Binge Eating: che cosa è e in cosa consiste, perché insorge e quante persone ne soffrono

Binge Eating: che cosa è e in cosa consiste, perché insorge e quante persone ne soffrono
Ultima modifica 03.02.2023
INDICE
  1. Cosa è il Binge Eating?
  2. Binge eating: quante persone ne soffrono?
  3. In cosa consiste e come riconoscere il binge eating disorder
  4. Cause del binge eating: perché ci si abbuffa?
  5. Come curare il binge eating?
  6. Bibliografia

Cosa è il Binge Eating?

Il Binge Eating Disorder (BED), detto anche disturbo da alimentazione incontrollata, è un disturbo del comportamento alimentare (DCA) propriamente detto.

Non si tratta dell'abbuffata occasionale, perché colpisce almeno 1-3 volte a settimana e almeno per 3 mesi, e non va confuso con la scarsa ma consapevole igiene nutrizionale tipica dei grandi obesi, perché implica una componente di "discontrollo" - va tuttavia differenziato dalla BN, che impone l'attitudine a compensare con metodi di purgazione.

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Binge eating: quante persone ne soffrono?

Potenzialmente, chiunque può sviluppare il disturbo da alimentazione incontrollata, indipendentemente dall'etnia, dal sesso, dall'età o dal peso.

Negli Stati Uniti si reputa sia il DCA più diffuso, mentre in Italia i dati sono più scarsi.

Sebbene le donne abbiano più probabilità di contrarlo, rispetto a quanto avviene in Anoressia Nervosa (AN) e Bulimia Nervosa (BN), il sesso maschile è molto coinvolto, con una prevalenza stimata pressappoco al 40% - contro il 10-15% della BN ed il 5-10% della AN (i dati possono cambiare nel tempo).

Negli USA, più di 6 milioni di americani – il 2% degli uomini e il 3,5% delle donne – hanno sofferto, soffrono o soffriranno di binge eating.

Si ritiene che questo disturbo colpisca maggiormente tra la seconda e la terza decade di vita, ciò nonostante, indagini retrospettive hanno rivelato che la perdita di controllo sul cibo esordisce assai più precocemente della diagnosi ed in genere prima dei venti anni. Questo lasso di tempo tra esordio e diagnosi potrebbe in parte spiegare la tendenza alla cronicizzazione del disturbo.

Gli uomini hanno maggiori probabilità di soffrirne in mezza età. Tra gli adolescenti, l'1,6% soffre di disturbo da alimentazione incontrollata.

La sua prevalenza cresce parallelamente al grado di sovrappeso; studi effettuati sulla popolazione generale in Italia dimostrano che la prevalenza del disturbo si stima tra il 0,7% ed il 4,6%, mentre altri lavori svolti negli Stati Uniti riportano un'incidenza del 5% negli obesi della popolazione generale, 10-15% degli obesi che utilizzano programmi commerciali per perdere peso, 30% degli obesi che ricercano un trattamento per l'obesità in centri specialistici, e - nei soggetti che intendono sottoporsi a chirurgia bariatrica - il disturbo potrebbe superare il 50%.

In cosa consiste e come riconoscere il binge eating disorder

Il soggetto colpito da binge eating è interessato da episodi ricorrenti di abbuffate. Queste abbuffate non sono solo "grosse mangiate", ma possiedono dei tratti distintivi.

Osservandone il decorso, pare ovvio che la quantità di cibo assunta sia decisamente maggiore del normale, soprattutto considerando che questa avviene nell'arco di un periodo di tempo limitato.

Pertanto, l'abbuffata del BED può: avvenire anche in assenza di fame, risultare molto più veloce del normale, proseguire fino a sentirsi fastidiosamente sazi. Inoltre, molto spesso l'abbuffata avviene in totale solitudine, a causa del senso di imbarazzo che questa scatena nel soggetto.

Il binge eater che si abbuffa sperimenta un vero e proprio senso di perdita di controllo durante l'episodio (ad esempio, la sensazione di non poter smettere di mangiare o controllare cosa o quanto si sta mangiando).

Talvolta, a posteriori dell'evento, l'emozione dominante è il disgusto di se stessi, accompagnato da sintomi depressivi, o un forte senso di colpa.

E' quindi ovvio che il soggetto affetto da binge eating sperimenti costantemente emozioni negative, o comunque un forte disagio legato alle abbuffate.

Secondo il DSM-V (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), per essere definito tale, il binge eater deve cadere nelle abbuffate almeno 1 giorno a settimana per 3 mesi - la precedente versione suggeriva almeno 2 volte a settimana per 6 mesi.

Diversamente da quanto ci si aspetta nell'atteggiamento bulimico, nel binge eating non avvengono regolari metodi di compensazione (ad es. purghe, digiuno, esercizio fisico eccessivo, vomito autoindotto).

Per conoscenza, ricordiamo che la gravità del binge eating è classificabile in 4 gradi:

  • Lieve: da 1 a 3 episodi a settimana;
  • Moderato: da 4 a 7 episodi a settimana;
  • Grave: da 8 a 13 episodi a settimana;
  • Estremo: 14 o più episodi a settimana.
Per approfondire: Sintomi da Disturbo da Alimentazione Incontrollata

Cause del binge eating: perché ci si abbuffa?

Vi sono numerosi studi sui fattori di rischio e su quelli scatenanti le abbuffate, ma nessuno offre risposte completamente esaurienti, anche se viene spesso citata in letteratura la teoria multifattoriale che comprende:

  • Fattori genetici;
  • Fattori neuroendocrini;
  • Fattori evolutivi ed affettivi;
  • Fattori sociali.

Tra questi, sembrerebbero rivestire un ruolo fondamentale le difficili esperienze di vita infantile, la presenza di disturbi depressivi nei genitori, la tendenza all'obesità e la ripetuta esposizione a commenti negativi riguardo la forma, il peso e la modalità di alimentazione.

L abbuffate del binge eating potrebbero rappresentare una fuga o un blocco emotivo e del pensiero di fronte ad uno stato emotivo ritenuto intollerabile, oppure rappresentare una difficoltà nella gestione degli impulsi.

Aalogamente, nel binge eating possono innescarsi altri comportamenti legati all'impulso come l'etilismo, la tossicodipendenza, l'autolesionismo, la cleptomania e la promiscuità sessuale.

Dal punto di vista psicopatologico, la polarizzazione del pensiero sul cibo, sul peso e sull'aspetto fisico non sembra spiccata come negli altri disturbi dell'alimentazione.

Studi approfonditi dimostrano che il binge eating possiede specifici correlati genetici, una peculiare distribuzione socio-demografica tra i sessi e le diverse etnie, ed un'elevata comorbilità con la depressione.

La correlazione tra binge aating, obesità e tentativi di riduzione ponderale è ancora da definire con precisione; in base agli studi, l'eccesso di peso ed il conseguente ricorso alle terapie dietetiche, che regolarmente si manifesta, potrebbero essere una semplice conseguenza della manifestazione patologica, e non un fattore di rischio come accade per la BN.

Non sono molti gli studi sulle influenze genetiche nel binge eating, ma alcuni dati indicano che la prevalenza del disturbo è più elevata in individui che hanno almeno un parente di primo grado che soffre di questa stessa patologia (60%), rispetto a famiglie in cui questa è assente (5%).

Una ricerca su piccola scala non ha dimostrato la tendenza familiare o una significativa relazione tra binge eating ed altri disturbi alimentari o psichiatrici.

In un altro studio in cui sono stati valutati oltre 8000 gemelli norvegesi di entrambi i sessi, il binge eating appare essere influenzato quasi in egual misura da fattori genetici (41%) ed ambientali (59%), con leggera prevalenza di questi ultimi.

In uno studio di genetica molecolare su di un campione di 469 obesi, dei quali 24 con una mutazione del recettore melanocortinico-4 è stato dimostrato che tutti i soggetti portatori di quest'alterazione risultavano positivi alla diagnosi per binge eating.

Da anni la ricerca si è focalizzata anche sulla possibile influenza dei fattori ormonali nella patogenesi delle abbuffate, tra questi i più scrutati sono l'insulina, l'adiponectina, la leptina e la grelina, ed i cannabinoidi.

I primi studi sugli stili familiari dei binge eating confrontano 43 abbuffatori con 88 soggetti affetti da altri disturbi dell'alimentazione utilizzando il Family Evironmental Scale; i Binge Eating Disorder ottennero punteggi minori per quanto riguarda coesione familiare, emotività espressa, divertimento attivo, indipendenza personale; viceversa riportano più alti livelli di conflittualità e controllo interfamiliare.

Rispetto ad altri soggetti affetti da altri disturbi dell'alimentazione, i binge eater avevano un livello culturale più basso.

Tra i fattori psicosociali in grado di influenzare l'insorgenza della malattia si sono evidenziati maggiormente la preoccupazione e l'insoddisfazione per l'immagine corporea o il peso ed il frequente ricorso a diete dimagranti.

Questi fattori permettono di spiegare il 61-72% della varianza dei sintomi negli uomini e il 70% nelle donne.

Come curare il binge eating?

In letteratura vi sono pochi dati riguardanti il trattamento del binge eating e sull'efficacia delle terapie impiegate.

E' da notare che, a breve termine, la frequenza delle abbuffate diminuisce in modo significativo in risposta alla terapia farmacologia con antidepressivi e a varie forme di psicoterapia quali:

  • CBT (terapia cognitivo comportamentale);
  • IPT (terapia interpersonale) di gruppo;
  • terapia comportamentale dell'obesità;
  • auto-aiuto con manuali.

Tuttavia, non è detto che la riduzione delle abbuffate si associ a una riduzione significativa del peso. Può essere molto importante collaborare con un dietista, meglio se specializzato in disturbi del comportamento alimentare, in modo da intervenire "pragmaticamente" su una delle cause più importanti del disagio psicologico (l'obesità), e per migliorare lo stato di salute collettivo e la qualità della vita.

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Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer