Ultima modifica 10.03.2020

Oggi parleremo dei TRIGLICERIDI; spiegheremo COSA SONO e in che modo sono CORRELATI alla SALUTE del NOSTRO ORGANISMO.

I TRIGLICERIDI sono grassi estremamente diffusi in natura. Compongono gran parte del tessuto adiposo animale, delle riserve lipidiche vegetali e, per l’uomo, costituiscono il 98-99% dei lipidi totali nella dieta. I trigliceridi svolgono un’importantissima funzione ENERGETICA e forniscono circa 9kcal per grammo.

Anch’essi, come tutti altri lipidi SEMPLICI, sono composti detti TERNARI, in quanto contengono SOLO atomi di CARBONIO, IDROGENO e OSSIGENO.

I trigliceridi sono formati per ESTERIFICAZIONE (ovvero un tipo legame chimico) di una molecola di GLICEROLO e tre molecole di ACIDI GRASSI; questi ultimi, che possono essere a catena lunga, media, corta e possono contenere ANCHE uno o più doppi legami, rappresentano la porzione più energetica della molecola. La struttura chimica dei trigliceridi li rende estremamente simili ad un “pettine” o ad una lettera “E” in forma maiuscola.

Oltre alla funzione “calorica”, gli acidi grassi hanno anche il potere di incidere, in maniera sia positiva che negativa, sul metabolismo di chi li assume. Al contrario, il glicerolo, pur avendo un ruolo essenziale nel mantenimento della STABILITA’ chimico-fisica degli alimenti, ha un’importanza calorica decisamente inferiore.

La reazione inversa all’ESTERIFICAZIONE, ovvero la scissione degli acidi grassi dal glicerolo, è detta IDROLISI e, oltre a dividere totalmente la molecola, può determinare composti intermedi come i DI-GLICERIDI (con due acidi grassi e un glicerolo) o MONOGLICERIDI (con un acido grasso e un glicerolo).

Infine, i trigliceridi possono essere definiti PURI o MISTI; puri se contenenti acidi grassi dello stesso tipo, misti se contengono acidi grassi differenti tra loro.

I trigliceridi sono presenti in tutti i tessuti del corpo umano con estrema prevalenza in quello ADIPOSO sottocutaneo e viscerale, che ne rappresenta una vera e propria riserva di stoccaggio.

I trigliceridi contenuti negli alimenti, una volta SCOMPOSTI in acidi grassi e glicerolo PER DIGESTIONE, vengono ASSORBITI dalla muscosa intestinale e SINTETIZZATI nuovamente per entrare in circolo.

NON essendo solubili in acqua, i trigliceridi sono trasportati nella linfa e nel sangue per mezzo di apposite LIPOPROTEINE. Quando raggiungono il tessuto “bersaglio” questi vengono liberati dai loro “corrieri” e nuovamente idrolizzati per entrare liberamente nelle cellule; all’interno di queste ultime, gli acidi grassi possono essere immediatamente impiegati per produrre energia o ricomposti per essere immagazzinati sotto forma di riserva. Tutti i processi di idrolisi e sintesi dei trigliceridi, dalla fase digestiva a quella di stoccaggio nelle cellule, sono MEDIATI da appositi enzimi in grado di legare (o esterificare) e scindere (o idrolizzare) i legami tra il glicerolo e gli acidi grassi.

I trigliceridi possono anche essere SINTETIZZATI dall’organismo umano a partire da altri substrati come: l’alcol etilico, il glucosio e, direttamente o indirettamente, alcuni amminoacidi. Questa funzione di “risparmio” metabolico è regolata da certi ormoni e ATTUATA “principalmente” dal FEGATO, organo deputato alla gestione di alcuni fabbisogni energetici dell’organismo. In pratica, quando gli acidi grassi, il glucosio, gli amminoacidi e l’alcol etilico sono presenti nel sangue in ECCESSO, il fegato li capta e li trasforma in trigliceridi, che poi trattiene o “spedisce” al tessuto adiposo per mezzo delle famose lipoproteine di trasporto.

Come abbiamo già menzionato, i trigliceridi fluttuano nel sangue grazie a delle molecole specifiche dette LIPOPROTEINE. Senza entrare troppo nel dettaglio, peraltro oggetto di un’altra lezione a se stante, diciamo che queste strutture rappresentano una sorta di “corriere” per il trasporto di vari tipi di lipidi tra i quali, oltre ai trigliceridi, rientra anche il colesterolo. Non a caso, le lipoproteine LDL e HDL sono anche impropriamente dette COLESTEROLO CATTIVO e COLESTEROLO BUONO.

Le lipoproteine sono FATTE “più o meno” come UN GUSCIO proteico contenente i grassi, delle quali lo strato idrofilo esterno ne consente la solubilità nel plasma. Tra loro, le lipoproteine si differenziano per:

  • Destinazione del trasporto, verso le periferie o verso il fegato
  • Tipo di carico VEICOLATO, se prevalentemente di colesterolo o di trigliceridi, che ne determina la densità
  • Tipo di APOproteine sul guscio che, fungendo da CHIAVE specifica, aprono un recettore altrettanto specifico similmente ad una SERRATURA
  • Potere benefico o malefico in caso di esubero nel sangue.
Le lipoproteine che contengono PIU’ trigliceridi sono:
  • I CHILOMICRONI: che sono sintetizzati nell’intestino; hanno lo scopo di trasportare i grassi contenuti negli alimenti fino ai tessuti, attraversando prima il circolo linfatico e poi quello sanguigno
  • e le VLDL, tradotto Very Low Density Lipoprotein, ovvero Lipoproteine a Densità MOLTO BASSA: sono sintetizzate nel fegato e hanno la funzione di veicolare i grassi DA LI ai tessuti attraverso il sangue. Man mano che le VLDL “scaricano” i trigliceridi diventano prima IDL e poi LDL.
La quantità di trigliceridi nel sangue è quindi ricavata dalla somma del contenuto di tutte le lipoproteine plasmatiche. Tuttavia, è importante specificare che i chilomicroni perdurano in circolo solo nel lasso di tempo post-prandiale, dopo di che vengono assorbiti e smaltiti dal fegato. Effettuando un’analisi del sangue dopo aver consumato un pasto, i trigliceridi totali risulterebbero certamente ELEVATISSIMI, ma il valore NON è un indicatore concreto dello stato di salute REALE. La rilevazione ematica va quindi effettuata a digiuno MEDICO, quando i trigliceridi circolanti sono quelli che PERSISTONO e possono quindi rappresentare un FATTORE di RISCHIO per certe MALATTIE del METABOLISMO e le relative COMPLICAZIONI CARDIO-CIRCOLATORIE.

E’ ben noto che i trigliceridi alti nel sangue siano classificati come IPERLIPEMIA DISLIPIDEMICA, quindi un indicatore di CATTIVO STATO DI SALUTE. Questi hanno un valore massimo consigliato di 199 milligrammi su decilitro di sangue, oltre i quali (fino a 499mg/dl e poi oltre i 500mg/dl) possono essere definiti ALTI e MOLTO ALTI.

Un eccesso di trigliceridi nel sangue, detto IPERTRIGLICERIDEMIA, pare sia correlato a trombosi, coronaropatie, angina pectoris ed infarto, ragion per cui tale condizione deve essere considerata come potenziale fattore di rischio per morte o invalidità permanente.

Ma, in definitiva, da cosa è provocato l’aumento PATOLOGICO dei trigliceridi nel sangue?

L’eccesso di trigliceridi nel sangue può avere diverse cause scatenanti, indipendenti, uniche o (più frequentemente) COESISTENTI.

Anzitutto, specifichiamo che esistono cause GENETICHE estremamente predisponenti. Alcune sono molto gravi, altre meno incisive; ovviamente, il livello di pericolosità dell’ipertrigliceridemia determina anche la scelta di un’EVENTUALE terapia farmacologica e incide sull’efficacia degli altri sistemi.

In pratica, una ipertrigliceridemia avente FORTI basi genetiche, DIFFICILMENTE risponderà in maniera soddisfacente ad un terapia basata SOLO sulla dieta e sull’attività fisica regolare; al contrario, quando le cause sono imputabili SOLO allo stile di vita o ad una LIEVE predisposizione genetica, l’intervento nutrizionale e motorio potrà essere UTILISSIMO e addirittura risolutivo.

Com’è deducibile, gli altri fattori predisponenti l’ipertrigliceridemia sono: la dieta e il livello di attività fisica. Per quel che concerne l’alimentazione, ricordiamo che i trigliceridi nel sangue aumentano soprattutto per:
  1. Eccesso calorico
  2. Eccesso di carboidrati e in particolar modo ad alto indice glicemico
  3. Eccesso di alcol etilico
  4. e Carenza di acidi grassi omega3 in associazione a uno o più dei suddetti fattori
Ovviamente, i primi DUE elementi sopra citati vanno “a braccetto” con la variabile dell’ATTIVITA’ fisica. L’apporto di calore e il carico glicemico possono essere più o meno idonei IN BASE al livello di CONSUMO energetico. Se il soggetto assume molte calorie derivanti da nutrienti ad alto indice glicemico, questi, in esubero nel sangue, verranno convertiti in trigliceridi dal fegato.

Alcuni pensano che l’aumento dei trigliceridi nel sangue sia imputabile ad una dieta ricca di grassi… in realtà, questi incidono molto poco e sono invece più nocivi i carboidrati e l’alcol etilico in esubero!

E’ anche importante sottolineare che, molto spesso, chi soffre di ipertrigliceridemia per cause alimentari o di stile di vita, presenta un certo ingrossamento epatico a causa dell’ACCUMULO di trigliceridi al suo interno. Tale condizione è detta STEATOSI epatica grassa.

Altri fattori predisponenti l’ipertrigliceridemia ed indipendenti dai meccanismi di quelli sopra citati sono:
  1. Sovrappeso o obesità
  2. Uso di farmaci estro-progestinici
  3. Diabete Mellito tipo 2 SCOMPENSATO
  4. Ipotiroidismo.
Alla luce di quanto detto, sarà quindi deducibile che per moderare i trigliceridi alti nel sangue si rendono necessari alcuni interventi sull’alimentazione e sullo stile di vita generale; in sintesi:
1. Ridurre il sovrappeso
2. Moderare tutte le porzioni, quindi il carico e l’indice glicemico dei pasti
3. Eliminare l’alcol etilico
4. Incrementare sensibilmente l’apporto di acidi grassi omega 3, che aiutano a ridurre i trigliceridi
5. EVENTUALMENTE, assumere integratori alimentari di omega 3
6. Praticare attività fisica motoria AEROBICA tutti i giorni.

Trattandosi di una malattia del metabolismo, se la condizione persiste da diversi anni o si associa ad altri fattori di rischio come diabete, ipertensione, colesterolo alto e sovrappeso, è consigliabile adottare tutti gli accorgimenti utili per moderare il rischio cardio-vascolare complessivo.