Ormoni tiroidei - Video: T3, T4 e TSH
Prima
di parlarvi di ormoni tiroidei, è importante ricordare che cos'è un ormone.
La
parola ormoni deriva dal greco hormao che significa mettere in moto, stimolare,
eccitare. In effetti, gli ormoni sono messaggeri chimici che trasmettono determinati
segnali da una cellula ad un'altra. Nei messaggi veicolati dagli ormoni sono
contenute tutte le istruzioni e gli ordini necessari per regolare il
metabolismo e/o l'attività dei destinatari. Una cellula è sensibile all'azione
di un ormone solo se sulla sua parete esterna possiede un recettore specifico,
cioè una "cassetta della posta" adatta ad accogliere il messaggio.
La
nostra tiroide può essere paragonata ad una vera e propria fabbrica di ormoni, che
influenzano l’attività di buona parte dell’organismo. Un altro paragone molto
in voga accomuna la tiroide ad un termostato in grado di accelerare o diminuire
il metabolismo corporeo a seconda delle condizioni.
La
tiroide è, quindi, una ghiandola endocrina: “ghiandola” perché produce e
libera ormoni, “endocrina” in quanto riversa il suo secreto nel flusso
sanguigno.
Come
abbiamo visto nella lezione sull'anatomia della tiroide, questa ghiandola a
forma di farfalla con le ali spiegate è composta da tanti “sacchetti sferici”,
detti follicoli tiroidei. Questi follicoli sono l'unità funzionale della
tiroide e fungono sia da “fabbrica”, che da “magazzino” per gli ormoni tiroidei.
In
particolare, i follicoli producono due ormoni importantissimi, la tiroxina
(chiamata più semplicemente T4) e la triiodotironina (o T3).
Questi ormoni sono responsabili del
corretto funzionamento di molti organi e tessuti corporei. Le loro
molteplici funzioni saranno approfondite in un prossimo video, mentre in questa
presentazione ci concentreremo sui meccanismi che ne regolano la produzione e
la secrezione.
Gli ormoni tiroidei vengono prodotti in risposta
alla stimolazione di un altro ormone, il cosiddetto TSH od ormone tireotropo, prodotto
e secreto dall'ipofisi anteriore. Questa piccolissima ghiandola situata alla
base del cranio secerne il TSH per influenzare direttamente l'attività della
tiroide. A sua volta, il rilascio di TSH da parte dell'ipofisi è controllato da
un altro ormone, il TRH prodotto e secreto dall'ipotalamo.
Facciamo un passo indietro per capire meglio. Il
TSH è secreto dall’ipofisi anteriore, una ghiandola situata alla base del
cervello, e agisce sulle cellule follicolari (o tireociti) promuovendo la
produzione e il rilascio di T3 e T4 nel circolo ematico. Il conseguente aumento
degli ormoni tiroidei nel circolo sanguigno ha un effetto inibitorio sia sul
rilascio di TSH che su quello del TRH. Questo meccanismo è detto feedback-negativo
ed ha lo scopo di mantenere gli ormoni tiroidei entro livelli stabili,
fisiologici, che si adeguano alle differenti condizioni dell’organismo. Il freddo, per esempio
viene captato dal centro termoregolatore dell'ipotalamo, il quale risponde
secernendo TRH. Questo ormone stimola l'ipofisi a secernere TSH, che fa
scattare l’ordine di secernere ormoni tiroidei. A questo punto T3 e T4 agiscono
alzando il metabolismo basale, quindi il riscaldamento corporeo. È però importante evitare il surriscaldamento dell'organismo
ed è per questo che l'aumento di questi ormoni in circolo spegne la secrezione
di TRH e TSH.
Tutto il nostro corpo funziona con meccanismi di
questo tipo, poiché è importante mantenere l'omeostasi, cioè l'equilibrio tra
le varie funzioni corporee.
Il dosaggio
del TSH nel sangue è quindi molto utile a fini diagnostici: poco TSH significa
che l’ipofisi sta cercando di mettere le redini ad una tiroide iperattiva;
tanto TSH significa invece ipotiroidismo: l’ipofisi aumentando le quantità di
TSH in circolo cerca infatti di convincere la tiroide a produrre più ormone.
Per
la sintesi degli ormoni tiroidei sono indispensabili alcuni elementi: lo
iodio, l'amminoacido tirosina e l'enzima tireoperossidasi (TPO).
Lo iodio è essenziale per il
corretto funzionamento della tiroide, in quanto è presente nella struttura chimica
di entrambi gli ormoni tiroidei. Inoltre, partecipa in maniera determinante al
controllo della loro produzione e liberazione nel circolo ematico. Per questo
motivo, è molto importante assicurare un sufficiente apporto di iodio con gli
alimenti; ne sono ricchi i
pesci di mare, i crostacei e, naturalmente, il sale iodato, fondamentale per
combattere la carenza iodica, molto diffusa anche in Italia. Un’assunzione insufficiente di iodio comporta un’alterata sintesi e
ridotte concentrazioni degli ormoni tiroidei. Questa carenza di T3 e T4 può
provocare diverse manifestazioni cliniche. La conseguenza più conosciuta è il
gozzo, cioè l’ingrandimento della tiroide, e a questo punto dovremmo intuire
perché insorge. Abbiamo infatti visto come bassi livelli di ormoni tiroidei
stimolino il rilascio di TRH e TSH; se però non c'è abbastanza iodio, i livelli
di T3 e T4 continuano a rimanere bassi, la stimolazione del TSH continua ad
essere elevata e la tiroide iperstimolata si ingrandisce dando origine al
gozzo.
Nella
colloide, che è presente all'interno della cavità dei follicoli tiroidei, oltre
allo iodio depositato sotto forma di ione ioduro, si trovano anche gli enzimi
per la sintesi di T3 e T4 e la tireoglobulina (Tg), che funge
da precursore per gli ormoni tiroidei. La tiroxina e la triiodiotironina derivano,
infatti, dall’amminoacido tirosina e la tireoglobulina (Tg) fornisce proprio i
residui tirosinici necessari a tale sintesi. Tutti i componenti per la produzione
degli ormoni tiroidei sono, pertanto, immagazzinati nella colloide.
Le
fasi della sintesi iniziano con l’intervento dell’enzima tireoperossidasi, che catalizza
la reazione di iodinazione della tirosina. In pratica, lo iodio viene legato ai
residui tirosinici della tireoglobulina, formando la monoiodotirosina (MIT) e
la diiodotirosina (DIT). Come ricorda il nome stesso, la monoiodotirosina
contiene un solo atomo di iodio, mentre la diiodotirosina ne contiene due.
MIT
e DIT non sono altro che precursori degli ormoni tiroidei: infatti, T4
deriva dalla reazione di condensazione tra due molecole di DIT, mentre T3,
si ottiene dalla condensazione di una molecola di MIT e una di DIT.
Gli
ormoni tiroidei così formati si trovano legati a supporti tireoglobulinici e possono
essere immagazzinati nella colloide per mesi dopo la loro sintesi. Curiosamente, infatti, la tiroide è l’unica
ghiandola endocrina che possiede la capacità di accumulare gli ormoni in sede
extracellulare, prima del loro rilascio. Quando il legame del TSH stimola,
nelle cellule follicolari, l’endocitosi del complesso tireoglobulina-ormoni
tiroidei, il supporto tireoglobulinico è degradato per via enzimatica, mentre
gli ormoni tiroidei sono rilasciati nelle cellule, quindi nel circolo sanguigno.
Dal
momento che gli ormoni tiroidei sono liposolubili, una volta secreti
nel sangue vengono trasportati da proteine plasmatiche, come la globulina
legante la tiroxina (o TBG), la transtiretina (o TTR) e l’albumina. Solo una
quota minima, invece, chiamata FT4 e FT3 (dove F, sta per
free) resta in forma libera ed è proprio questa piccola quota a rappresentare
la frazione biologicamente attiva degli ormoni.
Gli
ormoni tiroidei in circolo sono rappresentati soprattutto dalla tiroxina T4. La
maggior parte del T3 plasmatico è infatti ottenuta dalla deiodazione
del T4 nei tessuti periferici; in pratica si rimuove un atomo di
iodio dal T4 per ottenere T3.
È
importante ricordare che, nonostante sia secreto in quantità inferiori rispetto
alla tiroxina, T3 rappresenta
la forma più attiva a livello cellulare, responsabile della maggior parte degli
effetti fisiologici.
Gli
ormoni tiroidei, una volta giunti a
destinazione, sono in grado di attraversare la membrana plasmatica, per
legarsi al loro recettore (la cassetta della posta), presente all’interno delle
cellule bersaglio. I recettori specifici per gli
ormoni tiroidei, infatti, si trovano nel nucleo, dove possono interagire con il
DNA per regolare l’espressione di diversi geni.
Oltre agli ormoni tiroidei, la tiroide produce anche
la calcitonina, implicata
nella regolazione del metabolismo del calcio. L’ormone è sintetizzato e secreto dalle cellule parafollicolari o cellule
C in risposta all’ipercalcemia,
cioè ad un eccesso di calcio nel sangue. In simili condizioni la calcitonina
abbassa la concentrazione ematica di calcio favorendo il suo deposito
nell'osso e favorendone l'escrezione da parte del rene. L’azione antagonista
viene svolta dal paratormone, l’ormone secreto dalle ghiandole paratiroidi.