Aneurisma cerebrale: Sintomi, Diagnosi, Trattamento e Prevenzione
Un aneurisma cerebrale è una
dilatazione patologica della parete di un vaso sanguigno, solitamente
un’arteria, presente nel cervello. Questo rigonfiamento del vaso arterioso si
viene a creare per lo sfiancamento della parete del vaso stesso, spesso
favorita da problemi di ipertensione. Nel
punto dov'è più debole, la parete si stira, si assottiglia e si dilata. Come mostrato in figura, alla
fine, molto spesso l’aneurisma si presenta come una sorta di
sacca, in comunicazione con l’arteria tramite un piccolo foro, chiamato collo o
colletto, attraverso cui passa il sangue che la riempie.
La presenza di un aneurisma
cerebrale è chiaramente una condizione molto pericolosa. Se l’aneurisma cerebrale dovesse rompersi, infatti,
la conseguenza è un’emorragia che può causare danni irreversibili al cervello, fino
allo stato vegetativo permanente e alla morte.
Spesso gli aneurismi cerebrali
non determinano
sintomi evidenti, tanto che possono essere
riconosciuti occasionalmente in corso di esami medici eseguiti per altri
motivi. Il sintomo
più rappresentativo in caso di rottura di un aneurisma è un forte mal di testa,
improvviso, violento e spesso associato
a sintomi di un danno neurologico, come visione offuscata e doppia o paralisi
facciale.
Oggi, per fortuna, le metodiche
diagnostiche e la chirurgia permettono di individuare e intervenire
preventivamente sulla maggior parte degli aneurismi cerebrali a rischio di
rottura.
Gli aneurismi cerebrali sono spesso
dovuti ad un
difetto congenito della parete arteriosa. In altre parole, la parete del vaso
sanguigno interessato dall’aneurisma può presentarsi dilatata e sottile sin
dalla nascita.
Tuttavia, gli aneurismi possono insorgere anche a causa di altre condizioni, o comunque
essere favoriti dalle stesse; tra queste ricordiamo i traumi cranici, l’ipertensione
arteriosa, l’aterosclerosi e alcune malattie del tessuto connettivo. In molti
altri casi, tuttavia, l’origine degli aneurismi rimane sconosciuta.
Tra i fattori predisponenti
vi sono sicuramente anche lo stile di vita scorretto, come il fumo o l’abuso di
alcol e droga. Inoltre,
gli aneurismi cerebrali si presentano più comunemente negli adulti e sono
prevalenti nel gruppo di età tra i 40 e i 60 anni. Si stima che in Italia circa
il 5-10% della popolazione conviva con un aneurisma cerebrale, di cui due terzi
donne. Il rischio di rottura dipende dalla localizzazione e dalla grandezza
dell'aneurisma stesso, ad esempio se è più grande di un centimetro il rischio
di rottura raddoppia.
Normalmente, non è facile
riconoscere i sintomi di un aneurisma cerebrale, poiché si tratta di un
disturbo silenzioso, asintomatico o comunque dai segnali molto vaghi, che
diventano drammatici solo quando l'aneurisma si rompe.
Solo in alcuni casi, l’aneurisma
raggiunge dimensioni tali da provocare sintomi da “effetto massa”. In queste
circostanze, comprimendo fortemente il tessuto cerebrale, o le strutture
nervose adiacenti, l'aneurisma può provocare la comparsa di un deficit
neurologico.
Come anticipato, la
complicanza più temibile è la rottura delle sottili pareti dell’aneurisma, che può
causare una perdita di sangue massiva all’interno del cervello. La parete della
sacca, infatti, è debole perché non possiede la normale struttura di un’arteria,
quindi può rompersi se la pressione del sangue al suo interno aumenta
improvvisamente.
Un’emorragia cerebrale è
chiaramente un evento pericoloso, che se non viene trattato chirurgicamente per
tempo, può avere effetti letali. È importante, quindi, non sottovalutare i
segnali d’allarme. Sappiamo, ad esempio, che l’emorragia è accompagnata da un mal
di testa improvviso e lancinante, simile ad una pugnalata dietro la nuca. Dopo
la rottura, il sanguinamento può provocare visione doppia, nausea fortissima e
vomito, perdita di coscienza, confusione, irrigidimento dei muscoli del collo e
malessere generalizzato.
Se compaiono i disturbi appena
menzionati, ovviamente non bisogna perdere tempo, dato che la perdita di sangue
dovuta alla rottura di un aneurisma richiede un immediato intervento medico.
Dapprima viene eseguita un
TAC cerebrale, che dimostra la presenza di un sanguinamento. Un altro esame
molto importante è l’angiografia cerebrale; questo esame studia nel dettaglio il
decorso dei vasi cerebrali, quindi mette in evidenza le variazioni anatomiche e
serve per dare indicazioni su sede, dimensioni e forma dell’aneurisma. Si
esegue introducendo un catetere che dall’arteria femorale, attraverso i vasi
principali, viene fatto risalire fino a raggiungere i vasi intracranici. Una
volta in posizione, nel tubicino viene iniettato un mezzo di contrasto che
consente di ottenere la completa visualizzazione morfologica e dinamica del
flusso cerebrale.
Ulteriori informazioni per
una corretta programmazione del trattamento sono fornite dalla risonanza
magnetica.
La
chirurgia svolge senza dubbio un importante ruolo preventivo. Il tipo di
intervento più appropriato viene stabilito in base alle caratteristiche e alla
sede dell’aneurisma.
L’approccio
chirurgico diretto, in anestesia generale e a cranio aperto, consiste nel
posizionare un’apposita microclip di
titanio per chiudere il colletto dell’aneurisma,
cioè la giunzione tra la parte sana dell’arteria e la dilatazione. In questo
modo si esclude e si isola il sacco dell’aneurisma
dal circolo ematico, senza interferire con le arterie circostanti. Questa
tecnica di microchirurgia è denominata clipping.
In
alternativa, nei pazienti considerati a rischio, può essere eseguito un
trattamento endovascolare. Anche tale metodica è mirata a chiudere l'aneurisma,
ma questa volta dall’interno, cioè introducendo dentro la sacca, mediante un’angiografia,
dei sottili filamenti metallici. Si tratta del cosiddetto trattamento di
embolizzazione endovascolare, detto anche coiling; in pratica, la presenza
delle spirali metalliche ha il compito di indurre la coagulazione del sangue a livello
dell'aneurisma; si forma così un trombo, un coagulo che funge da tappo con
chiusura del colletto ed esclusione della dilatazione dal circolo sanguigno.
Oggi,
la mortalità chirurgica è contenuta, ma non sempre è possibile arrivare all’intervento,
perché in certi casi l’emorragia cerebrale iniziale è subito fatale. Altri
pazienti hanno un recupero più o meno completo. Dopo la chiusura dell’aneurisma,
è comunque indicato l’assoluto riposo a letto e terapie farmacologiche per
favorire la coagulazione, ridurre la pressione intracranica ed evitare il
vasospasmo, ossia il restringimento patologico dei vasi
cerebrali.