Dieta per l'Ipertrofia-Iperplasia Prostatica Benigna

Dieta per l'Ipertrofia-Iperplasia Prostatica Benigna
Ultima modifica 15.01.2021
INDICE
  1. Generalità
  2. Cause
  3. Implicazioni Nutrizionali
  4. Dieta

Generalità

Ipertrofia prostatica benigna è un termine utilizzato impropriamente come sinonimo di iperplasia prostatica benigna o adenoma prostatico.

dieta ipertrofia prostatica benigna Shutterstock

Si tratta di un disturbo unicamente maschile, caratterizzato dall'aumento delle dimensioni della prostata.

Si definisce iperplasia l'aumento numerico delle cellule che costituiscono un tessuto. Più precisamente, nell'adenoma prostatico sono coinvolte le unità stromali e parenchimali localizzate al centro dell'organo, nelle ghiandole periuretrali e nella zona di transizione. In conseguenza all'iperplasia, avviene la formazione di noduli che premono contro l'uretra e aumentano la resistenza al flusso di urina.

La complicazione più frequente dell'ipertrofia prostatica benigna è la difficoltà nella minzione. A sua volta, questo disturbo determina un'ipertrofia progressiva del muscolo della vescica (aumento dello spessore cellulare e del tessuto) e la conseguente instabilità o debolezza (atonia).

L'iperplasia prostatica benigna aumenta i livelli di antigene prostatico specifico e il grado di infiammazione. Tuttavia, non si tratta di una forma cancerosa.

La crescita prostatica adenomatosa inizia approssimativamente a 30 anni di età. Il 50% degli uomini mostra i primi segni a 50 anni. Diventa clinicamente significativa nel 40-50% dei maschi.

Tra gli "over 50", l'iperplasia prostatica benigna è una delle dieci malattie più rilevanti ed economicamente incisive (valore statistico rilevato negli USA).

Cause

Le cause dell'ipertrofia prostatica benigna includono spesso la presenza di un insieme di fattori di rischio:

  •  Terza età: la malattia è legata all'anzianità, probabilmente a causa della fibrosi e dell'indebolimento del tessuto muscolare prostatico necessario a espellere i fluidi secreti (che contengono molecole predisponenti). Le lesioni delle fibre muscolari prostatiche (inevitabili con la vecchiaia) non sono facilmente riparabili; il tessuto viene rimpiazzato dalle fibre collagene non contrattili, pregiudicando l'espulsione dei liquidi e favorendo il "ristagno".
  •  Ormoni androgeni: sono gli ormoni sessuali maschili prodotti soprattutto dai testicoli. Statisticamente, gli uomini castrati mostrano un'incidenza più bassa di iperplasia prostatica benigna. Questo lascia dedurre che gli ormoni androgeni svolgano un ruolo predisponente. Tuttavia, la somministrazione esogena di testosterone NON è sempre collegata all'insorgenza della malattia.
  •  Diidrotestosterone (DHT): è un metabolita del testosterone sintetizzato nella prostata. Rientra nella composizione dei "fluidi secreti dalla prostata" citati nel punto 1. Una concentrazione eccessiva di DHT favorisce il rischio di iperplasia. Inibendo l'enzima cellulare (chiamato 5α-reduttasi) alla base della conversione testosterone-DHT, si ottiene una riduzione del volume prostatico e dei sintomi correlati.
  •  Dieta: alcuni studi indicano che l'alimentazione può influenzare lo sviluppo di ipertrofia prostatica benigna. Tuttavia, la conferma dei risultati richiede altri approfondimenti.

Implicazioni Nutrizionali

Alcuni studi svolti in Cina suggeriscono che l'assunzione eccessiva di proteine, soprattutto di origine animale, potrebbe essere un fattore di rischio per l'iperplasia prostatica benigna.

In queste ricerche, gli uomini con più di 60 anni residenti nelle zone rurali e aventi un'alimentazione prevalentemente vegetale hanno mostrato un'incidenza di iperplasia prostatica benigna più BASSA rispetto ai cittadini che consumano più proteine animali.

Uno studio effettuato su uomini giapponesi naturalizzati in America ha rivelato una forte associazione tra ipertrofia prostatica benigna e assunzione di alcol etilico. Nello stesso progetto, la correlazione tra la patologia e il consumo di carne di manzo è risultata più debole.

In uno studio prospettico svolto negli Stati Uniti (Health Professionals Follow-up Study), i ricercatori hanno evidenziato una modesta associazione tra l'ipertrofia prostatica benigna severa e l'assunzione eccessiva di proteine e di calorie totali, ma non di grassi.

Vi sono anche delle prove epidemiologiche che collegano l'adenoma prostatico con la sindrome metabolica. La prevenzione di: obesità, iperglicemia o diabete mellito tipo 2ipertrigliceridemiaipercolesterolemia LDL e ipertensione, è da considerare un fattore protettivo nei confronti dell'adenoma prostatico benigno.

Dieta

La dieta per l'ipertrofia prostatica è di carattere preventivo.
I punti cardine di questo sistema alimentare sono:

Alcolici

L'alcol etilico è una molecola prodotta dai lieviti Saccaromiceti durante la fermentazione dei carboidrati.

L'organismo umano NON è in grado di utilizzarlo a scopo energetico. Il fegato lo converte in acidi grassi che vengono depositati al proprio interno e nel tessuto adiposo. Per questo motivo, l'eccesso di alcol si correla a steatosi epatica e sovrappeso.

L'etilismo provoca anche dipendenza psicofisica e intossicazione sistemica di gravità correlata all'entità dell'abuso.

Gli effetti tossici sui tessuti riguardano prevalentemente: il cervello, la mucosa del tubo digerente e il fegato. L'alcol etilico è dannoso anche per il feto in fase di sviluppo nella donna gravida.

Universalmente, se ne consiglia un uso moderato. Gli enti di ricerca raccomandano dei livelli differenti in base all'età, al sesso e a condizioni fisiologiche speciali o patologiche.

Partendo dal presupposto che l'unica dose innocua di alcol etilico è pari a 0, potremmo affermare quanto segue:

"Un maschio adulto SANO non dovrebbe oltrepassare le 2-3 unità alcoliche al giorno, da consumare preferibilmente in corrispondenza dei pasti principali.
Un'unità alcolica corrisponde a un bicchiere di vino da 125ml o a una birra bionda da 330ml o a un superalcolico da 40ml. La quantità di alcol contenuta in un'unità alcolica è pari a circa 12g.

Chi desidera prevenire l'iperplasia prostatica benigna dovrebbe limitarsi ad assumere la dose giornaliera consigliata; tuttavia, una diagnosi conclamata prevede l'abolizione totale degli alcolici".

Calorie e Sovrappeso

Il sovrappeso è definibile come un eccesso di tessuto adiposo, che aumenta il peso corporeo oltre i limiti di normalità.

Il tessuto adiposo è una riserva energetica di grassi, che aumenta con l'esubero di calorie; queste sono fornite da: lipidi, glucidi, proteine e alcol.

Il sovrappeso è promosso dalla sedentarietà, dallo squilibrio nutrizionale, dall'alcolismo e dal consumo di cibi spazzatura.

Le forme più gravi di sovrappeso si definiscono obesità. Si tratta di un fattore di rischio per molte patologie del metabolismo, ovvero: iperglicemiacolesterolo LDL (cattivo), trigliceridemia e ipertensione arteriosa.

L'obesità è coinvolta anche nell'eziologia di parecchi disturbi autoimmuni, articolari, dermatologici, dell'apparato riproduttore ecc. Tra questi, figura anche l'adenoma prostatico benigno.

L'eccesso ponderale viene stimato con diversi metodi e, nelle persone comuni, soprattutto grazie al calcolo dell'indice di massa corporea (IMC; in inglese BMI). Il sovrappeso propriamente detto è evidenziato da un punteggio pari o superiore a 25; dal 30 in poi la condizione è definita obesità.

Per combattere il sovrappeso e ridurre il rischio di ipertrofia prostatica benigna è necessario applicare delle correzioni allo stile di vita; ad esempio:

  • Introdurre meno calorie di quelle che permettono di mantenere il peso costante.
  • Equilibrare la dieta evitando soprattutto gli eccessi di carboidrati e di grassi.
  • Eliminare i cibi spazzatura.
  • Eliminare l'abuso di alcolici.
  • Svolgere attività motoria tutti i giorni.

Proteine

Le proteine sono macronutrienti energetici presenti nella maggior parte degli alimenti, sia animali che vegetali.

I "mattoni" che le compongono (amminoacidi) svolgono tantissime funzioni biologiche: plastica, bioregolatrice, energetica ecc.

D'altro canto, un eccesso proteico a lungo termine può scatenare degli effetti collaterali, soprattutto quando i cibi sono di origine animale (carnelatte e derivatiprodotti della pesca, uova).

Le proteine non sono tutte uguali e vengono catalogate in base al valore biologico. Questo parametro prende in esame il contenuto in amminoacidi essenziali, ovvero quei "mattoni" che l'organismo umano non è in grado di produrre autonomamente.
In genere, le proteine di maggior valore biologico sono quelle animali (carne, prodotti della pesca, uova, latte e derivati). In passato si raccomandava un consumo di proteine animali pari ad ALMENO 1/3 del totale. Oggi, la tendenza collettiva è diventata quella dell'abuso.

Peraltro, tra i cibi di origine vegetale esistono delle "eccezioni", ovvero alimenti che contengono proteine ad alto valore biologico. Alcuni esempi sono la soia e certe alghe marine, che vantano un profilo amminoacidico estremamente pregevole.

Tra l'altro, i peptidi vegetali degli alimenti più comuni (ad esempio cereali e leguminose come: riso e piselligrano e fagioli ecc) possono essere associati tra loro compensandone il valore biologico.

Variando l'alimentazione è possibile ottenere tutti gli amminoacidi essenziali nelle giuste quantità e senza far ricorso a grosse porzioni di carne, formaggi ecc.

Per concludere, quelli di origine animale sono alimenti estremamente nutrienti; d'altro canto, l'eccesso va considerato potenzialmente nocivo anche per l'ipertrofia prostatica benigna. Nella dieta occidentale se ne consumano porzioni troppo grandi e frequenti, che possono rivelarsi un fattore di rischio per l'insorgenza di questo disturbo.

Il limite proteico raccomandato è differente in base all'età, a eventuali condizioni fisiologiche speciali e all'ente di ricerca che diffonde la raccomandazione.

Rispettando quanto specificato nella tabella sottostante, è possibile evitare l'eccesso proteico di origine animale.

Tipo di Alimento Frequenza di Consumo Porzione
Carni Fresche 2 volte alla settimana 100 g
Carni Conservate 1-2 volte alla settimana 50 g
Prodotti Ittici Freschi 2 volte alla settimana 150  g
Prodotti Ittici Conservati 1-2 volte alla settimana 50 g
Uova Intere 1-2 volte alla settimana 50 g
Latte e Yogurt 2 volte al giorno 125-150 ml
Formaggi Freschi 1-2 volte alla settimana 100 g
Formaggi Stagionati 1-2 volte alla settimana 50 g

NB. Le porzioni di carne, pesce, uova e formaggi sono da considerare INTERE se utilizzate come piatto principale del pasto (ad esempio, il secondo piatto della cena).

Al contrario, vanno dimezzate se hanno una funzione meno importante (ad esempio, una piccola pietanza dopo il primo piatto a pranzo).

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer