Farina di Pesce

Ultima modifica 04.10.2018

Impieghi e sostenibilità ambientale

Molti non sanno che la farina di pesce è un prodotto polivalente, utilizzato per la concimazione del terreno agricolo, per la nutrizione di varie specie animali allevate (pesci e animali terrestri) e, probabilmente, anche per l'alimentazione umana.
Farina di PesceDi farina di pesce ne esistono molti tipi; si distinguono soprattutto per la materia prima di provenienza e per la tecnologia di produzione. Sono disponibili in commercio: farina di pesce misto, farina di aringa, farina di salmonidi, farina di sarde, farina di tonno e farina di merluzzo. Ne esistono poi di varie qualità, differenti l'una dall'altra per la purezza della polvere ricavata.
Sono destinati a divenire farina di pesce buona parte dei resti non commercializzabili della pesca, tuttavia, spesso, vi è dedicata un'intera branca dell'attività professionale. Non a caso, il 30% del pescato mondiale (in un modo o nell'altro) diventa farina di pesce destinata alla zootecnia. Ovviamente, si tratta di un comportamento assolutamente insostenibile per l'ambiente, sia per quel che riguarda le acque interne, sia per quel che concerne i mari del Globo. La provenienza stessa, per il 60% a carico dei paesi in via di sviluppo, è un indice di quanto primitiva possa essere la scelta di utilizzare la farina di pesce come mangime negli allevamenti e nell'ittiocoltura. Continuare a svuotare gli oceani per alimentare i pesci in cattività suona proprio come un "paradosso"!
La farina di pesce viene prodotta facendo bollire gli animali o parti di essi (come i ritagli di lavorazione) e pressando ciò che se ne ricava. Il liquido della spremitura viene fatto decantare e, in seguito, centrifugato per eliminare i grassi. L'acqua è fatta evaporare, così da poter incorporare tutta la porzione solida; il composto subisce poi l'essiccazione a circa 80-100°C (le farine di pesce più pregiate subiscono il più complesso "metodo indiretto" - vapore a 70°C). Con l'aggiunta di antiossidanti ed un'ultima analisi di sicurezza igienica, la farina di pesce è pronta.
Alcune tipologie di farina di pesce di scarsa qualità provengono da Specie reputate NON commestibili, lasciate essiccare e poi macinate per ricavarne la polvere.

Alimenti che Contengono Direttamente o Indirettamente Farina di Pesce

Pare che solo una piccola parte della farina di pesce sia destinata all'alimentazione umana. Non sono del tutto trasparenti le circostanze nelle quali si esegue e, tra chi le conosce, si tratta di un argomento piuttosto controverso. In quali cibi si trova la farina di pesce? Di che pesce si tratta? Contiene molecole indesiderate?
In realtà, è davvero complesso capire "in quali prodotti" e "in che quantità" si aggiunga la farina di pesce. Spesso, questo genere di prodotti è occultato all'interno di ingredienti più complessi, in modo da non renderli del tutto visibili. Inoltre, mentre in Europa vigono leggi e controlli chiari e severi, all'estero non è sempre così. Probabilmente, quella impiegata per l'alimentazione umana è a base di aringa (la più pregiata, di origine nordica) e prodotta con il metodo a vapore; tuttavia, non sono disponibili informazioni dettagliate sui prodotti che la potrebbero contenere. A parer mio, gli alimenti più sospetti sono di certo: surimi, chele di granchio, hamburger di pesce e vari surrogati.
Se l'utilizzo diretto è coperto da un "alone di mistero", quello indiretto è assolutamente chiaro e ben documentato. La farina di pesce, come quella di ossa, corna e sangue di bue, rappresenta un fertilizzante estremamente diffuso; per logica, difficilmente una zucchina potrà conservare traccia delle caratteristiche chimiche originali del concime (complici i batteri nel terreno e il metabolismo stesso della pianta). D'altro canto, questo prodotto è largamente utilizzato anche in ittiocoltura e nell'allevamento terrestre di suini, pollame e, in parte, bovini.

Il problema nell'utilizzare la farina di pesce per l'alimentazione animale deriva soprattutto dal fatto che gli organismi di base sono costantemente sottoposti a contaminazione da metalli pesanti. Assumere infinitesimali quantità di mercurio col pesce nella dieta ordinaria, in genere, non costituisce un problema; tuttavia, diverso sarebbe assumerlo anche da: carne di pollo, uova, carne di maiale, carne di bovino e latte. NB. Per i bovini, la farina di pesce rimpiazza solo quello del latte in polvere per il divezzamento.
Un'ulteriore polemica potrebbe sorgere tenendo in considerazione quanto accadde molti anni fa per la BSE, ovvero la sindrome della "Mucca Pazza"; fu diffusa proprio in seguito al riciclo di carcasse animali poi utilizzate nell'alimentazione degli erbivori (prima le pecore e poi le vacche), ragion per cui (dopo la diffusione) se ne vietò l'impiego. Si spera che errori del genere non vengano più commessi e che, soprattutto, non si debbano attendere compromissioni gravi prima di regolamentarne meglio l'utilizzo.


Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer