Sifilide - Video: Storia, Cause e Contagio
Oggi conosceremo più da vicino una tra le più
importanti malattie sessualmente trasmissibili, conosciuta fin dal XVI secolo,
ma ancora attuale. Sto parlando della sifilide.
La sifilide è una
malattia causata da un batterio
chiamato Treponema pallidum. L’infezione
viene trasmessa principalmente attraverso i contatti sessuali oppure dalla
madre al feto durante la gravidanza o il parto. Dopo il contagio, il batterio è
presente nel sangue del malato e in tutte le altre secrezioni corporee, ma
soprattutto si concentra a livello delle lesioni che provoca a livello cutaneo
e genitale.
Come
vedremo più nel dettaglio nel prossimo video, la sifilide si sviluppa in vari
stadi, ciascuno dei quali è caratterizzato da sintomi e decorso diversi. Dopo
un primo esordio senza sintomi evidenti, la malattia si manifesta con lesioni cutanee
e genitali, accompagnate da sintomi simili all’influenza. In assenza di una
diagnosi e di una terapia adeguate, è possibile un’evoluzione progressiva
dell’infezione. Possono perciò verificarsi gravi danni a livello di molteplici organi e apparati, quali cute, cuore e
scheletro. Nella sua fase finale, la sifilide arriva a danneggiare il sistema
nervoso centrale causando confusione mentale, demenza e paralisi progressiva.
Fortunatamente,
grazie alla disponibilità di metodi
diagnostici validi e all’elevata efficacia dell’antibiotico-terapia, la
sifilide è oggi un’infezione controllabile e curabile. Tuttavia,
negli ultimi anni, dopo un lungo periodo di regressione, la sifilide si è
nuovamente diffusa anche in Italia. Non solo: le lesioni sifilitiche hanno anche aperto la strada alle
infezioni da HIV, favorendo la comparsa dell'AIDS.
La sifilide occupa un posto speciale nella Storia.
È, infatti, una patologia ormai nota da moltissimo tempo e conosciuta anche come
LUE, termine che
deriva dal latino “lues” che significa
epidemia o pestilenza.
Il termine
“sifilide” fu coniato dal letterato e scienziato Gerolamo Fracastoro nella prima metà del 1500. Nella
sua opera “Syphilis sive de morbo gallico”, narra del pastore Sìfilo che, dopo
avere offeso Apollo, venne punito con una terribile malattia deturpante e che
da lui prenderà il nome.
Per quanto riguarda la tradizione popolare, si narra
che questa malattia altamente contagiosa sia stata introdotta in Europa dai
marinai di Cristoforo Colombo, di ritorno
dalla scoperta del Nuovo Mondo. Dai marinai la malattia si sarebbe trasmessa ad
alcune prostitute napoletane, che a loro volta avrebbero contagiato i soldati
dell'armata di Carlo VIII. Da
allora, la sifilide venne chiamata, per almeno due secoli, “morbo gallico” o “mal francese”, mentre in
Francia era conosciuta come "mal napoletano". Il fatto che una
malattia legata al sesso potesse indurre effetti così devastanti, colpì da
subito l’immaginario collettivo ed ebbe importanti conseguenze sulla vita
sociale e sui comportamenti sessuali dell’epoca. E così, dall’astinenza
prescritta ai malati, si giunse fino all’introduzione del profilattico tra le
misure “ufficiali” di prevenzione.
Anno dopo anno, la sifilide continuò a presentare le
caratteristiche di una grave epidemia, almeno fino alla prima metà del Novecento.
In quegli anni, la scoperta della penicillina trasformò la sifilide in una malattia
curabile. Prima di allora, le misure terapeutiche si
limitavano all'isolamento del soggetto infetto e all'uso dell'unguento
mercuriale, allora in voga per
le malattie della pelle ma gravato da importanti effetti collaterali. Non a caso,
in riferimento alla sifilide era in voga il detto “Una notte con Venere e tutta
la vita con Mercurio”.
La sifilide occupa un posto speciale nella Storia.
È, infatti, una patologia ormai nota da moltissimo tempo e conosciuta anche come
LUE, termine che
deriva dal latino “lues” che significa
epidemia o pestilenza.
Il termine
“sifilide” fu coniato dal letterato e scienziato Gerolamo Fracastoro nella prima metà del 1500. Nella
sua opera “Syphilis sive de morbo gallico”, narra del pastore Sìfilo che, dopo
avere offeso Apollo, venne punito con una terribile malattia deturpante e che
da lui prenderà il nome.
Per quanto riguarda la tradizione popolare, si narra
che questa malattia altamente contagiosa sia stata introdotta in Europa dai
marinai di Cristoforo Colombo, di ritorno
dalla scoperta del Nuovo Mondo. Dai marinai la malattia si sarebbe trasmessa ad
alcune prostitute napoletane, che a loro volta avrebbero contagiato i soldati
dell'armata di Carlo VIII. Da
allora, la sifilide venne chiamata, per almeno due secoli, “morbo gallico” o “mal francese”, mentre in
Francia era conosciuta come "mal napoletano". Il fatto che una
malattia legata al sesso potesse indurre effetti così devastanti, colpì da
subito l’immaginario collettivo ed ebbe importanti conseguenze sulla vita
sociale e sui comportamenti sessuali dell’epoca. E così, dall’astinenza
prescritta ai malati, si giunse fino all’introduzione del profilattico tra le
misure “ufficiali” di prevenzione.
Anno dopo anno, la sifilide continuò a presentare le
caratteristiche di una grave epidemia, almeno fino alla prima metà del Novecento.
In quegli anni, la scoperta della penicillina trasformò la sifilide in una malattia
curabile. Prima di allora, le misure terapeutiche si
limitavano all'isolamento del soggetto infetto e all'uso dell'unguento
mercuriale, allora in voga per
le malattie della pelle ma gravato da importanti effetti collaterali. Non a caso,
in riferimento alla sifilide era in voga il detto “Una notte con Venere e tutta
la vita con Mercurio”.
Come anticipato, il Treponema Pallidum è presente in tutti i liquidi corporei delle persone
infette, in particolare in quelli sessuali, quindi nello sperma e nelle
secrezioni vaginali e precoitali. Per questa ragione, la trasmissione
dell’infezione avviene principalmente attraverso rapporti sessuali
non protetti, sia genitali, che orali o anali, consumati con una persona
infetta e in fase contagiosa.
Come abbiamo visto, oltre che nei liquidi sessuali, il
batterio è abbondantemente presente anche nelle lesioni provocate dalla
sifilide, presenti a livello cutaneo,
genitale e delle mucose in genere, comprese quella della bocca. La sifilide è quindi
trasmessa anche con il contatto diretto con le ferite o le ulcere presenti
nelle zone dove
principalmente si manifesta la malattia.
Poiché alcune di queste lesioni sono spesso indolori, può capitare che la
persona non sia consapevole di essere affetta da sifilide, rischiando così di
contagiare il proprio partner. Per tale motivo, è importantissimo che i
rapporti sessuali occasionali siano consumati con l'utilizzo corretto del preservativo.
Durante la gravidanza, la sifilide può essere trasmessa
al feto per via transplacentare, quindi attraverso il sangue materno infetto, oppure
al momento del passaggio attraverso il canale del parto. In questi casi si parla di sifilide congenita, mentre quando l'infezione viene contratta dopo
la nascita si parla di sifilide acquisita.
Occasionalmente, la malattia può essere trasmessa anche
attraverso le trasfusioni. Questa modalità di contagio è comunque ormai
rarissima e perlopiù limitata ai Paesi dove il sangue non è sufficientemente controllato
prima della trasfusione.
Risulta infine improbabile la trasmissione in modo
indiretto, quindi attraverso il contatto con oggetti, stoviglie o indumenti
utilizzati da un soggetto malato. Come abbiamo visto, il Treponema pallidum, infatti, è scarsamente resistente nell’ambiente, perciò
fuori dal corpo muore rapidamente.