Ultima modifica 21.11.2019

Generalità

L'alopecia, ovvero la perdita di capelli localizzata o diffusa, è un fenomeno che interessa ampie fasce di popolazione, sia maschile che femminile.
Nella forma più comune e diffusa, la caduta dei capelli è legata all'azione degli ormoni androgeni su un terreno geneticamente predisposto; si parla pertanto di alopecia androgenetica.
Alopecia femminileSecondo recenti stime, tale condizione interessa 18 milioni di italiani e 4 milioni di italiane, tanto che all'età di 50 anni almeno la metà degli uomini ed il 30% delle donne è affetto da problemi più o meno gravi di calvizie correlati all'alopecia androgenetica.
Nella donna, la perdita di capelli, seppur in genere più attenuata rispetto all'uomo, comporta spesso ripercussioni psicologiche ben più drammatiche e devastanti, legate alla percezione di un danno considerevole alla propria immagine. Fortunatamente, il trattamento dell'alopecia androgenetica femminile offre maggiori e più efficaci opportunità terapeutiche, con una minore incidenza di effetti collaterali.

Cause

Un elemento imprescindibile in tutte le forme di alopecia androgenetica è - come ricorda il nome stesso - la presenza degli androgeni. Di fatto, in assenza di questi ormoni - come si apprezza nei maschi precocemente castrati - la calvizie non si manifesta.
Nell'articolo dedicato al rapporto tra androgeni e capelli abbiamo tuttavia spiegato come i livelli ormonali siano del tutto simili negli uomini calvi rispetto alla popolazione generale. L'alopecia androgenetica maschile, quindi, non è generalmente correlata all'eccesso di androgeni, quanto piuttosto all'eccessiva sensibilità dei follicoli capilliferi alla loro azione. Sin dalla nascita, infatti, alcuni capelli risultano geneticamente predisposti a recepire lo stimolo "miniaturizzante" degli androgeni. Non a caso, l'alopecia androgenetica è un fenomeno lento che - accorciando sempre di più le fasi di crescita ed allungando quelle di riposo antecedenti la caduta - comporta la graduale trasformazione del capello terminale in pelo folletto (sottile, depigmentato, cortissimo e quasi impercettibile).
Per quanto esposto, le donne affette da iperandrogenismo (eccesso di androgeni) risultano nettamente più suscettibili all'alopecia, anche se le due condizioni non sono sempre e necessariamente correlate. Le donne affette da acne, seborrea, ipertricosi ed irsutismo (segni suggestivi ma non patognomici di iperandrogenismo), hanno quindi una maggiore probabilità di soffrire di alopecia femminile.
Nella donna, la maggior parte dei casi di iperandrogenismo è imputabile alla sindrome dell'ovaio policistico (PCOS), che a livello clinico si manifesta con cicli anovulatori, alterazioni mestruali, irsutismo e talvolta obesità. Quest'ultima condizione è spesso correlata, vuoi come conseguenza, vuoi come elemento scatenante, a stati di iperandrogenismo, probabilmente favoriti dal grado variabile di insulinoresistenza ad essa correlato. Più rari sono invece i casi di iperandrogenismo legati alla presenza di neoplasie secernenti androgeni.
Anche i livelli di estrogeni, ormoni che al contrario degli androgeni sono tipici delle donne, in particolare durante l'età fertile, influenzano - questa volta positivamente - la salute dei capelli.
A livello dei bulbi piliferi e capilliferi, inoltre, vi possono essere concentrazioni variabili di enzimi agenti su androgeni ed estrogeni, che li trasformano in derivati capaci di influenzare la vita del capello in misura nettamente maggiore. Il più noto di questi enzimi si chiama 5-alfa-reduttasi ed agisce sul testosterone trasformandolo in diidrotestosterone, il vero responsabile dell'involuzione dei capelli e del conseguente diradamento.
L'enzima aromatasi, invece, converte gli androgeni in estrogeni, prolungando la vita del capello e contrastando la calvizie; un'azione simile è svolta anche dagli enzimi 3-alfa-steroido deidrogenasi e 17-beta-idrossisteroide deidrogenasi. Per questo motivo, l'alopecia androgenetica femminile può essere notata per la prima volta, o rendersi più evidente, dopo la menopausa, epoca in cui si apprezza un calo generalizzato degli estrogeni con variazione del rapporto percentuale tra steroidi ovarici e surrenalici. Fatta salva la sempre necessaria predisposizione genetica, la medesima circostanza può quindi manifestarsi in coincidenza di cambiamenti ormonali, dovuti, per esempio, ad un parto o all'inizio o all'interruzione di trattamenti estro-progestinici (inclusi quelli a scopo contraccettivo.

Sintomi e Caratteristiche

La componente ereditaria è un'altra caratteristica distintiva dell'alopecia androgenetica; di conseguenza, è molto più probabile accusare il problema quando si è già reso manifesto in maniera evidente in genitori, nonni, zii o fratelli.

alopecia-androgenetica-femminileL'alopecia androgenetica femminile si distingue da quella maschile per una comparsa più tardiva del diradamento, che si nota generalmente per la prima volta tra i 30 ed i 40 anni, e per la sua diversa localizzazione. Infatti, mentre nell'uomo i problemi di calvizie interessano la zona fronto-occipitale, nella donna coinvolgono una regione più diffusa, in modo particolare il vertice o comunque le zone dietro la linea fronto-temporale. Un altro tratto distintivo è la maggiore gradualità con cui l'alopecia femminile si manifesta rispetto a quanto accade nell'uomo.

Alopecia androgenetica femminileClinicamente, l'alopecia androgenetica della donna si manifesta spesso passando progressivamente per tre fasi di gravità crescente, illustrate in figura (Scala di Ludwig, 1977). Il diradamento interessa quindi l'area del vertice ed in minor misura le zone parietali, risparmiando sempre una banda frontale di capelli. Inoltre, a differenza del maschio, le zone più colpite dall'alopecia conservano sempre un numero non trascurabile di capelli terminali (miniaturizzati).

Diagnosi

Nella donna, la precocità della diagnosi e dell'intervento terapeutico risulta quanto mai importante per arrestare il processo di involuzione dei follicoli, facendo riacquisire ai capelli l'originale splendore prima che il problema diventi irreversibile.
L'esame cardine per la diagnosi di alopecia femminile è il tricogramma, naturalmente affiancato all'immancabile anamnesi e alla valutazione del quadro clinico.
Si valuteranno in particolare la familiarità dell'alopecia, l'assunzione di pillole anticoncezionali o cortisonici, l'eventuale utilizzo di steroidi anabolizzanti e la regolarità del ciclo mestruale, ricercando possibili segni di iperandrogenismo (abbassamento della voce, peluria diffusa in zone tipicamente maschili, obesità, acne ecc.).
Per confermare od escludere quanto emerge dai dati anamnestici e dall'esame obiettivo, è necessario procedere a screening laboratoristici endocrinologici, durante i quali si valuteranno le concentrazioni ematiche di androgeni, cortisolo, ormoni tiroidei, TSH, SHBG, estrogeni, progesterone e gonadotropine (LH, FSH), anche in rapporto alle varie fasi del ciclo mestruale.
Solo in questo modo sarà possibile intervenire farmacologicamente sul delicato equilibrio ormonale della donna, migliorando l'efficacia terapeutica del trattamento e minimizzando gli effetti collaterali.

Trattamento

Le opzioni terapeutiche farmacologiche per l'alopecia androgenetica femminile, in gran parte impraticabili nell'uomo, vanno innanzitutto distinte in topiche e sistemiche.
Al primo gruppo appartengono farmaci da applicare direttamente sul cuoio capelluto, come il famoso minoxidil o l'estrone solfato. Efficace in tal senso sembra anche la somministrazione topica di soluzioni idroalcoliche di progesterone naturale o dei suoi derivati 17-idrossilati, associati o meno a spironolattone. Vi è anche la possibilità di contrastare l'attività dell'enzima 5-alfa-reduttasi mediante applicazione topica di acido azelaico.
La terapia farmacologica sistemica dell'alopecia androgenetica femminile è indicata dinanzi a casi di iperandrogenismo su base disfunzionale, come appunto in caso di PCOS; mentre negli iperandrogenismi sostenuti da cause organiche (ad esempio, da neoplasie androgeno-secernenti) è necessario rimuovere la causa stessa mediante intervento chirugico.
Tra questi farmaci ricordiamo lo spironolattone che - per limitare gli effetti collaterali associati alla terapia (amenorrea, mastodinia, cloasma) - deve essere assunto per via sistemica dal 16° al 25° giorno del ciclo, meglio se abbinato ad un estroprogestinico per garantire la contraccezione.
In caso di carenza progestinica, invece, è indicata la somministrazione di progestinici di sintesi per via sistemica.
La soluzione terapeutica più comunemente adottata rimane comunque la somministrazione combinata di estrogeni e progestinici, in particolare di etinilestradiolo e di ciproterone acetato (dotato di importanti attività antiandrogene). Questo intervento terapeutico viene sfruttato non solo nella cura dell'alopecia androgenetica femminile, ma anche nel trattamento delle manifestazioni dell'iperandrogenismo nella donna.


Per approfondire: Farmaci per la Cura dell'Alopecia Androgenetica Femminile »



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