Aborto Farmacologico: cos'è, come si fa, sicurezza
Generalità
Con aborto farmacologico s'intende l'interruzione della gravidanza effettuata tramite il ricorso a specifici farmaci.
Anche noto come aborto medico o chimico, questo trattamento è considerato il metodo di prima scelta per interrompere la gravidanza entro le prime settimane di gestazione.
Per essere eseguito, l'aborto farmacologico richiede la somministrazione di un farmaco abortivo - responsabile del distacco del sacco embrionale - e di un analogo prostaglandinico, necessario per indurre le contrazioni uterine allo scopo di favorire l'espulsione dell'embrione, del sacco e del liquido amniotico, così come dell'iniziale placenta formatasi.
Nel corso dell'articolo verranno perciò analizzate le principali caratteristiche dell'aborto farmacologico e i casi in cui vi si può ricorrere, i possibili effetti collaterali cui si può andare incontro e le controindicazioni alla messa in atto di questo particolare trattamento.
Lo sapevi che...
L'aborto farmacologico viene spesso definito anche con il termine "contragestione".
Che cos'è l'Aborto Farmacologico?
L'aborto farmacologico è l'interruzione della gravidanza effettuata attraverso la somministrazione di uno specifico farmaco abortivo, seguita dalla somministrazione di un farmaco in grado di indurre le contrazioni uterine per favorire l'espulsione dell'embrione.
In Italia, l'aborto farmacologico è un trattamento medico che deve essere messo in atto all'interno di ospedali o cliniche autorizzate. Di conseguenza, i farmaci utilizzati per effettuarlo sono ad esclusivo utilizzo ospedaliero e devono essere prescritti e somministrati solo da personale medico specializzato in quest'ambito.
Accenni sugli Aspetti Legislativi dell'Aborto
L'interruzione volontaria della gravidanza - ricorrendo all'aborto farmacologico e non - nel nostro Paese, è consentita e regolamentata dalla legge 194. Tuttavia, i medici contrari a questo tipo di pratica possono appellarsi all'obiezione di coscienza, rifiutando la prescrizione e la somministrazione dei farmaci necessari all'interruzione della gestazione.
Nonostante ciò, la Corte di Cassazione ha escluso la possibilità di sollevare l'obiezione di coscienza nella fase di espulsione dell'embrione, durante la quale il medico - anche se obiettore di coscienza - è tenuto a prestare soccorso alla paziente in quanto si tratta di assistenza medica fornita successivamente all'intervento di interruzione della gravidanza.
Semplificando, qualora una donna abbia già assunto i farmaci necessari all'aborto farmacologico o si sia già sottoposta ad aborto chirurgico, il personale medico presente nel momento in cui si verifica l'espulsione dell'embrione e del materiale contenuto nell'utero e presente nelle fasi successive alla rimozione del sacco embrionale è obbligatoriamente tenuto a fornire assistenza sanitaria, anche se obiettore di coscienza.
Indicazioni
Quando può essere praticato l'Aborto Farmacologico?
Il ricorso all'aborto farmacologico può essere praticato nei casi in cui si voglia o sia necessario interrompere una gravidanza intrauterina in corso, purché il trattamento venga effettuato entro le 7-9 settimane e, più precisamente, non più tardi del quarantanovesimo (7 settimane) o del sessantatreesimo (9 settimane) giorno successivo al primo giorno dell'ultimo ciclo mestruale.
In alcuni casi, i farmaci usati per l'aborto farmacologico possono essere utilizzati anche per effettuare l'interruzione terapeutica della gravidanza (aborto terapeutico) oltre il terzo mese di gestazione.
Chiaramente, vista la delicatezza di questa procedura medica, il medico dovrà informare la paziente circa tutti i potenziali rischi esistenti e, prima di procedere al trattamento, dovrà assicurarsi che non siano presenti controindicazioni o restrizioni di qualsiasi tipo all'uso dei farmaci che si andranno ad utilizzare.
Farmaci
Farmaci utilizzati per eseguire l'Aborto Farmacologico
I farmaci utilizzati per indurre l'aborto farmacologico sono sostanzialmente di due tipi:
- Un farmaco abortivo;
- Un farmaco analogo di una prostaglandina.
Farmaco Abortivo
Il farmaco abortivo impiegato per portare a termine l'interruzione della gravidanza è il mifepristone (Mifegyne®). Anche noto come "pillola abortiva" e con la sigla "RU486", il mifepristone è uno steroide sintetico dotato di attività antiprogestinica.
Lo sapevi che…
Il mifepristone non viene utilizzato solo per effettuare l'interruzione di gravidanza di tipo farmacologico, ma anche nelle seguenti situazioni:
- Per dilatare la cervice in preparazione all'aborto chirurgico;
- Per indurre il travaglio in caso di morte fetale intrauterina.
Ad ogni modo, l'azione anti-progestinica del mifepristone viene esercitata mediante l'interazione con i recettori del progesterone: il mifepristone si lega ad essi competendo in questo modo con il progesterone e ostacolandone l'attività.
Il progesterone riveste un ruolo di fondamentale importanza nelle prime fasi della gravidanza, poiché:
- Rende l'endometrio adatto ad accogliere l'embrione e a consentirne lo sviluppo;
- Favorisce il rilassamento del miometrio durante la gestazione;
- Incrementa la capacità nutritiva dei vasi sanguigni presenti nell'utero e deputati a nutrire l'embrione.
Con l'assunzione del mifepristone, i suddetti meccanismi vengono a mancare, in questo modo si blocca la crescita del sacco embrionale e se ne determina il distacco "in blocco".
Nota Bene
La pillola abortiva a base di mifepristone NON deve essere confusa con la pillola del giorno dopo che, invece, rappresenta un metodo contraccettivo d'emergenza.
Analoghi delle Prostaglandine
Gli analoghi delle prostaglandine vengono somministrati solitamente dopo 36-48 ore dall'assunzione del mifepristone. Generalmente, si ricorre all'utilizzo del misoprostolo, ma anche il gemeprost può essere utilizzato nell'ambito dell'aborto farmacologico. Il misoprostolo viene somministrato per via orale in forma di compresse; mentre il gemeprost viene somministrato per via vaginale in forma di ovuli.
Il compito delle prostaglandine consiste nell'indurre le contrazioni uterine per favorire l'espulsione dell'embrione, del sacco e del liquido amniotico e dell'iniziale placenta.
Nota Bene
Se l'aborto viene fatto dopo i 90 giorni di gestazione (aborto terapeutico), gli analoghi delle prostaglandine vengono somministrati per via vaginale, con o senza la preventiva somministrazione del mifepristone (pre-trattamento con mifepristone).
Come si esegue
Come si effettua l'Aborto Farmacologico?
Come accennato, l'aborto farmacologico deve avvenire in ambito ospedaliero, o comunque all'interno di cliniche autorizzate e richiede la somministrazione di farmaci il cui utilizzo è riservato solo all'interno delle suddette strutture sanitarie. Naturalmente, la somministrazione dei medicinali necessari all'esecuzione dell'aborto farmacologico dovrà essere effettuata da personale medico specializzato.
Ad ogni modo, le principali fasi del trattamento in questione sono le seguenti:
- Dopo aver escluso la presenza di controindicazioni di qualsiasi tipo, si procede con la somministrazione della pillola abortiva a base di mifepristone. Il farmaco è in forma di compresse e deve, pertanto, essere assunto per via orale. Le dosi somministrate sono di 200-600 mg.
- Trascorso un periodo di tempo variabile dalle 36 alle 48 ore, è possibile procedere con la somministrazione della prostaglandina necessaria a stimolare le contrazioni uterine per consentire l'espulsione del sacco embrionale. Le prostaglandine maggiormente impiegate nell'ambito dell'aborto farmacologico, sono:
- Il misoprostolo, è disponibile in forma di compresse da assumersi per via orale. La dose abitualmente impiegata è di 400 microgrammi.
- Il gemeprost, è disponibile in forma di ovuli vaginali. La dose impiegata corrisponde a 1 grammo di principio attivo.
Dopo la somministrazione di entrambi i farmaci, il personale sanitario dovrà fornire alla donna tutta l'assistenza necessaria.
Esito
L'esito dell'aborto farmacologico viene controllato attraverso un'ecografia che dovrà essere effettuata 14 giorni dopo il trattamento.
Dagli studi effettuati e dai dati finora raccolti è emerso che l'aborto farmacologico è efficace nel 95,5% dei casi.
Tuttavia, nella non comune eventualità che l'espulsione del sacco embrionale non avvenga in maniera completa, è necessario ricorrere al raschiamento.
Effetti collaterali
Quali sono gli effetti collaterali che possono manifestarsi durante l'Aborto Farmacologico?
Gli effetti collaterali dell'aborto farmacologico sono strettamente correlati ai farmaci somministrati alla paziente.
Ad ogni modo, gli effetti indesiderati più comuni alla procedura di aborto farmacologico consistono in:
- Dolore addominale di differente intensità (è dovuto alle contrazioni uterine ed è, per tale ragione, considerato normale);
- Nausea e vomito;
- Diarrea;
- Sanguinamento vaginale che può proseguire anche per diversi giorni dal termine del trattamento;
- Crampi gastrointestinali;
- Mal di testa;
- Vertigini;
Altri possibili effetti collaterali di maggior gravità che, in realtà, si potrebbero considerare come complicanze del trattamento, consistono in:
Chiaramente, quelli sopra riportati sono solo alcuni degli effetti collaterali che possono verificarsi dopo la somministrazione del farmaco abortivo e dell'analogo della prostaglandina. Inoltre, è bene precisare che il tipo e l'intensità degli effetti collaterali possono variare in funzione della settimana di gestazione durante la quale vengono assunti i farmaci, in funzione della sensibilità individuale di ciascuna donna ai medicinali somministrati e, addirittura, in funzione delle condizioni emotive e psicologiche in cui si trova la paziente.
Nota Bene
Vista la delicatezza della situazione e i risvolti emotivi e psicologici che l'aborto farmacologico può avere sulla donna, la famiglia, il partner e lo stesso personale sanitario dovrebbero fornirle tutto il supporto e il sostegno necessario, sia prima che durante e dopo il trattamento.
Controindicazioni
Quando l'Aborto Farmacologico NON deve essere praticato
Il ricorso all'aborto farmacologico non dovrebbe essere effettuato nei seguenti casi:
- In caso di allergia nota ad uno qualsiasi dei principi attivi o degli eccipienti contenuti nei farmaci utilizzati per questo tipo di trattamento;
- In caso di gravidanza extrauterina (il trattamento farmacologico per questa condizione prevede l'uso di un altro tipo di farmaco);
- Nelle pazienti affette da porfiria ereditaria;
- Nelle pazienti affette da patologie della coagulazione;
- In caso di terapia anticoagulante in corso;
- In pazienti affette da insufficienza surrenalica;
- Nelle pazienti con diabete;
- Nelle donne che soffrono di asma grave;
- In caso di utilizzo di spirale intrauterina (IUD).
Sicurezza
L'Aborto Farmacologico è un procedimento sicuro?
Dalle evidenze e dai dati finora raccolti è emerso che - se eseguito nei termini di legge presso strutture autorizzate e da medici competenti e specializzati - l'aborto farmacologico può ritenersi un trattamento sicuro e, indubbiamente, meno invasivo rispetto all'aborto chirurgico. Chiaramente, come per qualsiasi altro tipo di trattamento medico, non si possono escludere effetti collaterali e complicanze che, pur tuttavia, risultano essere abbastanza rare.
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