Oggi parliamo di un problema molto comune, spesso frainteso,
caratterizzato da bruciore di stomaco, fitte dolorose nella parte
superiore dell’addome, difficoltà digestive e nausea. Se non l'avete
ancora capito, parliamo di gastrite. Vediamo insieme di cosa si tratta.
La gastrite è un’infiammazione
dello stomaco. In particolare, questa infiammazione interessa il rivestimento più
interno dello stomaco, chiamato mucosa gastrica.
Esistono molte cause di
gastrite, ma prima di tutto occorre fare una distinzione tra le forme acute e
quelle croniche.
La gastrite acuta si
manifesta all’improvviso, con sintomi piuttosto intensi. Generalmente ha natura
transitoria, il che significa che regredisce entro breve tempo. Al contrario,
la gastrite cronica si manifesta con disturbi più lievi, ma che persistono nel
tempo e faticano a scomparire.
La gastrite acuta ha molto
spesso un'origine dietetica; ad esempio, può essere scatenata da un pasto
troppo abbondante o dall'ingestione di quantità eccessive di alcol o di altre
sostanze irritanti per lo stomaco. La forma cronica, invece, ha spesso una
natura infettiva; in molti casi è infatti legata ad infezioni sostenute dall’ormai
famoso Helicobacter pylori, un batterio che trova il suo
habitat ideale proprio nella mucosa gastrica.
Una volta individuata la
causa della gastrite, si può impostare un trattamento adeguato. Questo ha lo
scopo di alleviare i sintomi, eliminare la causa scatenante e prevenire l’insorgenza
di eventuali complicanze.
Il trattamento della
gastrite si basa perciò sull'impiego di farmaci che riducono l'acidità gastrica
e proteggono la mucosa dello stomaco. A ciò si dev'essere associato un
trattamento antibiotico nei casi dipendenti dall'infezione da Helicobacter pylori
Vediamo ora quali fattori possono provocare l’irritazione
e l’infiammazione delle
pareti dello
stomaco.
Anzitutto, la gastrite può derivare dall’uso protratto di
particolari farmaci, che svolgono un’azione irritante sulla mucosa gastrica.
L'esempio più noto è quello degli antinfiammatori come l'aspirina, l'ibuprofene
o i derivati del cortisone.
Abbiamo poi visto come tra
le cause infettive, la più frequente sia l’infezione da Helicobacter pylori. L'ambiente acido dello stomaco è infatti
particolarmente ostile per i batteri, perciò agenti patogeni diversi dall'Helicobacter sono coinvolti solo in casi
particolari, ad esempio quando la secrezione acida dello stomaco è ridotta.
Anche eventi traumatici, ad
esempio dovuti a ustioni, interventi chirurgici o radiazioni ionizzanti possono
essere causa di gastrite.
Meno frequentemente, la gastrite può essere innescata
da una reazione immunitaria anomala, in cui gli anticorpi attaccano le cellule
dello stomaco. In questo caso, si parla di gastrite autoimmune, presente
soprattutto in soggetti affetti da altre malattie autoimmuni, come, ad esempio,
la tiroidite di Hashimoto o il diabete di tipo 1.
Infine, altri fattori
predisponenti allo sviluppo di una gastrite sono le cattive abitudini
alimentari, lo stress, l’assunzione di alcol in quantità eccessive, l’abitudine
al fumo e il reflusso
biliare o di enzimi pancreatici.
Abbiamo detto che la
gastrite è un processo infiammatorio dello stomaco, che può avere un decorso
acuto o cronico. Con questa diapositiva cerchiamo di capire come queste due
forme si distinguono sulla base dei sintomi.
La buona notizia è che la gastrite
acuta è transitoria;
infatti, una volta eliminata la causa scatenante si risolve in pochissimo tempo. La
brutta notizia è che insorge in maniera improvvisa e anche piuttosto violenta;
in particolare, può essere accompagnata da sanguinamento e, in alcuni casi, da
lesioni di tipo erosivo a livello della mucosa gastrica superficiale. I sintomi
più comuni della gastrite acuta sono rappresentati da fastidi, dolori o crampi nella
parte superiore dell’addome, accompagnati dalla necessità di eruttazioni
frequenti. Spesso, il dolore allo
stomaco viene descritto come una sensazione di forte bruciore. Possono,
inoltre, verificarsi nausee, talvolta associate a vomito.
Tutti questi sintomi, in
genere, si acutizzano da 1 a 5 ore dopo i pasti e possono essere attenuati dell’assunzione
di farmaci antiacidi o dall’ingestione di altro cibo. In alcuni casi, possono
anche manifestarsi gonfiore addominale, episodi di diarrea, febbre e malessere
generalizzato.
Vediamo ora quali sintomi
caratterizzano, invece, la gastrite cronica.
Rispetto alla forma acuta,
la gastrite cronica presenta sintomi meno intensi, ma che persistono a lungo. Spesso
il soggetto soffre semplicemente di disturbi digestivi frequenti e abbastanza
lievi.
Di solito, la gastrite
cronica non guarisce spontaneamente e se
viene trascurata troppo a lungo può causare profonde erosioni della mucosa gastrica.
Se queste erosioni, dette ulcere gastriche, si estendono in profondità nella
parete dello stomaco, possono sanguinare; il soggetto, di conseguenza può
notare tracce di sangue nelle feci o nel vomito, sangue che essendo stato
digerito apparirà di colore scuro, quindi nerastro.
Un'altra possibile
complicanza della gastrite cronica non curata consiste nella progressiva
distruzione delle ghiandole dello stomaco, con atrofia della mucosa. In alcuni
casi, questa modifica induce la comparsa di una pericolosa complicanza chiamata
metaplasia intestinale; si tratta di una lesione precancerosa in cui le normali
cellule dello stomaco vengono sostituite con altre cellule dalle
caratteristiche più simili a quelle dell’intestino.
La gastrite viene oggi
diagnosticata fondamentalmente tramite un esame chiamato gastroscopia.
Si tratta di un esame
endoscopico, che esplora quindi lo stomaco “dall’interno”. Per fare ciò, la
gastroscopia sfrutta una sonda flessibile, munita di fonte luminosa e telecamera
all’estremità. Questo speciale tubicino viene introdotto nella bocca e fatto
scendere nel tratto digerente attraverso la gola e l'esofago. La gastroscopia
permette così di apprezzare lo stato della superficie interna dello stomaco, di
individuare l’infiammazione e di scoprire eventuali complicazioni, come
sanguinamenti e ulcere.
Se il medico individua qualcosa
di anomalo durante la gastroscopia, può anche rimuovere un piccolo frammento di
tessuto per analizzarlo in laboratorio. Questa operazione, detta biopsia
gastrica, permette di accertare le cause del disturbo e la natura, benigna,
maligna o precancerosa, di eventuali lesioni sospette.
Vediamo ora com'è possibile curare
la gastrite.
Se si tratta della forma
acuta, si può stare abbastanza tranquilli. Infatti, di solito, una volta eliminata
la causa che l’ha indotta, la gastrite acuta regredisce spontaneamente. In
genere, è quindi sufficiente correggere le abitudini alimentari e lo stile di
vita. In particolare, andranno evitati i pasti troppo abbondanti e di difficile
digestione, come fritture ed intingoli, ma anche i cibi irritanti come quelli
speziati, il caffè e il cioccolato, le bevande gassate e l’abuso di alcol. Da
evitare anche il fumo e l’assunzione cronica di FANS.
Oltre
a queste misure, la guarigione della gastrite può essere accelerata facendo ricorso a farmaci
specifici. I medicinali più utili sono quelli che proteggono la mucosa dello
stomaco e neutralizzano o comunque riducono la secrezione acida gastrica.
Possono essere quindi utilizzati antiacidi, H2 antagonisti, procinetici o i
potentissimi inibitori della pompa protonica, come l'omeprazolo.
Se all'origine della
gastrite è stata individuata un’infezione da Helicobacter pylori, in genere il farmaco inibitore della pompa
protonica viene associato a uno o a due antibiotici.


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