Dieta ed epatite B: cosa mangiare e cosa non si può mangiare

Dieta ed epatite B: cosa mangiare e cosa non si può mangiare
Ultima modifica 16.05.2024
INDICE
  1. Obbiettivi nutrizionali
  2. Epatite B e dieta

L'epatite B è una malattia infettiva provocata dal virus HBV, che colpisce il fegato in maniera acuta o cronica (la forma cronica è diffusa soprattutto in coloro che contraggono il virus al momento della nascita).

Circa un terzo della popolazione mondiale è stato infettato dal virus HBV, compresi i 240-350 milioni di casi cronici. Ogni anno, muoiono di epatite B oltre 750.000 persone, delle quali circa 300.000 per complicazioni (cancro al fegato).

La malattia è diffusa soprattutto in Asia Orientale ed in Africa Sub Sahariana, dove tra il 5 e il 10% degli adulti cronicizza. Il tasso di incidenza in Europa e Nord America è inferiore al 1% e risulta in calo per l'adozione della profilassi vaccinale obbligatoria (obbligo che in Italia sussiste dal 1991).

Dopo il contagio, nella fase iniziale, molte persone non presentano sintomi mentre altre sviluppano una sintomatologia caratterizzata da: vomitoitterostanchezzaurine scure e dolore addominale (per circa due settimane - raramente i disturbi dell'epatite acuta portano al decesso). In fase cronica non esiste alcun sintomo ma  si possono sviluppare complicazioni mortali come la cirrosi ed il cancro del fegato (15-25% dei casi cronici).

Il virus HBV viene trasmesso con l'esposizione a sangue o fluidi corporei infetti (sperma, liquido vaginale ecc.), soprattutto al momento della nascita o durante l'infanzia; non avviene tenendosi per mano, condividendo posate, baciandosi, abbracciandosi, con colpi di tossestarnuti o con l'allattamento al seno. A differenza dell'epatite A e dell'epatite E, l'epatite B non si trasmette attraverso il consumo di acqua o alimenti contaminati da feci infette.

Nelle zone in cui la malattia è rara, le cause più frequenti sono l'uso di droghe per via endovenosa ed il rapporto sessuale non protetto. Altri fattori di rischio includono: i lavori sanitari, le trasfusioni di sangue, la dialisi, la convivenza con una persona infetta, i viaggi in paesi con un tasso di infezione alto e la convivenza negli istituti collettivi.

La diagnosi avviene da 30 a 60 giorni dopo l'esposizione, analizzando il sangue (ricerca di virus e anticorpi).

Dal 1982, la prevenzione è soprattutto vaccinale (raccomandata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità fin dal primo giorno di vita).

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Obbiettivi nutrizionali

Poiché il fegato svolge moltissime funzioni differenti (pressione oncotica, sintesi di proteine di trasporto, produzione di bileomeostasi glicemicametabolismo dei farmaci ecc.), una sua eventuale perdita di funzionalità compromette gravemente l'equilibrio dell'intero organismo.

Dopo l'infezione virale di tipo B è quindi necessario:

  • Diminuire le richieste funzionali del corpo;
  • Diminuire il carico di lavoro dell'organo;
  • Facilitare la remissione dal virus B sostenendo al meglio l'organismo.

Epatite B e dieta

Le regole dietetiche essenziali al ripristino della condizione normale (guarigione o cronicizzazione), possono essere sintetizzate come segue:

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Autore

Dott. Riccardo Borgacci

Dott. Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer