Osteoporosi - Video: Cause, Sintomi, Cure
L’osteoporosi è una malattia delle
ossa, che le rende più fragili e soggette a fratture. In una persona colpita da
osteoporosi il tessuto osseo si presenta rarefatto e la massa ossea è inferiore
alla norma.
Entro certi limiti, nell'anziano
questa perdita di tessuto osseo è un fenomeno normale, che accompagna il
processo di invecchiamento. Vi sono però numerosi fattori che possono
accelerare la comparsa di osteoporosi; ad esempio, è noto che un momento
critico per le donne è rappresentato dall'ingresso in menopausa. Anche per
questo, in media il sesso femminile è colpito da osteoporosi 4 volte di più
rispetto a quello maschile.
Una caratteristica importante
dell'osteoporosi è di essere una “malattia silenziosa”. Con l'aggettivo silenzioso
si intende sottolineare la generale assenza di sintomi, almeno nelle fasi
precoci. Inizialmente, infatti, la perdita ossea non provoca sintomi o disturbi
al paziente, che spesso si accorge del problema solo in seguito a fratture
causate dalla fragilità ossea. Anca, femore, polso e vertebre sono le sedi più
soggette a fratture di natura osteoporotica.
Per questo motivo è importante
controllare periodicamente la salute delle proprie ossa, attraverso
esami diagnostici mirati, come
la Mineralometria Ossea Computerizzata. Come vedremo meglio nel prossimo video,
infatti, l’osteoporosi può essere prevenuta e trattata; quindi, grazie ad una
diagnosi precoce e ad un trattamento appropriato è possibile rallentarne la
progressione e ridurre il rischio di incorrere in una frattura.
Per capire bene cosa succede
in un osso colpito da osteoporosi, occorre anzitutto ricordare alcuni aspetti
relativi all’anatomia e alla funzione del sistema scheletrico.
Lo scheletro, che
rappresenta l’impalcatura del nostro corpo, è formato da ossa e tessuto
cartilagineo. Questa struttura scheletrica svolge molteplici funzioni, sostiene
ad esempio il corpo, interagisce con l’apparato muscolare consentendo il
movimento e protegge organi vitali come il cervello, il midollo spinale, il
cuore e i polmoni. Inoltre, le ossa rappresentano una riserva di sali minerali,
in particolare di calcio e fosforo, e di altre sostanze, a cui l’organismo
attinge in particolari condizioni patologiche o di carenze alimentari.
Da quanto avrete capito, l’osso
è un tessuto un po’ particolare. L’organizzazione di base del tessuto osseo è costituita
per circa un terzo da sostanza organica e da due terzi da sostanza inorganica,
quindi da sali minerali. La componente organica forma una specie di intelaiatura
costituita da proteine di vario tipo, come il collagene, che conferiscono
elasticità e coesione alle ossa. La componente inorganica, formata per lo più
da idrossiapatite, conferisce invece durezza e resistenza allo scheletro.
Questa particolare struttura
conferisce all’osso proprietà veramente eccezionali. Ne risulta, infatti, una
struttura robusta, dotata di notevole resistenza meccanica, ma nel contempo
elastica e flessibile.
Contrariamente a quanto
molti credono, anche l’osso è un tessuto “vivo” del nostro corpo. Basti pensare,
ad esempio, ai cambiamenti che subisce nel corso della crescita e dello
sviluppo, o al fatto che lo scheletro si rinnovi completamente ogni 8-10 anni.
Il tessuto osseo, infatti,
viene sottoposto ad un continuo processo di rinnovamento, che dura tutta la vita. Questo processo,
chiamato rimodellamento osseo, avviene attraverso particolari meccanismi di
distruzione e ricostruzione, operati da cellule specializzate chiamate
osteoblasti e osteoclasti.
Entrambe queste cellule
lavorano incessantemente per controllare e mantenere il giusto livello di
mineralizzazione ossea, ma lo fanno con meccanismi opposti tra loro. Gli
osteoclasti, infatti, demoliscono piccole aree di osso vecchio o danneggiato, mentre
gli osteoblasti ricostruiscono le nuove parti strutturali dell’osso, riempiendo
le microscopiche lacune lasciate dagli osteoclasti.
Dunque, ricapitolando, gli
osteoclasti distruggono, mentre gli osteoblasti costruiscono, lavorando in
equilibrio tra loro.
Nel corso della vita, tuttavia,
possono crearsi delle condizioni in cui la quantità di osso riassorbita dagli
osteoclasti è maggiore di quella prodotta dagli osteoblasti. In pratica, la
quantità di osso neoformato è insufficiente per sostituire quello demolito
durante la fase di riassorbimento. Se tale squilibrio perdura a lungo, il
tessuto osseo si impoverisce e insorge l’osteoporosi.
Abbiamo già detto che la principale
complicanza dell’osteoporosi è rappresentata dalle fratture. Il tessuto osseo,
diventando più fragile, non riesce a sopportare le normali sollecitazioni
fisiologiche. Le ossa, quindi, possono fratturarsi anche per traumi banali, se
non addirittura spontaneamente. Non solo. L’assottigliamento e la fragilità ossea
predispongono anche ad alterazioni dell’architettura scheletrica. Ciò significa
che possono comparire, ad esempio, deviazioni o schiacciamenti della colonna
vertebrale, che si possono accompagnare a dolori, come il mal di schiena, e a
difficoltà nello stare in piedi.
Nell'osteoporosi, la
riduzione della massa ossea può essere generalizzata e coinvolgere quindi tutto lo scheletro, oppure interessare solo o
soprattutto alcuni segmenti ossei.
L’osteoporosi interessa più
frequentemente la colonna vertebrale e le ossa lunghe, il bacino e altre sedi,
provocando fratture soprattutto a carico delle vertebre, del femore, del polso
e dell’omero.
Oltre all'osteoporosi senile,
quindi legata all'invecchiamento, la malattia può esistere sotto diverse forme.
A tal proposito, una semplice classificazione consiste nel dividere le
osteoporosi primitive da quelle secondarie.
L’osteoporosi primitiva comprende
la forma post-menopausale, quindi successiva alla menopausa, e quella senile. L’osteoporosi
secondaria, invece, deriva da altre condizioni mediche o dall’impiego protratto
di alcuni farmaci, in grado di contribuire alla perdita della massa ossea.
Vediamo ora un pochino più nel
dettaglio le forme più comuni di osteoporosi.
L’osteoporosi post-menopausale
è legata al naturale calo degli estrogeni, che si verifica appunto in
menopausa. Questi ormoni sessuali, infatti, sono necessari anche per il normale
metabolismo osseo, per cui una loro carenza predispone all'osteoporosi. Non
sorprende dunque come le donne che entrano precocemente in menopausa, quindi
prima dei 40 anni, siano più esposte al pericolo di osteoporosi.
Dell'osteoporosi senile,
invece, abbiamo già parlato dicendo che si presenta in età avanzata, dopo i
65-70 anni. Interessa entrambi i sessi, ma per quanto appena visto predilige
quello femminile. Entro certi limiti rappresenta inoltre un processo
fisiologico, in quanto anche il tessuto osseo è destinato ad invecchiare, e con
il passare degli anni va incontro ad una progressiva riduzione quantitativa e qualitativa.
Passando all'osteoporosi
secondaria, questa è spesso conseguente a terapie mediche prolungate che
prevedono l'assunzione di corticosteroidi, quindi di cortisone e derivati.
Anche altri farmaci, come gli anti-epilettici, gli immunosoppressori e gli
ormoni tiroidei, potrebbero favorire la comparsa di problemi osteoporotici.
Tra le patologie che possono
favorire l’insorgenza dell’osteoporosi ricordiamo prima di tutto alcune
malattie endocrine, come ad esempio il morbo di Cushing, l’ipertiroidismo e l’ipogonadismo.
Anche alcune malattie dell’apparato gastro-intestinale, come le sindromi da malassorbimento, la celiachia e il morbo di
Crohn, possono tuttavia impoverire il tessuto osseo.
Inoltre, va ricordato che l’osteoporosi
può riscontrarsi anche in caso di immobilizzazione prolungata, ad esempio dopo
una frattura, in presenza di deficit di calcio, di malattie croniche ostruttive
dei bronchi e polmoni, di mieloma multiplo, di artrite reumatoide o di alcune
neoplasie maligne.
Infine, ma non meno importante,
il ruolo dello stile di vita, che può pesantemente influenzare il rischio di
sviluppare un'osteoporosi. Per esempio, una dieta povera di calcio e la
sedentarietà favoriscono la debolezza delle ossa. Altri fattori che aumentano
la possibilità di sviluppo dell’osteoporosi sono la predisposizione genetica, la
magrezza eccessiva, l’abuso di alcolici e il fumo di sigaretta.