
Introduzione
A solo pochi mesi dall'iscrizione, le persone che rinunciano all'allenamento in palestra sono davvero numerose.

Soprattutto dal punto di vista degli istruttori e dei personal trainer, capire la ragione di questo fenomeno è davvero molto importante alla buona riuscita dell'attività. Attenzione però, non è detto che la causa da ricercare sia soltanto una; spesso infatti, trattasi di una circostanza multifattoriale.
Perché l'analisi di cui sotto risulti costruttiva, si chiede ai gentili lettori (utenti, titolari di attività o personal trainer) di assumere un atteggiamento autocritico e costruttivo. Questo articolo non vuole in alcun modo cercare "un colpevole"; bensì stimolare ad una serie di riflessioni che, se ben contestualizzate, porteranno ad un indiscusso miglioramento in termini di fidelizzazione o continuità.
Sia chiaro, per allenarsi con costanza e dedizione è essenziale amare la disciplina o l'attività in questione; diversamente è una tortura, ragione per la quale non è effettivamente possibile instaurare un rapporto duraturo con utenti che si recano ad allenarsi controvoglia.
Esiste però una gran fetta di clienti che "amerebbe allenarsi, se non fosse per…". È proprio ciò che va a riempire questi "puntini" che deve interessare gli addetti ai lavori, e di cui parleremo in seguito.
Per approfondire: Motivazione e PalestraFallimento
Più diplomaticamente parlando: "mancato raggiungimento degli obbiettivi".
È sicuramente la ragione più frequente; anche se spesso verrebbe da chiedere <<cos'hai fatto per raggiungerli>>. Il problema è, purtroppo abbastanza spesso, proprio questo – e non significa che la responsabilità sia necessariamente dell'utente; talvolta infatti, non gli vengono fornite le giuste conoscenze per "poter fare".
Supponiamo che vi sia un interesse e un impegno sufficienti.
Nella stragrande maggioranza dei casi, l'obbiettivo è troppo elevato e pressoché irraggiungibile nei tempi stabiliti. È così che all'ambizione corrisponde una proporzionale delusione nel constatare che non si è effettivamente in grado di farcela.
Ciò capita soprattutto ai giovani che, prendendo a modello figure professionali – spesso del cinema, della TV o dei social – non accettano l'esistenza dei tempi fisiologici e dei limiti genetici, e molto raramente dimostrano pazienza durante il percorso.
Attenzione però, non stiamo affermando che per alcuni sia "impossibile" raggiungere certi obbiettivi (non possiamo saperlo); ma che, non conoscendo la propria soggettività (inesperienza), è impensabile pretendere che sia la stessa di un professionista. Peraltro, ci è impossibile sapere se certe "icone" ed influencer facciano uso o meno di sostanze dopanti; diciamo solo che tali pratiche non sono sconosciute nemmeno agli sportivi amatoriali, figuriamoci a chi fa della propria immagine un mestiere (in tono provocatorio, lo si potrebbe considerare quasi un investimento).
Trovare un tecnico di sala pesi o istruttore preparato a livello tecnico–scientifico e in grado di infondere la giusta consapevolezza ai clienti, è senza dubbio la soluzione migliore a questo problema. Sicuramente, con le giuste indicazioni su allenamento, alimentazione e stile di vita si possono raggiungere dei risultati importanti; ma tutto rimane proporzionale all'impegno dedicato.
Proporre obiettivi reali e informare sui vantaggi e le controindicazioni di ogni attività o strategia resta uno degli accorgimenti più importanti per evitare la fuga dalle palestre.
Voi utenti siate quindi consapevoli che scegliere personale più qualificato a dispetto di quello più economico farà la differenza. Palestre e istruttori non sono tutti uguali.
Disagio
Parliamo ora del possibile disagio vissuto dagli utenti all'interno dell'ambiente di allenamento. Prima di iniziare però, vorremmo ricordare che il senso di inadeguatezza è un aspetto psicologico che colpisce l'intera popolazione, chi in un contesto e chi nell'altro. È addirittura entrato a far parte dei criteri diagnostici per disagi e patologie psicologiche e comportamentali (vedi depressione, DCA ecc). Tale aspetto risulta davvero molto importante, quindi da non sottovalutare.
Questa sensazione è spesso dovuta al (consapevole o inconsapevole) paragone tra la propria immagine corporea – o meglio, ciò che percepiamo di essa – e quella degli altri soggetti che frequentano il centro; nella peggiore delle ipotesi, il confronto ha come controparte l'istruttore stesso.
Per alcuni avere un modello di riferimento è stimolante, a patto che non sia schiacciante, o il risultato sarà inevitabilmente la fuga di molti utenti più insicuri. Quindi, in linea generale, non è consigliabile che il trainer passi il suo tempo a specchiarsi o che si presenti sul posto di lavoro vestito come un/una cubista. Anche perché, non lo dimentichiamo, in Italia la cultura estetica è ancora associata a caratteristiche di povertà intellettuale; confermare questo stereotipo, anche solo all'apparenza, significherebbe privarsi di un'intera fetta di utenti.
Talvolta la situazione viene aggravata dalle schernite lanciate da altri utenti o, in alcuni rari ma gravi casi, dal personale della palestra. Siccome ad un istruttore non è dato sapere se ciò che dice può ferire l'altra parte, piuttosto che rischiare, meglio tacere. D'altro canto, la permalosità non aiuta di certo. In molti si chiedono: "Perché dovrei pagare per essere preso in giro?". Perché l'ambiente della palestra è l'ennesima proiezione sociale (come il lavoro, la famiglia, la compagnia di amici, il traffico ecc); anche lì esistono vittime e carnefici, ma il bello è che i ruoli possono facilmente cambiare. Non bisognerebbe quindi dare troppa importanza agli altri per concentrarsi di più su sé stessi.
Anche l'atteggiamento narcisista dei veterani o egocentrico di uno o più trainer instaura spesso un'implicita competizione negativa. L'interesse degli addetti è – o meglio dovrebbe essere – di far "crescere" gli utenti, aiutandoli a costruire, non l'opposto.
D'altro canto, ognuno ha le proprie debolezze. C'è chi frequenta per allenarsi, chi per non avere sensi di colpa e chi per mettersi in mostra o porsi al centro dell'attenzione. In molti si stupirebbero scoprendo quanti allenatori di sala pesi scelgono questo percorso solo per diventare un modello di riferimento. Ma questo non per forza è un aspetto negativo; il trainer può diventare un vero e proprio guru, migliorando la compliance dei suoi clienti all'attività motoria. Dipende solo da come viene gestita l'interazione.
Un allenatore che si pone nel modo sbagliato è da escludere a priori.
Costo Elevato
Rispetto a cosa? Quello del costo è un parametro difficile da valutare. Dipende dallo stipendio medio, dal target di utenza e soprattutto dal servizio offerto.
Nelle metropoli (Milano, Roma, Bologna ecc) esistono catene in franchising dai prezzi esorbitanti per i più, ma che a conti fatti offrono la possibilità di usufruire di moltissimi servizi aggiuntivi – dei quali parleremo sotto.
Quindi, se oltre alla sala pesi si può usufruire anche di servizi gratuiti, magri in numero limitato, come lampade solari, piscina ecc, o di convenzioni per prestazioni libero professionali legate al benessere e alla terapia, forse alla fine dell'anno potrebbe diventare anche conveniente.
Diverso è se il centro assume il ruolo di palestra-discount. A quel punto, l'arma vincente è il "gioco al ribasso", ma non deve nemmeno passare lontanamente per la testa di fidelizzare la clientela.
Poca Disponibilità del Personale
Spesso gli utenti lamentano una scarsa disponibilità da parte degli allenatori. La responsabilità, ovviamente, ricade direttamente sugli interessati. Ma è sempre così? Ovviamente no.
Non tutti sanno che i responsabili di sala pesi possono anche esercitare come personal trainer, in forma convenzionata alla struttura – devono riconoscerle una percentuale sulle prestazioni. In un certo senso, è come se facessero concorrenza a sé stessi.
Quindi, è logico che qualsiasi istruttore cerchi di offrire il minor servizio possibile da group trainer – non dimentichiamoci che la maggior parte di essi è assunto con un contratto sportivo, quindi niente malattia, zero ferie ecc – e il massimo da personal trainer – tra l'altro, è ovvio che cercheranno di farlo al di fuori del centro, per evitare di riconoscere la percentuale alla palestra.
Quindi, è illogico pretendere che un istruttore, per quanto bravo, segua gli utenti come se stesse esercitando da personal trainer. Egli si limiterà ad erogare un allenamento "di base", che aggiornerà di tanto in tanto e su richiesta.
Tale groviglio di doveri-diritti-responsabilità è occulto per quasi tutti i frequentatori delle palestre. In questo modo però, a prenderci di mezzo è sempre l'immagine della struttura.
Non sarebbe forse meglio garantire un salario dignitoso ed evitargli il personal training, riservandolo solo a collaboratori esterni con accordi economici totalmente diversi?
Pochi Servizi Accessori
Cosa fa la differenza tra un centro rispetto ad un altro? Oltre alla preparazione del personale addetto, molte altre variabili. Alcune sono di natura logistica, altre di tipo economico.
Spesso trascurata, assume un ruolo decisamente rilevante anche la completezza del servizio. Stiamo parlando della varietà di proposte che dovrebbe abbracciare tutte le tipologie di utenti che si potrebbero interessare al centro in questione.
Chi si allena per la propria salute, probabilmente ama anche prendersi cura di sé in altri sensi. Un centro estetico ben fatto, la disponibilità di saune, bagni turchi, idromassaggi e lampade solari, la presenza di un massaggiatore, l'offerta di un esperto di nutrizione e di un fisioterapista o di un osteopata, un ambiente dedicato al benessere olistico; sono tutti "dettagli" che fanno la differenza.
Il personale non dev'essere necessariamente dipendente; al contrario, oggi sono più i liberi professionisti che lavorano a convenzione piuttosto che il contrario. L'importante è creare servizi utili e soprattutto che funzionino allo scopo di fidelizzare il cliente.