Ultima modifica 18.03.2020

Generalità

L'halibut è un pesce piatto che può raggiungere dimensioni ragguardevoli; è tipico dei mari freddi settentrionali e la sua pesca riveste un'importanza fondamentale per l'economia del commercio ittico in vari paesi. Le carni dell'halibut sono note per la relativa magrezza e digeribilità, ma non tutti ne apprezzano il gusto (piuttosto delicato). Nei paesi nordici, l'halibut è considerato la fonte alimentare ittica per eccellenza.
HalibutL'halibut è un pesce appartenente alla famiglia Pleuronectidae e al Genere Hippoglossus. Ne esistono diverse Specie, ma le più pescate sono senz'altro la hippoglossus (Oceano Atlantico) e la stenolepis (Oceano Pacifico). Ad ogni modo, come spesso accade nella classificazione "volgare", la forma dell'animale può trarre in inganno e forviare dal giusto inquadramento; infatti, scrutando i vari esemplari di "halibut" catturati in tutto il mondo, ci si rende conto che, in realtà, non tutti rientrano nel Genere Hippoglossus.
L'etimologia del termine HALIBUT deriva dall'unione dei sostantivi anglosassoni haly, o meglio, holy (che significa "santo") e butt (che vuol dire "piatto"). In pratica, halibut (halybutt) è un termine che si traduce in "pesce piatto santo", chiaro riferimento alla sua forma e all'importanza che riveste nei banchetti delle festività di natura religioso Cattolica.

Descrizione

L'halibut è il più grande tra i pesci piatti fin ora scoperti. Il più grosso halibut ufficialmente pescato pesava oltre 230kg, ma gli esemplari intorno al quintale non sono poi così rari.
Il colore dell'halibut è bruno sul lato superiore e bianco su quello inferiore, e la sua pelle è totalmente ricoperta da minuscole squame. Nel corso della vita, l'halibut segue una metamorfosi estremamente peculiare. Il pesce nasce del tutto bianco e con un occhio per ciascun lato del corpo; non a caso, in questo periodo nuota perpendicolarmente al fondo. Dal sesto mese di vita avviene la migrazione di un occhio verso il lato opposto e l'halibut diventa sempre più simile agli altri Pleuronettidi (come la sogliola); contemporaneamente, il lato superiore del corpo, quello che ospita l'occhio migrante, imbrunisce e diventa color marrone mentre l'altro rimane bianco. Tale distribuzione cromatica permette un perfetto camuffamento sia sul fondo (guardandolo dall'alto), sia a mezz'acqua (guardandolo dal basso).
L'halibut è un predatore che si nutre di quasi tutti gli animali presenti in mare. Da piccolo cattura crostacei e organismi bentonici, mentre da adulto divora polpi, granchi, salmoni, paguri, merluzzi, aringhe, passere, altri halibut ecc.
L'halibut "propriamente detto" colonizza tutta la fascia settentrionale dell'Oceano Atlantico e di quello Pacifico. Vive a profondità variabili da poche decine a diverse centinaia di metri e, nonostante trascorra la maggior parte del tempo adagiato sul fondo, non è raro che si sposti verticalmente sulla colonna d'acqua.
I predatori naturali dell'halibut medio-grande sono: gli halibut stessi, le orche, i leoni marini e gli squali salmone.

Pesca dell'Halibut

Trattandosi di una risorsa ittica primaria, la pesca dell'halibut riveste una grande importanza sull'economia dei paesi settentrionali.
I siti maggiormente sfruttati per la pesca dell'halibut sono i pressi della Groenlandia, dell'Alaska, del Canada e della Norvegia. I sistemi prediletti sono il palamito ed il palangaro, ma non è raro l'utilizzo delle reti a strascico che, d'altro canto, nuoce gravemente all'ecosistema per l'annientamento delle colonie ittiche e per il danneggiamento significativo dell'integrità del fondale marino.

Purtroppo, come per molti altri pesci, la densità di popolazione dell'halibut è stata ridotta drasticamente con l'applicazione della pesca intensiva. Nello specifico, in corrispondenza dell'Oceano Atlantico Settentrionale, l'halibut può essere ormai considerato una Specie in via di estinzione.

  • Interessante scoprire che, nel 2012, presso la zona di Cook Intel, si è registrato un aumento vertiginoso dei casi di "Sindrome da Halibut Molli". Questa variazione della consistenza si traduce nella gelatinizzazione carnea del pesce che, tuttavia, sembra comunque perfettamente edule. Ad oggi le cause sono ancora sconosciute ma è possibile che siano attribuibili ad un cambiamento della dieta.
Composizione per: 100g di Halibut - Valori di riferimento delle Tabelle di Composizione degli Alimenti INRAN
halibut-valori-nutrizionali

Valori nutrizionali (per 100 g di parte edibile)

Parte edibile 80%
Acqua 74.5g
Proteine 20.6g
Amminoacidi prevalenti -
Amminoacido limitante -
Lipidi TOT 3.5g
Acidi grassi saturi - g
Acidi grassi monoinsaturi - g
Acidi grassi polinsaturi - g
Colesterolo 50.0mg
Carboidrati TOT tr
Amido 0.0g
Zuccheri solubili 0.0g
Fibra alimentare 0.0g
Fibra solubile 0.0g
Fibra insolubile 0.0g
Energia 114.0kcal
Sodio - mg
Potassio - mg
Ferro - mg
Calcio - mg
Fosforo - mg
Tiamina - mg
Riboflavina - mg
Niacina - mg
Vitamina A - µg
Vitamina C tr
Vitamina E - mg

Aspetti Gastronomici dell'Halibut

L'halibut viene consumato principalmente in filetti. Questi possono essere bolliti, fritti o grigliati, mentre l'affumicatura risulta meno raccomandabile a causa del bassissimo contenuto in grasso della carne. Il tessuto muscolare dell'halibut è bianco, ha consistenza soda e un gusto delicato, quasi neutro.
L'halibut ha rappresentato una fonte alimentare pressohé insostituibile per i nativi americani e per i primi canadesi. Nei luoghi che colonizza, oltre a supportare l'economia, l'halibut costituisce un'ottima fonte di intrattenimento per il turismo gastronomico e di pesca sportiva.

Caratteristiche Nutrizionali

L'halibut ha una carne molto magra, ipocalorica, con molte proteine e priva di carboidrati. D'altro canto, le informazioni sul profilo chimico dei peptidi e dei grassi non sono ancora ben note.
E' verosimile ipotizzare che siano presenti tutti gli amminoacidi essenziali, in quantità tali da poter definire un "alto valore biologico" delle rispettive proteine.
Inoltre, il rapporto degli acidi grassi non è per niente chiaro; trattandosi di un pesce nordico, è possibile che vanti un buon contenuto in acidi grassi polinsaturi essenziali del gruppo omega 3. D'altro canto, con soli 3,5g di lipidi complessivi ogni 100g di parte edule, difficilmente l'halibut potrà costituire una fonte ESCLUSIVA di questi lipidi essenziali nella dieta umana.
Il profilo vitaminico e salino rimangono ancora da definire.
L'halibut è un alimento che si presta a qualsiasi regime nutrizionale, eccezion fatta per alcune forme di ipersensibilità in nessun modo correlate alle più diffuse malattie del metabolismo.
La frequenza di consumo dell'halibut può essere settimanale (anche 2 volte), in porzioni che oscillano dai 150 ai 300g (170-340kcal).


Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Laureato in Scienze motorie - indirizzo Tecnico Sportivo Laureato in Dietistica
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer