Salmonella- Video: Contagio, Sintomi, Cure
In questa puntata parleremo di
un batterio chiamato Salmonella, responsabile di una delle infezioni gastrointestinali più comuni nei Paesi
industrializzati. Pensate che tale infezione, detta salmonellosi, colpisce ogni anno oltre 100.000 europei.
Il termine Salmonella identifica
un gruppo di batteri gram-negativi, che rientrano nella famiglia degli Enterobatteri.
Si tratta quindi di microorganismi che trovano il proprio habitat ideale nell'intestino di rettili, uccelli e
mammiferi, incluso l'uomo.
Le salmonelle hanno forma bastoncellare
e sono mobili per la presenza di flagelli. Si sviluppano bene sia a temperatura ambiente, che
all'interno del nostro organismo, ma non tollerano le alte temperature e pH
acidi, inferiori a 5.5.
Per quanto riguarda l'uomo, esistono
diversi batteri del genere Salmonella in grado di provocare malattie infettive,
ma non sono tutti egualmente “aggressivi”. Le principali infezioni che
interessano l’uomo sono distinte in due grandi gruppi: da un lato abbiamo le
più gravi forme tifoidee, come la febbre tifoide e paratifoide, mentre
dall'altro vi sono le forme non tifoidee, dette salmonellosi minori.
La febbre tifoide e il
paratifo rappresentano delle patologie piuttosto gravi, sostenute dai batteri Salmonella typhi e Salmonella paratyphi. Queste infezioni interessano esclusivamente l’uomo
e sono diffuse soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, mentre sono rare in
Italia e nei paesi industrializzati.
Da noi sono invece più
comuni le salmonelle non tifoidee, chiamate anche "salmonelle minori".
In questi casi le manifestazioni sono normalmente confinate a livello
gastrointestinale; inoltre, i batteri responsabili non sono prerogativa
dell'uomo, ma coinvolgono anche molti animali, inclusi quelli allevati a scopo
alimentare.
In questo video ci
concentreremo proprio sulle infezioni
alimentari provocate da salmonelle non-tifoidi.
La salmonellosi è una
zoonosi, ossia un'infezione che può essere trasmessa dagli animali all'uomo. In
particolare, può essere trasmessa da animali selvatici, domestici o da
allevamento, come, ad esempio, polli, maiali, bovini, roditori, cani, gatti e
pulcini. Inoltre, questo batterio si
trova nell’ambiente esterno, nelle acque e nei mangimi.
La salmonellosi si trasmette
per via oro-fecale, quindi ogni qualvolta dalle feci di un animale infetto il
batterio riesce a giungere in qualche modo nel cavo orale di un individuo sano.
La salmonella può quindi essere contratta attraverso l’ingestione di cibi o
bevande contaminate, direttamente o indirettamente, da feci di animali o di persone
infette.
Gli alimenti sono dunque uno
dei più importanti veicoli di contagio. Un alimento può essere contaminato
dalle salmonelle perché deriva da un animale infetto o perché è venuto a
contatto con feci di animali o di persone infette. Tale contatto può essere
diretto, ma anche indiretto, ad esempio attraverso mani o mosche contaminate da
residui fecali. Occorre comunque precisare che per poter causare la malattia è
necessario che l'alimento sia pesantemente contaminato.
Le cause più frequenti di
tossinfezioni da salmonelle sono la cottura irregolare e incompleta dell’alimento,
il raffreddamento troppo lento e le scarse condizioni igieniche di chi manipola
i cibi. È frequente, in particolare, la contaminazione crociata, ad esempio tra
cibi crudi e cotti, o tra carni e vegetali; tale contaminazione avviene in
seguito ad errori di manipolazione e conservazione, ad esempio utilizzando gli
stessi utensili per lavorare gli alimenti crudi e quelli già cotti.
A facilitare il contagio
contribuisce il fatto che l’alimento contaminato da salmonelle non presenta
odori o sapori anormali e non desta quindi sospetti.
Le salmonelle si trovano più
di frequente in alimenti come uova,
maionese, latte non pastorizzato, pollame, carni di maiale, hamburger, pesci e
molluschi cresciuti in acque contaminate.
I sintomi della salmonellosi
possono comparire dopo circa 1-3 giorni dall’ingestione del cibo contaminato. Questo breve periodo è il cosiddetto tempo di
incubazione, durante il quale le salmonelle si riproducono nell’intestino.
Cresciute di popolazione, le
salmonelle provocano disturbi del tratto gastrointestinale, che si manifestano
con nausea, vomito, dolori addominali e diarrea. È possibile anche la presenza
di febbre, dolori articolari, crampi, e cefalee.
L’intensità dei sintomi
appena descritti è variabile, ma in genere la tossinfezione si risolve nel giro
di 4-7 giorni. Tuttavia,
bambini,
anziani e soggetti particolarmente debilitati possono accusare conseguenze più
gravi, incluse manifestazioni extraintestinali, come la polmonite, la
meningite, l’endocardite e la pielonefrite. Se il batterio riesce a diffondere
nel sangue può inoltre causare un’infezione pericolosa per la vita.
La gravità della malattia dipende
dal sierotipo infettante, dal numero di microrganismi ingeriti e da fattori di
resistenza all’infezione. In particolare, bassi livelli di acidità gastrica favoriscono
l'attecchimento e la proliferazione dei patogeni, con la conseguente comparsa
di diarrea. In altre parole, se i batteri non vengono neutralizzati dalla
secrezione acida dello stomaco, l’organismo risponde con un altro meccanismo di
difesa per espellere i patogeni; tale difesa consiste nella spiacevole ma
quindi utile scarica diarroica.
I soggetti in cura con farmaci inibitori della pompa protonica, ad esempio per
problemi di reflusso od ulcera peptica, potrebbero quindi essere più esposti al
rischio salmonellosi.
La diagnosi di salmonellosi
viene confermata mediante la cosiddetta coprocoltura, un esame che consiste appunto
nella coltura di un campione di feci in laboratorio. Sebbene sia poco
allettante, coltivare in laboratorio i microrganismi presenti nelle feci
permette di evidenziare la presenza delle salmonelle e consente il loro
isolamento.
Trattandosi di un’infezione
batterica, verrebbe spontaneo pensare che la salmonellosi si possa curare con
un trattamento antibiotico. In realtà, il ricorso agli antibiotici viene spesso
sconsigliato poiché, nella maggior parte dei casi, le gastroenteriti da
Salmonella sono forme lievi ed autolimitanti, per cui i sintomi regrediscono
spontaneamente nel giro di qualche giorno. Per questo motivo, la principale
misura terapeutica è rappresentata dal riposo e dalla generosa assunzione di
liquidi, utili per compensare l’acqua e i sali persi con il vomito e la
diarrea. Molto utile anche la somministrazione di fermenti lattici e probiotici
per ricostituire una flora batterica ottimale.
La terapia antibiotica è
riservata soltanto ai soggetti anziani o immunodepressi, ai bambini al di sotto
dei due anni e in generale nelle infezioni gravi, con sintomi extraintestinali. Al di
fuori di questi casi, un trattamento antibiotico non giustificato, oltre a
risultare inutile, potrebbe concorrere ai fenomeni di farmaco-resistenza.
Le infezioni da Salmonella
si possono evitare mettendo in pratica alcuni semplici accorgimenti igienici. Tra
questi ricordiamo la corretta manipolazione degli alimenti crudi, specie quelli
di origine animale, una buona cottura e un’attenta igiene della cucina.
Per diminuire il rischio di
salmonellosi, si consiglia di lavare le mani prima, durante e dopo la
preparazione degli alimenti. Va ricordato che una buona cottura degli alimenti
derivati da animali, soprattutto pollame, maiale e uova, abbatte il rischio di
infezione, dal momento che i batteri vengono distrutti dal calore. È necessario
però ricordare che le salmonelle possono passare su tavoli, piani di cottura,
posate e piatti, quindi trasferirsi da un alimento all'altro durante le fasi di
preparazione. Quindi, l’effetto sterilizzante del calore di cottura si annulla
se, per esempio, il coltello usato per tagliare la carne cruda viene impiegato
poco dopo per tagliare la carne cotta o le verdure crude pronte da mangiare. Altrettanto
pericolosa è l’abitudine di rompere le uova, sottovalutando la potenziale
carica infettiva del guscio. Per questo motivo e per evitare una contaminazione
batterica crociata, andrebbero separati gli alimenti crudi da quelli cotti.