Bevande vegetali di soia, riso, avena e mandorle: perché non si dice più latte?

Bevande vegetali di soia, riso, avena e mandorle: perché non si dice più latte?
Ultima modifica 09.09.2024
INDICE
  1. La legge del Parlamento sulla parola latte
  2. La tutela della denominazione
  3. Il mercato delle bevande vegetali
  4. Anche i formaggi veg non si possono chiamare formaggio

La legge del Parlamento sulla parola latte

Il Parlamento europeo in sessione plenaria ha approvato un rafforzamento della tutela per le denominazioni lattiero-casearie. Le bevande vegetali, come quelle a base di soia, mandorla, avena, ecc, non si potranno chiamare "latte". Diversi nella composizione e nell'origine stessa della materia prima, le bevande veg e il latte di origine animale sono due prodotti che differiscono soprattutto dal punto di vista nutrizionale

Da tempo nell'Unione europea non è possibile usare la parola "latte" per definire alcune bevande vegetali, come per esempio, una su tutte, quelle di soia. Il voto dell'Europarlamento però va oltre, iin quanto non si limita a confermare le norme in vigore già dal 2017, che vietano l'uso improprio dei nomi tipici dei prodotti lattiero caseari come: burro, formaggio, yogurt o la stessa parola "latte". Con questo voto, il Parlamento ha deciso di vietare anche le evocazioni e le imitazioni: per esempio, l'uso di espressioni quali "bevanda tipo latte" o "succedaneo del latte". Così come il tofu non potrà più essere definito un "formaggio vegetale", o una bevanda di riso o di soia non potrà recare in etichetta diciture quali "succedaneo del latte". Si tratta di una tutela delle denominazioni lattiere simile a quella prevista per le Dop e le Igp.

Per approfondire: Latte e Bevande Vegetali a Confronto Per approfondire: I formaggi senza glutine

La tutela della denominazione

L'assemblea europea ha dunque deciso di ribadire l'opposizione all'uso del nome latte per prodotti a base di soia, mandorla, riso, avena e altri derivati di origine non animale. La tutela delle denominazioni lattiero-casearie in Europa nasce già nel 1987 ed è stata confermata con successivi regolamenti. Con diverse sentenze, inoltre, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha puntualmente confermato la tutela delle denominazioni lattiero-casearie. L'ultima, in ordine di tempo, è stata la nota Sentenza TofuTown, che ha stabilito che il divieto europeo di uso delle denominazioni lattiere vale anche se i prodotti a base vegetali sono accompagnati da indicazioni che ne specificano l'origine e cioè la natura vegetale del prodotto.

Le eccezioni in Italia

Per i prodotti vegetali esistono alcune eccezioni. Il divieto non si applica tuttavia alla "designazione di prodotti la cui natura esatta è chiara per uso tradizionale e/o qualora le denominazioni siano chiaramente utilizzate per descrivere una qualità caratteristica del prodotto". 

In particolare in Italia, l'eccezione riguarda i seguenti prodotti:

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Il mercato delle bevande vegetali

Con l'aumento del veganesimo e delle intolleranze - in particolare al lattosio - la vendita del latte di origine animale sta subendo un'inflessione rispetto alla costante crescita sul mercato delle alternative vegetali. Secondo le stime diffuse dal sito The Vegan Society, infatti, il settore delle bevande vegetali in Europa nel 2019 ha prodotto un giro d'affari complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro che si traduce con il 14% sul settore totale. A preferire il latte vegetale sono i soggetti allergici o intolleranti al latte vaccino, in aumento costante, ma anche coloro che lo scelgono rispetto al latte vaccino, per ragioni etiche o personali. Il latte vegetale è soitamente meno calorico, senza grassi saturi e ricco di proteine e vitamine. Tutti elementi che lo rendono un valido sostituto del latte di mucca.

Scegliere la bevanda vegetale richiede attenzione: va sempre controllata la provenienza (in special modo se parliamo di soia). Preferire coltivazioni biologiche e tracciabili. Vanno poi evitati i prodotti con zuccheri o sodio aggiunto ma anche quelli con olio vegetale non specificato.

Il latte di mandorle (non zuccherato) è ora il sostituto del latte preferito d'America, con una crescita delle vendite del 250% negli ultimi cinque anni, che rappresenta il 5% del mercato del latte totale. Molti attribuiscono questo crescente consumo, a dispetto delle bevande di riso, soia o avena, alle sue proprietà benefiche e in particolare al suo alto contenuto di proteine, prezioso per chi segue una alimentazione vegana o in caso di dieta.

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Anche i formaggi veg non si possono chiamare formaggio

La Corte di giustizia ha interpretato la normativa dell'Unione rilevando che, come si legge nel testo della sentenza: "ai fini della commercializzazione e della pubblicità, la normativa in questione riserva, in linea di principio, la denominazione 'latte' unicamente al latte di origine animale. Inoltre, salvo le eccezioni espressamente previste, tale normativa riserva le denominazioni comecrema di latte o panna, chantilly, burro, formaggio e iogurt, unicamente ai prodotti lattiero-caseari, vale a dire i prodotti derivati dal latte".
In particolare, sono riservate unicamente ai prodotti lattiero-caseari le denominazioni seguenti utilizzate in tutte le fasi della commercializzazione:

Latte e formaggio possono definirsi tali solo se di origine animale, indipendentemente dalle proprietà e benefici, ad esempio, delle bevande vegetali, che sono delle valide alternative al latte vaccino, per intolleranti o vegani.