecnologie per la sua gestione possono fornire supporto ai pazienti e quanto è importante il rapporto con il diabetologo, ci siamo rivolti al Dottor Vincenzo Guardasole, specialista in Medicina Interna ad indirizzo Metabolico e Riabilitativo presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.

Quando si parla di diabete e attività fisica, di solito, si fa riferimento ad un tipo di attività non troppo intensa il cui principale scopo è il miglioramento del controllo metabolico, ma il paziente diabetico può praticare un vero e proprio sport?

"Assolutamente sì, è possibile praticare tutte le attività sportive" ci conferma il Dott. Guardasole che prosegue affermando come, nel corso degli anni, il ventaglio di attività motorie e sportive cui i pazienti diabetici possono partecipare si sia man mano allargato. "È chiaro, tuttavia, che la possibilità di fare uno sport rispetto a un altro è subordinata ad una valutazione clinica delle eventuali complicanze. Se, infatti, una persona con diabete ha già sviluppato delle complicanze importanti, vi sono alcune attività propriamente sportive che possono essere controindicate",  continua lo specialista.

La possibilità di svolgere un'attività sportiva vale sia per i pazienti con diabete di tipo 1 che per i pazienti con diabete di tipo 2?

Ancora una volta la risposta del Dottor Guardasole è positiva: "Sì, perché non è il diabete a rappresentare il problema, sono eventualmente le complicanze ad esso connesse che possono controindicare allo svolgimento di una data un'attività. Dopo aver fatto un'opportuna valutazione clinica, un diabete ben controllato e senza complicanze, di fatto, non rappresenta una controindicazione alla pratica di alcuna attività sportiva. Basti pensare, ad esempio, al progetto "Diabete sommerso" che si occupa di avviare persone con diabete all'attività di subacqueo ".

Pertanto, un paziente diabetico può decidere, purché sotto controllo, di iniziare a praticare un'attività sportiva anche ad elevata intensità?

"Assolutamente sì", conferma il Dott. Guardasole, "tant'è che esiste un'associazione a livello nazionale - l'ANIAD (Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici) - che raggruppa proprio le persone con diabete che praticano attività sportiva, anche agonistica".

Un paziente diabetico che vuole praticare un'attività sportiva, anche ad elevata intensità, che tipo di difficoltà può incontrare?

"Facendo un discorso di tipo generale senza distinguere in diabetici di tipo 1 e di tipo 2, è necessario capire se il farmaco che il paziente assume possa potenzialmente determinare una ipoglicemia oppure no" ci spiega il Dottor Guardasole. "Per esempio, fino a qualche tempo fa, per i soggetti con diabete di tipo 2 sottoposti a terapia con farmaci un po' obsoleti lo svolgimento dell'attività sportiva poteva essere un problema, poiché vi era il rischio che la glicemia scendesse troppo in corso di attività. Fortunatamente, ora la maggior parte dei farmaci per il trattamento del diabete di tipo 2 presenta un rischio molto basso d'indurre ipoglicemia. In questo senso, quindi, i farmaci sicuramente aiutano nella gestione e nella programmazione di un'attività motoria, sia intesa come una semplice passeggiata che come un'attività di tipo un po' più intenso".

Il discorso cambia quando invece si parla di pazienti con diabete di tipo 1, come ci spiega lo specialista: "I diabetici di tipo 1, ovviamente, sono insulino-trattati. L'insulina è un potente farmaco ipoglicemizzante e la gestione della patologia durante l'attività fisica risulta più complessa. I diabetologi devono quindi lavorare molto sell'educazione terapeutica del paziente per cercare di evitare l'insorgenza di un'ipoglicemia in corso di attività motoria, oppure più tardiva, poiché talvolta può insorgere anche dopo il termine dell'attività. In questo senso la tecnologia sta fornendo, fornisce e fornirà lo strumento principe per poter gestire l'attività motoria in sicurezza".

Quando si parla di nuove tecnologie nell'ambito della gestione del diabete a cosa ci si riferisce esattamente?

"Ci si riferisce a quelle tecnologie che consentono un monitoraggio continuo e immediato della glicemia che permette di stabilire, momento per momento, l'andamento di questo parametro", spiega il Dottor Guardasole che entra poi nello specifico illustrando la differenza fra CGM (Monitoraggio Continuo del Glucosio) e tecnologia flash (Flash Glucose Monitoring - Monitoraggio Flash del Glucosio): "La tecnologia flash consente sì una misurazione della glicemia che può essere continua, ma necessita dell'intervento del paziente che deve richiedere che il valore venga misurato, si tratta quindi di una tecnologia che funziona "a domanda". Al contrario, i dispositivi CGM funzionano in "real time" con un controllo continuo del parametro glicemico e - attraverso degli applicativi sullo smartphone o dei device specifici - sono in grado di emettere un allarme nel caso in cui ci siano variazioni pericolose della glicemia. I dispositivi CGM possono essere prescritti solamente alle persone con diabete di tipo 1, mentre la tecnologia flash può essere prescritta a tutti i pazienti diabetici, inclusi quelli di tipo 2 che desiderano praticare attività sportiva".

"Detto questo" continua il Dottor Guardasole "entrambe queste tecnologie, anche se con caratteristiche diverse, sono estremamente utili proprio perché capaci di fornire la misurazione della glicemia in un preciso momento, esattamente come se la misurazione fosse fatta con la puntura al polpastrello. In aggiunta, vi è la presenza di uno storico, in quanto tutti i dati vengono  scaricati e memorizzati". I vantaggi di queste nuove tecnologie, tuttavia, non finiscono qui, poiché questi strumenti mostrano anche "delle frecce di tendenza che diventano uno strumento di educazione terapeutica fondamentale nella persona con diabete". Il Dottor Guardasole ci spiega, infatti, che insieme al valore della glicemia, questi strumenti mostrano delle frecce capaci di indicare se la glicemia sta salendo, è stabile o sta scendendo e con quale velocità ciò sta avvenendo: nei primi due casi, il paziente potrà iniziare l'attività sportiva, mentre nell'ultimo caso dovrà intervenire con un comportamento adeguato per gestire la situazione. "Tutto ciò era impensabile prima dell'avvento di queste tecnologie" continua il Dottore "il dato ottenuto con il classico glucometro era rappresentato da un numero secco e non era possibile ottenere informazioni circa l'andamento della glicemia nell'immediato futuro. Adesso, invece, grazie a specifici algoritmi, abbiamo la possibilità di prevedere come evolverà il parametro glicemico nella mezz'ora successiva. Questo chiaramente è importantissimo, poiché ci dà modo di essere più precisi nell'intervento, a patto di aver spiegato bene al paziente come deve comportarsi".

Il vantaggio dell'uso di queste tecnologie consiste quindi nella possibilità di capire l'evoluzione della glicemia in modo da permettere alla persona di capire come agire di conseguenza, se iniziare l'attività sportiva oppure no?

"Esatto", ci risponde il Dottor Guardasole, "ma questo solo nel caso in cui l'apparecchio che misura la glicemia in continuo sia dato ad una persona non dotata di microinfusore di insulina", un apparecchio che consente l'infusione continua di questo farmaco.

Nel caso in cui il paziente sia dotato sia di un dispositivo per il monitoraggio continuo della glicemia (CGM) che di un microinfusore d'insulina, infatti, i vantaggi aumentano. Il Dottor Guardasole ci spiega che "microinfusore e CGM comunicano fra loro e - grazie ai nuovi algoritmi sviluppati e sulla base dei parametri preimpostati - sono in grado di determinare quando è necessario aumentare o diminuire l'insulina infusa allo scopo di mantenere la glicemia in un range ben preciso".

In altri termini, la combinazione di microinfusore di insulina e dispositivo per la misurazione in continuo della glicemia può consentire al paziente di non fare alcuna azione?

"I nuovi sistemi stanno andando in questa direzione, poiché ci si è resi conto che la necessità per la persona diabetica di dover decidere in ogni istante cosa fare e come farlo potrebbe essere motivo di stress e di ansia" spiega il Dottor Guardasole che, tuttavia, precisa "ogni paziente è diverso ed è necessario inquadrarlo anche dal punto di vista psicologico: ad esempio, c'è la persona che sente la necessità di dover avere sotto controllo ogni cosa per la quale una tecnologia che consente di ridurre al minimo le azioni per il controllo glicemico non è propriamente indicata, o ancora, c'è l'individuo che vede in queste tecnologie un grande aiuto ma che potrebbe trovare invadenti gli allarmi generati in caso di alterazione della glicemia e che potrebbe pertanto scegliere di disattivarli con tutti i rischi del caso. Il punto, quindi, è questo: trovare la giusta tecnologia per la giusta persona".

Quali difficoltà si possono incontrare nell'avvicinamento all'uso delle nuove tecnologie?

"La prima difficoltà la affronta il sanitario che deve continuamente aggiornarsi sulle novità. Inoltre, per poter spiegare al paziente come funziona questa nuova tecnologia, il medico deve prima capirla egli stesso" afferma il Dott. Guardasole che continua ribadendo "l'altra difficoltà consiste nel capire le esigenze del paziente, il discorso è molto più ampio di quanto si possa immaginare. Si potrebbe pensare che la tecnologia risolva tutto, ma ci sono pazienti, ad esempio, che non gradiscono i CGM o i microinfusori in quanto non sono ancora riusciti ad accettare la diagnosi di una patologia purtroppo cronica quale è il diabete. In questi pazienti, i dispostivi vengono visti come un qualcosa di invasivo che ricorda loro continuamente di avere una malattia che non vogliono accettare. Di contro, il paziente non può pensare che il ricorso alla tecnologia possa fargli dimenticare di avere il diabete. Il diabetologo deve essere chiaro e spiegare come funzionano le nuove tecnologie, cosa si può ottenere dal loro uso e come il paziente deve impiegarle e comportarsi, solo in questo modo si può ottenere successo nella gestione della malattia".

Il Dottor Guardasole ci fa quindi capire che per quanto le nuove tecnologie possano rivelarsi utili, è necessario che il paziente sia dotato di una grande consapevolezza e che il diabetologo gli fornisca non solo tutte le informazioni per utilizzare correttamente i dispostivi tecnologici, ma anche tutte le competenze necessarie per capire come gestire la stragrande maggioranza degli eventi e delle situazioni che possono presentarsi nella quotidianità e quando si pratica attività sportiva.

Quale importanza riveste il ruolo del diabetologo e l'istruzione del paziente all'uso delle nuove tecnologie?

Il Dottor Guardasole ci spiega che "la relazione medico-paziente rimane fondamentale perché è la base su cui poi si va a costruire tutto il resto e questo aspetto non può essere sostituito dalla tecnologia. La tecnologia è un ausilio che può essere estremamente utile, ma non può prescindere dalla relazione fra lo specialista e il paziente diabetico".

Vuole dare qualche consiglio utile ai pazienti diabetici che vorrebbero praticare sport?

"Assolutamente sì" ci dice lo specialista "premesso che lo sport, da un punto di vista terapeutico, ha effetti uguali e superiori al farmaco e che apporta benefici a trecentosessanta gradi, consiglio al paziente diabetico che vuole praticare attività sportiva di comunicarlo immediatamente al diabetologo che lo segue, poiché potrà fornirgli consigli giusti sul tipo di attività da fare in relazione al suo quadro clinico. I pazienti diabetici che vogliono praticare sport possono inoltre aderire a varie associazioni per conoscere e praticare attività fisica insieme ad altre persone che condividono lo stesso tipo di problema. Pertanto, lo sport è una cosa che può essere fatta e deve essere fatta. Deve essere fatta in sicurezza, divertendosi e per fare ciò è sufficiente parlarne con il proprio diabetologo che sarà felicissimo di poter dare indicazioni su come praticare attività, poiché in ogni caso otterrà un enorme miglioramento del risultato clinico" conclude il Dottor Guardasole.

Autore

Dott.ssa Ilaria Randi

Dott.ssa Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista