Ipertiroidismo - Video: Cause, Sintomi, Cure
L’ipertiroidismo si verifica quando vi è un’eccessiva produzione di
ormoni tiroidei. In altre parole, la tiroide funziona troppo e diventa iperattiva.
L’eccesso di ormoni tiroidei liberati nel sangue provoca un’aumentata
esposizione degli organi bersaglio alla loro azione. Ciò determina, tra l’altro,
un’impennata dei processi
metabolici regolati da questi ormoni.
Il battito cardiaco accelera, il
grasso corporeo ed i muscoli si riducono, il soggetto tende a sudare e a
soffrire gli ambienti caldi. I nervi si
tendono, il ritmo diventa frenetico, entra in gioco l’ansia, fino alla
paranoia.
Diverse
condizioni patologiche hanno come risultato un’iperproduzione di ormoni da
parte della tiroide. Una prima distinzione che possiamo fare sull’origine dell’ipertiroidismo
è tra la forma primaria e la forma secondaria. L’ipertiroidismo primario
dipende da un disturbo a carico della tiroide, mentre la forma secondaria è causata da una patologia a
livello dell’ipofisi, ad esempio un
adenoma ipofisario che iperproduce l’ormone tireostimolante o TSH. Vi ricordo
che il TSH prodotto dall'ipofisi regola l’attività della tiroide e, se prodotto
in eccesso, va ad iperstimolare la ghiandola, la quale, in risposta, secerne più
ormoni tiroidei.
Come
abbiamo anticipato, l’ipertiroidismo può avere cause diverse.
La
più comune è chiamata morbo di Basedow o gozzo diffuso tossico.
Il morbo di Basedow è una malattia autoimmune; in pratica, il sistema
immunitario produce anticorpi anomali, che agiscono come il TSH stimolando la
tiroide a produrre e secernere più ormoni. Questo stimolo può causare un rigonfiamento del collo, il cosiddetto gozzo,
che è dovuto all’ingrossamento della tiroide per eccesso di TSH.
Altre cause rilevanti di ipertiroidismo sono il gozzo multinodulare
tossico e il gozzo uninodulare tossico (o morbo di Plummer). In questi casi,
una o più aree circoscritte della tiroide diventano iperfunzionanti, quindi in grado di secernere maggiori quantità
di T3 e T4 (che sono le sigle con cui si identificano i due ormoni tiroidei: la
tiroxina è il T4, mentre la triiodotironina è il T4).
Più rare sono le forme di ipertiroidismo associate a tiroiditi, che sono processi infiammatori
a carico della tiroide. A causa di questa infiammazione, le cellule follicolari della ghiandola
vengono lesionate riversando in circolo un eccesso di ormoni tiroidei.
A volte l'ipertiroidismo è causato da alcuni farmaci, ad esempio da un’eccessiva
assunzione di ormoni tiroidei a scopo dimagrante o per un trattamento non
corretto dell’ipotiroidismo.
Infine, vi sono casi in cui l’ipertiroidismo è la conseguenza di alcuni tumori tiroidei o ipofisari o dell’abuso di iodio dopo un
periodo di carenza del minerale.
I
sintomi che caratterizzano l’ipertiroidismo sono dovuti all’eccessiva presenza
di ormoni tiroidei nel sangue. Le espressioni maggiori si registrano sul piano neurologico,
cardiaco e, ovviamente, su quello metabolico. Spesso, il primo segno fisico che
si può notare è l’ingrossamento della ghiandola tiroidea, che abbiamo visto
essere il gozzo. Questo rigonfiamento può dare come risultato una difficoltà a
deglutire e la sensazione di avere un “boccone incastrato in gola”.
La
presenza di una costante ed eccessiva funzionalità della tiroide può provocare anche
dimagrimento, debolezza muscolare, insonnia, tremori, caduta dei capelli,
ipermobilità intestinale fino alla diarrea, aumento della sudorazione e scarsa
tolleranza al caldo.
Il
soggetto con ipertiroidismo ha limitate riserve energetiche e si affatica
facilmente. Gli effetti sul sistema nervoso rendono l’individuo nervoso,
irrequieto, iper-eccitabile e soggetto ad un’accentuata emotività. A livello
cardiaco, invece, alti livelli di ormoni tiroidei possono determinare gravi
disfunzioni, come palpitazioni, tachicardia, aumento della pressione arteriosa
e della frequenza cardiaca, fibrillazione atriale e insufficienza cardiaca. Gli
occhi possono apparire ingranditi e sporgenti, tanto da dare al viso un’espressione
“apprensiva o allarmata”.
La
protrusione dei bulbi oculari, che i medici chiamano esoftalmo, si associa spesso
a disturbi oculari, come l’irritazione congiuntivale e la fotofobia (che è l'intolleranza
alla luce). Nelle donne si ha un’alterazione del ritmo del ciclo mestruale;
negli uomini, invece, si osserva la riduzione della libido e la ginecomastia,
che consiste nell’aumento di volume delle mammelle.
Quando
il medico sospetta che ci sia qualche problema alla tiroide, esamina anzitutto
la regione anteriore del collo per cercare i segni di un aumento di volume diffuso
oppure circoscritto come accade in presenza di un nodulo, che può apparire come
un piccolo grumo più o meno evidente alla palpazione. In secondo luogo il
medico prescrive degli esami per misurare la funzionalità tiroidea. Una
semplice analisi del sangue consente di effettuare
il dosaggio degli ormoni tiroidei e dell'ormone ipofisario che ne regola la
concentrazione, il cosiddetto TSH.
Livelli
superiori alla norma di tiroxina e di triiodotironina suggeriscono una diagnosi
di ipertiroidismo.
Anche
valori di TSH inferiori alla norma indicano un’eccessiva attività della tiroide
o un cattivo funzionamento dell’ipofisi. Poco TSH, infatti,
significa che l’ipofisi sta cercando di mettere le redini ad una tiroide iperattiva.
Inoltre, di
fronte al sospetto di ipertiroidismo è utile la determinazione dei valori di tireoglobulina.
Si tratta di una proteina prodotta dalle cellule della tiroide che partecipa alla
sintesi degli ormoni tiroidei e che in caso di ipertiroidismo è spesso elevata.
Il dosaggio
degli anticorpi contro la tiroide permette, invece, di confermare o escludere
la presenza di malattie tiroidee autoimmuni come il morbo di Basedow.
Una
volta che il medico ha raccolto elementi sufficienti per sospettare una
patologia tiroidea, può completare la valutazione con uno o più esami strumentali,
come l’ecografia, la scintigrafia e l’agoaspirato. L’indagine strumentale “di
base” è l’ecografia tiroidea, utile per la esaminare la morfologia e la
struttura della tiroide. Questa metodica ad ultrasuoni può fornire informazioni
dettagliate sul volume della ghiandola e sulla presenza di eventuali noduli o processi
infiammatori.
La
scintigrafia tiroidea con iodio radioattivo, invece, si basa sul fatto che lo
iodio è un componente essenziale degli ormoni tiroidei: somministrando, quindi,
una piccola quantità di sostanze radioattive iodate a bassa emissione e
decadimento rapido è possibile valutare la funzionalità della tiroide. La
scintigrafia tiroidea può svelare aree di maggior “captazione” del tracciante iodato
radioattivo e fornire una mappa dettagliata della ghiandola individuando i
noduli iperattivi.
Infine,
l’agoaspirato o agobiopsia in anestesia locale consiste nel prelievo di tessuto
dalla ghiandola tiroidea tramite una puntura nel collo, per sottoporlo al
successivo esame istologico. Il metodo è semplice e accurato: in particolare,
permette l’esame di un nodulo quando viene giudicato “sospetto” e potrebbe
quindi avere un'origine maligna.
Il
trattamento dell’ipertiroidismo varia secondo la causa che lo ha indotto e può
essere sostanzialmente farmacologico, radiometabolico o chirurgico. Gli
obiettivi di questi approcci terapeutici sono due: controllare i sintomi e,
quando possibile, trattare le cause sottostanti.
Nella
maggior parte dei casi, la terapia di prima scelta è rappresentata da farmaci tireostatici,
come il metimazolo, che riducono la sintesi degli ormoni tiroidei. Un importante
effetto collaterale di questi farmaci che bloccano l’azione degli ormoni
tiroidei è l’indebolimento del sistema immunitario, che può portare ad una
maggiore suscettibilità alle infezioni.
In
altri casi, si somministra iodio radioattivo o si ricorre ad un intervento
chirurgico. La terapia con radioiodio consiste nella distruzione delle cellule
tiroidee iperattive tramite l’esposizione locale allo iodio radioattivo. Il farmaco
viene somministrato per bocca e si concentra selettivamente nella ghiandola
tiroide, distruggendola per effetto delle radiazioni.
Nel caso dell’intervento chirurgico, invece, il medico rimuove la tiroide parzialmente
o totalmente, in base a quanto è necessario per controllare l’ipertiroidismo.
Purtroppo, sia in caso di chirurgia che in caso di trattamento con radioiodio vi
è un forte rischio di ipotiroidismo. In pratica, la tiroide - essendo stata in
parte asportata o distrutta dalle radiazioni - è incapace di secernere quantità
adeguate di ormoni tiroidei. Si instaura così la condizione opposta a quella di
origine, cioè l'ipotiroidismo. Di conseguenza, il paziente dovrà ricorrere ad
una terapia sostitutiva assumendo per bocca analoghi sintetici degli ormoni
tiroidei.