Ultima modifica 18.10.2019

Cos'è l'aprassia?

In assenza di lesioni neurologiche elementari di natura motoria o sensitiva, si parla di aprassia quando il soggetto manifesta un'evidente difficoltà od incapacità nell'eseguire movimenti volontari. AprassiaPiù precisamente, l'aprassia è un disturbo neuropsicologico direttamente correlato a deficit di movimento, sia in termini di pianificazione che di programmazione motoria: in altre parole, il paziente aprassico non è in grado di  eseguire gesti precisi (movimenti aventi significato) e/o movimenti volontari privi di significato. È opportuno puntualizzare: l'aprassia non esprime precisamente una semplice scoordinazione del movimento, piuttosto un mancato controllo sull'elaborazione e pianificazione dei movimenti volontari.
La maggior parte dei pazienti affetti da aprassia non è consapevole del proprio disturbo: si parla di anosognosia, l'incapacità del malato di riconoscere il proprio deficit neuropsicologico.

Significato di aprassia

Il termine aprassia deriva dal greco a-praxìa: il prefisso a- indica una negazione, mentre il suffisso –praxìa significa fare (letteralmente non-fare, impossibilità di fare). Agli inizi degli anni Settanta dell'Ottocento, il medico Steinthal coniò per primo il termine, inserendolo però in un contesto sbagliato, correlato soprattutto alla sindrome afasica. Un secolo più tardi, un altro scienziato rivalutò correttamente il termine, che assunse il significato attuale: impossibilità di eseguire e/o di controllare un movimento volontario.

Cause

L'aprassia consegue a patologie cerebrali secondarie e non è mai dovuta a distonia, discinesia od atassia. Il fattore eziologico più ricorrente, responsabile della malattia, è sicuramente ascrivibile ad una lesione cerebrovascolare: infatti, le aprassie più frequenti sono dovute principalmente ad infarti di tipo trombotico od embolico, emodialisi a lungo termine, ictus e tumori cerebrali. È stata osservata una stretta correlazione tra il morbo di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative in generale, e l'aprassia. In alcuni casi, l'aprassia può peggiorare a seguito di malattie psicologiche concomitanti (es. disfunzione motoria psicogena associata a patologie organiche).
L'aprassia può essere generata da lesioni - spesse volte parziali - a carico del corpo calloso; in genere, le suddette lesioni provocano danni alla metà sinistra del corpo. Solamente quando viene intaccato l'emisfero cerebrale dominante (sinistro, responsabile della coordinazione motoria), il paziente corre il rischio di aprassia; i danni cerebrali a carico dell'emisfero non dominante (destro) non provocano aprassia.
L'aprassia del corpo calloso coinvolge solamente gli arti, lasciando illesi quelli facciali. [tratto da Neurofisiologia del movimento: anatomia, biomeccanica, cinesiologia clinica, di M. Marchetti, P. Pilastrini]

Sintomi

Il ventaglio di disturbi motori riassumibile nell'aprassia colpisce in genere i muscoli delle braccia, mentre quelli delle gambe e del viso solo difficilmente vengono intaccati; opinabile è l'aprassia del tronco.
Le turbe che completano il quadro sintomatologico del disturbo aprassico possono essere riassunte in alcuni punti principali, di seguito riportati in tabella:


Aspetto clinico dell'aprassia (errori di tipo progettuale)

  • Introduzione di elementi innovativi durante un gesto
  • Mancanza di alcuni elementi indispensabili per il completamento di un movimento
  • Sostituzione di un movimento con un altro incomprensibile
  • Realizzazione bizzarra del gesto
  • Preservazione del movimento: il paziente continua a ripetere quel dato gesto
  • Scoordinamento temporale: il soggetto aprassico non ricorda la sequenza corretta di movimenti volta a realizzare un gesto significativo completo
  • Il soggetto affetto da aprassia utilizza la mano o le dita come se fossero l'oggetto (oggetto = mano)


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