Il fitness che verrà

Ultima modifica 13.03.2019

A cura del Dr. Emanuele Santinelli

 

In questo momento il mondo del fitness sta vivendo una fase di transizione non ancora perfettamente definita. I centri fitness si stanno adattando alle richieste del mercato; nuove strutture, nuovi design, una moltitudine di servizi accessori: tutto ciò per allinearsi alle sempre maggiori pretese dei clienti.
In contemporanea stanno entrando nel mercato le grandi multinazionali che piano piano allargheranno il loro raggio d'azione e faranno scomparire le piccole palestre, incapaci di stare al passo con i tempi.

Crescerà sempre più il numero delle palestre aziendali e multiaziendali; già oggi si può notare come esso sia un settore in crescita, tanto che finora ne sono state allestite circa 100 in Italia, 600 in tutta Europa. Questi grandi centri punteranno sempre di più al benessere degli individui e sempre meno alla bellezza estetica conquistata con fatica e sudore.

Questo nuovo modo di vivere il fitness porterà sempre più gente alla pratica dell' attività fisica, rendendo il centri sempre più appetibili ed accessibili all'enorme massa di potenziali clienti.
L'obiettivo ricercato sarà quello di ridare centralità all'uomo a discapito della macchina e questo porterà in un futuro prossimo ad un fitness non più solo concentrato nelle palestre. 

L'attività fisica avrà sempre meno orari fissi e ancor più sempre meno spazi fisici codificati dove svolgerla. Una volta che sempre più individui avranno capito la necessità di un benessere sia fisico che mentale, il fitness non sarà più praticato come un dovere  quotidiano ma diventerà uno stile di vita. Diventerà acquisizione comune l'idea che tranquillità, serenità, armonia, siano valori e condizioni dello spirito da ricercare permanentemente nella quotidianità, e non da relegare a momenti straordinari di ricerca spirituale o filosofica.

Cresceranno di numero i percorsi vita nei parchi, dove si potranno praticare esercizi adatti a tutti e modificabili a seconda delle capacità individuali, con la possibilità di svolgerli sia a  piedi che in bici.
Seguendo tali percorsi, dotati di attrezzi fissi installati a distanze regolari l'uno dall'altro, e accompagnati da cartelli espletativi, sarà facile per tutti seguire un programma di allenamento corretto, salubre e rigenerante.

I modelli di fitness-domanda saranno guidati da singoli clienti, non da fasce, in un'onda già avvertibile. Le attività dei club saranno sempre più sfumate e s'interfacceranno trasversalmente: in un corso di aerobica compariranno elementi tecnologici, nell'allenamento isotonico vi saranno implicazioni cardio e negli esercizi di cardiofitness verranno coinvolti anche specifici distretti muscolari.

Le attrezzature, già straordinariamente concepite oggi per estetica e funzionalità, diverranno impeccabili. Il fitness non cambierà nel senso di prodotto/risultato che scaturisce da un servizio benessere/hospitality, per rifarsi al gergo dei villaggi turistici, ma la sua evoluzione tecnologica rallenterà in luogo di un rilancio delle "conversazioni". Sostenere le conversazioni tra cliente e cliente, tra cliente e collaboratore-club, tra collaboratore e collaboratore sarà lo snodo strategico.

Migliorare questa comunicazione e reciprocarla darà indicazioni non solo tattiche ai club del futuro ma regalerà al cliente quel benessere di cui tanto si parla, ma che ancora non si conosce bene. Il benessere è per definizione indefinibile, infatti non esiste una strategia unilaterale per produrre benessere, perché quando ci si sente bene spesso non se ne comprende il perché; inoltre il benessere è il prodotto di meccanismi a rimbalzo che si avviano solo se, come detto, reciprocati.
Dunque, caduti i miti della forza degli anni Ottanta e della resistenza ad alti impatti aerobici anni Novanta, il fitness ci lascerà e passerà alla storia per evolversi in sensazioni, in esperienze.

La qualità delle fitness-tecnologie diverrà qualità attesa, scontata, rispetto al servizio principale. Ma dovranno prodursi delle modifiche analoghe anche sul mondo dei software di controllo gestione, dell'informatizzazione di programmi d'allenamento ancora troppo lunghi e noiosi, e dell'ergonomia nelle installazioni-spogliatoio: nel 2010 non vorremmo ritrovarci armadietti-box larghi sì e no due spanne, perchè quella situazione tecnicamente definibile come microfase procedurale d'accesso al club produrrà benessere tolto e non benessere aggiunto.

Individuiamo ampi spazi di miglioramento in tutte le aree di servizio accessorio, perciò investire tecnologicamente in tale direzione vorrà dire recuperare margini di prezzo su quantità e qualità di benessere aggiunto da scaricare, poi, sul cliente, a suo totale beneficio.

E così, dopo che per qualche decennio le tecnologie hanno incontrastatamente dominato il campo, si assisterà a un processo in cui l'uomo tornerà a gestire in prima persona il proprio benessere. Beninteso: non saranno più i manager, imprenditori del fitness o produttori di tool, ma saranno gli stessi clienti a proporre la loro individuale soluzione di benessere. In virtù di quest'individualizzazione-piacere ci vorranno approcci non standardizzati.