La presenza di un nodulo tiroideo è una condizione molto frequente. Di
per sé, un nodulo non rappresenta una patologia vera e propria, ma è un segnale
di un problema alla ghiandola tiroide.
Da un certo punto di vista, i noduli sono l’espressione comune di
numerose malattie tiroidee. Infatti, molte delle patologie che colpiscono la
tiroide - come gli ipotiroidismi e gli ipertiroidismi, ma anche i tumori
benigni e quelli maligni - si accomunano per la presenza di uno o più noduli. Anche
lo stesso gozzo può assumere caratteristiche uninodulari o multinodulari.
Ma entriamo più nel dettaglio e vediamo che cosa sono i noduli tiroidei.
I noduli tiroidei sono delle protuberanze o escrescenze dalla forma
sferica, che si sviluppano in modo localizzato all’interno della tiroide. Questi grumi possono essere solidi, liquidi, oppure
misti, cioè formati da una componente solida e da una liquida.
I noduli tiroidei possono essere di dimensioni estremamente ridotte, e
misurare addirittura meno di un millimetro, oppure raggiungere un’ampiezza di alcuni
centimetri.
Infine, i noduli tiroidei possono essere unici oppure multipli, e
presentarsi in una ghiandola normale oppure ingrossata.
Ovviamente, la presenza dei noduli altera più o meno vistosamente il
normale aspetto uniforme della tiroide.
I noduli tiroidei sono per la maggior parte benigni, cioè non modificano
la funzionalità tiroidea e non causano alcun sintomo. Per questo motivo, molto
spesso la loro scoperta avviene in maniera del tutto casuale, durante
accertamenti medici eseguiti per motivi diversi.
In una minoranza dei casi, alcuni noduli possono produrre autonomamente
ormoni tiroidei in eccesso, determinando quindi ipertiroidismo, mentre soltanto
una piccolissima percentuale nasconde una natura neoplastica, quindi tumorale.
Per questo motivo è sempre utile valutare con attenzione tutti i noduli;
in questo modo, il medico potrà escludere la presenza di possibili disfunzioni
e accertare che non si tratti di un tumore maligno, che chiaramente è più
pericoloso.
Diverse sono le cause responsabili dell’insorgenza dei noduli tiroidei.
Come
abbiamo visto, un nodulo è una crescita eccessiva del tessuto tiroideo, spesso di natura
benigna non neoplastica. Tra le possibili cause dei noduli benigni, ricordiamo le
cisti, alcuni processi infiammatori come la tiroidite di Hashimoto, e l’ingrossamento
della ghiandola tiroidea (o gozzo).
Un nodulo può svilupparsi anche per l’azione di fattori d’accrescimento
esterni alla tiroide, come lo stimolo del TSH secreto dall'ipofisi, o di
fattori interni alla tiroide, come difetti in una o più tappe della sintesi
degli ormoni tiroidei, compresa la carenza iodica.
Il nodulo tumorale nasce, invece, dallo sviluppo clonale di una cellula
mutata, che dà origine ad un carcinoma o ad un adenoma.
La maggiore parte dei noduli tiroidei non si manifesta con veri e propri
sintomi. In alcune occasioni, al massimo, possono provocare un modesto disturbo
locale. Ci si rende conto della loro presenza solo quando sono individuabili
alla palpazione. In altre parole, se le loro dimensioni non raggiungono valori
considerevoli, i noduli non sono facilmente percepibili alla palpazione ed è
richiesto l’aiuto di specifiche indagini strumentali come l'ecografia tiroidea.
Quando le dimensioni dei noduli sono ragguardevoli, possono comparire
sintomi ben precisi, a causa della pressione esercitata dai noduli contro il
collo. Tra questi sintomi ricordiamo il senso di costrizione, l'alterazione
della voce e le difficoltà nel deglutire e nel respirare.
Quando invece il nodulo è iperattivo, cioè produce ormoni tiroidei in eccesso,
può accompagnarsi ai segni dell’ipertiroidismo, come tachicardia, perdita di
peso, nervosismo e diarrea.
In casi opposti, i noduli possono insorgere in un contesto di ipo-funzione
della tiroide: si parla in questo caso di ipotiroidismo, con sintomi quali bradicardia,
aumento di peso, stitichezza e stanchezza.
Passando alla diagnosi dei noduli tiroidei, la valutazione iniziale del
paziente deve comprendere la storia clinica, una visita medica ed alcuni esami del
sangue e strumentali.
Le analisi del sangue, in particolare, devono misurare la funzionalità
tiroidea, quindi determinare i livelli degli ormoni tiroidei e del TSH. Il
dosaggio degli anticorpi anti-tiroide nel sangue permette invece di verificare
se è presente una tireopatia autoimmune (come, ad esempio, una tiroidite di
Hashimoto). Il dosaggio ematico della calcitonina
serve, invece, ad escludere un raro tipo di carcinoma della tiroide, denominato
midollare, che deriva dalle cellule parafollicolari e provoca un abnorme
aumento dell’ormone calcitonina nel
sangue.
Gli esami strumentali permettono di distinguere le varie tipologie di
noduli. L’esame più importante nello studio della patologia nodulare della
tiroide è l’ecografia, meglio se con color doppler. Questo esame permette di
ottenere un’immagine della tiroide, mediante l’uso di ultrasuoni, e valuta con
precisione le dimensioni dei noduli, la loro struttura (che come abbiamo visto
può essere solida o liquida o mista), la presenza di micro calcificazioni, le
caratteristiche dei margini nodulari ed il loro grado di vascolarizzazione.
Occorre precisare che i noduli liquidi e cistici si presentano come
cavità piene di fluido e sono prevalentemente benigni; invece, è tra i noduli
solidi o misti che ritroviamo la maggior parte dei noduli maligni. L’ecografia
è un esame molto utile anche per i controlli successivi, programmati per monitorare
l’evoluzione della patologia.
Un'altra indagine utile è la scintigrafia tiroidea, che permette di
definire le caratteristiche del nodulo in base alla sua attività endocrina. Più
in particolare, se le cellule sono iperattive, cioè producono più ormoni
tiroidei rispetto alle aree limitrofe, riescono ad accumulare una maggior
quantità di iodio radioattivo, che diviene evidente durante la scansione. In
questo caso, si parla di nodulo caldo. L’area iperfunzionante è evidenziata
nella scintigrafia per un maggior contrasto rispetto alle regioni tiroidee circostanti.
Al contrario, se il gruppo di cellule presentano un minor contrasto, significa
che sono ipoattive ed il nodulo è freddo o ipofunzionante.
L'esame più utile per diagnosticare il cancro della tiroide è invece l’agoaspirato.
Questo esame permette di chiarire la natura del nodulo, anche nei pazienti con
normale funzione tiroidea. L’agoaspirato viene praticato inserendo, sotto
controllo ecografico, un ago sottile nel nodulo in modo da poter aspirare
alcune cellule per sottoporle ad esame citologico (quindi le cellule vengono
osservate al microscopio dall'anatomopatologo).
Il corretto trattamento
di un nodulo tiroideo viene definito fondamentalmente in funzione della causa
di origine. Se il nodulo tiroideo risulta benigno, normofunzionante e privo di
cellule cancerose, può essere semplicemente tenuto sotto controllo, per
assicurarsi che non cresca ulteriormente.
In alcuni
casi, il medico può indicare un trattamento farmacologico soppressivo a base di ormoni tiroidei o la terapia radiometabolica,
al fine di arrestare la crescita del nodulo.
Se il nodulo
aumenta rapidamente le proprie dimensioni o se esistono problemi di carattere
compressivo o estetico, potrebbe rendersi necessaria l’asportazione parziale o
totale della tiroide.
Infine, nei
casi in cui l’esame citologico confermi la natura maligna del nodulo, il
trattamento prevede l’intervento chirurgico, il quale è un valido strumento per
eliminare il nodulo canceroso, soprattutto se supportato da terapia
TSH-soppressiva o radiometabolica. Il paziente dovrà essere
seguito con grande attenzione, ma con un
adeguato trattamento, una guarigione completa è possibile nella maggior parte
dei casi.


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The WOM Healthy

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