Fuoco di Sant’Antonio - Video: Cause Sintomi Cure
Oggi
conosceremo una malattia provocata da un altro componente della famiglia
degli Herpes virus. Mi riferisco all’Herpes zoster, che, oltre a causare la
varicella, è responsabile di una malattia nota nella tradizione popolare come
fuoco di Sant’Antonio.
L’herpes
zoster è una malattia virale, che nella forma più comune si manifesta con una
dolorosa eruzione cutanea. Questa, in genere, è limitata ad un solo lato del
corpo ed è caratterizzata dalla presenza di numerose vescicole.
Come
accennato, il fuoco di Sant’Antonio è causato dal virus della varicella-zoster (VZV), appartenente alla famiglia
degli Herpes virus. Abbiamo infatti visto come lo stesso virus sia responsabile
della comparsa sia della varicella che del fuoco di S'Antonio.
Prima
di procedere è doverosa una precisazione. Il fuoco di Sant'Antonio non è altro
che una recidiva dell’infezione primaria, cioè della varicella. In altre
parole, soltanto gli individui che hanno
avuto la varicella possono sviluppare l’herpes zoster. Mi spiego meglio. Una
volta contratta la varicella, il sistema immunitario non riesce ad annientare
completamente il virus, ma lo respinge costringendolo a nascondersi nelle
cellule delle radici nervose spinali. In questa sede, il virus rimane inattivo
e quieto, “nascondendosi” per anni o addirittura per tutta la vita. Può
tuttavia accadere che - in corrispondenza di alcune situazioni che rendono l’organismo
più vulnerabile - il virus possa riattivarsi e sferrare un nuovo attacco. In
tal caso, seguendo il percorso di un nervo, il virus della varicella-zoster produce
la tipica eruzione dolente nell’area cutanea di distribuzione del nervo stesso.
Il
fuoco di Sant’Antonio può presentarsi per svariati motivi, generalmente
accumunati da un calo generalizzato delle difese immunitarie. Il risveglio del
virus latente può ad esempio coincidere con un periodo particolarmente stressante
dal punto di vista fisico o psicologico. Non sorprende, dunque, come il fuoco
di Sant’Antonio si osservi soprattutto con l’avanzare dell’età o con l’impiego
di alcuni farmaci immunosoppressori. Inoltre, tende a colpire di più i soggetti
affetti da malattie debilitanti, come l’AIDS o il cancro.
Secondo le
statistiche mediche, una persona su dieci, più spesso dopo i 50 anni, avrà
l'herpes zoster nel corso della sua vita.
Abbiamo anticipato che il segno più caratteristico del fuoco di Sant’Antonio
è la comparsa di un’eruzione cutanea bollosa a grappolo. Tale sfogo si
accompagna ad un dolore molto intenso, spesso associato ad una sensazione di
bruciore e prurito. A volte, il dolore è così intenso che anche il solo
sfioramento della parte interessata risulta intollerabile.
Similmente all'herpes labiale, l’esordio del fuoco di Sant’Antonio è spesso
preceduto da una sensazione di formicolio
o
intorpidimento locale. Entro breve tempo compare una striscia di puntini rossi,
che evolve poi in vescicole ripiene di liquido, simili alle lesioni della
varicella. Queste bollicine contengono un liquido dapprima limpido e poi
purulento, e compaiono tipicamente su un solo lato del corpo. La distribuzione,
in particolare, riflette sempre il percorso dei nervi sensitivi colpiti dal
virus.
Di solito, l’eruzione si manifesta sul torace o sulla schiena. Più raramente,
compare sul viso, attorno agli occhi, all’interno della bocca, su un braccio o
su una gamba.
Aldilà
della tipica eruzione bollosa, talvolta, l’herpes zoster si manifesta con altri sintomi, come febbre,
brividi, mal di testa, mal di stomaco e malessere generale, che possono anche
precedere la comparsa dell'eruzione.
Chiarito questo, dopo qualche giorno dalla comparsa delle vescicole si
assiste alla loro rottura, momento che coincide con il picco di contagiosità
della malattia. Nel giro di qualche giorno, 6
o 7 per l'esattezza, le lesioni si seccano con la formazione di croste.
Il fuoco di Sant’Antonio ha un decorso che varia dai dieci giorni ai tre
mesi. Molti casi si risolvono con la guarigione completa, mentre altri
purtroppo cronicizzano sfociando nella cosiddetta nevralgia post-erpetica.
Questa complicanza procura un dolore persistente a distanza di settimane, mesi
o addirittura anni dalla scomparsa delle lesioni cutanee dell’herpes
zoster.
Per quanto riguarda la diagnosi, i sintomi e le lesioni cutanee che
caratterizzano l’herpes zoster si prestano ad un’interpretazione abbastanza
univoca. È quindi generalmente sufficiente un’ispezione visiva dell’area
colpita da parte del medico.
In presenza di sintomi sospetti è possibile comunque ricorrere ad alcuni
esami di laboratorio. L’accertamento più comune è un esame del sangue per la
ricerca delle immunoglobuline, quindi degli anticorpi, legate in modo specifico
alla presenza del virus varicella-zoster (VZV). In altri casi, invece, è
possibile effettuare il dosaggio delle particelle virali mediante PCR, amplificandone
cioè il DNA.
Fortunatamente
per molti soggetti, gli attacchi di fuoco di Sant’Antonio guariscono e lasciano
solo uno spiacevole ricordo. La risoluzione dell’herpes zoster è infatti generalmente spontanea e spesso limitata ad un solo episodio. Tuttavia,
considerati i disturbi piuttosto fastidiosi che provoca, è utile impiegare dei trattamenti locali
e sistemici per ridurre l’esantema e alleviare l’intensità del
dolore. In particolare, la terapia con farmaci antivirali, tra cui ricordiamo l’aciclovir,
può ridurre la gravità delle manifestazioni e accelerare i tempi di guarigione dall’herpes zoster. A tal
proposito, una raccomandazione importante per accorciare la durata delle
manifestazioni è di iniziare questo trattamento il prima possibile. Per
controllare il dolore, possono essere impiegati farmaci analgesici ed
antinfiammatori,
mentre gli antibiotici sono utili soltanto quando le eruzioni cutanee vadano
incontro ad una sovrainfezione batterica.
Per quanto detto nella parte introduttiva, un
soggetto colpito da fuoco di Sant’Antonio può contagiare soltanto una persona
che non abbia ancora avuto la varicella, mentre il contatto con soggetti già
colpiti in passato da varicella non può trasmettere l'herpes zoster.
Per prevenire
il fuoco di Sant’Antonio valgono le normali precauzioni di igiene generale.
Trattandosi di un’infezione virale, occorre quindi evitare di toccare le zone
interessate dallo sfogo cutaneo e non avere contatti diretti con le persone
colpite dall’infezione o con i loro indumenti. Fino a quando le vescicole non
si sono tramutate in croste, la persona risulta estremamente contagiosa.
Recentemente
è stato introdotto un vaccino specifico per vaccinare persone a partire dai 50
anni di età, in modo da prevenire l'herpes zoster e la nevralgia post-erpetica.
Il vaccino non è comunque in grado di offrire una protezione assoluta e sembra
ridurre grosso modo del 50% il rischio di sviluppare il fuoco di Sant’Antonio.