Dopo aver parlato dell’osteoporosi
in generale, con questo filmato vediamo più da vicino come identificarla,
trattarla e prevenirla.
Prima di approfondire questi
aspetti, Vi ricordo brevemente che l’osteoporosi è una malattia caratterizzata
da una perdita di tessuto osseo. Tale perdita rende le ossa più fragili,
aumentando il rischio di frattura per
traumi anche molto lievi.
Va precisato che una certa
quantità di massa ossea viene perduta fisiologicamente ed inevitabilmente con
l'avanzare dell'età. Tuttavia esistono dei fattori che favoriscono la riduzione
del volume osseo, primo fra tutti la carenza di estrogeni conseguente alla
menopausa. Possono, inoltre, favorire la comparsa dell'osteoporosi anche
terapie farmacologiche prolungate con cortisonici od immunosopressori, ma anche
la magrezza eccessiva, carenze nutrizionali, l'abuso di alcool e alcune
malattie, come la sindrome di Cushing e l'ipertiroidismo.
Nella precedente puntata
abbiamo anche detto che l’osteoporosi è una malattia difficile da riconoscere.
Il più delle volte, infatti, non provoca alcun sintomo che possa far sospettare
la sua presenza. Solo nel
tempo, l’osteoporosi può dare segno di sé, con la comparsa di dolore osseo che si aggrava in presenza
di carico; tipica è anche la riduzione della statura per incurvamento della
colonna vertebrale. Spesso, l’osteoporosi si manifesta all’improvviso con una
delle tipiche fratture “da fragilità ossea”.
Per evitare questa brutta
sorpresa, a una certa età bisognerebbe valutare attentamente il rischio individuale
di osteoporosi. Occorre quindi prendere in esame eventuali “fattori di
rischio”, come ad esempio la concomitante presenza di malattie o terapie
farmacologiche osteopenizzanti. Inoltre, a tutte
le donne prossime alla menopausa, e comunque verso i 65 anni di età anche nei
maschi, è consigliabile sottoporsi ad un esame densitometrico, chiamato
mineralometria ossea computerizzata (MOC). Questo esame misura lo stato di
mineralizzazione delle ossa, parametro fondamentale per stabilire il grado dell’osteoporosi
e il rischio della sua comparsa; in particolare, tanto più la “densità minerale
ossea” è bassa, tanto maggiore sarà il rischio di assottigliamento osseo,
dunque di osteoporosi.
Vediamo ora più nel
dettaglio in cosa consiste questo esame.
La mineralometria ossea
computerizzata, comunemente chiamata densitometria ossea, è un’indagine
basilare per stabilire la salute dello scheletro. Stiamo parlando di un esame
poco invasivo e del tutto indolore, che utilizza i raggi X per valutare la
quantità di minerali presente nelle ossa. Le aree generalmente valutate sono la
colonna lombare e il femore.
Per scendere più nei
dettagli, l’esame densitometrico confronta la “densità” ossea riscontrata nel
paziente con il valore medio di una popolazione di riferimento più giovane. Il
risultato di questo rapporto viene espresso nel cosiddetto T-score, un valore
numerico espresso in deviazioni standard (DS). Il T-score, oltre a descrivere
la densità delle ossa del paziente, ci dice quanto questa si allontana da
quella considerata normale in una popolazione di riferimento.
Secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità, un T-score inferiore a 2,5 DS (-2,5 DS) è indicativo di
osteoporosi. Un risultato compreso tra -1 e -2,5 DS è invece indicativo di
osteopenia; in questi casi lo scheletro ha perso densità minerale ossea, ma non
vi è ancora un quadro di osteoporosi. Il test, invece, è considerato normale se
il T-score non si discosta di oltre una deviazione standard (-1).
Oltre alla densitometria
ossea, la diagnosi dell’osteoporosi può avvalersi di altri esami strumentali,
che hanno lo scopo
di confermare la presenza della malattia, ma anche di comprenderne la causa.
Il medico può avvalersi di un esame radiografico
della colonna vertebrale, utile per diagnosticare e datare le fratture
vertebrali. In altre parole, può valutare se sono presenti lesioni recenti o
pregresse, visto che, come già descritto, talvolta queste fratture possono essere
asintomatiche.
Alcuni specialisti utilizzano una metodica di analisi delle vertebre lombari e
dorsali denominata morfometria vertebrale. Questo esame si basa sulla
misurazione delle altezze dei corpi vertebrali per accertare la presenza o meno
di una nuova frattura vertebrale. La morfometria vertebrale può essere eseguita
con il
densitometro o su radiografie
della colonna vertebrale standard.
Anche gli esami di
laboratorio sono un complemento importante nel percorso diagnostico dell’osteoporosi. Le
analisi del sangue e delle urine, infatti, permettono di valutare lo stato del
metabolismo osseo, possono individuare possibili fattori causali e sono
particolarmente utili quando c’è il sospetto di una forma di osteoporosi
secondaria. Oltre agli esami di routine, viene valutata anche una serie di
parametri definiti “marcatori di rimodellamento osseo”. Per fare alcuni esempi,
possono essere determinati: fosfatemia, calcemia, calciuria e fosfaturia delle
24 ore, fosfatasi alcalina ossea, paratormone e i livelli di vitamina D
metabolicamente attiva.
Considerate le numerose
possibili cause d'origine, le varie forme di osteoporosi richiedono approcci
terapeutici diversi. Comuni sono invece gli obiettivi del trattamento, che
consistono nel migliorare le caratteristiche qualitative e quantitative del
tessuto osseo, nel rallentare il
processo patologico, e nell'incrementare la resistenza ai traumi per ridurre il
rischio di frattura.
I cosiddetti farmaci anti-osteoporotici
possono agire secondo due diversi meccanismi; alcuni inibiscono il
riassorbimento osseo, quindi si oppongono alla demolizione ossea, mentre altri
stimolano la neoformazione ossea quindi il deposito di nuovo tessuto osseo.
I primi, detti farmaci
anti-riassorbitivi, hanno la capacità di ridurre la degradazione della massa ossea; in
pratica vanno a bloccare i processi che determinano una perdita di tessuto
osseo per mezzo degli osteoclasti. Tra i
farmaci contro il
riassorbimento ricordiamo in primo luogo i bifosfonati.
Dall'altro lato abbiamo i farmaci osteo-formativi, che
stimolano i processi metabolici che determinano la formazione di nuovo osso. Solo
per fare altri esempi, ricordiamo che in
casi selezionati si possono utilizzare i modulatori selettivi dei recettori per
gli estrogeni (SERM). Questi farmaci, come il raloxifene, riproducono gli
effetti degli estrogeni sul tessuto
osseo, favorendo la
rigenerazione delle ossa.
Tra i farmaci più recentemente
sviluppati e utilizzati nelle forme più severe di osteoporosi ricordiamo il
teriparatide, un analogo dell’ormone paratiroideo che agisce favorendo la
deposizione di nuovo materiale osseo.
Il denosumab, invece, agisce
bloccando l’attivazione degli osteoclasti, quindi aumenta la densità ossea e
riduce il rischio di sviluppare fratture.
Tra tutti questi farmaci, la scelta della terapia da
adottare non è ovviamente casuale, ma viene adattata dal medico sulla base delle
caratteristiche individuali del paziente.
La prevenzione dell’osteoporosi
può essere fatta, innanzitutto, praticando regolare attività fisica per
rinforzare i muscoli, migliorare l’agilità, la postura e l’equilibrio. Vi ricordo, infatti, che l’immobilizzazione prolungata
può avere degli effetti negativi sullo scheletro. In particolare, i benefici
maggiori si ottengono praticando attività sportive di carico, come camminare,
correre o ballare, ovviamente adottando le opportune precauzioni in caso di
osteoporosi avanzata.
Oltre all'attività fisica, un
corretto stile di vita prevede anche di evitare il fumo e le bevande alcoliche.
Inoltre, l’osteoporosi si
può prevenire a tavola, con un’alimentazione sana ed equilibrata. In questo
senso, è utile seguire una dieta ricca di frutta e verdura, che preveda anche un
adeguato apporto di calcio, contenuto soprattutto in latte e derivati, come
formaggi e yogurt. È noto, infatti, che una carenza rilevante di calcio può
contribuire ad aumentare il rischio di osteoporosi.
Insieme al calcio, anche la vitamina D gioca un
ruolo essenziale nella prevenzione. Questa vitamina può essere assunta con la dieta, attraverso
gli alimenti animali; tuttavia, la quota preponderante di vitamina D viene
sintetizzata grazie all’esposizione della cute alla luce del sole. Per
prevenire l'osteoporosi si incoraggia, quindi, un po’ di vita all’aria aperta,
oltre al consumo di alimenti come latte,
latticini, salmone, sardine e uova. Se tutto ciò non bastasse, può essere
indicata, sotto prescrizione e controllo medico, anche un’adeguata integrazione
alimentare di calcio e vitamina D tramite integratori specifici.