Ultima modifica 01.04.2020

Il paratormone, prodotto dalle paratiroidi, ha il ruolo di mantenere la concentrazione di calcio nel sangue entro i limiti di normalità. In particolare, si occupa di ripristinare i corretti livelli di calcio quando questi scendono eccessivamente. Per fare ciò, il paratormone agisce su specifici organi bersaglio, che sono rene, osso e intestino. Il mantenimento della giusta calcemia, cioè dei corretti livelli di calcio nel sangue, è importantissimo. Infatti, sia in condizioni di ipercalcemia che in condizioni di ipocalcemia, l'alterazione dei livelli di calcio nel plasma ha innumerevoli conseguenze negative per l’organismo. Quando i livelli plasmatici di calcio salgono troppo si registrano diminuzione della forza, atrofia dei muscoli, letargia, ipertensione, modifiche comportamentali, costipazione e nausea. Viceversa, in condizioni di ipocalcemia compaiono sensazione di stordimento, ipotensione, spasmi e crampi muscolari. In molti casi, le malattie delle paratiroidi determinano alterazioni significative della calcemia. Avremo in particolare un'ipercalcemia quando le paratiroidi lavorano troppo e secernono un eccesso di paratormone. Viceversa, quando le paratiroidi lavorano troppo poco, non producono abbastanza paratormone e i livelli di calcio nel sangue diminuiscono.

In termini tecnici, quando una o più paratiroidi producono un’eccessiva quantità di paratormone, viene a determinarsi una condizione nota come iperparatiroidismo, che come abbiamo visto è tipicamente accompagnata da ipercalcemia. La causa più frequente di iperparatiroidismo è la presenza di un adenoma, cioè un tumore benigno, che si può sviluppare in una o più paratiroidi. Altri casi possono essere dovuti ad un’iperplasia paratiroidea diffusa; il termine iperplasia indica un ingrossamento delle ghiandole paratiroidi per aumento della quantità di cellule che le compongono. Tale iperplasia provoca una maggiore secrezione di paratormone con conseguente iperparatiroidismo. Anche un carcinoma paratiroideo, che è un tumore maligno molto raro, può determinare un rilascio eccessivo di paratormone. L’iperparatiroidismo può anche presentarsi nell’ambito della neoplasia endocrina multipla (detta anche MEN, dall'inglese multiple endocrine neoplasia). Questa sindrome ereditaria determina l’insorgenza di vari disordini, tra cui l’iperparatiroidismo. In generale, le lesioni che interessano direttamente le paratiroidi determinano un iperparatiroidismo chiamato primitivo. Esistono però anche forme di iperparatiroidismo cosiddette secondarie; queste, a differenza delle primarie, non dipendono da un problema a carico delle paratiroidi. Tra le cause di paratiroidismo secondario ricordiamo la carenza di vitamina D, l’insufficienza renale cronica e la sindrome da malassorbimento, che può essere conseguente, ad esempio, ad un intervento di by-pass intestinale.


I sintomi più comuni dell'iperaparatiroidismo sono dovuti all’ipercalcemia cronica. Tale condizione determina la ricorrente comparsa di calcoli renali, stanchezza, dolori addominali, confusione mentale e depressione. Tutte queste manifestazioni si presentano spesso in modo molto graduale, ma a volte possono comparire in modo brusco, improvviso e pericoloso. In quest'ultimo caso si ha la cosiddetta crisi paratireotossica, che necessita un trattamento immediato. A lungo andare, l’iperparatiroidismo può inoltre provocare la decalcificazione delle ossa. A causa della perdita di calcio, le ossa diventano fragili e si rompono con notevole facilità. Inoltre, si possono formare delle cisti ossee. Nei casi cronici più gravi, la conseguenza di tutte queste alterazioni a livello osseo può portare a forti deformazioni scheletriche, nel quadro di una malattia definita osteopatia fibroso-cistica.

Passiamo ora alla diagnosi dell'iperparatiroidismo. Per quanto riguarda le analisi del sangue, la diagnosi si basa sul riscontro di aumentati livelli plasmatici di calcio e paratormone, contrapposti ad una diminuzione del fosforo. In termini medici, quindi, la diagnosi di iperparatiroidismo si basa sul riscontro di ipercalcemia, ipofosforemia ed elevati livelli di paratormone nel sangue. Un altro esame utile ai fini diagnostici è quello dell'urina. In presenza di iperparatiroidismo, l’esame delle urine consente infatti di evidenziare un’elevata escrezione urinaria di calcio e fosforo. Per quanto riguarda le tecniche di imaging utilizzate per lo studio delle paratiroidi, ricordiamo l’ecografia, la scintigrafia e la risonanza magnetica nucleare. Questi esami consentono di rilevare l'eventuale iperplasia paratiroidea, cioè l'aumento di volume di una o più ghiandole. Possono quindi evidenziare la presenza di un adenoma e sono impiegate nella valutazione pre-operatoria del paziente. L’esame radiografico e la densitometria ossea, inoltre, possono evidenziare alterazioni caratteristiche dello scheletro, gravi stati di demineralizzazione ed osteoporosi. Ci rimane ora da analizzare il trattamento dell'ipertiroidismo, che, come anticipato, è prevalentemente chirurgico. Spesso, dopo l’asportazione chirurgica di una o più paratiroidi impazzite si può registrare un sensibile miglioramento. Quando il rischio chirurgico per il paziente è talmente elevato da rendere controindicato l'intervento di asportazione, è possibile ricorrere alla terapia medica, che si basa fondamentalmente sull’impiego di bifosfonati. Questi farmaci inibiscono il riassorbimento osseo e per questo, oltre a ripristinare la normale calcemia in caso di iperparatiroidismo, sono usati anche per la prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi. Oltre ai bifosfonati, in alcune situazioni possono essere utili anche i farmaci cosiddetti calcio mimetici. Questi medicinali agiscono sui recettori del calcio presenti sulla paratiroide mimando una condizione di ipercalcemia; ciò porta le paratiroidi ad inibire la secrezione di paratormone abbassando di riflesso la calcemia. Attualmente, i calcio mimetici sono indicati soprattutto nell’iperparatiroidismo determinato da insufficienza renale cronica.

Un’altra disfunzione che può interessare le ghiandole paratiroidi è l’ipoparatiroidismo. Questa condizione è dovuta ad una insufficiente sintesi e secrezione di paratormone. Più raramente, è legata ad una scarsa azione dello stesso paratormone a livello dei tessuti bersaglio. Indipendentemente dalle cause, in presenza di ipoparatiroidismo si assiste ad una riduzione della concentrazione di calcio nel sangue. Ipoparatiroidismo equivale quindi ad ipocalcemia. La causa più frequente di ipoparatiroidismo è l’asportazione chirurgica, volontaria o accidentale, delle paratiroidi. Ad esempio, può verificarsi a seguito di un intervento alla tiroide, a causa di una paratiroidectomia totale o di una lesione vascolare durante interventi nella regione del collo. Altre cause riconosciute di ipoparatiroidismo sono quelle autoimmuni e quelle congenite. L’ipoparatiroidismo risultante da tutte queste condizioni può essere transitorio, quando almeno una paratiroide è sana e conserva la propria funzionalità, oppure può essere permanente in caso di resezione o lesione di tutte le paratiroidi. Per quanto riguarda i sintomi dell'ipoparatiroidismo, la condizione provoca manifestazioni legate all’ipereccitabilità neuromuscolare. In particolare, il sistema neuromuscolare diventa più eccitabile e gli individui possono manifestare spasmi muscolari, formicolii e riflessi tendinei, soprattutto a livello degli arti superiori, delle mani e del volto. Nelle forme acute di ipoparatiroidismo, può insorgere la tetania, caratterizzata da contrazioni spastiche dei muscoli che possono assumere la forma di convulsioni.

Per quanto riguarda la diagnosi dell’ipoparatiroidismo, sul piano laboratoristico si registra un livello insolitamente basso di calcio nel sangue, quindi ipocalcemia. Tutto ciò si accompagna ad iperfosforemia e a bassi valori di paratormone. La terapia dell' ipoparatiroidismo ha l’obiettivo di normalizzare le concentrazioni di calcio nel sangue e prevede la costante somministrazione di opportune dosi di calcio e vitamina D, in forma di calcifediolo o calcitriolo. Le crisi tetaniche, invece, richiedono un intervento immediato con somministrazione di calcio per via endovenosa. Tale intervento ha lo scopo di scongiurare la comparsa di laringospasmo o scompenso cardiaco.