Diverticolite: Sintomi, Diagnosi e Trattamento

Ultima modifica 25.02.2020

Nell'ultima puntata abbiamo visto cosa sono i diverticoli, perché si formano nel colon e in quali condizioni possono infiammarsi. Oggi approfondiremo quali disturbi può determinare la diverticolite e com'è possibile diagnosticarla e curarla. Prima di procedere, è comunque utile un breve ripasso.

I diverticoli del colon sono delle piccole estroflessioni, simili a tasche o sacche, presenti lungo le pareti dell'intestino. La presenza di questi diverticoli è indicata dal termine medico diverticolosi e in genere non crea disturbi significativi al paziente. La comparsa di un diverticolo è dovuta essenzialmente al sommarsi di due fattori; da un lato abbiamo l'indebolimento dello strato muscolare presente nelle pareti del colon, dall'altro un aumento di pressione proveniente dall'interno. A causa di questo aumento pressorio, spesso legato a problemi di stitichezza, si assiste ad un cedimento della parete intestinale nei punti di minor resistenza, per cui la mucosa si estroflette originando il diverticolo. I diverticoli si possono formare in vari tratti del tubo digerente, ma sono più comuni nell'ultimo tratto dell'intestino. Pertanto, in queste puntate, ci stiamo concentrando esclusivamente sui diverticoli del colon Di per sé, la diverticolosi non sarebbe particolarmente problematica, se non fosse che in determinate condizioni i diverticoli possono infiammarsi. In simili circostanze non si parla più di diverticolosi ma di diverticolite, una patologia che può avere serie conseguenze per il paziente. La diverticolite è una malattia di natura infettiva; infatti, il processo infiammatorio è legato all'eccessiva proliferazione di determinati batteri, che trovano un habitat ideale nel materiale fecale che ristagna nei diverticoli.

Proprio perché la presenza dei diverticoli è spesso asintomatica, in molti casi la loro scoperta risulta del tutto causale. Ad esempio il medico può accorgersi dei diverticoli grazie a un esame radiologico dell’apparato digerente oppure durante una colonscopia eseguita per altri motivi. Quando invece i diverticoli si infiammano, è il paziente stesso ad accorgersi che qualcosa a livello intestinale non funziona a dovere. La diverticolite si accompagna infatti a diversi sintomi. Il più comune è senz'altro il dolore addominale, che compare improvvisamente e tende spesso a concentrarsi nella parte sinistra e bassa dell’addome, dove si trova il sigma. Vi ricordo che il sigma è uno degli ultimi tratti dell'intestino, e a causa della maggior pressione rappresenta una sede preferenziale per la formazione dei diverticoli. Oltre al dolore addominale, la diverticolite può associarsi a nausea, vomito, febbre, sensazione di gonfiore, meteorismo e alternanza di stipsi-diarrea. In molti casi, questi sintomi vengono confusi con quelli di altri disturbi intestinali e, per questo motivo, il più delle volte sono sottovalutati dal paziente.

Peccato però che trascurare l’infiammazione dei diverticoli può rivelarsi molto rischioso. A sua volta, infatti, la diverticolite può comportare diverse complicazioni, che vanno dall’estensione del processo infiammatorio alle strutture vicine fino alla perforazione della parete intestinale. Vediamole brevemente nel dettaglio. Anzitutto, se l’infezione che causa la diverticolite peggiora, può provocare la formazione di ascessi locali, che sono delle piccole sacche ripiene di pus. Se queste sacche scoppiano, possono dar vita a fistole, che sono dei canalicoli che mettono in comunicazione la parte interessata del colon e un organo vicino, come la vescica o la cute. Ripetuti episodi di diverticolite possono portare alla comparsa di altre complicanze, come l’occlusione del lume intestinale; tale ostruzione è legata alla crescita di tessuto infiammatorio, simile ad una cicatrice. Le lesioni possono inoltre sanguinare, e tale emorragia si rende spesso evidente per la presenza di sangue nelle feci. Nei casi più gravi, ma fortunatamente rari, la rottura di un diverticolo infiammato può evolvere in una peritonite. Infatti, dall'apertura intestinale possono fuoriuscire i batteri che tramite il peritoneo possono propagarsi ad altri organi e a tutto l'organismo causando la cosiddetta sepsi, un'infezione generalizzata spesso letale.

Per quanto riguarda la diagnosi, la presenza dei diverticoli può essere evidenziata da diversi esami strumentali. Tra questi ricordiamo il cosiddetto clisma opaco a doppio contrasto e la tomografia computerizzata che noi tutti conosciamo come TAC. Anche la colonscopia può evidenziare la presenza della diverticolite ed eventuali lesioni della parete intestinale. Tuttavia, occorre precisare che la colonscopia e il clisma opaco sono sconsigliati nella fase acuta della diverticolite, a causa del rischio di perforazione del colon. In questi casi, è preferibile ricorrere alla TAC, che risulta fondamentale per escludere altre patologie, valutare il grado di gravità della malattia e guidare la gestione terapeutica.


In genere, di fronte ad una diverticolite il medico consiglia una terapia farmacologica supportata da una dieta priva di sostanze irritanti e inizialmente povera di fibre. Data la natura infettiva della malattia, i medicinali più usati sono gli antibiotici. Inoltre, possono essere indicati anche farmaci che aiutano a controllare il dolore e lo spasmo colico, quindi antidolorifici ed antispastici. Solo in alcuni casi selezionati, è necessario ricorrere alla chirurgia. Ad esempio, l’intervento chirurgico può essere preso in considerazione quando gli episodi di diverticolite sono ricorrenti e nel caso siano insorte pericolose complicazioni. A seconda dei casi, l'intervento può prevedere l'asportazione del tratto di colon malato, con ricongiungimento delle due restanti parti sane, il drenaggio di un ascesso o una colostomia temporanea. In quest'ultimo caso, il colon viene fatto sfociare all’esterno, attraverso la parete addominale, in modo da deviare il contenuto intestinale per dare tempo all’area malata di guarire senza la contaminazione delle feci. A guarigione completa, sarà poi necessario un secondo intervento per ripristinare il normale passaggio intestinale.

Prevenire i diverticoli del colon e le loro complicanze significa adottare corrette norme comportamentali, sia a tavola che nella vita di tutti i giorni. Per mantenere l’intestino il più possibile regolare, è indicata una dieta bilanciata e un buon apporto di fibre, accompagnato ad un’abbondante assunzione di acqua. Nonostante sia consigliata una dieta ricca di fibre, è bene non esagerare. In particolare una classica regola alimentare prevede la limitazione di tutti quei vegetali o frutti che lasciano una grossa componente di fibra nell’intestino, come quelli ricchi di semi. Andrebbero quindi limitati alimenti come legumi, pomodori, fragole, kiwi, cetrioli, uva, fichi e frutta secca. Anche carciofi e finocchi possono complicare la condizione di infiammazione. Tutte queste raccomandazioni sarebbero giustificate dal fatto che l'eccesso di semi e fibre tende depositarsi nei diverticoli, favorendo la crescita batterica e la loro infiammazione. Ad ogni modo non tutti i medici sono concordi nel ritenere utile questa norma dietetica. Fibre a parte, è importante anche seguire una dieta priva di sostanze irritanti, come spezie piccanti, alcolici, tè, caffè, bevande gassate, cioccolato e alimenti particolarmente grassi. Tali alimenti potrebbero infatti favorire l’infiammazione dei diverticoli. Infine, è sicuramente importante dedicare tempo a una regolare attività fisica: vanno bene anche delle lunghe passeggiate. Il movimento, infatti, aiuta a mantenere tonici i muscoli della parete addominale e migliora anche la motilità intestinale.