Gonorrea Video - Cause, Sintomi, Complicanze e Trattamento

Ultima modifica 25.02.2020

Conosciuta anche come blenorragia, o a livello popolare come scolo, la gonorrea è un’infezione batterica causata dal batterio Neisseria gonorrhoeae. Per crescere e riprodursi, questo microrganismo ha bisogno di un ambiente caldo ed umido. Rappresentano, quindi, habitat ideali l’uretra nell’uomo, le vie uro-genitali nella donna e la mucosa anale. Più raramente, il batterio può insediarsi anche nella bocca e nella gola, nel retto o addirittura a livello oculare.

La gonorrea si trasmette principalmente attraverso rapporti sessuali, siano essi vaginali, orali od anali. Il contagio può avvenire anche per contatto diretto con secrezioni infette, tipicamente con lo sperma o con secrezioni vaginali. In letteratura si riporta anche il rischio di contagio attraverso l'uso promiscuo di oggetti, come il water o la biancheria infetta. Quest'ultima possibilità, cioè la trasmissione indiretta, è meno probabile; infatti, il gonococco è scarsamente resistente nell’ambiente esterno e viene facilmente inattivato dal calore e dai disinfettanti. Un certo rischio potrebbe essere legato allo scambio di oggetti ad uso erotico, come i vibromassaggiatori, durante il rapporto. La gonorrea può anche essere trasmessa dalla madre malata al figlio durante il parto. Indipendente dalle modalità di contagio, una volta avvenuto il contatto, il microrganismo aderisce alle cellule epiteliali e si insedia nelle mucose dove provoca l’infezione. Qualsiasi persona sessualmente attiva può essere colpita dalla gonorrea. Per questo motivo, sono particolarmente a rischio i giovani adulti, dall'inizio dell'attività sessuale fino ai 30 anni. La gonorrea è chiaramente più comune tra le persone con numerosi partner sessuali. La presenza di malattie debilitanti come l'AIDS e il mancato utilizzo del profilattico aumentano esponenzialmente il rischio di contrarre la malattia.

Nell’uomo, i primi sintomi della gonorrea compaiono dopo un periodo di 2-7 giorni dal contagio. I sintomi più comuni nel maschio sono il bruciore durante la minzione, con prurito, arrossamento e gonfiore all’orifizio del pene. Il segno più evidente rimane comunque la perdita di secrezioni dal pene prima sierose, poi purulente, quindi giallo-verdastre; proprio per questa perdita, favorita dalla spremitura del glande, la gonorrea è nota anche come scolo. Sempre nell'uomo, a volte può comparire gonfiore ai testicoli e dolore durante l’erezione e l’eiaculazione. Inoltre, se la gonorrea viene trascurata, l’infezione può estendersi alla prostata e agli epididimi, che sono piccoli dotti localizzati in ogni testicolo. In un uomo su 10, l'infezione è asintomatica. Passando ai sintomi tipici della donna, nel sesso femminile sono più frequenti decorsi asintomatici; nel 30% circa dei casi, l’infezione non produce sintomi di rilievo e può quindi passare inosservata per lungo tempo. Quando sono presenti, nella donna i sintomi sono, in genere, lievi e difficilmente distinguibili da altre infezioni vaginali o delle vie urinarie. Tra i sintomi iniziali si ricordano bruciore e difficoltà nell’urinare, minzioni frequenti e dolorose, gonfiore ai genitali esterni, secrezioni vaginali giallastre e perdite di sangue tra un ciclo mestruale e l’altro. A seconda delle pratiche sessuali, possono insorgere sintomi anche in bocca o in gola, sotto forma di arrossamento o irritazione. Nella regione ano-rettale, le infezioni sono in genere asintomatiche, ma possono manifestarsi, sia nell’uomo che nella donna, perdite, sanguinamento, prurito o irritazione, tutti sintomi tipici di una proctite.

Dovrebbe essere chiaro a tutti che, se non trattata adeguatamente, la gonorrea può avere conseguenze gravi e permanenti. Purtroppo, ciò è vero indipendentemente dalla presenza e dalla gravità dei sintomi. In sostanza, gravi complicanze possono comparire anche nei casi con sintomi lievi, sfumati o addirittura assenti. Per prima cosa, nelle donne la gonorrea mostra una forte tendenza a cronicizzare. Inoltre, sebbene l’infezione rimanga generalmente confinata al sito d’infezione, il batterio può risalire lungo il tratto genitale infettando le tube uterine, e provocando la malattia infiammatoria pelvica (PID). Questa sindrome può provocare febbre accompagnata da dolori addominali e pelvici cronici. Inoltre, rappresenta una delle maggiori cause di sterilità ed aumenta il rischio di aborti e gravidanze extrauterine. Sempre nella donna, l’infezione da gonococco di Neisser può raggiungere le ovaie e la cavità addominale, determinando una peritonite. Nell'uomo, invece, la complicanza più comune e temibile della gonorrea è l'epididimite. Si tratta di un’infiammazione che può risultare dolorosa e che, quando trascurata, può portare alla sterilità. Nell'1% dei casi, specie in soggetti debilitati e immunodepressi, il batterio responsabile della gonorrea può entrare nel sangue, causando setticemia, e colpire le articolazioni, provocando artrite gonococcica. Non mancano poi i casi di congiuntivite associati alla gonorrea. Un appunto a parte è da destinare alla gonorrea nei neonati. L'infezione può essere trasmessa dalla madre infetta al neonato durante il passaggio nel canale del parto, e causare un’infezione purulenta della congiuntiva oculare, che se non viene trattata si complica fino alla cecità. Questo è il motivo per cui a tutti i neonati, appena venuti alla luce, viene instillata una goccia di collirio disinfettante, secondo la profilassi alla Crédé. Passiamo ora alla diagnosi.

La diagnosi di gonorrea si effettua mediante un esame colturale e microscopico delle secrezioni infette. Lo scopo è ovviamente quello di identificare il batterio responsabile della gonorrea, oltre a permettere di eseguire i test di sensibilità agli antibiotici. I campioni da analizzare vengono prelevati con dei tamponi dalle parti del corpo infettate. In pratica, a seconda dei casi, una specie di cotton fioc viene inserita nella cervice, nell'uretra, nel retto o nella faringe; la ricerca del gonococco può essere effettuata anche nel sangue o nel liquido sinoviale in caso di complicazioni. Alcune recenti tecniche di analisi consentono di individuare il batterio ricercando tracce del suo materiale genetico; questi esami, come la real-time PCR, possono essere eseguiti anche nelle urine e sono più sensibili rispetto agli esami tradizionali. In pratica, riescono ad individuare anche infezioni che sfuggono alle tradizionali colture microbiologiche.

La gonorrea è un’infezione batterica; pertanto, può essere efficacemente trattata con una terapia antibiotica. La guarigione si ottiene, in genere, nel giro di pochi giorni, purché la cura sia tempestiva ed appropriata. Il trattamento va sempre esteso ai recenti partner sessuali, anche se questi non presentano sintomi. Sebbene possa risultare imbarazzante, far presente questa necessità al proprio o ai propri partner è importante per evitare re-infezioni e limitare la diffusione della malattia. Un problema emergente ed allarmante consiste nella diffusione di ceppi resistenti agli stessi antibiotici che fino a pochi anni fa riuscivano a curare brillantemente la malattia. Per questa ragione, la scelta del farmaco dovrebbe basarsi sulle caratteristiche del ceppo identificato nel corso degli accertamenti diagnostici. Inoltre, è importante che il paziente si astenga dai rapporti sessuali fino alla completa guarigione e che porti al termine il trattamento evitando di sospenderlo dopo i primi miglioramenti. Prima di concludere, è necessario ricordare che tutte le persone sessualmente attive sono a rischio di infezione. Per ridurre il rischio di contagio è consigliabile limitare il numero di partners o perlomeno utilizzare le dovute protezioni. Anche se il profilattico non garantisce una protezione assoluta dall’infezione, se usato in modo corretto riduce notevolmente il rischio di trasmissione della gonorrea. Concludo ricordando che attualmente non sono disponibili vaccini per la gonorrea.