Diverticolite: Sintomi, Diagnosi e Trattamento
Nell'ultima puntata abbiamo
visto cosa sono i diverticoli, perché si formano nel colon e in quali
condizioni possono infiammarsi. Oggi approfondiremo quali disturbi può determinare
la diverticolite e com'è possibile diagnosticarla e curarla.
Prima di procedere, è
comunque utile un breve ripasso.
I diverticoli del colon sono
delle piccole estroflessioni, simili a tasche o sacche, presenti lungo le pareti
dell'intestino. La presenza di questi diverticoli è indicata dal termine medico
diverticolosi e in genere non crea disturbi significativi al paziente.
La comparsa di un
diverticolo è dovuta essenzialmente al sommarsi di due fattori; da un lato
abbiamo l'indebolimento dello strato muscolare presente nelle pareti del colon,
dall'altro un aumento di pressione proveniente dall'interno. A causa di questo
aumento pressorio, spesso legato a problemi di stitichezza, si assiste ad un
cedimento della parete intestinale nei punti di minor resistenza, per cui la
mucosa si estroflette originando il diverticolo.
I diverticoli si possono
formare in vari tratti del tubo digerente, ma sono più comuni nell'ultimo
tratto dell'intestino. Pertanto, in queste puntate, ci stiamo concentrando
esclusivamente sui diverticoli del colon
Di per sé, la diverticolosi
non sarebbe particolarmente problematica, se non fosse che in determinate
condizioni i diverticoli possono infiammarsi. In simili circostanze non si
parla più di diverticolosi ma di diverticolite, una patologia che può avere
serie conseguenze per il paziente. La diverticolite è una malattia di natura
infettiva; infatti, il processo infiammatorio è legato all'eccessiva
proliferazione di determinati batteri, che trovano un habitat ideale nel
materiale fecale che ristagna nei diverticoli.
Proprio perché la presenza
dei diverticoli è spesso asintomatica, in molti casi la loro scoperta risulta del tutto causale. Ad esempio il
medico può accorgersi dei diverticoli grazie a un esame radiologico dell’apparato
digerente oppure durante una colonscopia eseguita per altri motivi.
Quando invece i diverticoli
si infiammano, è il paziente stesso ad accorgersi che qualcosa a livello
intestinale non funziona a dovere. La diverticolite si accompagna infatti a
diversi sintomi. Il più comune è senz'altro il dolore addominale, che compare
improvvisamente e tende spesso a concentrarsi nella parte sinistra e bassa
dell’addome, dove si trova il sigma. Vi ricordo che il sigma è uno degli ultimi
tratti dell'intestino, e a causa della
maggior pressione rappresenta una sede preferenziale per la formazione dei
diverticoli.
Oltre al dolore addominale,
la diverticolite può associarsi a nausea, vomito, febbre, sensazione di
gonfiore, meteorismo e alternanza di stipsi-diarrea. In molti casi, questi
sintomi vengono confusi con quelli di altri disturbi intestinali e, per questo
motivo, il più delle volte sono sottovalutati dal paziente.
Peccato però che trascurare l’infiammazione
dei diverticoli può rivelarsi molto rischioso. A sua volta, infatti, la
diverticolite può comportare diverse complicazioni, che vanno dall’estensione
del processo infiammatorio alle strutture vicine fino alla perforazione della
parete intestinale. Vediamole brevemente nel dettaglio.
Anzitutto, se l’infezione
che causa la diverticolite peggiora, può provocare la formazione di ascessi
locali, che sono delle piccole sacche ripiene di pus. Se queste sacche
scoppiano, possono dar vita a fistole, che
sono dei canalicoli che mettono in comunicazione la parte interessata del colon
e un organo vicino, come la vescica o la cute.
Ripetuti episodi di
diverticolite possono portare alla comparsa di altre complicanze, come l’occlusione
del lume intestinale; tale ostruzione è legata alla crescita di tessuto
infiammatorio, simile ad una cicatrice. Le lesioni possono inoltre sanguinare,
e tale emorragia si rende spesso evidente per la presenza di sangue nelle feci.
Nei casi più gravi, ma
fortunatamente rari, la rottura di un diverticolo infiammato può evolvere in una
peritonite. Infatti, dall'apertura intestinale possono fuoriuscire i batteri
che tramite il peritoneo possono propagarsi ad altri organi e a tutto
l'organismo causando la cosiddetta sepsi, un'infezione generalizzata spesso
letale.
Per quanto riguarda la
diagnosi, la presenza dei diverticoli può essere evidenziata da diversi esami
strumentali. Tra questi ricordiamo il cosiddetto clisma opaco a doppio
contrasto e la tomografia computerizzata che noi tutti conosciamo come TAC.
Anche la colonscopia può evidenziare la presenza della diverticolite ed
eventuali lesioni della parete intestinale. Tuttavia, occorre precisare che la colonscopia e il clisma opaco sono sconsigliati
nella fase acuta della diverticolite, a causa del rischio di perforazione del
colon. In questi casi, è preferibile ricorrere alla TAC, che risulta fondamentale
per escludere altre patologie, valutare il grado di gravità della malattia e
guidare la gestione terapeutica.
In
genere, di fronte ad una diverticolite il medico consiglia una terapia
farmacologica supportata da una dieta priva di sostanze irritanti e
inizialmente povera di fibre.
Data
la natura infettiva della malattia, i medicinali più usati sono gli
antibiotici. Inoltre, possono essere indicati anche farmaci che aiutano a controllare il dolore
e lo spasmo colico, quindi antidolorifici ed antispastici.
Solo in alcuni casi
selezionati, è necessario ricorrere alla chirurgia. Ad
esempio, l’intervento chirurgico può essere preso in considerazione quando gli
episodi di diverticolite sono ricorrenti e nel caso siano insorte pericolose complicazioni. A seconda dei casi, l'intervento può
prevedere l'asportazione del tratto di colon malato, con ricongiungimento delle due restanti
parti sane, il drenaggio di un ascesso o una colostomia temporanea. In
quest'ultimo caso, il colon viene fatto sfociare all’esterno, attraverso la
parete addominale, in modo da deviare il contenuto intestinale per dare tempo all’area
malata di guarire senza la contaminazione delle feci. A guarigione completa, sarà
poi necessario un secondo intervento per ripristinare il normale passaggio
intestinale.
Prevenire i diverticoli del
colon e le loro complicanze significa adottare corrette norme comportamentali, sia a
tavola che nella vita di tutti i giorni.
Per mantenere l’intestino il più
possibile regolare, è indicata una dieta bilanciata e un buon apporto di fibre, accompagnato ad un’abbondante
assunzione di acqua.
Nonostante sia consigliata
una dieta ricca di fibre, è bene non esagerare. In particolare una classica
regola alimentare prevede la limitazione di tutti quei vegetali o frutti che
lasciano una grossa componente di fibra nell’intestino, come quelli ricchi di
semi. Andrebbero quindi limitati alimenti come legumi, pomodori, fragole, kiwi,
cetrioli, uva, fichi e frutta secca. Anche carciofi e finocchi possono
complicare la condizione di infiammazione. Tutte queste raccomandazioni
sarebbero giustificate dal fatto che l'eccesso di semi e fibre tende
depositarsi nei diverticoli, favorendo la crescita batterica e la loro
infiammazione. Ad ogni modo non tutti i medici sono concordi nel ritenere utile
questa norma dietetica.
Fibre a parte, è importante
anche seguire una dieta priva di sostanze irritanti, come spezie piccanti,
alcolici, tè, caffè, bevande gassate, cioccolato e alimenti particolarmente
grassi. Tali alimenti potrebbero infatti favorire l’infiammazione dei
diverticoli.
Infine, è sicuramente importante
dedicare tempo a una regolare attività fisica: vanno bene anche delle
lunghe passeggiate.
Il
movimento, infatti, aiuta a mantenere tonici i muscoli della parete addominale
e migliora anche la motilità intestinale.