Ultima modifica 27.09.2021

Dopo aver parlato dell’osteoporosi in generale, con questo filmato vediamo più da vicino come identificarla, trattarla e prevenirla.

Prima di approfondire questi aspetti, Vi ricordo brevemente che l’osteoporosi è una malattia caratterizzata da una perdita di tessuto osseo. Tale perdita rende le ossa più fragili, aumentando il rischio di frattura per traumi anche molto lievi. Va precisato che una certa quantità di massa ossea viene perduta fisiologicamente ed inevitabilmente con l'avanzare dell'età. Tuttavia esistono dei fattori che favoriscono la riduzione del volume osseo, primo fra tutti la carenza di estrogeni conseguente alla menopausa. Possono, inoltre, favorire la comparsa dell'osteoporosi anche terapie farmacologiche prolungate con cortisonici od immunosopressori, ma anche la magrezza eccessiva, carenze nutrizionali, l'abuso di alcool e alcune malattie, come la sindrome di Cushing e l'ipertiroidismo. Nella precedente puntata abbiamo anche detto che l’osteoporosi è una malattia difficile da riconoscere. Il più delle volte, infatti, non provoca alcun sintomo che possa far sospettare la sua presenza. Solo nel tempo, l’osteoporosi può dare segno di sé, con la comparsa di dolore osseo che si aggrava in presenza di carico; tipica è anche la riduzione della statura per incurvamento della colonna vertebrale. Spesso, l’osteoporosi si manifesta all’improvviso con una delle tipiche fratture “da fragilità ossea”. Per evitare questa brutta sorpresa, a una certa età bisognerebbe valutare attentamente il rischio individuale di osteoporosi. Occorre quindi prendere in esame eventuali “fattori di rischio”, come ad esempio la concomitante presenza di malattie o terapie farmacologiche osteopenizzanti. Inoltre, a tutte le donne prossime alla menopausa, e comunque verso i 65 anni di età anche nei maschi, è consigliabile sottoporsi ad un esame densitometrico, chiamato mineralometria ossea computerizzata (MOC). Questo esame misura lo stato di mineralizzazione delle ossa, parametro fondamentale per stabilire il grado dell’osteoporosi e il rischio della sua comparsa; in particolare, tanto più la “densità minerale ossea” è bassa, tanto maggiore sarà il rischio di assottigliamento osseo, dunque di osteoporosi. Vediamo ora più nel dettaglio in cosa consiste questo esame.

La mineralometria ossea computerizzata, comunemente chiamata densitometria ossea, è un’indagine basilare per stabilire la salute dello scheletro. Stiamo parlando di un esame poco invasivo e del tutto indolore, che utilizza i raggi X per valutare la quantità di minerali presente nelle ossa. Le aree generalmente valutate sono la colonna lombare e il femore. Per scendere più nei dettagli, l’esame densitometrico confronta la “densità” ossea riscontrata nel paziente con il valore medio di una popolazione di riferimento più giovane. Il risultato di questo rapporto viene espresso nel cosiddetto T-score, un valore numerico espresso in deviazioni standard (DS). Il T-score, oltre a descrivere la densità delle ossa del paziente, ci dice quanto questa si allontana da quella considerata normale in una popolazione di riferimento. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un T-score inferiore a 2,5 DS (-2,5 DS) è indicativo di osteoporosi. Un risultato compreso tra -1 e -2,5 DS è invece indicativo di osteopenia; in questi casi lo scheletro ha perso densità minerale ossea, ma non vi è ancora un quadro di osteoporosi. Il test, invece, è considerato normale se il T-score non si discosta di oltre una deviazione standard (-1).

Oltre alla densitometria ossea, la diagnosi dell’osteoporosi può avvalersi di altri esami strumentali, che hanno lo scopo di confermare la presenza della malattia, ma anche di comprenderne la causa. Il medico può avvalersi di un esame radiografico della colonna vertebrale, utile per diagnosticare e datare le fratture vertebrali. In altre parole, può valutare se sono presenti lesioni recenti o pregresse, visto che, come già descritto, talvolta queste fratture possono essere asintomatiche. Alcuni specialisti utilizzano una metodica di analisi delle vertebre lombari e dorsali denominata morfometria vertebrale. Questo esame si basa sulla misurazione delle altezze dei corpi vertebrali per accertare la presenza o meno di una nuova frattura vertebrale. La morfometria vertebrale può essere eseguita con il densitometro o su radiografie della colonna vertebrale standard. Anche gli esami di laboratorio sono un complemento importante nel percorso diagnostico dell’osteoporosi. Le analisi del sangue e delle urine, infatti, permettono di valutare lo stato del metabolismo osseo, possono individuare possibili fattori causali e sono particolarmente utili quando c’è il sospetto di una forma di osteoporosi secondaria. Oltre agli esami di routine, viene valutata anche una serie di parametri definiti “marcatori di rimodellamento osseo”. Per fare alcuni esempi, possono essere determinati: fosfatemia, calcemia, calciuria e fosfaturia delle 24 ore, fosfatasi alcalina ossea, paratormone e i livelli di vitamina D metabolicamente attiva.

Considerate le numerose possibili cause d'origine, le varie forme di osteoporosi richiedono approcci terapeutici diversi. Comuni sono invece gli obiettivi del trattamento, che consistono nel migliorare le caratteristiche qualitative e quantitative del tessuto osseo, nel rallentare il processo patologico, e nell'incrementare la resistenza ai traumi per ridurre il rischio di frattura. I cosiddetti farmaci anti-osteoporotici possono agire secondo due diversi meccanismi; alcuni inibiscono il riassorbimento osseo, quindi si oppongono alla demolizione ossea, mentre altri stimolano la neoformazione ossea quindi il deposito di nuovo tessuto osseo. I primi, detti farmaci anti-riassorbitivi, hanno la capacità di ridurre la degradazione della massa ossea; in pratica vanno a bloccare i processi che determinano una perdita di tessuto osseo per mezzo degli osteoclasti. Tra i farmaci contro il riassorbimento ricordiamo in primo luogo i bifosfonati. Dall'altro lato abbiamo i farmaci osteo-formativi, che stimolano i processi metabolici che determinano la formazione di nuovo osso. Solo per fare altri esempi, ricordiamo che in casi selezionati si possono utilizzare i modulatori selettivi dei recettori per gli estrogeni (SERM). Questi farmaci, come il raloxifene, riproducono gli effetti degli estrogeni sul tessuto osseo, favorendo la rigenerazione delle ossa. Tra i farmaci più recentemente sviluppati e utilizzati nelle forme più severe di osteoporosi ricordiamo il teriparatide, un analogo dell’ormone paratiroideo che agisce favorendo la deposizione di nuovo materiale osseo. Il denosumab, invece, agisce bloccando l’attivazione degli osteoclasti, quindi aumenta la densità ossea e riduce il rischio di sviluppare fratture. Tra tutti questi farmaci, la scelta della terapia da adottare non è ovviamente casuale, ma viene adattata dal medico sulla base delle caratteristiche individuali del paziente.

La prevenzione dell’osteoporosi può essere fatta, innanzitutto, praticando regolare attività fisica per rinforzare i muscoli, migliorare l’agilità, la postura e l’equilibrio. Vi ricordo, infatti, che l’immobilizzazione prolungata può avere degli effetti negativi sullo scheletro. In particolare, i benefici maggiori si ottengono praticando attività sportive di carico, come camminare, correre o ballare, ovviamente adottando le opportune precauzioni in caso di osteoporosi avanzata. Oltre all'attività fisica, un corretto stile di vita prevede anche di evitare il fumo e le bevande alcoliche. Inoltre, l’osteoporosi si può prevenire a tavola, con un’alimentazione sana ed equilibrata. In questo senso, è utile seguire una dieta ricca di frutta e verdura, che preveda anche un adeguato apporto di calcio, contenuto soprattutto in latte e derivati, come formaggi e yogurt. È noto, infatti, che una carenza rilevante di calcio può contribuire ad aumentare il rischio di osteoporosi. Insieme al calcio, anche la vitamina D gioca un ruolo essenziale nella prevenzione. Questa vitamina può essere assunta con la dieta, attraverso gli alimenti animali; tuttavia, la quota preponderante di vitamina D viene sintetizzata grazie all’esposizione della cute alla luce del sole. Per prevenire l'osteoporosi si incoraggia, quindi, un po’ di vita all’aria aperta, oltre al consumo di alimenti come latte, latticini, salmone, sardine e uova. Se tutto ciò non bastasse, può essere indicata, sotto prescrizione e controllo medico, anche un’adeguata integrazione alimentare di calcio e vitamina D tramite integratori specifici.