Ultima modifica 01.04.2020

In questo video conosceremo più da vicino la colite ulcerosa, un’importante malattia infiammatoria che colpisce l’intestino e che in Italia interessa circa 60 – 70 individui ogni 100.000 persone.

La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica, che colpisce prevalentemente le mucose del tratto terminale dell’intestino, ossia il retto e parti più o meno estese del colon. Sarebbe quindi più giusto parlare di retto-colite ulcerosa. Come suggerisce il nome stesso della malattia, questa infiammazione della parete intestinale provoca vere e proprie ulcerazioni; si tratta di piccole lesioni che faticano a cicatrizzare e che provocano sanguinamenti e sovrapproduzione di muco. Subentrano quindi attacchi di diarrea accompagnati da dolori addominali e feci acquose con tracce di muco e sangue; inoltre, può essere presente febbre, debolezza generale associata all'anemia e dimagrimento. La colite ulcerosa è una malattia cronica caratterizzata da un andamento intermittente; perciò periodi di riacutizzazioni, con aggravamento dei sintomi, si intervallano ad altri di remissione, che durano mesi o anni.

Le cause alla base di questo processo infiammatorio non sono ancora ben definite; si è ipotizzata un’origine multi-fattoriale, quindi dipendente da più fattori concomitanti, con un importante componente autoimmune. La colite ulcerosa può presentarsi in pazienti di qualsiasi età, ma colpisce generalmente i giovani adulti con un picco di incidenza tra i 25 e i 40 anni. Per quanto riguarda il trattamento, Vi anticipo che non si può ancora parlare di vera e propria cura; tuttavia sono oggi disponibili diversi farmaci che possono alleviare i sintomi tipici della colite ulcerosa e indurre una remissione anche per lunghi periodi. Nei casi refrattari alla terapia farmacologica, invece, può essere necessario prendere in considerazione un approccio chirurgico.

Come abbiamo anticipato, le cause esatte della colite ulcerosa non sono tuttora note, anche se si ipotizza il coinvolgimento di fattori genetici, immunologici e ambientali. L’ipotesi più probabile è che in soggetti predisposti geneticamente un fattore scatenante, come l'infezione di uno specifico microorganismo, o particolari abitudini dietetiche, attivi una risposta immunitaria esagerata con meccanismi di tipo autoimmune; in pratica, verrebbero prodotti degli anticorpi anomali che aggrediscono le cellule della mucosa intestinale, identificandole come pericolose e per questo meritevoli di un attacco immunitario.

I sintomi più comuni della colite ulcerosa sono rappresentati da diarrea ematica e mucosa, associata a dolori e crampi addominali. Le feci sono quindi liquide e frammiste a tracce più o meno abbondanti di sangue e muco. Nelle fasi acute possono manifestarsi altri sintomi, come febbre, debolezza generale, dolori articolari, perdita di peso ed urgenza di defecare associata a “tenesmo”, cioè ad una sensazione di incompleta evacuazione. Altre volte, le riacutizzazioni sono così violente che le numerose scariche diarroiche, la comparsa di febbre e la possibile disidratazione rendono necessario un ricovero urgente, per somministrare al paziente una terapia reidratate per via endovenosa. Talvolta, l'infiammazione intestinale può associarsi a contemporanei stati infiammatori che riguardano altri organi, come fegato, occhi e cute. In rari casi, la colite ulcerosa può avere un decorso grave, con marcata anemia per la perdita cronica di sangue e paralisi motoria del colon. Una delle complicanze più temute è sicuramente il megacolon tossico, cioè una dilatazione abnorme del colon che lo espone al rischio di perforazione; tale eventualità si accompagna a forti dolori addominali, diarrea ematica che peggiora nel tempo, gravi segni di disidratazione, tachicardia e febbre. Se non trattata adeguatamente, l’infiammazione cronica che accompagna la colite ulcerosa può portare nel tempo ad alterazioni irreversibili, con il possibile sviluppo di lesioni cancerose. A tal proposito, occorre osservare che una colite ulcerosa estesa e cronica si associa ad un aumentato rischio di tumore al colon.

La colite ulcerosa può essere sospettata sulla base dei sintomi descritti dal paziente; il sospetto può poi essere rafforzato dagli esiti degli esami del sangue e delle feci, che in presenza di colite ulcerosa mostrano un quadro infiammatorio dell'organismo; questi esami, inoltre, permettono di escludere infezioni o parassitosi intestinali. Tuttavia, la certezza si ottiene soltanto attraverso l'esecuzione di esami strumentali.
Tra questi, la procedura diagnostica di riferimento è la colonscopia, completata da un esame istologico eseguito sulle biopsie. Questa indagine, infatti, permette l’osservazione endoscopica della parete intestinale, grazie alla quale il medico può apprezzare le lesioni e l'estensione del processo infiammatorio. Come anticipato, durante la colonscopia è possibile prelevare campioni di mucosa intestinale, sui quali la successiva analisi microscopica potrà evidenziare alterazioni tipiche ed escludere altre malattie infiammatorie dell’intestino, come il morbo di Crohn. Altri accertamenti, come la radiografia o l’ecografia addominale e dell’intestino, forniscono indicazioni sulla sede della colite ulcerosa, oltre che sull’eventuale sviluppo di complicanze.

Il trattamento della colite ulcerosa dipende dall’estensione dell’infiammazione. L’obiettivo è quello di controllare la diarrea e le emorragie, oltre a ridurre l’infiammazione. Le forme lievi o moderate possono essere trattate con la somministrazione di anti-infiammatori topici, come la mesalazina o gli aminosalicilati. Nei casi più gravi, invece, si ricorre al trattamento con corticosteroidi ed immunosoppressori, che agiscono modulando la risposta immunitaria. I farmaci biologici, come l’inflixima, sono invece indicati nei casi refrattari alle altre terapie. L’infliximab è un anticorpo monoclonale che blocca selettivamente uno dei fattori fondamentali della risposta infiammatoria: il TNF-alfa. Se la colite ulcerosa non migliora con la terapia farmacologica o si sono sviluppate delle complicazioni, allora può essere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico per asportare il colon malato.