Ultima modifica 10.01.2020

Generalità

L'acido clavulanico è un composto avente struttura chimica di tipo beta-lattamico (o β-lattamico). In particolare, l'acido clavulanico è un inibitore delle β-lattamasi che trova largo impiego all'interno di preparazioni medicinali in associazione a farmaci antibiotici, quali le penicilline.
Acido ClavulanicoL'acido clavulanico è un composto di origine naturale, isolato per la prima volta da ceppi di Streptomyces clavuligerus.

Usi dell'Acido Clavulanico

Benché l'acido clavulanico sia dotato di una debole attività antibatterica, il suo utilizzo all'interno di preparazioni medicinali ad azione antibiotica non è effettuato per la sua azione diretta contro i microorganismi, bensì per la sua capacità di inibire particolari enzimi prodotti da diversi ceppi batterici: le β-lattamasi (o beta-lattamasi).
Le β-lattamasi sono particolari enzimi (più precisamente, delle proteasi seriniche) prodotti da determinati ceppi batterici, ai quali conferiscono la resistenza agli antibiotici con struttura chimica beta-lattamica (come, ad esempio, le penicilline). Infatti, il compito di questi enzimi è proprio quello di rompere l'anello beta-lattamico presente nella struttura dei suddetti farmaci antibiotici, compromettendone irreversibilmente l'attività e consentendo al battere di sopravvivere.
L'acido clavulanico viene utilizzato soprattutto in associazione all'amoxicillina (una penicillina semisintetica ad ampio spettro d'azione). Sono diverse le preparazioni medicinali a base di amoxicillina e acido clavulanico presenti sul mercato; fra le più conosciute ricordiamo l'Augmentin® e il Clavulin®.

Meccanismo d'azione

Come accennato, l'acido clavulanico è un inibitore irreversibile delle sopracitate beta-lattamasi. Avendo una struttura chimica beta-lattamica, l'acido clavulanico è in grado di legarsi a questi enzimi in maniera preferenziale rispetto alle penicilline.
Più nel dettaglio, l'acido clavulanico - legandosi alle beta-lattamasi al posto delle penicilline - provoca l'acilazione irreversibile dell'ossidrile della serina presente nel sito attivo dello stesso enzima, inibendolo.
In verità, alcuni tipi di beta-lattamasi sono in grado di idrolizzare l'acido clavulanico; tuttavia, in seguito a tale idrolisi, avvengono successive reazioni chimiche che portano comunque e irrimediabilmente all'inibizione dell'enzima, consentendo pertanto di ottenere in qualsiasi caso l'effetto desiderato.
Proprio in virtù di questo suo meccanismo d'azione, l'acido clavulanico rientra nel gruppo di quelli che vengono definiti "inibitori suicidi delle β-lattamasi".

Vantaggi

Grazie all'utilizzo dell'acido clavulanico in associazione alle penicilline - e, in particolare, all'amoxicillina - è stato possibile estendere l'attività di questi antibiotici anche nei confronti dei batteri produttori di beta-lattamasi (che altrimenti sarebbero resistenti all'azione antibatterica dei suddetti farmaci).
Pertanto, si può affermare che l'associazione dell'acido clavulanico all'amoxicillina ha permesso di ampliarne notevolmente e in maniera significativa lo spettro d'azione. In particolare, tale associazione risulta essere particolarmente efficace in caso di:

Effetti collaterali

Dal momento che l'acido clavulanico non è mai impiegato da solo, è difficile stabilire quali possano essere gli effetti collaterali da esso indotti.
Tuttavia, è stato osservato che - rispetto alla somministrazione della singola amoxicillina - la somministrazione di quest'ultima in associazione all'acido clavulanico provoca con maggior incidenza effetti collaterali di tipo gastrointestinale, in particolar modo diarrea. Ad ogni modo, tale effetto può essere significativamente ridotto dalla somministrazione del medicinale a stomaco pieno.
Oltre a questo, pare che l'associazione dell'acido clavulanico all'amoxicillina provochi anche un aumento dell'incidenza di effetti avversi più gravi, quali epatite acuta, ittero colestatico, sindrome di Stevens-Johnson e porpora.

Controindicazioni

Solitamente, l'uso di acido clavulanico in associazione a penicilline non è consigliato per il trattamento delle infezioni broncopolmonari acute, poiché possiede una ridotta capacità di penetrazione delle secrezioni bronchiali.
Ad ogni modo, la scelta di somministrare la singola amoxicillina o l'associazione di quest'ultima con l'acido clavulanico, spetta solamente al medico che valuterà caso per caso quale strategia terapeutica si adatta meglio al singolo paziente.


Autore

Ilaria Randi
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista