Sifilide - Video: Storia, Cause e Contagio

Ultima modifica 27.09.2019

Oggi conosceremo più da vicino una tra le più importanti malattie sessualmente trasmissibili, conosciuta fin dal XVI secolo, ma ancora attuale. Sto parlando della sifilide. La sifilide è una malattia causata da un batterio chiamato Treponema pallidum. L’infezione viene trasmessa principalmente attraverso i contatti sessuali oppure dalla madre al feto durante la gravidanza o il parto. Dopo il contagio, il batterio è presente nel sangue del malato e in tutte le altre secrezioni corporee, ma soprattutto si concentra a livello delle lesioni che provoca a livello cutaneo e genitale. Come vedremo più nel dettaglio nel prossimo video, la sifilide si sviluppa in vari stadi, ciascuno dei quali è caratterizzato da sintomi e decorso diversi. Dopo un primo esordio senza sintomi evidenti, la malattia si manifesta con lesioni cutanee e genitali, accompagnate da sintomi simili all’influenza. In assenza di una diagnosi e di una terapia adeguate, è possibile un’evoluzione progressiva dell’infezione. Possono perciò verificarsi gravi danni a livello di molteplici organi e apparati, quali cute, cuore e scheletro. Nella sua fase finale, la sifilide arriva a danneggiare il sistema nervoso centrale causando confusione mentale, demenza e paralisi progressiva. Fortunatamente, grazie alla disponibilità di metodi diagnostici validi e all’elevata efficacia dell’antibiotico-terapia, la sifilide è oggi un’infezione controllabile e curabile. Tuttavia, negli ultimi anni, dopo un lungo periodo di regressione, la sifilide si è nuovamente diffusa anche in Italia. Non solo: le lesioni sifilitiche hanno anche aperto la strada alle infezioni da HIV, favorendo la comparsa dell'AIDS.

La sifilide occupa un posto speciale nella Storia. È, infatti, una patologia ormai nota da moltissimo tempo e conosciuta anche come LUE, termine che deriva dal latino “lues” che significa epidemia o pestilenza. Il termine “sifilide” fu coniato dal letterato e scienziato Gerolamo Fracastoro nella prima metà del 1500. Nella sua opera “Syphilis sive de morbo gallico”, narra del pastore Sìfilo che, dopo avere offeso Apollo, venne punito con una terribile malattia deturpante e che da lui prenderà il nome. Per quanto riguarda la tradizione popolare, si narra che questa malattia altamente contagiosa sia stata introdotta in Europa dai marinai di Cristoforo Colombo, di ritorno dalla scoperta del Nuovo Mondo. Dai marinai la malattia si sarebbe trasmessa ad alcune prostitute napoletane, che a loro volta avrebbero contagiato i soldati dell'armata di Carlo VIII. Da allora, la sifilide venne chiamata, per almeno due secoli, “morbo gallico” o “mal francese”, mentre in Francia era conosciuta come "mal napoletano". Il fatto che una malattia legata al sesso potesse indurre effetti così devastanti, colpì da subito l’immaginario collettivo ed ebbe importanti conseguenze sulla vita sociale e sui comportamenti sessuali dell’epoca. E così, dall’astinenza prescritta ai malati, si giunse fino all’introduzione del profilattico tra le misure “ufficiali” di prevenzione. Anno dopo anno, la sifilide continuò a presentare le caratteristiche di una grave epidemia, almeno fino alla prima metà del Novecento. In quegli anni, la scoperta della penicillina trasformò la sifilide in una malattia curabile. Prima di allora, le misure terapeutiche si limitavano all'isolamento del soggetto infetto e all'uso dell'unguento mercuriale, allora in voga per le malattie della pelle ma gravato da importanti effetti collaterali. Non a caso, in riferimento alla sifilide era in voga il detto “Una notte con Venere e tutta la vita con Mercurio”.

La sifilide occupa un posto speciale nella Storia. È, infatti, una patologia ormai nota da moltissimo tempo e conosciuta anche come LUE, termine che deriva dal latino “lues” che significa epidemia o pestilenza. Il termine “sifilide” fu coniato dal letterato e scienziato Gerolamo Fracastoro nella prima metà del 1500. Nella sua opera “Syphilis sive de morbo gallico”, narra del pastore Sìfilo che, dopo avere offeso Apollo, venne punito con una terribile malattia deturpante e che da lui prenderà il nome. Per quanto riguarda la tradizione popolare, si narra che questa malattia altamente contagiosa sia stata introdotta in Europa dai marinai di Cristoforo Colombo, di ritorno dalla scoperta del Nuovo Mondo. Dai marinai la malattia si sarebbe trasmessa ad alcune prostitute napoletane, che a loro volta avrebbero contagiato i soldati dell'armata di Carlo VIII. Da allora, la sifilide venne chiamata, per almeno due secoli, “morbo gallico” o “mal francese”, mentre in Francia era conosciuta come "mal napoletano". Il fatto che una malattia legata al sesso potesse indurre effetti così devastanti, colpì da subito l’immaginario collettivo ed ebbe importanti conseguenze sulla vita sociale e sui comportamenti sessuali dell’epoca. E così, dall’astinenza prescritta ai malati, si giunse fino all’introduzione del profilattico tra le misure “ufficiali” di prevenzione. Anno dopo anno, la sifilide continuò a presentare le caratteristiche di una grave epidemia, almeno fino alla prima metà del Novecento. In quegli anni, la scoperta della penicillina trasformò la sifilide in una malattia curabile. Prima di allora, le misure terapeutiche si limitavano all'isolamento del soggetto infetto e all'uso dell'unguento mercuriale, allora in voga per le malattie della pelle ma gravato da importanti effetti collaterali. Non a caso, in riferimento alla sifilide era in voga il detto “Una notte con Venere e tutta la vita con Mercurio”.

Come anticipato, il Treponema Pallidum è presente in tutti i liquidi corporei delle persone infette, in particolare in quelli sessuali, quindi nello sperma e nelle secrezioni vaginali e precoitali. Per questa ragione, la trasmissione dell’infezione avviene principalmente attraverso rapporti sessuali non protetti, sia genitali, che orali o anali, consumati con una persona infetta e in fase contagiosa. Come abbiamo visto, oltre che nei liquidi sessuali, il batterio è abbondantemente presente anche nelle lesioni provocate dalla sifilide, presenti a livello cutaneo, genitale e delle mucose in genere, comprese quella della bocca. La sifilide è quindi trasmessa anche con il contatto diretto con le ferite o le ulcere presenti nelle zone dove principalmente si manifesta la malattia. Poiché alcune di queste lesioni sono spesso indolori, può capitare che la persona non sia consapevole di essere affetta da sifilide, rischiando così di contagiare il proprio partner. Per tale motivo, è importantissimo che i rapporti sessuali occasionali siano consumati con l'utilizzo corretto del preservativo. Durante la gravidanza, la sifilide può essere trasmessa al feto per via transplacentare, quindi attraverso il sangue materno infetto, oppure al momento del passaggio attraverso il canale del parto. In questi casi si parla di sifilide congenita, mentre quando l'infezione viene contratta dopo la nascita si parla di sifilide acquisita. Occasionalmente, la malattia può essere trasmessa anche attraverso le trasfusioni. Questa modalità di contagio è comunque ormai rarissima e perlopiù limitata ai Paesi dove il sangue non è sufficientemente controllato prima della trasfusione. Risulta infine improbabile la trasmissione in modo indiretto, quindi attraverso il contatto con oggetti, stoviglie o indumenti utilizzati da un soggetto malato. Come abbiamo visto, il Treponema pallidum, infatti, è scarsamente resistente nell’ambiente, perciò fuori dal corpo muore rapidamente.