Ultima modifica 18.07.2019

In questo video parleremo di un problema di salute sempre più comune, anche tra i bambini. Sto parlando della steatosi epatica, nota ai più come fegato grasso e comune soprattutto tra gli alcolisti e tra le persone in forte sovrappeso.

La steatosi epatica è una malattia caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso all'interno del fegato. In particolare, si parla di steatosi epatica quando il contenuto lipidico del fegato supera il 5% del peso dell’organo. Di solito, il fegato grasso è dovuto ad un sovraccarico funzionale delle cellule del fegato, che sono chiamate epatociti. Quando queste cellule si trovano alle prese con una quantità di grassi maggiore rispetto a quella che riescono a processare, vanno in crisi ed iniziano ad accumulare trigliceridi al loro interno. Non sorprende, dunque, come il fegato grasso sia comune soprattutto tra i soggetti in sovrappeso ed obesi. Inoltre, è spesso associato al diabete o ad alti livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue. La steatosi epatica, solitamente, ha un andamento benigno, ma a lungo andare può complicarsi, soprattutto se persistono alcuni fattori predisponenti; tra questi, gioca un ruolo di primo piano l’eccessivo consumo di bevande alcoliche. In assenza di cure appropriate, può accadere che l’accumulo di grasso determini un’infiammazione cronica del fegato, chiamata steatoepatite. Questa, a sua volta, nel corso degli anni, può degenerare in cirrosi danneggiando gravemente il fegato. La steatosi epatica non comporta sintomi specifici, per cui spesso la sua scoperta è un evento casuale; il sospetto di un ingrassamento del fegato si accende, in particolare, dinanzi ad un aumento delle transaminasi o del volume dell'organo alla palpazione. Dopodiché, per una diagnosi certa sono necessari ulteriori esami, come l'ecografia epatica od una biopsia. Il trattamento della steatosi consiste, a seconda dei casi, nella limitazione dell'alcool, nel controllo del peso e nella riduzione del consumo di zuccheri e grassi, rispettando una dieta equilibrata e praticando regolare attività fisica.

Quando si parla delle cause di steatosi, per prima cosa, occorre fare una distinzione. Si possono infatti osservare due principali forme di fegato grasso: la steatosi alcolica e la steatosi non alcolica. Nel primo caso l’eccesso di grasso nel fegato è ovviamente correlato all’abuso di alcol, mentre la steatosi non alcolica è dovuta principalmente ad una cattiva alimentazione, ricca in grassi e zuccheri, o anche al diabete di tipo II.
Come anticipato, l'eccessivo accumulo di grasso all’interno delle cellule epatiche si verifica quando le quantità di grassi presenti nel sangue superano le capacità di smaltimento del fegato. Tale eccesso può derivare non solo da abusi alimentari, ma anche da alterazioni del metabolismo dei grassi, come avviene nel caso di alcune dislipidemie genetiche caratterizzate da alti livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue. Anche una perdita di peso troppo rapida per diete estreme e la malnutrizione possono paradossalmente condurre ad una steatosi epatica. Inoltre, il fegato grasso può essere riscontrato in corso di malattie epatiche di origine virale, come l’epatite cronica da virus C. Tra i fattori di rischio più comuni, ci sono comunque quelli che caratterizzano la cosiddetta sindrome metabolica, ovvero l’obesità, soprattutto a livello addominale, l'ipertensione arteriosa, l'aumento dei grassi nel sangue, l'aumento della glicemia e l'insulino-resistenza. Anche l'uso intenso e prolungato di alcuni farmaci, come i corticosteroidi o alcuni antiaritmici, può predisporre all’insorgenza di steatosi. La steatosi epatica può insorgere a tutte le età, ma si osserva maggiormente tra i 40 e i 60 anni. Come accennato nella parte introduttiva, il fegato grasso non è poi così raro nei bambini; come negli adulti, anche in età pediatrica la steatosi è correlata al dilagare dell’obesità infantile e della sedentarietà.

La maggior parte dei pazienti con fegato grasso non accusa sintomi o disturbi particolari. Per questo motivo, la steatosi epatica viene spesso diagnosticata in seguito ad accertamenti medici effettuati per altri motivi. Altri pazienti colpiti da steatosi epatica riferiscono, invece, sensazioni di malessere generale e stanchezza, mentre altre volte può sussistere un lieve fastidio o dolore nella parte superiore destra dell’addome. Il quadro sintomatologico si complica però nei casi in cui la steatosi evolve in fibrosi e cirrosi; in queste circostanze possono insorgere perdita di appetito e di peso, perdita di massa muscolare, ingrossamento della milza e gonfiori agli arti inferiori.

Proprio a riguardo delle possibili complicanze, anche se solitamente ha un andamento benigno, nel 10-15% dei casi la steatosi epatica non alcolica può complicarsi in steatoepatite; in pratica, oltre all'accumulo di grasso, si ha anche una infiammazione cronica del fegato. A differenza della steatosi epatica non complicata, la steatoepatite si caratterizza quindi per la presenza di una reazione infiammatoria, che può associarsi anche alla morte delle cellule del fegato. Se la steatoepatite persiste, i tentativi di riparare questo danno cellulare possono progressivamente portare alla fibrosi epatica, cioè alla sostituzione delle cellule del fegato con tessuto connettivo cicatriziale. Questo fenomeno provoca indurimenti e cicatrici che alterano in modo definitivo la funzionalità del fegato. L’infiammazione può così evolvere, col passare del tempo, verso la cirrosi epatica e l’insufficienza epatica.

La steatosi epatica può essere sospettata dinanzi ad un fegato che, alla palpazione, risulta aumentato di volume oppure di fronte ad alterati livelli di enzimi epatici nel sangue. La principale alterazione che può emergere dalle analisi del sangue è proprio l’aumento delle transaminasi e di altri enzimi epatici, come la gamma-glutamil transpeptidasi (GGT) e la fosfatasi alcalina (ALP). Oltre a queste spie di danno epatico, è possibile riscontrare anche un aumento dei parametri correlati al metabolismo dei grassi e degli zuccheri. Si può perciò rilevare un incremento di trigliceridi e colesterolo nel sangue, della glicemia e dei livelli di insulina basale. La diagnosi di steatosi epatica può essere confermata attraverso metodiche di imaging, come l’ecografia epatica, la TAC o la risonanza magnetica (RM). Ad esempio, all’ecografia il fegato appare più grande e “brillante” della norma, segno tipico di steatosi dovuto proprio all’eccesso di massa grassa. Per confermare la diagnosi di steatoepatite, invece, è necessario raccogliere un piccolo campione di fegato mediante biopsia; l'analisi al microscopio del campione così prelevato permette di stimare l'eventuale presenza di fibrosi e il grado di infiammazione epatica.

Per quanto riguarda la terapia, non esistono trattamenti farmacologici o chirurgici specifici per il fegato grasso. Fortunatamente, comunque, la steatosi epatica non complicata tende a regredire spontaneamente con il calo del peso corporeo e la correzione delle abitudini alimentari. Per questo motivo, di solito, è sufficiente agire sulle cause scatenanti e monitorare attentamente la steatosi mediante controlli medici regolari. Per far regredire lentamente la steatosi è dunque molto importante seguire una dieta sana e bilanciata, che aiuti a tenere sotto controllo il peso e a ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue. In sintesi, si dovrebbe dare la preferenza ai cereali integrali, alle fonti proteiche magre, al pesce, alla frutta, ai legumi e alla verdura. Da limitare sono, invece, i dolci e gli zuccheri semplici e le bibite zuccherate, oltre ai grassi saturi, preferendo l’olio d’oliva come condimento. Vi ricordo a tal proposito che i grassi saturi sono presenti soprattutto in carni rosse, formaggi e salumi grassi e nei condimenti di origine animale. Altrettanto utile ed importante è la pratica di una moderata e regolare attività fisica, mentre sul fronte alimentare occorre evitare anche il consumo di alcol, accorgimento importante per evitare di innescare o peggiorare la reazione infiammatoria.