Tumore del colon-retto: Sintomi, Diagnosi, Trattamento e Prevenzione
In questo video continuiamo a
parlare di tumore del colon-retto.
Nella precedente puntata
abbiamo visto in cosa consiste e perché insorge. Oggi, capiremo com’è possibile
riconoscerlo e quali sono le scelte terapeutiche disponibili.
Brevemente, prima di continuare
Vi riassumo alcuni punti chiave visti nella puntata precedente.
Il tumore del colon retto
insorge nel tratto terminale dell'intestino a causa di una proliferazione
incontrollata di alcune cellule della mucosa; tale proliferazione è dovuta ad
una serie di mutazioni che queste cellule accumulano nel tempo, fino ad
acquisire caratteri di malignità. Non è chiaro cosa scateni esattamente tale
fenomeno, anche se la predisposizione genetica e alcuni fattori dietetici, come
l'abuso di carni rosse e la scarsità di fibre, giocano senza dubbio un ruolo
favorente. Ad ogni modo, si tratta di un processo lento che passa generalmente
per la formazione di un polipo, che poi col lento passare del tempo diviene
maligno; i polipi più a rischio sono quelli adenomatosi. Grazie a questa lenta
evoluzione, se diagnosticato precocemente, il tumore del colon-retto può essere
trattato con ottime possibilità di guarigione.
Il tumore del colon-retto tende
a non dare segni di sé per molto tempo. I primi sintomi, inoltre, sono spesso
aspecifici e possono essere confusi, ad esempio, per problemi di emorroidi o
ragadi anali. Infatti, il primo campanello d’allarme a cui prestare attenzione è
la presenza di tracce di sangue nelle feci o sulla carta igienica, segno
caratteristico di queste condizioni molto più comuni. Talvolta, comunque, il sanguinamento
associato a un tumore del colon-retto non è visibile ad occhio nudo, per cui
può essere rilevato soltanto attraverso un esame delle feci. Il test è noto come ricerca
di “sangue occulto nelle feci” e pur essendo piuttosto semplice, richiede il
rispetto scrupoloso delle procedure di raccolta dei campioni fecali.
Un altro segnale aspecifico
ma che merita comunque attenzione è il cambiamento protratto delle abitudini
intestinali, quindi l'insorgenza
improvvisa e prolungata di stitichezza o diarrea croniche, oppure l'alternanza
dei due disturbi.
Solo quando il tumore entra
nelle fasi più avanzate, in relazione alla sua sede ed estensione, possono comparire
dolori addominali, vomito, abbondanti perdite di muco con le feci e tenesmo,
ovvero lo stimolo continuo di defecare
non
accompagnato dall'emissione delle feci. Possono poi comparire altri sintomi, quali
stanchezza, anemia, mancanza di appetito, rapida perdita di peso e occlusione
intestinale.
Il tumore del colon-retto
può diffondersi per estensione diretta alle strutture adiacenti e dare
metastasi per via linfatica o ematica. Le sedi più spesso interessate dalla
diffusione metastatica sono il fegato, i linfonodi regionali, i polmoni e le
ossa.
Dinanzi a sintomi sospetti,
il percorso diagnostico comincia con l'esame clinico del paziente. Il medico
eseguirà un'esplorazione rettale e palperà l’addome per ricercare eventuali
masse a livello dell’intestino, del fegato e dei linfonodi. Ricordo che è proprio a
livello del retto e del sigma che si localizza la maggior parte dei tumori del
colon-retto, mentre nei restanti tratti del crasso le neoplasie sono meno
comuni.
Informazioni utili possono
derivare anche delle analisi del sangue, che in presenza del tumore possono
mostrare l'aumento di marcatori tumorali, come CEA e CA 19.9. Ad ogni modo, è solo con indagini
strumentali approfondite che si giunge ad una diagnosi certa e all'eventuale
stadiazione del tumore. Oltre ad accertarne la presenza, questi esami
consentono quindi di definirne l'estensione, l'aggressività, i rapporti con gli
organi circostanti, lo stato dei linfonodi e le eventuali metastasi presenti.
Tra queste indagini, l’esame
più specifico è la colonscopia, che, grazie alla possibilità di eseguire una
biopsia, permette di effettuare un’analisi istologica del tessuto sospetto. Vi
ricordo brevemente che la colonscopia permette l'esplorazione visiva del colon
e del retto tramite una sonda sottile e flessibile dotata di telecamera alla
sua estremità. Inoltre, l'esame possiede un vantaggio supplementare importantissimo;
permette infatti di asportare immediatamente, con intervento di polipectomia, i
polipi rilevati nel corso dell’esame. Si elimina così il rischio che questi
possano evolvere in futuro in un tumore maligno.
Oltre alla colonscopia, possono
essere eseguiti ulteriori esami, come la tomografia computerizzata (che noi
tutti conosciamo come TAC) con mezzo di contrasto e l’ecografia dell’addome;
queste indagini sono utili per
stabilire il grado di infiltrazione del tumore nella parete dell’intestino e la situazione dei linfonodi.
Per verificare la presenza
di metastasi, si possono eseguire ulteriori indagini, come una radiografia del
torace, un’ecografia epatica e una scintigrafia ossea. Talvolta, vengono
utilizzati a questo scopo anche la risonanza magnetica o la tomografia ad
emissione di positroni (PET).
Il trattamento dei tumori
del colon retto comprende diverse tipologie di interventi, da scegliere con
cura in base alle caratteristiche del paziente e del tumore.
Attualmente, la chirurgia è
la forma di trattamento che offre le maggiori garanzie. Se il tumore è in uno
stadio molto precoce, è possibile rimuovere soltanto una piccola parte del
tratto intestinale interessato dalla malattia.
Nei casi più gravi, invece,
è necessario asportare l’intero tratto di intestino coinvolto e, talvolta,
anche i linfonodi satelliti. In genere, è possibile ricongiungere i due lembi intestinali
residui e recuperare pienamente la funzionalità intestinale. Quando ciò non è
possibile, è necessario, invece, ricorrere a una stomìa temporanea o permanente;
in questi casi il medico crea un’apertura sull’addome che consente di
raccogliere le feci con appositi presidi. In altre parole, si crea un ano
artificiale.
Oltre alla chirurgia, per
trattare il tumore del colon-retto è possibile impiegare la radioterapia. Questa
forma di trattamento può essere praticata prima dell'intervento allo scopo di
ridurre il volume e l’estensione della massa tumorale, facilitandone quindi
l'asportazione chirurgica. Nei casi di cancro avanzato e non operabile, invece,
la radioterapia consente di controllare i sintomi e rallentare la progressione
del tumore. Allo stesso modo, anche la chemioterapia ha un ruolo sia nella
preparazione all’intervento chirurgico, sia nel trattamento della malattia
avanzata, in presenza di metastasi. Inoltre, la chemioterapia può essere
impiegata dopo la chirurgia per prevenire le recidive post-chirurgiche del
tumore e la comparsa di metastasi.
In alternativa alla
chemioterapia, può essere indicata l’immunoterapia, che prevede l’impiego di
farmaci biologici in grado di interagire con componenti vitali delle cellule
tumorali, con l’obiettivo di rallentare l’evoluzione della malattia. Le terapie
biologiche, però, possono essere impiegate solo in particolari casi.
In linea generale, il
fattore prognostico più importante del tumore del colon-retto è costituito dall’estensione
della malattia al momento della diagnosi.
Esistono alcuni interventi
preventivi in grado di ridurre il rischio di sviluppare un tumore del
colon-retto. Innanzitutto, si può intervenire su dieta e stile di vita.
Per prevenire il tumore del
colon-retto è raccomandata un’alimentazione povera di grassi, limitata nel
consumo di carne rossa e cibi affumicati, conservati e molto salati. A
proteggerci, invece, ci pensa una dieta bilanciata, ricca di fibre, frutta e
verdura.
Il rischio di tumore al
colon-retto può essere ridotto anche praticando una regolare attività fisica e
correggendo il sovrappeso. È ragionevole consigliare, inoltre, di smettere di
fumare ed assumere gli alcolici con moderazione.
Una strategia di prevenzione
efficace consiste nell’aderire alla campagna di screening proposta dal Servizio
Sanitario Nazionale a tutti gli uomini e donne a partire dai 50 anni di età.
Lo screening prevede di
effettuare sulla popolazione a rischio, con cadenza annuale o biennale, il test
per la ricerca del sangue occulto nelle feci; solo in caso di positività, questo
sarà poi seguito dalla colonscopia.
Con questi esami, è spesso possibile
intercettare la malattia nelle fasi iniziali,
quindi potenzialmente curabili. La prevenzione di maggior impatto è però la
rimozione delle lesioni precancerose, come i polipi, che possono precedere di
anni lo sviluppo del tumore. L’identificazione precoce di questi precursori e
la loro asportazione per via endoscopica, interrompe la progressione verso la
malignità e consente di prevenire la malattia. Chiaramente, il programma
individuale deve essere anticipato e concordato nei soggetti a elevato rischio,
soprattutto in presenza di parenti con questo tumore.