Tiroidite - Cause, Sintomi, Cura
La tiroidite è un’infiammazione della tiroide. Vi ricordo che, in generale,
ogni volta che incontriamo il suffisso -ite (ad esempio bronchite, polmonite,
gastrite, tendinite ecc.) significa che siamo in presenza di un processo
infiammatorio.
Il termine tiroidite è, quindi,
utilizzato per indicare un gruppo di disturbi accomunati dalla presenza di un processo infiammatorio a carico della
tiroide. Tali disturbi sono però anche molto diversi tra loro per cause,
sintomi, evoluzione ed altri aspetti.
Per
comprendere meglio alcune di queste differenze, le varie forme di tiroidite vengono
distinte, in base al decorso, in acute, subacute e croniche.
Tra tutte le tiroiditi, le forme più
comuni sono la tiroidite linfocitaria cronica, detta anche tiroidite di
Hashimoto, che progressivamente spegne la tiroide e la sua funzione, e la tiroidite
subacuta di De Quervain, che invece comporta modificazioni transitorie
dell'attività tiroidea. Altre forme
note sono la tiroidite
suppurativa acuta, la tiroidite silente post-parto (o sporadica) e la tiroidite
di Riedel.
Considerata
l'ampia premessa, è ovvio che la tiroidite riconosca varie cause.
Nel caso
della tiroidite cronica di Hashimoto, l'infiammazione è provocata da un’attivazione
anomala del sistema immunitario, il quale - non riconoscendole più come proprie
- attacca con anticorpi le cellule sane della tiroide. Per questo motivo, la tiroidite
di Hashimoto è considerata una malattia autoimmune, dato che il sistema
immunitario agisce come se la tiroide fosse un tessuto estraneo, pericoloso e,
per questo, meritevole di un attacco.
Le tiroiditi
croniche possono anche comparire nel periodo successivo alla gravidanza o
essere scatenate dall’uso di determinati farmaci o da irradiazioni locali del
collo.
Una tiroidite
acuta, invece, è spesso causata da un’infezione batterica, mentre quella
subacuta riconosce, in genere, un’origine virale. Proprio per questa eziologia,
talvolta, la tiroidite è preceduta da un’affezione delle prime vie respiratorie,
come una faringite o una laringite cioè il classico mal di gola.
Vediamo ora,
brevemente, le caratteristiche delle tiroiditi più frequenti, partendo proprio dalla tiroidite di Hashimoto.
Come abbiamo
visto, la tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune cronica, quindi presente per tutta la vita. L’esordio è lento e
spesso completamente asintomatico, ma può associarsi alla comparsa del gozzo. Paradossalmente,
nella fase iniziale della tiroidite cronica di Hashimoto, si possono
riscontrare alcuni sintomi tipici della presenza di un eccesso di ormoni
tiroidei in circolo. In seguito, questa malattia autoimmune predispone ad una
disfunzione della tiroide, più frequentemente nel senso di un ipotiroidismo
sempre più marcato e irreversibile. Infatti, ricordiamo che la tiroidite di
Hashimoto è tra le cause più frequenti di ipotiroidismo primario.
È
interessante notare che, spesso, i pazienti con questa forma di tiroidite presentano
altre malattie autoimmuni associate ed esiste una percentuale di rischio
connessa alla familiarità.
La tiroidite
di De Quervain è invece un’infiammazione transitoria della ghiandola tiroidea.
Ha tipicamente un esordio brusco e frequentemente fa seguito ad un’infezione
virale. Il decorso è subacuto, cioè la guarigione non è né rapida né lenta, una
via di mezzo insomma.
Per quanto
riguarda i sintomi, la tiroidite di De Quervain è caratterizzata dall’insorgenza
di febbre, malessere generale, ingrossamento della tiroide e dolore al
collo. Nella fase iniziale, può verificarsi una liberazione eccessiva di ormoni
tiroidei dal tessuto della tiroide danneggiato a causa dell’infiammazione,
che tende però a regredire nel tempo. Una volta guarita, è raro che questa
patologia evolva in un lieve ipotiroidismo.
Nel caso
della tiroidite di De Quervain non esiste un trattamento specifico, ma,
fortunatamente, la risoluzione è spontanea e avviene nel giro di qualche
settimana (ecco perché il decorso si dice subacuto); una terapia antivirale e
anti-infiammatoria può agevolare il processo di guarigione.
Anche i
sintomi delle tiroiditi sono diversi e, in molti casi, la varietà di
manifestazioni rispecchia la diversa evoluzione del processo infiammatorio.
Mi spiego
meglio. Se la tiroidite provoca un danno lento e cronico alle cellule della
tiroide, con una conseguente diminuzione dei livelli di ormoni tiroidei nel
sangue, i sintomi sono quelli tipici dell’ipotiroidismo, quindi: affaticamento,
aumento di peso, stipsi, pelle secca e depressione. Questo è, ad esempio, il
caso della tiroidite di Hashimoto.
Se, invece,
il processo infiammatorio è veloce e brusco, come nel caso della tiroidite
subacuta di De Quervain, a causa del danno cellulare gli ormoni tiroidei
accumulati all’interno della tiroide sono liberati nel flusso sanguigno
provocando l’aumento dei loro livelli e sintomi simili a quelli dell’ipertiroidismo,
come ansia, insonnia, palpitazioni, affaticamento, irritabilità e perdita di
peso. Apro una piccola parentesi: in simili circostanze, più che di
ipertiroidismo sarebbe più corretto parlare di tireotossicosi. La differenza è
sottile; entrambe le condizioni sono infatti caratterizzate da elevati livelli
di ormoni tiroidei nel sangue, quindi da sintomi simili. Tuttavia, mentre nel
caso dell'ipertiroidismo vi è un'aumentata produzione di ormoni tiroidei, nella
tireotossicosi questo aumento dipende dalla liberazione degli ormoni preformati
contenuti nella colloide dei follicoli che sono stati distrutti dal processo
infiammatorio. Altre cause di tireotossicosi sono, ad esempio, l'assunzione di
ormoni tiroidei sintetici o la sintesi ectopica di questi ormoni da parte di
altri organi.
Tornando a
noi, un'altra differenza rispetto all'ipertiroidismo è che le tiroiditi acute e
subacute tendono a manifestarsi con alcuni sintomi tipici, come febbre, tumefazione e dolore al collo, con la cute sovrastante calda e arrossata.
La diagnosi delle
tiroiditi si basa su: anamnesi (quindi sulla raccolta delle informazioni
riferite dal paziente), esami di laboratorio ed esami strumentali.
Per prima
cosa, viene studiata la funzionalità della ghiandola attraverso un'analisi del
sangue per il dosaggio degli ormoni tiroidei e dell’ormone stimolante la
tiroide (il TSH). Molti pazienti con tiroidite presentano una funzione tiroidea
nella norma; altri, invece, sviluppano ipotiroidismo o episodi di aumentata
funzionalità della tiroide. I marcatori che dimostrano la natura autoimmune
della malattia sono rappresentati dall’aumento nel sangue degli anticorpi
anti-tiroide, cioè prodotti dall’organismo stesso contro la tiroide, in particolare
gli anticorpi anti-tireoperossidasi (o AbTPO) e antitireoglobulina (o AbTg). In
caso di tiroidite acuta, la VES e gli altri indici di infiammazione sono
elevati, mentre l’emocoltura può essere positiva nel caso di setticemia.
Per quanto
riguarda le indagini strumentali, l’ecografia tiroidea può essere d’aiuto nell’evidenziare
un quadro di tipo infiammatorio, soprattutto per quanto riguarda una
disomogeneità o un aspetto pseudo-nodulare della tiroide. L’esame istologico
del tessuto tiroideo, prelevato mediante agoaspirato, può essere utile
soprattutto nella valutazione di noduli sospetti e nella diagnosi differenziale
con le neoplasie della tiroide. L’agoaspirato è, in molti casi, utile nell'identificazione
del patogeno responsabile della tiroidite. La scintigrafia, infine, può
talvolta mostrare una bassa captazione di iodio radioattivo in corrispondenza
dell’area infiammata.
I trattamenti
dipendono dal tipo di tiroidite diagnosticato. Le tiroiditi acute e subacute
sono solitamente transitorie e guariscono in modo completo, senza lasciare
alterazioni permanenti della funzione tiroidea.
Se la causa
della tiroidite è un’infezione batterica, sono prescritti antibiotici a largo
spettro o specifici, in base all’antibiogramma del patogeno isolato dalla
ghiandola.
Per la
tiroidite di Hashimoto, il trattamento spesso prevede una terapia ormonale
sostitutiva, per correggere l’ipotiroidismo a cui può andare incontro la
tiroide. In questi casi, l’assunzione di ormoni tiroidei deve proseguire per
tutto il corso della vita. Abbiamo però visto come la tiroidite di Hashimoto possa
presentarsi inizialmente con una tireotossicosi. In questo caso, il paziente
può necessitare di riposo, anti-infiammatori non-steroidei e beta-bloccanti, per
abbassare la frequenza cardiaca e ridurre i tremori.
Per le forme
di tiroidite non infettiva sono utilizzati, secondo la gravità del caso, antinfiammatori
non steroidei (FANS) o corticosteroidi, che determinano una risoluzione della
sintomatologia dolorosa correlata all'infiammazione locale.
Infine, nel
caso la ghiandola sia aumentata eccessivamente di volume, o in presenza di un eventuale
danno estetico o di noduli sospetti, alcuni pazienti possono essere sottoposti
al trattamento chirurgico, soprattutto per preservare le strutture adiacenti.