Dieta ed epatite C: cosa mangiare e cosa non mangiare
L'epatite C è una malattia infettiva causata dal virus HCV, che colpisce principalmente il fegato.
Nel periodo iniziale dell'infezione, i sintomi sono assenti o appena percepibili; raramente compaiono febbre, urine scure, dolore addominale e ittero.
In pochi riescono a guarire totalmente e la maggior parte dei soggetti cronicizza.
Nel corso degli anni, l'epatite C cronica può indurre malattie epatiche - come la cirrosi, la fibrosi, l'insufficienza funzionale e il cancro - e/o varici esofagee e gastriche.
La diagnosi avviene con le analisi del sangue.
L'epatite C si diffonde principalmente attraverso il contatto sangue-sangue (uso endovenoso di droga, attrezzature mediche, parto, ferite e trasfusioni), non per contatto casuale (abbracci, baci, condivisione di utensili da tavola, di cibo e di acqua).
Non esiste un vaccino per l'epatite C e l'infezione cronica può essere curata con terapia farmacologica; chi ha sviluppato il cancro o la cirrosi epatici può richiedere un trapianto (non sempre risolutivo).
Nel mondo, circa 130-200 milioni di persone risultano infette da epatite C (soprattutto in Africa e in Asia).
Dieta e attività motoria
Poiché non esiste una forma di contagio alimentare, la dieta per l'epatite C non svolge un ruolo rilevante nella prevenzione della malattia.
D'altro canto, abbiamo già evidenziato che, nel lungo termine, l'epatite C è in grado di provocare cirrosi, fibrosi e infine il cancro; ovviamente, queste condizioni si associano prima ad una riduzione della funzionalità e poi all'insufficienza epatica conclamata.
La dieta per l'insufficienza epatica non è la stessa di quella destinata a trattare un fegato sofferente. Di seguito parleremo soprattutto di come affrontare una situazione intermedia, che non prevede la diagnosi di insufficienza epatica propriamente detta.
Ovviamente, un fegato incapace di ottemperare alle sue numerosissime mansioni (pressione oncotica, sintesi di proteine di trasporto, produzione di bile digestiva, omeostasi glicemica, metabolismo farmacologico ecc.) compromette sensibilmente lo stato di salute generale.
Quando la cronicizzazione dell'epatite C pregiudica la funzionalità epatica, diventa necessario ridurre l'impegno metabolico complessivo.
Tra i vari processi che subiscono l'influenza della dieta e dello stile di vita riconosciamo: proteosintesi, proteolisi, transaminazione, glicogenosintesi, glicogenolisi, lipogenesi, lipolisi, metabolismo farmacologico ed ormonale, produzione di bile ecc. Per fare ciò, anzitutto bisogna:
- Strutturare una dieta equilibrata, normocalorica e ben ripartita tra i pasti;
- Evitare la sedentarietà, così come l'attività motoria intensa;
- Evitare i farmaci e gli integratori non necessari.
Insufficienza epatica e dieta
Quando la riduzione della capacità funzionale epatica è molto elevata (come avviene, ad esempio, nella cirrosi scompensata), le necessità nutrizionali diventano totalmente diverse e variabili in base al tipo di complicazioni manifeste (ipertensione portale, encefalopatia, ascite, compromissione renale, difetti della coagulazione ecc.).
Prima di tutto, il soggetto dev'essere messo a riposo assoluto, possibilmente in posizione sdraiata, per favorire il ritorno venoso. Spesso, giunti a questo punto, il paziente necessita della nutrizione per via parenterale.
In caso di encefalopatia, è assolutamente necessario ridurre fino al 50% l'apporto proteico totale, stimandolo approssimativamente a 0,5g di peptidi ogni chilogrammo di peso corporeo.
Si tenga bene a mente che l'insufficienza epatica procura anche una diminuzione della sintesi proteica dei fattori sanguigni (proteine della coagulazione, di trasporto ecc.). Per questo motivo, in assenza di encefalopatia, la quantità proteica nella dieta (necessaria per la sintesi delle suddette proteine) non dev'essere assolutamente ridotta (1,2 e fino a 1,5g/kg); il rischio sarebbe di aggravare questa incapacità funzionale.
Inoltre, da recenti studi pare che sia consigliabile sostituire gli amminoacidi aromatici con quelli ramificati, i quali non hanno un impatto ugualmente negativo sull'azotemia.
All'insorgenza di ascite, invece, si raccomanda di effettuare una severa restrizione del sodio (contenuto nel sale da cucina e, in misura inferiore, negli alimenti naturali), tenendo bene a mente che escluderlo del tutto potrebbe peggiorare la funzionalità dei reni già compromessi.
Principi nutrizionali
I principi nutrizionali essenziali al mantenimento di una funzionalità epatica soddisfacente in presenza di Epatite C cronica, possono essere così sintetizzati:
- Abolire l'alcool etilico e di tutti i nervini. L'alcol agisce negativamente sulle cellule del fegato e peggiora il metabolismo della vitamina B1 (che il fegato non è comunque in grado di immagazzinare); i nervini, invece, sono molecole totalmente inutili che il fegato, prima di farle espellere con le urine dai reni, deve metabolizzare.
- Abolire i cibi e le bevande spazzatura o non salutari. In questo gruppo rientrano tutti i fast-food (patatine fritte, crocchette, frittelle, hamburger ecc.), gli snack dolci e salati industriali e le bevande dolci (gassate e non). I cibi spazzatura hanno un profilo nutrizionale caratterizzato dalla ricchezza di molecole nocive; alcune di queste sono: grassi saturi o idrogenati (anche in conformazione trans), zuccheri raffinati (saccarosio, maltosio, fruttosio granulari aggiunti), additivi alimentari (coloranti, esaltatori di sapidità, conservanti, dolcificanti ecc.) e tossine liberate nelle tecniche di cottura ad alta intensità (per irradiazione o conduzione metallica) quali: acrilamide, formaldeide, acroleina, idrocarburi policiclici aromatici ecc.
- Favorire il consumo di alimenti freschi (eventualmente congelati) o grezzi, limitando quelli lavorati e/o raffinati. Vari processi, ad esempio il processo di perlatura dei semi o la sbiancatura delle farine - ma anche la miscelazione di carne/pesce ad altri ingredienti per creare insaccati o crocchette o altri impasti (come il surimi) - sfruttano meccanismi di chimici e fisici che privano l'alimento di molti nutrienti utili. Basti pensare che, nelle farine raffinate, la decurtazione nutrizionale complessiva di fibre, sali, vitamine e grassi essenziali sfiora l'80%. In particolare, nella dieta per l'epatite C non devono assolutamente mancare i fattori vitaminici coenzimatici, necessari a supportare molti processi cellulari del tessuto specifico; nonostante il fegato sia notoriamente una riserva vitaminica molto efficace, a cause dell'infezione potrebbe perdere (almeno in parte) questa capacità.
- Strutturare un regime normocalorico. Ciò significa che l'introito energetico dev'essere sufficiente a mantenere il peso, senza che aumenti o diminuisca, circostanze nelle quali l'organo deve svolgere una mole di lavoro superiore.
- Può essere di aiuto ripartire le calorie in più pasti, diciamo 5, 3 dei quali principali e 2 secondari. Potrebbe essere consigliata una soluzione che prevede: 15% delle calorie a colazione, 7-8% negli spuntini di metà mattina e metà pomeriggio, 35-40% a pranzo e a cena.
- Mantenere l'equilibrio nutrizionale. Questo potrebbe essere sintetizzato come segue: lipidi 25-30% delle calorie, proteine circa 0,8-1,5g/kg e tutto il resto in carboidrati (dei quali, non oltre il 10-16% semplici). Devono anche rientrare nei limiti dei fabbisogni specifici gli apporti di: fibra, sali minerali, vitamine e colesterolo. Inoltre, non devono mancare gli antiossidanti non vitaminici o salini, come quelli fenolici (contenuti soprattutto nella frutta e nella verdura). Per avere un'idea più precisa di come potrebbe essere organizzato un regime nutrizionale simile, è consigliabile leggere l'articolo: Mangiare Sano.
- Se il soggetto è celiaco, la dieta per l'epatite C deve escludere: grano, farro, spelta, segale, orzo, avena e sorgo. La malattia celiaca scompensata è infatti responsabile di un aumento dell'infiammazione sistemica e di un'attivazione immunitaria anomala. In sostituzione ai cereali di cui sopra, è possibile scegliere: miglio, riso, mais e teff, oppure pseudocereali come la quinoa e l'amaranto, o anche tutte le leguminose (fagioli, lenticchie, piselli, fave, lupini, ceci ecc.). Nota: meglio evitare le cicerchie, soprattutto in grandi quantità, per il loro contenuto in acido ossalildiamminopropionico (tossico).
- E' assolutamente vietato bere acqua non potabile ed assumere cibi o bevande potenzialmente contaminati dalle stesse. In caso di epatite C, il fegato non è in grado di metabolizzare ottimamente eventuali residui chimici o altri tossici.
- Abbondanza di frutta e verdura fresche. I cibi che appartengono al VI e VII gruppo fondamentale degli alimenti sono le fonti principali di vitamina C, carotenoidi (provitamina A), vitamina K ed antiossidanti di varia natura (come quelli fenolici). In tutto, sarebbe opportuno fornire 4-5 porzioni di frutta e verdura fresche da 150-300g l'una, meglio se prevalentemente crude.
- Promuovere l'assunzione di nutrienti terapeutici per il fegato. In aggiunta ai vari fattori antiossidanti (alcuni dei quali dotati anche di potere antinfiammatorio, antitumorale ecc.) è parecchio utile incrementare i fitoelementi che esercitano un ruolo epato-protettore; ad esempio, la cinarina e la silimarina del carciofo e del cardo mariano.
- Enfatizzare l'apporto di acidi grassi polinsaturi a discapito di quelli saturi, sia in proporzione, sia in termini quantitativi. E' particolarmente consigliabile incrementare il contenuto dietetico in acidi grassi essenziali omega 3 e non troppo quello di omega 6. Gli omega 3 (ALA, EPA e DHA – vedi articolo: Acidi Grassi Omega 3 e Omega 6) sono precursori antinfiammatori e possono aiutare l'organismo a ridurre la flogosi generale; l'acido arachidonico (un derivato degli omega 6) esercita invece l'effetto contrario. Gli alimenti più idonei sono: il pesce azzurro (sgombro, maccarello, palamita, alici, sarde ecc.), alcuni semi oleosi (mandorle, sesamo ecc.) ed alcuni oli vegetali spremuti a freddo (extravergine di oliva, di semi di lino, di noce ecc.).