Colite ulcerosa - Cause, Esami e Trattamenti
In
questo video conosceremo più da vicino la colite ulcerosa,
un’importante
malattia infiammatoria che colpisce l’intestino e che in Italia interessa circa
60 – 70 individui ogni 100.000
persone.
La colite ulcerosa è una
malattia infiammatoria cronica, che colpisce prevalentemente le mucose del tratto
terminale dell’intestino,
ossia il
retto e parti più o meno estese del colon. Sarebbe quindi più giusto parlare di
retto-colite ulcerosa.
Come suggerisce il nome
stesso della malattia, questa infiammazione della parete intestinale provoca vere
e proprie ulcerazioni; si tratta di piccole lesioni che faticano a cicatrizzare
e che provocano sanguinamenti e
sovrapproduzione di muco. Subentrano quindi attacchi di diarrea accompagnati da
dolori addominali e feci acquose con tracce di muco e sangue; inoltre, può
essere presente febbre, debolezza generale associata all'anemia e dimagrimento.
La colite ulcerosa è una malattia cronica caratterizzata da un andamento
intermittente; perciò periodi di
riacutizzazioni, con aggravamento dei sintomi, si intervallano ad altri di
remissione, che durano mesi o anni.
Le cause alla base di questo
processo infiammatorio non sono ancora ben definite; si è ipotizzata un’origine
multi-fattoriale, quindi dipendente da più fattori concomitanti, con un
importante componente autoimmune.
La colite ulcerosa può presentarsi in pazienti
di qualsiasi età, ma colpisce generalmente i giovani adulti con un picco di
incidenza tra i 25 e i 40 anni.
Per quanto riguarda il
trattamento, Vi anticipo che non si può ancora parlare di vera e propria cura;
tuttavia sono oggi disponibili diversi farmaci che possono alleviare i sintomi tipici
della colite ulcerosa e indurre una remissione anche per lunghi periodi. Nei
casi refrattari alla terapia farmacologica, invece, può essere necessario prendere
in considerazione un approccio chirurgico.
Come abbiamo anticipato, le
cause esatte della colite ulcerosa non sono tuttora note, anche se si ipotizza
il coinvolgimento di fattori genetici, immunologici e ambientali.
L’ipotesi più probabile è
che in soggetti predisposti geneticamente un fattore scatenante, come
l'infezione di uno specifico microorganismo, o particolari abitudini
dietetiche, attivi una risposta immunitaria esagerata con meccanismi di tipo
autoimmune; in pratica, verrebbero prodotti degli anticorpi anomali che
aggrediscono le cellule della mucosa intestinale, identificandole come pericolose
e per questo meritevoli di un attacco immunitario.
I sintomi più comuni della
colite ulcerosa sono rappresentati da diarrea ematica e mucosa, associata a
dolori e crampi addominali. Le feci sono quindi liquide e frammiste a tracce
più o meno abbondanti di sangue e muco.
Nelle fasi acute possono manifestarsi
altri sintomi, come febbre, debolezza generale, dolori articolari, perdita di
peso ed urgenza di defecare associata a “tenesmo”, cioè ad una sensazione di
incompleta evacuazione. Altre volte, le riacutizzazioni sono così violente che
le numerose scariche diarroiche, la comparsa di febbre e la possibile
disidratazione rendono necessario un ricovero urgente, per somministrare al
paziente una terapia reidratate per via endovenosa. Talvolta, l'infiammazione
intestinale può associarsi a contemporanei stati infiammatori che riguardano altri
organi, come fegato, occhi e cute.
In rari casi, la colite
ulcerosa può avere un decorso grave, con marcata anemia per la perdita cronica
di sangue e paralisi motoria del colon.
Una delle complicanze più
temute è sicuramente il megacolon tossico, cioè una dilatazione abnorme del
colon che lo espone al rischio di perforazione;
tale eventualità si accompagna a forti
dolori addominali, diarrea ematica che peggiora nel tempo, gravi segni di
disidratazione, tachicardia e febbre.
Se non trattata
adeguatamente, l’infiammazione cronica che accompagna la colite ulcerosa può
portare nel tempo ad alterazioni irreversibili, con il possibile sviluppo di
lesioni cancerose.
A tal proposito, occorre osservare che una colite ulcerosa estesa e cronica si associa ad un aumentato rischio di
tumore al colon.
La colite ulcerosa può
essere sospettata sulla base dei sintomi descritti dal paziente; il sospetto
può poi essere rafforzato dagli esiti degli esami del sangue e delle feci, che in
presenza di colite ulcerosa mostrano un quadro infiammatorio dell'organismo;
questi esami, inoltre, permettono di escludere infezioni o parassitosi
intestinali. Tuttavia, la certezza si ottiene soltanto attraverso l'esecuzione
di esami strumentali.
Tra questi, la procedura
diagnostica di riferimento è la colonscopia, completata da un esame istologico
eseguito sulle biopsie. Questa indagine, infatti, permette l’osservazione
endoscopica della parete intestinale, grazie alla quale il medico può
apprezzare le lesioni e l'estensione del processo infiammatorio. Come
anticipato, durante la colonscopia è possibile prelevare campioni di mucosa
intestinale, sui quali la successiva analisi microscopica potrà evidenziare
alterazioni tipiche ed escludere altre malattie infiammatorie dell’intestino,
come il morbo di Crohn.
Altri accertamenti, come la
radiografia o l’ecografia addominale e dell’intestino, forniscono indicazioni
sulla sede della colite ulcerosa, oltre che sull’eventuale sviluppo di
complicanze.
Il trattamento della colite
ulcerosa dipende dall’estensione dell’infiammazione. L’obiettivo è quello di
controllare la diarrea e le emorragie, oltre a ridurre l’infiammazione.
Le forme lievi o moderate possono
essere trattate con la somministrazione di anti-infiammatori topici, come la mesalazina
o gli aminosalicilati. Nei casi più gravi, invece, si ricorre al trattamento
con corticosteroidi ed immunosoppressori, che agiscono modulando la risposta
immunitaria. I farmaci biologici, come l’inflixima, sono invece indicati nei
casi refrattari alle altre terapie. L’infliximab è un anticorpo monoclonale che
blocca selettivamente uno dei fattori fondamentali della risposta infiammatoria:
il TNF-alfa.
Se la colite ulcerosa non migliora
con la terapia farmacologica o si sono sviluppate delle complicazioni, allora
può essere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico per asportare il
colon malato.