Epatite B - Video: Cause Sintomi Diagnosi Cure
Abbiamo iniziato a conoscere le infezioni di origine virale che
colpiscono il fegato, partendo dall'epatite A. Oggi, proseguiamo il nostro
percorso conoscitivo, parlando dell’epatite B, una malattia molto diffusa
in tutto il mondo. Dovete sapere che rispetto alla A, l'epatite B è
potenzialmente più grave, poiché può cronicizzare ed avere un decorso maligno,
fino alla cirrosi epatica e al cancro al fegato. La pericolosità di questa
forma di epatite, ormai da diversi anni,
ha indotto gli organismi sanitari di molti Paesi, inclusa l'Italia, ad avviare delle
strategie di prevenzione mediante vaccinazione. Ma procediamo con ordine e
cerchiamo di capire anzitutto che cos'è l'epatite B.
Il virus dell’epatite B (detto anche HBV da Human Hepatitis B Virus) è un
patogeno che si trasmette abbastanza facilmente da una persona all'altra. Può
essere veicolato dal sangue e da altri fluidi corporei, come sperma, liquidi
vaginali e secrezioni precoitali. La trasmissione può, inoltre, avvenire dalla
madre infetta al neonato durante il parto.
In Italia,
comunque, le probabilità di contrarre il virus dell’epatite B sono diminuite da
quando, nel 1991, è stata introdotta la vaccinazione obbligatoria per i nuovi
nati.
Il virus dell’epatite B ha come bersaglio gli epatociti, cioè le cellule del fegato, dove si
insedia e comincia a moltiplicarsi. Il risultato di questa proliferazione
virale è l’infiammazione del fegato, con danno cellulare. La malattia può
manifestarsi con dolori, febbre e ittero, cioè con la colorazione gialla della
pelle, ma spesso i sintomi sono vaghi o addirittura assenti.
Nella maggior parte dei casi, l’epatite B evolve spontaneamente verso la
guarigione, ma il virus responsabile della malattia può anche non essere del
tutto eliminato dal sistema immunitario. Se il patogeno persiste per lungo
tempo, può danneggiare lentamente il fegato della persona infetta e provocare
conseguenze molto serie.
Il virus dell’epatite B viene dunque trasmesso attraverso il contatto con
liquidi corporei di persone infette, specialmente sangue e secrezioni genitali.
Il contagio può avvenire, quindi, da un lato attraverso rapporti sessuali non
protetti e dall'altro per via parenterale, cioè mediante trasfusione di emoderivati
infetti. Aldilà del rischio legato alle trasfusioni, praticamente nullo in
Italia e negli altri Paesi economicamente avanzati, non bisogna comunque dimenticare
le altre modalità attraverso le quali i virus trasmessi per contatto di sangue
tendono a diffondersi. Mi riferisco, in particolare, allo scambio di siringhe già usate, alla condivisione di oggetti
personali come lo spazzolino o il rasoio,
o al
contatto con strumenti e apparecchiature sanitarie non adeguatamente
sterilizzate.
Esiste
poi un potenziale rischio di trasmissione anche attraverso la via cutanea,
tramite procedure che includono agopuntura, piercing e tatuaggi. Infine, è
importante sottolineare che una delle principali cause di contagio nei Paesi in
via di sviluppo è legata alla trasmissione dalle madri infette ai figli al
momento della nascita.
L’epatite B può evolvere in modi diversi. L’infezione virale, infatti, può
associarsi a patologia epatica acuta, cronica o fulminante. Vediamo ora di
analizzare i singoli casi.
La forma acuta ha una durata inferiore ai sei mesi, perché il sistema
immunitario, in genere, interviene producendo anticorpi specifici contro il
virus dell’epatite B. La maggior parte delle persone infettate dal virus,
quindi, recupera con la completa guarigione, e senza riportare alcun danno
permanente. L’esito comprende anche l’acquisizione dell’immunità dall’infezione,
per cui il soggetto sarà protetto per tutta la vita da ulteriori infezioni da
parte del virus HBV.
Nei casi in cui l’infezione dura più di sei mesi, si parla di epatite B cronica.
Simili episodi accadono quando il sistema immunitario non riesce ad eliminare completamente
il virus, che persiste nell’organismo e, nel tempo, può compromettere la
funzionalità epatica. In tal caso, l'epatite B può durare anni e portare all’insorgenza
di problemi molto seri, come l’insufficienza epatica o la cirrosi epatica, vale
a dire un’infiammazione cronica del fegato con formazione di tessuto cicatriziale,
non funzionale. Inoltre, nelle infezioni croniche, il virus dell’epatite B è
temibile soprattutto perché correlato allo sviluppo del carcinoma epatico.
In altri casi cronici, il virus persiste nel fegato, ma non provoca un
danno epatico, nemmeno a lungo termine. Alcuni
soggetti, infatti, una volta guariti dalla malattia, possono rimanere portatori
cronici del virus senza subire particolari conseguenze.
Infine, in rari casi l’epatite B può essere fulminante e fatale.
Per quanto riguarda i sintomi della malattia, le prime manifestazioni
dell'epatite B compaiono dopo 45-180 giorni dall’infezione. Trascorso questo lungo
periodo di incubazione, la malattia può esordire con sintomi non specifici, che
ricordano una comune influenza, come debolezza, febbre, nausea, perdita di
appetito, malessere generale, dolori addominali e articolari. Dopo qualche
giorno, compare l’ittero, segno caratteristico della compromissione del fegato.
L’ittero, in particolare, conferisce una colorazione giallastra a pelle e occhi,
a causa dell’aumentata concentrazione di bilirubina nel sangue.
Un altro segno tipico dell’epatite B in atto è il colore delle urine, che
si presentano scure, sempre per l'eccesso di bilirubina nel sangue, mentre le
feci diventano chiare.
A proposito dei sintomi, è importante sottolineare che, talvolta, l’epatite
B può decorrere in maniera asintomatica; in questi casi il soggetto non si
accorge dell'infezione per lungo tempo, poiché i sintomi si manifestano solo
quando ormai la malattia ha seriamente compromesso le funzioni del fegato. È per questo motivo che, talvolta, i medici
raccomandano i test dell’epatite B in persone a rischio anche quando non
manifestano sintomi.
La presenza del virus dell’epatite B può essere accertata attraverso un
semplice esame del sangue. Le prove prevedono, in particolare, il dosaggio di
marcatori specifici. Vengono, ad esempio, ricercarti gli antigeni virali e gli
anticorpi prodotti dal soggetto contro il virus responsabile dell’infezione.
Sempre tramite gli esami del sangue, è possibile quantificare anche altri
marcatori specifici di infezione acuta o cronica, o di avvenuta vaccinazione.
Tutti questi test sono importanti non solo per la diagnosi, ma anche per
il monitoraggio dell'infezione. Infatti, i portatori del virus dovrebbero eseguire
periodicamente esami di controllo per stabilire l’andamento della risposta
immunitaria al virus dell’epatite B e monitorare eventuali danni al fegato.
Solitamente, per gli adulti che contraggono l’infezione in forma acuta
non è raccomandata alcuna terapia specifica, in quanto come abbiamo visto
l'epatite B è autolimitante. In questi casi il trattamento si concentra sulla
gestione dei sintomi e sulla prevenzione. In generale, si raccomandano riposo,
adeguata alimentazione, assunzione di liquidi e stretto monitoraggio medico.
Inoltre, per non sollecitare eccessivamente il fegato, dev'essere evitato il
consumo di bevande alcoliche.
Per quanto riguarda invece i pazienti colpiti da epatite B cronica,
questi vengono trattati con farmaci antivirali - come interferone, entecavir e
tenofovir - che consentono di tenere sotto controllo la replicazione del virus
all’interno delle cellule infette. Va precisato che le terapie attualmente disponibili
non sono sempre in grado di eliminare del tutto il virus dell’epatite B, ma
prevengono comunque l’estensione del danno al fegato e la progressione della
malattia verso la cirrosi, l’insufficienza epatica e il tumore.
Ad ogni modo, nei casi di una grave compromissione delle funzioni del
fegato, è possibile valutare un trapianto d’organo.
La vaccinazione conferisce protezione contro l’epatite
B. In Italia, è obbligatoria per i nuovi nati ed è consigliata e gratuita per
alcuni gruppi a rischio. Il calendario vaccinale prevede tre somministrazioni,
al 3°, 5° e 11° o 13° mese di vita del bambino. Non sono necessarie dosi di
richiamo. Oltre che con il vaccino, l'epatite B può essere comunque prevenuta adottando
corretti comportamenti, come utilizzare un preservativo nel caso di rapporti sessuali
occasionali,
ed evitare lo scambio di siringhe usate e di oggetti da toilette personali.
Per quanto detto all'inizio del video, consiglio di fare attenzione anche a dove
ed in che modo ci si sottopone a piercing, fori alle orecchie e tatuaggi. Ricordo che queste
pratiche estetiche dovrebbero essere eseguite all'interno di locali dotati di eccellenti
condizioni igieniche, ma soprattutto con aghi sterili usa e getta.