Oggi parleremo del tumore del colon-retto,
che in Italia rappresenta la seconda neoplasia più frequente e anche la seconda
causa di morte per tumore.
In questo primo video vedremo insieme
di cosa si tratta e quali fattori possono favorirne l’insorgenza. Nella prossima
puntata analizzeremo invece gli esami per la diagnosi e le possibilità di
trattamento.
Il tumore del colon-retto
coinvolge l’ultima parte dell’intestino, chiamata intestino crasso o grosso
intestino. Vi ricordo brevemente che l’intestino crasso è l’ultimo tratto dell’apparato
digerente. Il suo aspetto è quello di un grosso tubo, che inizia dall’intestino
cieco, si continua nel colon, termina nel retto e si apre all'esterno
attraverso l’ano. Volendo essere precisi, intestino crasso e colon non sono
quindi esattamente sinonimi, dato che il colon è solo una porzione, seppur
predominante, dell'intestino crasso.
La principale funzione
dell'intestino crasso è quella di riassorbire sali minerali, acqua e vitamine
prodotte dalla flora batterica locale. Inoltre, favorisce la progressione delle
feci e il loro accumulo nell'ampolla rettale prima dell'espulsione all'esterno.
Il tumore del colon-retto insorge a causa di una proliferazione incontrollata
di alcune cellule che
compongono la superficie mucosa dell'organo. Stiamo quindi parlando del
rivestimento più interno della
parete intestinale, quello, per intenderci, a diretto contatto con le feci.
Nella gran parte dei casi, questo
tumore origina a partire da un polipo
intestinale preesistente.
Il rischio che un polipo
degeneri in tumore è generalmente basso, ma aumenta sensibilmente per alcune
tipologie di polipi e per polipi di grosse dimensioni.
Come accorgersi di un tumore
al colon retto? Purtroppo, come molti altri tumori, anche quello del grosso
intestino tende a non dare segni di sé per parecchio tempo.
I campanelli d’allarme a cui
prestare attenzione sono la perdita di sangue con le feci e la modificazione
persistente delle abitudini intestinali; in pratica un controllo medico diventa
opportuno quando insorge un lungo periodo di inspiegabile stitichezza o se si
alternano periodi di stipsi e diarrea.
Per evitare inutili
allarmismi ricordo che tracce di sangue nella carta igienica sono generalmente
un segno di ragadi anali o emorroidi, che rappresentano disturbi assai più
diffusi e comuni rispetto al cancro al colon. Anche la modifica delle abitudini
intestinali può riconoscere altre cause d'origine che nulla hanno a che fare
con il tumore. Ad ogni modo, è bene non sottovalutare tutti questi sintomi.
Quando il tumore del colon-retto
entra in uno stadio avanzato, i sintomi si fanno più specifici. Possono manifestarsi
dolori addominali di tipo colico, nausea e vomito, evacuazione di abbondante
muco con le feci e tenesmo, ovvero uno stimolo continuo all’evacuazione. Inoltre,
si può osservare anemia, una rapida perdita di peso o l'emissione di feci dure
e nastriformi, quindi molto sottili.
Come altri tumori, anche
quello del colon-retto può dare origine a metastasi; significa che la malattia
può estendersi anche in sedi diverse dal colon per disseminazione delle cellule
neoplastiche. Le metastasi del tumore al colon-retto si verificano per lo più a
livello del fegato, dato il collegamento dei due organi attraverso la vena
porta.
Il tumore del colon-retto
colpisce in egual misura gli uomini e le donne; secondo gli ultimi dati forniti
dall'associazione italiana registro tumori, occupa il terzo posto per incidenza
nell’uomo, dopo il tumore della prostata e del polmone, e il secondo posto
nelle donne dopo il tumore della mammella.
In Italia, le cifre sono quindi
impressionanti; grossomodo vengono diagnosticati circa 38.000 nuovi casi di tumori del colon-retto ogni
anno. Essendo spesso associato all'invecchiamento, l'aumento dell'incidenza
registrato negli ultimi anni si spiega in gran parte con l'aumento
generalizzato dell'età media della popolazione; inoltre, va sottolineato un
aumento della sensibilità verso il problema con esecuzione di ampi programmi di
screening generalizzati.
Un altro dato molto
importante è che negli ultimi anni si è registrata una diminuzione della mortalità. Un contributo efficace, in
tal senso, è dato soprattutto da un’informazione adeguata, dagli interventi
preventivi e dalla diagnosi precoce. Si registrano progressi anche per quanto
riguarda il campo
della terapia: circa il 60% dei pazienti a cui è diagnosticato il tumore del
colon-retto è infatti in vita a 5 anni dalla diagnosi. I tumori del colon-retto,
infatti, dal punto di vista biologico, sono generalmente neoplasie a basso
potenziale maligno. Il trattamento, quindi, se applicato in fase precoce, è generalmente curativo.
Abbiamo anticipato che la
maggior parte dei tumori del colon-retto si sviluppa dalla trasformazione in
senso neoplastico di lesioni pre-esistenti, i cosiddetti polipi intestinali. Si
tratta di piccole estroflessioni della mucosa, dovute ad una proliferazione
cellulare alterata, ma inizialmente benigna. Tra i diversi tipi di polipi, i
più pericolosi sono quelli adenomatosi, poiché, se lasciati in sede, hanno
buone probabilità di evolvere entro breve tempo verso forme maligne.
I test di screening, come ad
esempio la ricerca di tracce di sangue occulto nelle feci e la colonscopia, possono
aiutare nell’individuare precocemente i polipi, in modo da asportarli e
prevenire così la formazione di tumori maligni.
C’è da aggiungere che oggi è
ormai nota la cosiddetta “sequenza adenoma-carcinoma”; si tratta di tutte
quelle fasi che da una cellula normale della mucosa dell’intestino, passando attraverso
la formazione di polipi, portano all’insorgenza del tumore. Senza scendere
troppo nei dettagli, la progressione della malattia è dovuta all’accumularsi di
una serie di modificazioni a livello genico, che si possono evidenziare attraverso
specifiche indagini diagnostiche.
Per quanto riguarda le cause
vere e proprie, queste non sono ancora chiarite del tutto. Probabilmente non
esiste un'unica causa; piuttosto, il tumore deriverebbe dall'interazione tra
fattori genetici, scritti nel nostro DNA, e specifici fattori ambientali.
Sappiamo, ad esempio, che le
probabilità di ammalarsi di tumore del colon-retto crescono in presenza di
altre condizioni patologiche, come le malattie infiammatorie croniche dell’intestino. Le persone affette da colite
ulcerosa o morbo di
Crohn, infatti, presentano un alto rischio di sviluppare una neoplasia maligna
intestinale; in particolare, tale rischio aumenta soprattutto all'aumentare
della durata della malattia.
Come accennato, è possibile
ereditare la predisposizione ad ammalarsi di tumore al colon-retto dai
genitori; per questo, se nella famiglia di origine sono presenti casi di patologie
dovute a
specifiche alterazioni genetiche, è bene prestare massima attenzione e
sottoporsi a regolari esami di screening. Tra queste patologie, sono da
segnalare la poliposi adenomatosa familiare, la sindrome di Lynch e la sindrome di
Gardner.
Sempre in termini di
predisposizione genetica, è stato accertato che la probabilità di sviluppare il
tumore del colon-retto aumenta se si hanno casi di parenti di primo grado -
quindi genitori, fratelli o figli - colpiti da questa stessa neoplasia.
Passando ai fattori ambientali,
si ritiene che la dieta sia il fattore di rischio più importante. Diversi studi scientifici
suggeriscono, in particolare, che una dieta ipercalorica, ricca di grassi
animali e carni rosse, ma povera di fibre, possa aumentare il rischio di
sviluppare questo tumore. Al contrario, un’alimentazione ricca di frutta, vegetali e cereali integrali sembra svolgere un ruolo
protettivo. Occorre però precisare che difficilmente le errate abitudini
alimentari rappresentano l’unica causa di tumore del colon-retto; sicuramente
possono comunque contribuire, in senso negativo, in presenza di altri fattori
predisponenti. Tra questi ricordiamo anche
il fumo, l’obesità, la scarsa attività fisica e l’abuso di alcol.
Come per altri tumori, il
rischio di ammalarsi aumenta con l’età. Nonostante il tumore del colon-retto possa insorgere
a qualsiasi età, la malattia è rara tra i giovani e diventa più frequente dai 50 anni in
poi. A partire da questa età, infatti, vengono generalmente raccomandate misure
di prevenzione, come la ricerca del sangue occulto nelle feci e la colonscopia.
La prima è consigliata una volta all'anno o ogni due, mentre la seconda,
sicuramente meno gradita ma più attendibile, può essere ripetuta anche una sola
volta ogni 10 anni.