Ipertiroidismo - Video: Cause, Sintomi, Cure

Ultima modifica 23.10.2019

L’ipertiroidismo si verifica quando vi è un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei. In altre parole, la tiroide funziona troppo e diventa iperattiva.
L’eccesso di ormoni tiroidei liberati nel sangue provoca un’aumentata esposizione degli organi bersaglio alla loro azione. Ciò determina, tra l’altro, un’impennata dei processi metabolici regolati da questi ormoni. Il battito cardiaco accelera, il grasso corporeo ed i muscoli si riducono, il soggetto tende a sudare e a soffrire gli ambienti caldi. I nervi si tendono, il ritmo diventa frenetico, entra in gioco l’ansia, fino alla paranoia.
Diverse condizioni patologiche hanno come risultato un’iperproduzione di ormoni da parte della tiroide. Una prima distinzione che possiamo fare sull’origine dell’ipertiroidismo è tra la forma primaria e la forma secondaria. L’ipertiroidismo primario dipende da un disturbo a carico della tiroide, mentre la forma secondaria è causata da una patologia a livello dell’ipofisi, ad esempio un adenoma ipofisario che iperproduce l’ormone tireostimolante o TSH. Vi ricordo che il TSH prodotto dall'ipofisi regola l’attività della tiroide e, se prodotto in eccesso, va ad iperstimolare la ghiandola, la quale, in risposta, secerne più ormoni tiroidei.

Come abbiamo anticipato, l’ipertiroidismo può avere cause diverse.
La più comune è chiamata morbo di Basedow o gozzo diffuso tossico. Il morbo di Basedow è una malattia autoimmune; in pratica, il sistema immunitario produce anticorpi anomali, che agiscono come il TSH stimolando la tiroide a produrre e secernere più ormoni. Questo stimolo può causare un rigonfiamento del collo, il cosiddetto gozzo, che è dovuto all’ingrossamento della tiroide per eccesso di TSH.

Altre cause rilevanti di ipertiroidismo sono il gozzo multinodulare tossico e il gozzo uninodulare tossico (o morbo di Plummer). In questi casi, una o più aree circoscritte della tiroide diventano iperfunzionanti, quindi in grado di secernere maggiori quantità di T3 e T4 (che sono le sigle con cui si identificano i due ormoni tiroidei: la tiroxina è il T4, mentre la triiodotironina è il T4).
Più rare sono le forme di ipertiroidismo associate a tiroiditi, che sono processi infiammatori a carico della tiroide. A causa di questa infiammazione, le cellule follicolari della ghiandola vengono lesionate riversando in circolo un eccesso di ormoni tiroidei.
A volte l'ipertiroidismo è causato da alcuni farmaci, ad esempio da un’eccessiva assunzione di ormoni tiroidei a scopo dimagrante o per un trattamento non corretto dell’ipotiroidismo. Infine, vi sono casi in cui l’ipertiroidismo è la conseguenza di alcuni tumori tiroidei o ipofisari o dell’abuso di iodio dopo un periodo di carenza del minerale.

I sintomi che caratterizzano l’ipertiroidismo sono dovuti all’eccessiva presenza di ormoni tiroidei nel sangue. Le espressioni maggiori si registrano sul piano neurologico, cardiaco e, ovviamente, su quello metabolico. Spesso, il primo segno fisico che si può notare è l’ingrossamento della ghiandola tiroidea, che abbiamo visto essere il gozzo. Questo rigonfiamento può dare come risultato una difficoltà a deglutire e la sensazione di avere un “boccone incastrato in gola”.
La presenza di una costante ed eccessiva funzionalità della tiroide può provocare anche dimagrimento, debolezza muscolare, insonnia, tremori, caduta dei capelli, ipermobilità intestinale fino alla diarrea, aumento della sudorazione e scarsa tolleranza al caldo.
Il soggetto con ipertiroidismo ha limitate riserve energetiche e si affatica facilmente. Gli effetti sul sistema nervoso rendono l’individuo nervoso, irrequieto, iper-eccitabile e soggetto ad un’accentuata emotività. A livello cardiaco, invece, alti livelli di ormoni tiroidei possono determinare gravi disfunzioni, come palpitazioni, tachicardia, aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, fibrillazione atriale e insufficienza cardiaca. Gli occhi possono apparire ingranditi e sporgenti, tanto da dare al viso un’espressione “apprensiva o allarmata”.
La protrusione dei bulbi oculari, che i medici chiamano esoftalmo, si associa spesso a disturbi oculari, come l’irritazione congiuntivale e la fotofobia (che è l'intolleranza alla luce). Nelle donne si ha un’alterazione del ritmo del ciclo mestruale; negli uomini, invece, si osserva la riduzione della libido e la ginecomastia, che consiste nell’aumento di volume delle mammelle.

Quando il medico sospetta che ci sia qualche problema alla tiroide, esamina anzitutto la regione anteriore del collo per cercare i segni di un aumento di volume diffuso oppure circoscritto come accade in presenza di un nodulo, che può apparire come un piccolo grumo più o meno evidente alla palpazione. In secondo luogo il medico prescrive degli esami per misurare la funzionalità tiroidea. Una semplice analisi del sangue consente di effettuare il dosaggio degli ormoni tiroidei e dell'ormone ipofisario che ne regola la concentrazione, il cosiddetto TSH.
Livelli superiori alla norma di tiroxina e di triiodotironina suggeriscono una diagnosi di ipertiroidismo.
Anche valori di TSH inferiori alla norma indicano un’eccessiva attività della tiroide o un cattivo funzionamento dell’ipofisi. Poco TSH, infatti, significa che l’ipofisi sta cercando di mettere le redini ad una tiroide iperattiva.
Inoltre, di fronte al sospetto di ipertiroidismo è utile la determinazione dei valori di tireoglobulina. Si tratta di una proteina prodotta dalle cellule della tiroide che partecipa alla sintesi degli ormoni tiroidei e che in caso di ipertiroidismo è spesso elevata.
Il dosaggio degli anticorpi contro la tiroide permette, invece, di confermare o escludere la presenza di malattie tiroidee autoimmuni come il morbo di Basedow.
Una volta che il medico ha raccolto elementi sufficienti per sospettare una patologia tiroidea, può completare la valutazione con uno o più esami strumentali, come l’ecografia, la scintigrafia e l’agoaspirato. L’indagine strumentale “di base” è l’ecografia tiroidea, utile per la esaminare la morfologia e la struttura della tiroide. Questa metodica ad ultrasuoni può fornire informazioni dettagliate sul volume della ghiandola e sulla presenza di eventuali noduli o processi infiammatori.
La scintigrafia tiroidea con iodio radioattivo, invece, si basa sul fatto che lo iodio è un componente essenziale degli ormoni tiroidei: somministrando, quindi, una piccola quantità di sostanze radioattive iodate a bassa emissione e decadimento rapido è possibile valutare la funzionalità della tiroide. La scintigrafia tiroidea può svelare aree di maggior “captazione” del tracciante iodato radioattivo e fornire una mappa dettagliata della ghiandola individuando i noduli iperattivi.
Infine, l’agoaspirato o agobiopsia in anestesia locale consiste nel prelievo di tessuto dalla ghiandola tiroidea tramite una puntura nel collo, per sottoporlo al successivo esame istologico. Il metodo è semplice e accurato: in particolare, permette l’esame di un nodulo quando viene giudicato “sospetto” e potrebbe quindi avere un'origine maligna.

Il trattamento dell’ipertiroidismo varia secondo la causa che lo ha indotto e può essere sostanzialmente farmacologico, radiometabolico o chirurgico. Gli obiettivi di questi approcci terapeutici sono due: controllare i sintomi e, quando possibile, trattare le cause sottostanti.
Nella maggior parte dei casi, la terapia di prima scelta è rappresentata da farmaci tireostatici, come il metimazolo, che riducono la sintesi degli ormoni tiroidei. Un importante effetto collaterale di questi farmaci che bloccano l’azione degli ormoni tiroidei è l’indebolimento del sistema immunitario, che può portare ad una maggiore suscettibilità alle infezioni.
In altri casi, si somministra iodio radioattivo o si ricorre ad un intervento chirurgico. La terapia con radioiodio consiste nella distruzione delle cellule tiroidee iperattive tramite l’esposizione locale allo iodio radioattivo. Il farmaco viene somministrato per bocca e si concentra selettivamente nella ghiandola tiroide, distruggendola per effetto delle radiazioni.
Nel caso dell’intervento chirurgico, invece, il medico rimuove la tiroide parzialmente o totalmente, in base a quanto è necessario per controllare l’ipertiroidismo. Purtroppo, sia in caso di chirurgia che in caso di trattamento con radioiodio vi è un forte rischio di ipotiroidismo. In pratica, la tiroide - essendo stata in parte asportata o distrutta dalle radiazioni - è incapace di secernere quantità adeguate di ormoni tiroidei. Si instaura così la condizione opposta a quella di origine, cioè l'ipotiroidismo. Di conseguenza, il paziente dovrà ricorrere ad una terapia sostitutiva assumendo per bocca analoghi sintetici degli ormoni tiroidei.