Epatite B - Video: Cause Sintomi Diagnosi Cure

Ultima modifica 01.04.2020

Abbiamo iniziato a conoscere le infezioni di origine virale che colpiscono il fegato, partendo dall'epatite A. Oggi, proseguiamo il nostro percorso conoscitivo, parlando dell’epatite B, una malattia molto diffusa in tutto il mondo. Dovete sapere che rispetto alla A, l'epatite B è potenzialmente più grave, poiché può cronicizzare ed avere un decorso maligno, fino alla cirrosi epatica e al cancro al fegato. La pericolosità di questa forma di epatite, ormai da diversi anni, ha indotto gli organismi sanitari di molti Paesi, inclusa l'Italia, ad avviare delle strategie di prevenzione mediante vaccinazione. Ma procediamo con ordine e cerchiamo di capire anzitutto che cos'è l'epatite B.

Il virus dell’epatite B (detto anche HBV da Human Hepatitis B Virus) è un patogeno che si trasmette abbastanza facilmente da una persona all'altra. Può essere veicolato dal sangue e da altri fluidi corporei, come sperma, liquidi vaginali e secrezioni precoitali. La trasmissione può, inoltre, avvenire dalla madre infetta al neonato durante il parto. In Italia, comunque, le probabilità di contrarre il virus dell’epatite B sono diminuite da quando, nel 1991, è stata introdotta la vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati. Il virus dell’epatite B ha come bersaglio gli epatociti, cioè le cellule del fegato, dove si insedia e comincia a moltiplicarsi. Il risultato di questa proliferazione virale è l’infiammazione del fegato, con danno cellulare. La malattia può manifestarsi con dolori, febbre e ittero, cioè con la colorazione gialla della pelle, ma spesso i sintomi sono vaghi o addirittura assenti. Nella maggior parte dei casi, l’epatite B evolve spontaneamente verso la guarigione, ma il virus responsabile della malattia può anche non essere del tutto eliminato dal sistema immunitario. Se il patogeno persiste per lungo tempo, può danneggiare lentamente il fegato della persona infetta e provocare conseguenze molto serie.

Il virus dell’epatite B viene dunque trasmesso attraverso il contatto con liquidi corporei di persone infette, specialmente sangue e secrezioni genitali. Il contagio può avvenire, quindi, da un lato attraverso rapporti sessuali non protetti e dall'altro per via parenterale, cioè mediante trasfusione di emoderivati infetti. Aldilà del rischio legato alle trasfusioni, praticamente nullo in Italia e negli altri Paesi economicamente avanzati, non bisogna comunque dimenticare le altre modalità attraverso le quali i virus trasmessi per contatto di sangue tendono a diffondersi. Mi riferisco, in particolare, allo scambio di siringhe già usate, alla condivisione di oggetti personali come lo spazzolino o il rasoio, o al contatto con strumenti e apparecchiature sanitarie non adeguatamente sterilizzate. Esiste poi un potenziale rischio di trasmissione anche attraverso la via cutanea, tramite procedure che includono agopuntura, piercing e tatuaggi. Infine, è importante sottolineare che una delle principali cause di contagio nei Paesi in via di sviluppo è legata alla trasmissione dalle madri infette ai figli al momento della nascita.

L’epatite B può evolvere in modi diversi. L’infezione virale, infatti, può associarsi a patologia epatica acuta, cronica o fulminante. Vediamo ora di analizzare i singoli casi. La forma acuta ha una durata inferiore ai sei mesi, perché il sistema immunitario, in genere, interviene producendo anticorpi specifici contro il virus dell’epatite B. La maggior parte delle persone infettate dal virus, quindi, recupera con la completa guarigione, e senza riportare alcun danno permanente. L’esito comprende anche l’acquisizione dell’immunità dall’infezione, per cui il soggetto sarà protetto per tutta la vita da ulteriori infezioni da parte del virus HBV. Nei casi in cui l’infezione dura più di sei mesi, si parla di epatite B cronica. Simili episodi accadono quando il sistema immunitario non riesce ad eliminare completamente il virus, che persiste nell’organismo e, nel tempo, può compromettere la funzionalità epatica. In tal caso, l'epatite B può durare anni e portare all’insorgenza di problemi molto seri, come l’insufficienza epatica o la cirrosi epatica, vale a dire un’infiammazione cronica del fegato con formazione di tessuto cicatriziale, non funzionale. Inoltre, nelle infezioni croniche, il virus dell’epatite B è temibile soprattutto perché correlato allo sviluppo del carcinoma epatico. In altri casi cronici, il virus persiste nel fegato, ma non provoca un danno epatico, nemmeno a lungo termine. Alcuni soggetti, infatti, una volta guariti dalla malattia, possono rimanere portatori cronici del virus senza subire particolari conseguenze. Infine, in rari casi l’epatite B può essere fulminante e fatale.

Per quanto riguarda i sintomi della malattia, le prime manifestazioni dell'epatite B compaiono dopo 45-180 giorni dall’infezione. Trascorso questo lungo periodo di incubazione, la malattia può esordire con sintomi non specifici, che ricordano una comune influenza, come debolezza, febbre, nausea, perdita di appetito, malessere generale, dolori addominali e articolari. Dopo qualche giorno, compare l’ittero, segno caratteristico della compromissione del fegato. L’ittero, in particolare, conferisce una colorazione giallastra a pelle e occhi, a causa dell’aumentata concentrazione di bilirubina nel sangue. Un altro segno tipico dell’epatite B in atto è il colore delle urine, che si presentano scure, sempre per l'eccesso di bilirubina nel sangue, mentre le feci diventano chiare. A proposito dei sintomi, è importante sottolineare che, talvolta, l’epatite B può decorrere in maniera asintomatica; in questi casi il soggetto non si accorge dell'infezione per lungo tempo, poiché i sintomi si manifestano solo quando ormai la malattia ha seriamente compromesso le funzioni del fegato. È per questo motivo che, talvolta, i medici raccomandano i test dell’epatite B in persone a rischio anche quando non manifestano sintomi.

La presenza del virus dell’epatite B può essere accertata attraverso un semplice esame del sangue. Le prove prevedono, in particolare, il dosaggio di marcatori specifici. Vengono, ad esempio, ricercarti gli antigeni virali e gli anticorpi prodotti dal soggetto contro il virus responsabile dell’infezione. Sempre tramite gli esami del sangue, è possibile quantificare anche altri marcatori specifici di infezione acuta o cronica, o di avvenuta vaccinazione. Tutti questi test sono importanti non solo per la diagnosi, ma anche per il monitoraggio dell'infezione. Infatti, i portatori del virus dovrebbero eseguire periodicamente esami di controllo per stabilire l’andamento della risposta immunitaria al virus dell’epatite B e monitorare eventuali danni al fegato.

Solitamente, per gli adulti che contraggono l’infezione in forma acuta non è raccomandata alcuna terapia specifica, in quanto come abbiamo visto l'epatite B è autolimitante. In questi casi il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi e sulla prevenzione. In generale, si raccomandano riposo, adeguata alimentazione, assunzione di liquidi e stretto monitoraggio medico. Inoltre, per non sollecitare eccessivamente il fegato, dev'essere evitato il consumo di bevande alcoliche. Per quanto riguarda invece i pazienti colpiti da epatite B cronica, questi vengono trattati con farmaci antivirali - come interferone, entecavir e tenofovir - che consentono di tenere sotto controllo la replicazione del virus all’interno delle cellule infette. Va precisato che le terapie attualmente disponibili non sono sempre in grado di eliminare del tutto il virus dell’epatite B, ma prevengono comunque l’estensione del danno al fegato e la progressione della malattia verso la cirrosi, l’insufficienza epatica e il tumore. Ad ogni modo, nei casi di una grave compromissione delle funzioni del fegato, è possibile valutare un trapianto d’organo.

La vaccinazione conferisce protezione contro l’epatite B. In Italia, è obbligatoria per i nuovi nati ed è consigliata e gratuita per alcuni gruppi a rischio. Il calendario vaccinale prevede tre somministrazioni, al 3°, 5° e 11° o 13° mese di vita del bambino. Non sono necessarie dosi di richiamo. Oltre che con il vaccino, l'epatite B può essere comunque prevenuta adottando corretti comportamenti, come utilizzare un preservativo nel caso di rapporti sessuali occasionali, ed evitare lo scambio di siringhe usate e di oggetti da toilette personali.
Per quanto detto all'inizio del video, consiglio di fare attenzione anche a dove ed in che modo ci si sottopone a piercing, fori alle orecchie e tatuaggi. Ricordo che queste pratiche estetiche dovrebbero essere eseguite all'interno di locali dotati di eccellenti condizioni igieniche, ma soprattutto con aghi sterili usa e getta.