Carbossiterapia: cos'è, a cosa serve, come si fa

Carbossiterapia: cos'è, a cosa serve, come si fa
Ultima modifica 12.11.2019
INDICE
  1. Che cos'è la Carbossiterapia?
  2. Storia della Carbossiterapia
  3. A cosa serve?
  4. Come funziona la Carbossiterapia?
  5. Come si esegue
  6. Effetti collaterali
  7. Controindicazioni

Che cos'è la Carbossiterapia?

La carbossiterapia è una tecnica, ampiamente diffusa in medicina, che consiste nella somministrazione per via sottocutanea di una certa quantità di anidride carbonica allo stato gassoso.

Carbossiterapia Shutterstock

I disturbi che possono essere trattati - o alleviati - mediante l'uso di questa tecnica sono molteplici e comprendono sia vere e proprie patologie che inestetismi di vario tipo (cellulite, segni del tempo, ecc.).

La carbossiterapia è molto apprezzata per i risultati che si possono ottenere con il suo impiego, soprattutto da chi non desidera ricorrere ad interventi chirurgici veri e propri.

Storia della Carbossiterapia

L'uso dell'anidride carbonica per il trattamento di disturbi e patologie non è affatto recente. L'impiego terapeutico di questo gas, infatti, affonda le sue radici nel 1932 presso la stazione termale di Royat in Francia, dove i pazienti venivano sottoposti a trattamenti a base di anidride carbonica per contrastare disturbi vascolari di diversa natura.

Con il passare degli anni, il numero di pazienti trattati presso questo centro termale è gradualmente aumentato, fino a raggiungere valori impressionanti. Le ricerche condotte presso il centro termale di Royat hanno messo in evidenza come la somministrazione di anidride carbonica a pazienti affetti da arteriopatie periferiche di varia natura fosse in grado di portare a risultati decisamente positivi e incoraggianti, in particolar modo in termini di recupero funzionale.

Tali risultati, spinsero il Ministero della Sanità francese a considerare questa terapia non solo efficace, ma anche sicura da utilizzare.
Tuttavia, in quel periodo ancora non si parlava di carbossiterapia. Questo termine, infatti, fu introdotto per la prima volta da Luigi Parassoni durante il XVI Congresso Nazionale di Medicina Estetica della Società Italiana di Medicina Estetica.

Con il passare del tempo, la carbossiterapia ha suscitato un interesse sempre maggiore, che l'ha portata a essere oggetto di numerose ricerche e studi clinici che ancora oggi vengono condotti.

Attualmente, la carbossiterapia è una tecnica medica praticata negli Stati Uniti, in Giappone, nella Corea del Sud, in diversi Paesi del Sud America e in svariati Paesi Europei. In Italia, è presente la società di Carbossiterapia Italiana con sede a Milano fin dal 1993.

A cosa serve?

Per cosa si utilizza la Carbossiterapia?

La carbossiterapia viene sfruttata in molteplici rami della medicina, quali:

  • Dermatologia;
  • Medicina estetica (antiaging, rigenerativa e ricostruttiva);
  • Medicina vascolare;
  • Ginecologia.

Più nel dettaglio, la carbossiterapia si rivela utile nel trattamento di:

Inoltre, la carbossiterapia può essere impiegata in ambito ginecologico come coadiuvante nei trattamenti antietà dei genitali femminili.

Come funziona la Carbossiterapia?

La carbossiterapia è utile nel trattamento di tutti quei disturbi caratterizzati da alterazioni della microcircolazione, sulla quale, proprio l'anidride carbonica è in grado di esercitare effetti benefici.

Difatti, in seguito alla sua somministrazione per via sottocutanea, l'anidride carbonica sembra essere in grado di incrementare il flusso ematico locale mediante:

  • L'aumento della sfigmicità arteriolare e metarteriolare, ossia l'aumento della dilatazione e della ritrazione delle pareti elastiche di arteriole e metarteriole, che favorisce la spinta del sangue dal flusso ematico al microcircolo.
  • Il rilassamento delle cellule muscolari lisce presenti a livello degli sfinteri precapillari.

Gli effetti dell'anidride carbonica, tuttavia, non finiscono qui. Questo gas, infatti, agisce anche a livello del tessuto adiposo, dove può:

  • Indurre l'attivazione di una cascata di segnali che culmina con la stimolazione dell'attività della lipasi intradipocitaria, l'enzima che idrolizza i trigliceridi presenti all'interno degli adipociti portando alla formazione di acidi grassi e glicerolo;
  • Aumentare la concentrazione locale di ossigeno attraverso l'incremento dell'effetto Bohr (effetto per il quale si assiste al rilascio di molecole di ossigeno da parte dell'emoglobina in risposta a una diminuzione locale del pH e a un aumento della concentrazione locale di anidride carbonica). L'aumento del rilascio di ossigeno favorisce i processi catabolici di ossidazione degli acidi grassi, per i quali la presenza di questo gas è fondamentale.

L'anidride carbonica viene allontanata dall'organismo mediante i meccanismi endogeni di eliminazione che vengono utilizzati anche in condizioni fisiologiche.

Come si esegue

Come si svolge una seduta e chi fa la Carbossiterapia?

Naturalmente, trattandosi di un trattamento medico a tutti gli effetti, la carbossiterapia deve essere effettuata solo da medici specializzati in materia.

Carbossiterapia

La somministrazione dell'anidride carbonica nel tessuto sottocutaneo avviene mediante aghi sottilissimi (monouso e sterili), che sono collegati tramite tubi sterili a un apposito apparecchio che eroga il gas. Quest'apparecchio è dotato di un serbatoio, all'interno del quale è contenuta l'anidride carbonica sterile, e di un flussimetro che ne regola la fuoriuscita. La velocità con la quale l'anidride carbonica fuoriesce e la quantità di gas iniettato devono essere stabilite dal medico.

La Carbossiterapia è dolorosa?

In linea di massima, la carbossiterapia non è un trattamento doloroso, ma la percezione di dolore è fortemente influenzata da fattori come la sede di somministrazione e la sensibilità del paziente. Pertanto, in caso di necessità, prima di procedere con le iniezioni, il medico può applicare un anestetico locale in corrispondenza delle aree che devono essere trattate.

Quanto dura?

La durata di una singola seduta può variare dai 15 ai 30 minuti, in funzione del tipo di disturbo che si deve trattare e della sua gravità. Per ottenere risultati apprezzabili, tuttavia, una singola seduta di carbossiterapia non è sufficiente, ma è necessario eseguire cicli terapeutici composti da diverse sedute.

Un ciclo terapeutico può essere costituito da un minimo di 2-6 sedute fino a un massimo di 15-20 sedute. L'intervallo fra una seduta e l'altra, così come il numero di sedute da eseguire dipendono sia dal tipo di patologia/inestetismo che si deve trattare, sia dalla risposta del paziente allo stesso trattamento.

Al termine della seduta, generalmente, è possibile riprendere tutte le normali attività quotidiane. Ad ogni modo, sarà compito del medico fornire indicazioni adeguate in merito.

Effetti collaterali

Per quanto l'anidride carbonica sia un gas ritenuto sicuro quando correttamente impiegato a dosaggi terapeutici, la carbossiterapia può comunque provocare alcuni effetti collaterali. Fortunatamente, nella maggioranza dei casi, tali effetti sono di lieve entità e tendono ad autorisolversi in breve tempo.

Ad ogni modo, fra i principali effetti indesiderati che possono manifestarsi durante, o al termine, della seduta di carbossiterapia, ritroviamo:

  • Dolore durante il trattamento;
  • Sensazione di fastidio nel momento in cui il gas viene iniettato sottocute;
  • Sensazione d'indolenzimento cutaneo;
  • Comparsa di piccoli lividi in corrispondenza dei siti d'iniezione.

Effetti collaterali più severi possono manifestarsi in caso di somministrazione di dosi eccessive di anidride carbonica e/o in caso di errata esecuzione della tecnica. Il rischio di gravi effetti avversi risulta comunque minimo se ci si rivolge a medici professionisti del settore.

Controindicazioni

Nonostante la carbossiterapia venga considerata come una tecnica efficace e sicura da usare, essa possiede non poche controindicazioni.

Il ricorso a questo tipo di trattamento, infatti, risulta controindicato in caso di:

Prima di sottoporsi a una seduta di carbossiterapia, pertanto, è necessario eseguire una visita preliminare dal medico al fine di escludere la presenza di eventuali controindicazioni o potenziali rischi per il paziente.

Autore

Ilaria Randi
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista