La Moxibustione o Moxa

Ultima modifica 25.02.2020

A cura del Dottor Eugenio Ciuccetti


La Moxibustione (o Moxa) è una particolare tecnica terapeutica derivante dalla medicina tradizionale cinese, caratterizzata dall'applicazione prolungata di calore su punti e meridiani tipici dell'agopuntura.

Tale calore viene prodotto facendo bruciare - in prossimità della zona da trattare - degli appositi sigari o coni di artemisia: una pianta medicinale (l'artemisia vulgaris) le cui foglie - raccolte in primavera - vengono poi appositamente essicate, pressate e polverizzate.

MoxibustioneAttraverso la combustione dei sigari si può così ottenere un lento e benefico riscaldamento della cute e di tutte le strutture interessate.

Potranno talvolta determinarsi degli innocui arrossamenti della pelle ed è quindi importante che l'operatore - anche sulla base della specifica sensibilità del soggetto da trattare - sappia dosare bene i movimenti da eseguire, la distanza da mantenere (almeno 3 cm dalla cute) e i tempi di applicazione (una decina di minuti per punto). In questo modo si eviteranno sgradevoli dolori e scottature.

Particolarmente indicata in caso di dolori articolari e cervicali legati al freddo e all'umidità o in quelli di bronchite e asma, la Moxa va invece evitata in caso di febbre elevata, ipertensione arteriosa e su aree cutanee non integre. E' anche sconsigliata sui bambini piccoli.

In gravidanza può avere - con le opportune cautele - importanti applicazioni. Ad esempio - verso la trentacinquesima settimana di gestazione - può essere utilizzata per stimolare il rivolgimento di un feto dalla presentazione podalica (oggi indicazione al taglio cesareo) a quella cefalica.

Il punto da trattare, in questo caso, è il "67 vescica". Tale punto può essere individuato dietro l'angolo esterno e posteriore dell'unghia del mignolo del piede. Nel corso della medesima seduta verranno trattati entrambi i piedi. Il trattamento verrà poi ripetuto, anche quotidianamente, per almeno una decina di giorni.

I movimenti del feto potranno essere monitorati ecograficamente e, se necessario, potrà anche essere programmato un secondo ciclo di trattamenti.