Gonorrea Video - Cause, Sintomi, Complicanze e Trattamento
Conosciuta anche come blenorragia, o a livello
popolare come scolo, la gonorrea è un’infezione batterica causata dal batterio Neisseria gonorrhoeae. Per crescere e
riprodursi, questo microrganismo ha bisogno di un ambiente caldo ed umido. Rappresentano,
quindi, habitat ideali l’uretra nell’uomo, le vie uro-genitali nella donna e la
mucosa anale. Più raramente, il batterio può insediarsi anche nella bocca e
nella gola, nel retto o addirittura a livello oculare.
La gonorrea si trasmette principalmente attraverso rapporti
sessuali, siano essi vaginali, orali od anali. Il contagio può avvenire anche per
contatto diretto con secrezioni infette, tipicamente con lo sperma o con secrezioni vaginali. In letteratura si
riporta anche il rischio di contagio attraverso l'uso promiscuo di oggetti,
come il water o la biancheria infetta. Quest'ultima possibilità, cioè la trasmissione indiretta, è meno probabile;
infatti, il gonococco è scarsamente resistente nell’ambiente esterno e viene
facilmente inattivato dal calore e dai disinfettanti. Un certo rischio potrebbe
essere legato allo scambio di oggetti ad uso erotico, come i vibromassaggiatori,
durante il rapporto. La gonorrea può anche essere trasmessa dalla madre malata al
figlio durante il parto.
Indipendente dalle modalità di contagio, una volta
avvenuto il contatto, il microrganismo aderisce alle cellule epiteliali e si insedia
nelle mucose dove provoca l’infezione.
Qualsiasi persona sessualmente attiva può essere
colpita dalla gonorrea. Per questo motivo, sono particolarmente a rischio i
giovani adulti, dall'inizio dell'attività sessuale fino ai 30 anni. La gonorrea
è chiaramente più comune tra le persone con numerosi partner sessuali. La
presenza di malattie debilitanti come l'AIDS e il mancato utilizzo del
profilattico aumentano esponenzialmente il rischio di contrarre la malattia.
Nell’uomo, i primi sintomi della gonorrea compaiono
dopo un periodo di 2-7 giorni dal contagio. I sintomi più comuni nel maschio
sono il bruciore durante la minzione, con prurito, arrossamento e gonfiore all’orifizio
del pene. Il segno più evidente rimane comunque la perdita di secrezioni dal
pene prima sierose, poi purulente, quindi giallo-verdastre; proprio per questa
perdita, favorita dalla spremitura del glande, la gonorrea è nota anche come
scolo.
Sempre nell'uomo, a volte può comparire gonfiore ai
testicoli e dolore durante l’erezione e l’eiaculazione. Inoltre, se la gonorrea
viene trascurata, l’infezione può estendersi alla prostata e agli epididimi, che
sono piccoli dotti localizzati in ogni testicolo. In un uomo su 10, l'infezione
è asintomatica.
Passando ai sintomi tipici della donna, nel sesso
femminile sono più frequenti decorsi asintomatici; nel 30% circa dei casi, l’infezione
non produce sintomi di rilievo e può quindi passare inosservata per lungo
tempo. Quando sono presenti, nella donna i sintomi sono, in genere, lievi e difficilmente
distinguibili da altre infezioni vaginali o delle vie urinarie. Tra i sintomi
iniziali si ricordano bruciore e difficoltà nell’urinare, minzioni frequenti e
dolorose, gonfiore ai genitali esterni, secrezioni vaginali giallastre e
perdite di sangue tra un ciclo mestruale e l’altro.
A seconda delle pratiche sessuali, possono insorgere
sintomi anche in bocca o in gola, sotto forma di arrossamento o irritazione. Nella
regione ano-rettale, le infezioni sono in genere asintomatiche, ma possono
manifestarsi, sia nell’uomo che nella donna, perdite, sanguinamento, prurito o
irritazione, tutti sintomi tipici di una proctite.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che, se non trattata
adeguatamente, la gonorrea può avere conseguenze gravi e permanenti. Purtroppo,
ciò è vero indipendentemente dalla presenza e dalla gravità dei sintomi. In
sostanza, gravi complicanze possono comparire anche nei casi con sintomi lievi,
sfumati o addirittura assenti.
Per prima cosa, nelle donne la gonorrea mostra una
forte tendenza a cronicizzare. Inoltre, sebbene l’infezione rimanga
generalmente confinata al sito d’infezione, il batterio può risalire lungo il
tratto genitale infettando le tube uterine, e provocando la malattia
infiammatoria pelvica (PID). Questa sindrome può provocare febbre accompagnata
da dolori addominali e pelvici cronici. Inoltre, rappresenta una delle maggiori
cause di sterilità ed aumenta il rischio di aborti e gravidanze extrauterine. Sempre
nella donna, l’infezione da gonococco di Neisser può raggiungere le ovaie e la
cavità addominale, determinando una peritonite.
Nell'uomo, invece, la complicanza più comune e
temibile della gonorrea è l'epididimite. Si tratta di un’infiammazione che può risultare
dolorosa e che, quando trascurata, può portare alla sterilità.
Nell'1% dei casi, specie in soggetti debilitati e
immunodepressi, il batterio responsabile della gonorrea può entrare nel sangue, causando setticemia, e
colpire le articolazioni, provocando artrite gonococcica. Non mancano poi i
casi di congiuntivite associati alla gonorrea. Un appunto a parte è da
destinare alla gonorrea nei neonati. L'infezione può essere trasmessa dalla
madre infetta al neonato durante il passaggio nel canale del parto, e causare un’infezione
purulenta della congiuntiva oculare, che se non viene trattata si complica fino
alla cecità. Questo è il motivo per cui a tutti i neonati, appena venuti alla
luce, viene instillata una goccia di collirio disinfettante, secondo la
profilassi alla Crédé. Passiamo ora alla diagnosi.
La diagnosi di gonorrea si effettua mediante un esame
colturale e microscopico delle secrezioni infette. Lo scopo è ovviamente quello di identificare il
batterio responsabile della gonorrea, oltre a permettere di eseguire i test di sensibilità
agli antibiotici. I campioni da
analizzare vengono prelevati con dei tamponi dalle parti del corpo infettate.
In pratica, a seconda dei casi, una specie di cotton fioc viene inserita nella cervice,
nell'uretra, nel retto o nella faringe; la ricerca del gonococco può essere
effettuata anche nel sangue o nel liquido sinoviale in caso di complicazioni.
Alcune recenti tecniche di analisi consentono di
individuare il batterio ricercando tracce del suo materiale genetico; questi esami, come la
real-time PCR, possono essere eseguiti anche nelle urine e sono più sensibili
rispetto agli esami tradizionali. In pratica, riescono ad individuare anche
infezioni che sfuggono alle tradizionali colture microbiologiche.
La gonorrea è un’infezione batterica; pertanto, può
essere efficacemente trattata con una terapia antibiotica. La guarigione si
ottiene, in genere, nel giro di pochi giorni, purché la cura sia tempestiva ed
appropriata. Il trattamento va sempre esteso ai recenti partner sessuali, anche
se questi non presentano sintomi. Sebbene possa risultare imbarazzante, far
presente questa necessità al proprio o ai propri partner è importante per
evitare re-infezioni e limitare la diffusione della malattia.
Un problema emergente ed allarmante consiste nella
diffusione di ceppi resistenti agli stessi antibiotici che fino a pochi anni fa
riuscivano a curare brillantemente la malattia. Per questa ragione, la scelta
del farmaco dovrebbe basarsi sulle caratteristiche del ceppo identificato nel
corso degli accertamenti diagnostici. Inoltre, è importante che il paziente si
astenga dai rapporti sessuali fino alla completa guarigione e che porti al
termine il trattamento evitando di sospenderlo dopo i primi miglioramenti.
Prima di concludere, è necessario ricordare che tutte
le persone sessualmente attive sono a rischio di infezione. Per ridurre il
rischio di contagio è consigliabile limitare
il numero di partners o perlomeno utilizzare
le dovute protezioni. Anche se il profilattico non garantisce una protezione assoluta
dall’infezione, se usato in modo corretto riduce notevolmente il rischio di
trasmissione della gonorrea. Concludo ricordando che attualmente non sono
disponibili vaccini per la gonorrea.