Stress e Condizionamenti Neuroassociativi

Stress e Condizionamenti Neuroassociativi
Ultima modifica 02.10.2019

Stress e condizionamenti neuroassociativi

Va sottolineato che uno stesso stimolo è in grado di produrre sia uno stress più o meno positivo che uno stress più o meno negativo, in base alla nostra interpretazione, consapevole e inconsapevole, di esso; è ciò dipende dalle nostre esperienze, pregiudizi, convinzioni ecc.. Inoltre, è proprio l'aspetto emozionale il principale fattore nel determinare i processi fisiologici e biochimici della reazione di stress.

Stress e condizionamenti neuroassociativi Shutterstock

Come ha dimostrato Milton H. Erickson, psichiatra padre dell'ipnosi moderna, noi tutti viviamo in una realtà secondaria i cui confini sono determinati dalla nostra mente consapevole, che filtra costantemente e interpreta le nostre percezioni del mondo esterno elaborandole all'interno. Ovvero, come affermano Richard Bandler e John Grinder, creatori della "Programmazione Neurolinguistica (PNL)" - nata proprio dallo studio del lavoro del Dr. M. H. Erickson - è la percezione dell'ambiente, sempre filtrata e interpretata dalle esperienze, convinzioni e generalizzazioni di ognuno, a creare una personale rappresentazione interna della realtà e di conseguenza un comportamento associato a un determinato stato d'animo. Sempre Erickson, con i suoi studi di ipnosi sperimentali, ha inoltre dimostrato che il cervello non distingue tra realtà e un'ottima visualizzazione. Infatti, sappiamo che uno stressor immaginario ha nell'organismo lo stesso effetto di uno tangibile (da cui l'importanza delle tecniche di visualizzazione). Non solo, ma come dimostrò il fisiologo russo Ivan P. Pavlov, premio Nobel nel 1904, nel suo famoso esperimento sulla secrezione salivare in risposta a determinati stimoli, noto universalmente come "condizionamento classico", esistono gli "stimoli condizionati", che inducono delle risposte condizionate. Nel suo esperimento Pavlov creò in un cane una neuroassociazione tra il cibo e un suono, quello del campanello. Come risultato dell'esperimento, il condizionamento neuroassociativo creatosi faceva sì che, attivando il solo suono, il cane reagisse in maniera identica a quando gli veniva presentato il cibo. Da ulteriori esperimenti condotti anche su soggetti umani, risultò che questo condizionamento è tanto più forte quanto più cresce il numero delle esperienze ad esso relative e quanto più intenso è lo stato d'animo associato. Inoltre, tramite il processo innato della generalizzazione, il soggetto condizionato a rispondere a un certo stimolo in una determinata situazione, in circostanze analoghe tende a comportarsi in maniera simile. Il processo di generalizzazione, che ha un ruolo importante nell'adattamento in quanto favorisce un risparmio di tempo, può spesso portare a risposte errate (ad esempio, un bambino che ha un padre molto severo può facilmente aver timore anche dell'insegnante). Tale "apprendimento" resta latente in noi, relegato nell'inconscio, pronto a riattivarsi al presentarsi dello stimolo giusto. E' come quando, ad esempio, sentendo alla radio la canzone che ci ha fatto per la prima volta innamorare, in modo automatico, subendo un vero processo di "age regression" (regressione d'età), riproviamo quello stato d'animo.
Quindi, si intende con neuroassociazione o condizionamento neuroassociativo o imprinting psicobiologico, lo stato d'animo associato a un determinato stimolo. La risposta a tale stimolo è un determinato comportamento condizionato, associato a cambiamenti fisiologici dell'organismo, in base alle caratteristiche (tipo, intensità) del condizionamento stesso.
Basti aggiungere, per ribadire l'importanza dei condizionamenti neuroassociativi, che, come afferma M. S. Gazzaniga, direttore del "Program in Cognitive Neuroscience" presso il Dormouth College, "il 98% di quello che fa il cervello è al di fuori del dominio della coscienza".

Input ambientali → Ricezione (visiva, auditiva, olfattiva, cinestesica)  → Modulazione tramite esperienze, convinzioni, generalizzazioni, neuroassociazioni ecc. → Rappresentazione interna → Reazione fisiologica → Stato d'animo → Comportamento

Da questi studi sono nate tutte le terapie e tecniche basate sui condizionamenti neuroassociativi (cognitivo-comportamentale, ipnosi moderna, terapia strategica, Pnl ecc.) che mirano a un ampliamento dei limiti della realtà creato da ognuno di noi e a una gestione volontaria dei condizionamenti. Grazie alle attuali conoscenze, infatti, è possibile utilizzare consapevolmente, a nostro favore, almeno parte di questi processi inconsci creandoli o modificandoli ad hoc. Fondamentale, a tale riguardo, è sviluppare la capacità di visualizzazione: un'ottima visualizzazione è in grado infatti di modificare il nostro stato d'animo e, di conseguenza, fisiologico nonché di ampliare le performance cerebrali, ad esempio migliorando la capacità di risoluzione dei problemi, tramite il rilassamento indotto, o le capacità mnemoniche (come dimostrato in passato da personaggi quali Cicerone, Pico Della Mirandola e Giordano Bruno e oggi da Gianni Golfera).

Come afferma M. Erickson, nel suo libro "Ipnoterapia', "la mente umana è un processo dinamico, che corregge, modifica e riformula continuamente se stessa. Le incompatibilità sono o risolte in un modo soddisfacente, oppure espresse come "problemi' (complessi, nevrosi, sintomi psicosomatici, ecc.)" e, nel libro "Guarire con l'ipnosi', aggiunge "l'essenza della psicoterapia è di far accettare nuove idee e nuovi modi di vedere le cose".

Il supporto psicologico diventa spesso indispensabile, perché di primaria importanza nelle patologie e problematiche da stress. Il ricorso agli psicofarmaci va normalmente riservato ai casi estremi e per il più breve tempo possibile.

A cura del Dott. Giovanni Chetta

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