Ultima modifica 02.10.2019

Fabbisogno di acqua

L'acqua è una componente essenziale del nostro organismo; nell'adulto rappresenta oltre il 70% della massa complessiva (nel bambino è addirittura superiore) e la sua carenza sistemica può compromettere il benessere, la salute e (nella peggiore delle ipotesi) la sopravvivenza della persona. Il rischio aumenta sensibilmente nella terza età, quando l'organismo risulta maggiormente predisposto alla disidratazione e il cervello trasmette/percepisce solo pochi segnali di "sete".
Va da sé che l'acqua debba essere:

  1. Bevuta in maniera quantitativamente sufficiente (circa 1millilitro ogni caloria introdotta con la dieta - 1ml/1kcal - quindi due litri al giorno in caso di dieta da 2000 Kcal)
  2. Distribuita equamente durante la giornata.

Acqua minerale per digerireNB. Esistono casi in cui il fabbisogno di acqua supera di gran lunga la media della popolazione; il clima (temperatura ed umidità) e l'attività fisica o sportiva possono infatti incrementare la sudorazione e con essa il fabbisogno di liquidi.

Acqua e digeribilità del pasto

La digestione è un processo attivo che prevede la semplificazione dei polimeri nutrizionali, finalizzato a consentirne l'assorbimento nell'intestino.
La digestione è organizzata in diverse tappe chimico-fisiche e comincia dalla bocca, raggiunge lo stomaco e termina nell'intestino. Le fasi meccaniche sono di masticazione e impasto (cavo orale), rimescolamento (stomaco), avanzamento e segmentazione (intestino). Le fasi chimiche determinano la secrezione delle ghiandole e dei vari tessuti ghiandolari esocrini; avvengono nella bocca (saliva con amilasi salivare), nello stomaco (succhi gastrici con pepsinogeno, acido cloridrico [Hcl-] e pepsina), nel duodeno (nel quale, attraverso il coledoco, sono immessi i succhi biliari e quelli pancreatici [numerosi enzimi proteo-, lipo- e glicolitici]) e sulla mucosa dell'intestino tenue (enzimi dell'orletto a spazzola degli enterociti).
Ciò che spesso si trascura è che la digestione, per avvenire in maniera ottimale, necessita la secrezione/diluizione degli enzimi in misura PROPORZIONALE alla "consistenza" del pasto. Per farla breve:

  1. La saliva, i succhi gastrici, biliari e pancreatici, per essere prodotti e secreti, richiedono ACQUA.
  2. Meno acqua è presente nel bolo/chimo alimentare, più l'organismo è obbligato a secernerne "di tasca sua".

Ne deriva che, in un pasto eccessivamente "secco", l'acqua richiesta per conferire la giusta umidità al bolo/chimo (e promuoverne la digeribilità) è maggiore rispetto a quella richiesta da un pasto ben idratato. Da'altro canto, anche l'eccessiva diluizione del pasto potrebbe comprometterne la digestione a causa dell'eccessiva dispersione dei succhi gastrici e degli enzimi.
NB. L'assorbimento/riassorbimento dell'acqua avviene soprattutto tra lo stomaco ed il duodeno MA termina definitivamente nell'intestino crasso attraverso la disidratazione fecale (recupero dell'acqua secreta con i succhi digestivi).

Favorire la digestione

In linea di massima, la digestione avviene in maniera ottimale consumando uno o due bicchieri d'acqua (secondo la capienza) durante il pasto. Questo parametro varia sensibilmente a seconda della presenza o meno di alimenti "brodosi" (che di per sé contribuiscono a diluire il bolo alimentare), di alimenti freschi e ben idratati (ortaggi e frutta) e della quantità di cibi secchi o disidratati (grissini, crackers, patatine fritte in busta, pop-corn, carni salate, frutta secca ecc).
Oltre all'eccessiva quantità, quota proteica, livello di cottura del pasto ed eventuali "carenze" individuali (o patologie) molti altri fattori chimici e fisici contribuiscono a determinare la SCARSA efficacia e la dilatazione temporale utili per la digestione; tra questi: concentrazione di sale da cucina (NaCl), pH degli alimenti, masticazione, temperatura del cibo ecc.
D'altro canto, esistono molti "stratagemmi" da utilizzare saltuariamente per favorire la digestione di un pasto eccessivo o pesante; la scelta dell'uno o dell'altro dipende soprattutto dal cibo introdotto e dalla condizione fisiologica del soggetto. Nel caso in cui il problema consista nella ridotta capacità di secernere acido cloridrico, al seguito di un pasto sensibilmente proteico, può essere consigliabile:

  1. Assumere acqua calda (35-38°C) con l'aggiunta di succo, o meglio, di scorza di limone
  2. Assumere un'unità alcolica, se abitualmente consumata
  3. Assumere bevande tipo cola
  4. Assumente bevande al caffè, se abitualmente consumate
  5. Masticare chewingum

NB. In condizioni simili, la presenza di sale da cucina e spezie nel pasto può essere favorevole alla secrezione di HCl.
D'altro canto, se il pasto risulta eccessivamente proteico e se di conseguenza (maggioranza dei casi), avviene una iperproduzione di acido cloridrico, il bolo/chimo alimentare (dopo la denaturazione proteica) per entrare nel duodeno necessita una "conversione" del pH da acido a basico per secrezione di bicarbonati. In tal caso, dopo il pasto sarebbe utile:

  1. Assumere acqua a temperatura ambiente con bicarbonato, citrato (citrosodina) o magnesio idrossido (magnesia)
  2. Evitare i 5 punti sopra citati.

Esiste un'acqua che favorisce la digestione?

Secondo quanto detto finora, l'acqua è un elemento essenziale del pasto, utile (e talvolta fondamentale) alla buona riuscita della digestione; ma se introdotta in eccesso, può determinare l'eccessiva diluizione dei succhi digestivi prolungando i tempi di digestione.
Ormai, tutti sanno che le acque non sono tutte uguali; differiscono soprattutto per il contenuto e la provenienza dei sali in esse contenuti. Se derivano da sorgenti spontanee sono dette minerali e la loro purezza NON è ottenuta con depurazioni chimico-fisiche; in caso contrario, come quella di rubinetto, (sebbene anch'essa contenga sali), essendo manipolata dall'uomo, non può essere definita "minerale".
Alcune acque possiedono caratteristiche potenzialmente utili alla digestione; le parti disciolte (in questo caso "principi attivi") utili a questo scopo sono:

  1. Bicarbonati (HCO3)
  2. Solfati (SO4)

I bicarbonati, come anticipato, partecipano alla riduzione del pH gastrico contrastando "l'acidità" e determinando la riduzione dei tempi di permanenza nello stomaco. L'uso di acqua con bicarbonati è indicato per tutti i soggetti che tendono a soffrire di acidità gastrica e/o che consumano pasti molto abbondanti e proteici.
NB. La presenza di bicarbonati nell'acqua NON giustifica la trascuratezza o gli eccessi nella gestione dei pasti; l'abuso di cibi salati, speziati, alcolici, caffè, bevande acide e contenenti caffeina, ecc. non può essere contrastato dall'acqua contenente bicarbonati.


I solfati invece, svolgono un'azione pro-digestiva grazie alla loro capacità di stimolare la sintesi enzimatica a livello epatico e pancreatico; in tal modo, la composizione dei succhi digestivi (se leggermente carente) può essere compensata favorendo la digestione.


Concludendo, le acque "minerali" più indicate per contrastare l'iperacidità gastrica e favorire la digestione sono quelle ricche in bicarbonati e in solfati; tuttavia, per essere chiari, si tenga in considerazione che la quantità di sali disciolti (pur rappresentando una caratteristica auspicabile) di per sé non è sufficiente ad annullare gli effetti indesiderati di un pasto eccessivamente abbondante.


Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer